[Bonelli] Dylan Dog

Editore che ha dato i natali ad alcuni dei personaggi più iconici della tradizione fumettistica italiana, toccando tanti generi diversi ma con uno stile unico e inconfondibile.
  • La copertina è di Laura Zuccheri, in prestito da Julia (qui il suo blog, con alcuni disegni da :sbav: ). Bel concept, e una gran bella schiena che rimarrà negli annali.
    Su questo solo una cosa:
    QCQ :D
    La villa degli amanti
    di Vanna Vinci
    E si che a me gli stili sperimentali piacciono un sacco, ma qui siamo davvero a livello di dilettantismo (voluto o meno non lo so)
    Trama di cartavelina, che non so se sia dovuto alla lunghezza della storia o alla scarsa perizia, ma è la classica storia che avrei messo per prima solo se obbligato e solo per lasciare spazio subito dopo a qualcosa di (molto) meglio
    La camera chiusa
    testi di Rita Porretto e Silvia Mericone
    disegni di Simona Denna
    Non so se sia la migliore, di certo mi è piaciuta
    ci ho visto una metafora del precariato moderno, come se la stanza che non lascia uscire la sua vittima, fosse una rappresentazione della vita di un lavoratore precario, senza basi, senza futuro, senza speranza

    Proprio per questo un finale meno "inconsistente" lo avrei preferito
    Anche una scena drammatica di suicidio o altro, ma non... così (che tra l'altro indica che tutte le finestre sono schermi televisivi? Allora è una incongruenza pesante con il resto della storia
    La predatrice
    testi di Paola Barbato
    disegni di Lola Airaghi
    Forse la migliore, IMHO, è questa, anche perchè Thelma, disegnata in stile Manara, è la quintessenza della "morbidezza sensuale" che la rende proprio magnifica
    Storia azzeccata, lunga il giusto

    Unico neo: Dylan NON avrebbe dovuto andare a letto con un'altra
    Nel finale, questo è un vero scivolone sulla caratterizzazione del personaggio
    Tagli aziendali
    testi di Chiara Caccivio
    disegni di Valentina Romeo
    Lacunosa
    Ecco, se dovessi riassumerla in una parola la definirei proprio così

    Il Grande capo che ha tanta fretta di raccontare e poi se ne esce con balzi logici frenetici e ansiogeni, mi ha davvero dato fastidio
    Avrei preferito, allora, una assoluta assenza di spiegazioni, e avrei lasciato al lettore di farsi i trip mentali, senza auto-citazioni di storie "arcaiche" o puerili giustificazioni inconsistenti

    belli i disegni, però
    La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
  • Franz ha scritto:Acciuffato il sesto Color Fest, trasudante estrogeni da ogni pagina.
    Non va bene. E non è colpa delle donne, perché tanto non andavano bene nemmeno i precedenti Color Fest.
    Non andavano bene nemmeno i precedenti?
    Non corcordo: l'unico che mi ha deluso in toto è stato il numero quattro, gli altri avevano spesso buoni spunti.
    Franz ha scritto: La copertina è di Laura Zuccheri, in prestito da Julia (qui il suo blog, con alcuni disegni da :sbav: ). Bel concept, e una gran bella schiena che rimarrà negli annali.
    La copertina di Manara del precedente numero rendeva a mio giudizio molto di più il binomio di seduzione - fatalità-
    Franz ha scritto:La villa degli amanti
    di Vanna Vinci
    Nonostante lo stile intravisto nell'anteprima facesse ben sperare, questo racconto è deludente sotto ogni aspetto, narrativo e estetico. Nei disegni le pose più movimentate riescono spesso male, mentre si salvano pochi primi piani davvero particolari. Fa sempre un bell'effetto vedere disegni e colori dello stesso autore, ma non basta a salvare questa storia. Narrativamente poi è abbastanza insulsa. Forse poteva riuscire meglio sul formato lungo, mentre così viene sacrificata moltissimo la procedura di "indagine" tipica dei casi di Dylan Dog.
    Questo stile "matitoso" nel complesso mi è piaciuto e la storia, seppur riprenda il tòpos dell'eterno ritorno, ormai alla base delle ghost story, ha per me interessanti sviluppi nel finale, non così banale come si poteva pensare.
    Franz ha scritto:La camera chiusa
    testi di Rita Porretto e Silvia Mericone
    disegni di Simona Denna
    La migliore del numero, secondo me (ma sempre relativamente). Il tipico soggetto che è adatto al formato breve e che nella serie regolare sarebe risultato un brodo allungato. DyD entra in una stanza e non riesce più a uscirne. Attraversando la porta, rientra sempre nella stessa stanza. Buttandosi dalla finestra, idem. Rompendo il muro, idem. E per di più non è solo. E' spiato dai palazzi di fronte, e viene visitato da loschi figuri da incubo. Peccato per il finale che è il peggiore possibile. Sì, quello. Avete indovinato.
    Ottimi disegni, per un Dylan in preda a gradi sempre diversi di follia.
    Mah: la casa che porta alla follia non è niente di nuovo, da quando tale soggetto con connessioni varie sono stati codificati almeno da L'incubo di Hill House in poi. Niente di particolare.
    Franz ha scritto:La predatrice
    testi di Paola Barbato
    disegni di Lola Airaghi
    Con la Barbato si torna all'omicidio nudo e crudo. Niente pippe oniriche e surreali. Solo una serial killer follemente innamorata di Dylan Dog (che ricambia). Bella storia, bei disegni. Siamo nella norma.
    Apprezzo molto la Barbato su DD ma qui siamo nell'ordinaria amministrazione, fatta bene,ma ordinaria amministrazione.
    Franz ha scritto:Tagli aziendali
    testi di Chiara Caccivio
    disegni di Valentina Romeo
    Altra versione surreale/parallela del nostro Dylan, che ha appeso l'incubo al chiodo e ha messo su famiglia, lavorando da impiegato in una azienda sita in un paese dal nome che è palesemente un acronimo. E non per caso. Il tutto prende poi una deriva horror apocalittica, genere che non mi ispira granché anche se ci si trova molta roba buona (nella letteratura, nei fumetti, nel cinema). La storia è infarcita di citazioni alla "continuity" dylandoghiana, tanto infarcita da arrivare a didascalie asteriscate che rasentano il ridicolo (in due vignette consecutive due rimandi a tre vecchi numeri del DyD regolare)..
    A tratti notevole, a tratti troppo frettolosa: servivano molte più pagine.
    Molti rimandi, citazioni, finezze alla letteratura ed al cinema dell'orrore e varie allegorie spesso affascinanti. Sarebbe stato meglio in un albo gigante con molte più pagine in più
    Questa notte non andare via
    cadono le stelle giù, cadono le stelle
    e va bene resterò un po’ qui
    ti racconterò della neve blu
    che cade sulle case in estate
    ma ogni mille anni è solo in un posto
    e non si sa quale, non si sa dove
    è sempre diversa, è una magia dell’universo
    e quando cade i sogni sono veri
    se i sogni, se i sogni, i sogni sono veri

    (Neve Blu, Francesco Tricarico)
  • Bel coraggio tornare a scrivere qui dopo esserti finto un'altra persona su Irc (con conseguente e pesantissima accusa alla mia persona di essere paranoico) e aver smerdato Grrodon e tutto il Sollazzo... complimenti per la coerenza.
  • Bender l'Esoterico ha scritto:
    Franz ha scritto:Acciuffato il sesto Color Fest, trasudante estrogeni da ogni pagina.
    Non va bene. E non è colpa delle donne, perché tanto non andavano bene nemmeno i precedenti Color Fest.
    Non andavano bene nemmeno i precedenti?
    Non corcordo: l'unico che mi ha deluso in toto è stato il numero quattro, gli altri avevano spesso buoni spunti.
    Buoni spunti quanto questo, e tutta roba nella media e anche un po' sotto. I Color Fest sono un'ottima iniziativa, ma ancora non ci abbiamo trovato UNA storia veramente bella, è tutto come o peggio del Dylan Dog regolare.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Concordo con quanto detto sopra, il numero è un po' scialbetto, soprattutto considerando la natura "speciale" che dovrebbe avere l'albo. Qui in realta abbiamo davanti solo un albo di DD colorato.
    I primi due Color Special avevano qualcosa di diverso, una voglia di sperimentare, poi gradualmente l'iniziativa è andata spegnendosi: il terzo numero è stato fiappo, il numero comico un po' si è ripreso, il quarto è stato noioso e questo quinto segue i passi del precedente.
    L'unica storia veramente originale negli intenti è la prima, anche se a me Vanna Vinci non fa impazzire e l'opinione è stata confermata; almeno graficamente però si prova qualcosa di differente, io nei DDCS vorrei vedere qualcosa di simile, un po' come avvenne nell'albo "Rat-Men".
    Per il resto boh, dal punto di vista della trama le prime due storie non sono nulla di che, le ultime due sono un pelo meglio ma nulla che metterei nella lista delle storie da rileggere nel corso della vita..
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • Dylan Dog Color Fest 7
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    Sotto una bella e ben colorata, ma priva di fantasia, copertina dei f.lli Cestaro (che ricordo con piacere su Zona X), ecco altre quattro storie tutte coloratose come piace ultimamente al Sergione.
    E anche a me, lo ammetto. Imho, anche se ci sono singole storie che sono stupende in b/n, in generale Bonelli e colori costituiscono una bella coppia (non andate su Comicus o altrove a dire che ve l'ho detto, ché mi linciano :arramp: ). E difatti, anche se Dylan in sé oramai mi dice poco o nulla, i Color Fest mi piacciono anche quando non mi piacciono: sono belli da risfogliare, è bella la carta, è buono il profumo degli inchiostri, è bello che la collana costituisca una galleria di quello che si può fare con un personaggio piuttosto statico e granitico (nel concept), delle varianti/zioni che si possono apportargli.
    Chiaramente mi sto riferendo al personaggio extraSclavi, ché lui sì che sapeva variare. Gli altri no. Bisogna accontentarsi di singole storie buone o di due-tre autori più malleabili degli altri.

    Questo ragionamento si applica anche su questa collana, e questo numero non fa eccezione alla regola.
    Dunque: io ho da un po' di tempo abolito quasi del tutto le aspettative, ma non so perché, stavolta me ne ero creata qualcuna sulle prime tre storie. Ho fatto male (tranquilli, ho già provveduto a punirmi duramente guardando su Italia1 il cameo di Lucas in O.C.).

    Passaggio per l'inferno (Accattino/Simeoni): lo sceneggiatore ha fatto due, massimo tre, storie nei primi anni 2000 e poi è sparito. Impegni televisivi, ci dice Gualdoni. Di quelle due, massimo tre, storie ne lessi una, che non era malaccio. Questa è uguale: non è malaccio. Sa di già visto, e non una ma almeno duecento volte, però ha quel non-so-che che, boh, alla fine la rende carina. Forse è la donna, la cui follia è ben resa, e difatti - ora ricordo - anche in quella storia di Accattino che lessi c'era un personaggio strambo ben caratterizzato. Non ho letto l'altra, o le altre, ma so che anche in quella c'é un personaggio schizoide che "buca" la pagina. Che Accattino sia pazzo? Forse è strambo anche lui, altrimenti come spiegarmi il non sapere spiegarmi il sottolineare il portachiavi col nome della donna nel finale? Può mai essere che si tratti di una citazione di Julia, la cui nemica fissa è una donna maniaca/paranoica che porta lo stesso nome? Non credo, perché le due donne non si assomigliano per niente. Dal ché deduco che Accattino è strambo e basta.
    Simeoni invece è un figo, l'ha dimostrato con Stria e altre cose, e lo dimostra anche qui, nonostante qualche imprecisione.

    Il banco dei pegni (Badino/Alessandrini): Bonelli in persona ha prefatto (prefazionato?) il libro di Badino. Ne deduco che a Bonelli piace Badino. A me non molto, se leggo cose banali come questa. Però una cosa astuta l'ha fatta, facendo disegnare vecchi barboni ad Alessandrini: se c'é una cosa che Alessandrini sa fare benissimo sono i vecchi, meglio ancora se barboni. Soprattutto da quando è invecchiato... l'Alessandrini degli anni '90 è Dio sotto mentite spoglie, quello degli ultimi anni è così, gli si vuol bene ma si finisce sempre per pensare a com'era negli anni '90. Comunque ha uno stile unico, che ha generato molti cloni, è sempre un pezzo di Storia del Fumetto vivente.

    Luci della ribalta (Medda/Di Gennaro): è un pezzo di Storia del Fumetto vivente anche Di Gennaro, che fa belle cose sugli almanacchi bonelliani (tutti) e che qui ritorna a disegnare una storia dopo venti o trent'anni circa. Considerando questo, la prova è molto buona, forse me l'aspettavo più incisiva, ma mi accontento del premolare. Anche perché c'é Medda, che sfotte Alba Parietti (oh, io pensato a lei per tutta la lettura) e tutta la tv commerciale, e che scrive come sappiamo. Quello che non sapevamo, o che io non sapevo, è che avesse preso gusto a fare finali interpretabili. Non è un giudizio: è che un tempo era più "canonico".

    Strage di mezzanotte (Gualdoni/Montanari&Grassani): oddio, non so come possa essere presa questa storia sul Sollazzo. Come si sa, è il seguito del n.36 Incubo di una notte di mezz'estate; solo che nell'introduzione scrivono che quella è una storia indimenticabile, mentre in realtà è solo caruccia. Cioé, caruccia se vi piace lo splatter anni '80. A me non piace, ma è caruccia lo stesso, perché io amo le ingenuità dei prodotti artigianali di una volta. Io non lo so perché Gualdoni sia andato a riprendere proprio quella storia, forse prende troppo sul serio il suo ruolo di curatore e vuole dare un seguito a tutto, più probabilmente ha voluto omaggiare gli storici disegnatori (mai visti a colori in venticinque anni!) e sfruttare un po' di nostalgia, accontentando i lettori che rivogliono lo splatter. Secondo me non saranno contenti lo stesso, in parte perché non lo sono per definizione, in parte perché lo splatter a fumetti è morto, dai. Dubito che i ragazzini acquistino in massa il Color Fest...

    Insomma, avevo aspettative per le prime tre: la prima mi ha un po' deluso, ma la salvo; la seconda mi ha deluso (ma col senno di poi ammetto che non avrei dovuto proprio crearmi aspettative), anche se voglio bene al disegnatore; la terza no, ma nemmeno mi ha estasiato: è un po' quello che mi aspettavo. La quarta mi ha quasi sorpreso: è ingenua, ma è un omaggio affettuoso a un'epoca che non c'é più, e gli omaggi affettuosi mi piacciono sempre.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto: Imho, anche se ci sono singole storie che sono stupende in b/n, in generale Bonelli e colori costituiscono una bella coppia
    Per quel poco che ho visto di colorBonelli, sono sostanzialmente d'accordo :)

    max brody ha scritto:(tranquilli, ho già provveduto a punirmi duramente guardando su Italia1 il cameo di Lucas in O.C.).
    Ma no! E' divertentissimo! E' uno degli apici di tutto The O.C.! Ai tempi mi esaltai molto, e la figura del nerd (Seth) che incontra un suo mito vivente in un serial in cui il mito in questione recita la parte di se stesso precede qui di svariati anni i vari cammeo presenti in The Big Bang Theory! In questo senso The O.C. ha precorso i tempi!
    Scusate l'OT, ma ci stava :P
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • La quarta mi ha quasi sorpreso: è ingenua, ma è un omaggio affettuoso a un'epoca che non c'é più, e gli omaggi affettuosi mi piacciono sempre.
    Io più che un omaggio ci ho visto un "ritorno alle origini" che IMHO è quello che DYD dovrebbe fare al più presto

    E non tanto per lo splatter, che mi manca comunque (ma io ho 38 anni -____-), quanto per il fatto che io sono STUFO di vedere Dylaqn alle prese con le cose "reali" (folli, maniaci, plutocrati, denuncia sociale ecc. ...) e voglio più fantasmi, vampiri o come in questo caso, manichini viventi che sono ... altro

    Ammetto che la trama è scialbetta, ma visto il numero di pagine a disposizione non potevo pretendere di più

    IL duo M&G invece mi ha sorpreso positivamente in versione colorata (anche se alcune scene sono deficitarie al massimo come regia, e il colore non le salva)

    PS: Voglio un'altra storia di DYD fatta da Cavazzano, colorata e magari lunga 98 tavole (e possibilmente inchiostrata da lui medesimo)
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  • Intervista a Tiziano Sclavi da parte di Roberto Recchioni :)
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  • A giudicare dalla sproporzione tra lunghezza delle domande e delle risposte, si direbbe quasi il contrario... :P
  • Tyrrel ha scritto:A giudicare dalla sproporzione tra lunghezza delle domande e delle risposte, si direbbe quasi il contrario... :P
    Come ha notato qualcuno nei commenti al post di Rrobe, da quell'intervista si capisce molto sulle caratteristiche comportamentali dei due autori :)
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  • Preso l'ultimo numero della serie regolare, guardacaso sceneggiato proprio dal RRobe e devo dire che mi ha colpito MOLTO positivamente.

    Un DYD come non si vedeva da molto tempo, splatteroso (anche se la scena della tagliola è solo una "promessa/minaccia" non mantenuta), psicologico, citazionista (per qualcuno plagiaro, ma anche questo è DYD) e dal ritmo serrato.

    Qualcun altro lo ha letto e ha voglia di recensirlo come si deve (e come io NON so fare)?

    Mi limito a definirlo un ottimo numero, anche in virtù delle delusioni degli ultimi anni, in cui il povero Dylan è stato reso sempre più un clone di Edward, il vampiro barzotto di "Twilight", a scapito di ironia, e fantasy spinto, e ritrovare qui queste caratteristiche mi ha davvero soddisfatto.
    La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
  • FaGian ha scritto: Qualcun altro lo ha letto e ha voglia di recensirlo come si deve (e come io NON so fare)?
    Presente! ;)
    Incuriosito dai commenti letti in giro per il web, invitato all'acquisto da Bacci e apprezzando Recchioni come autore, oggi ho comprato e letto Il Giudizio del Corvo. :)

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    Oh, a me è piaciuto! L'idea di base dell'essere che giudica chi sia meritevole e chi no, originale o ripresa da Saw che sia, mi ha intrigato moltissimo, il personaggio stesso del Corvo mi ha molto colpito: misterioso, dotato di una certa classe, freddo e calcolatore, che si arroga il diritto di giudicare il valore delle persone... da solo, è denso di riflessioni morali :)
    Veder recitare questo Dylan, poi, m'è piaciuto: ho apprezzato il gioco meta-letterario del far puntare il dito del Corvo contro i difetti/paure di Dylan , che riflette sulle caratteristiche del personaggio e della testata senza però intaccare minimamente il livello di lettura più "normale".

    Il tutto appare come il viaggio di un uomo dentro sé stesso, dove capire quali sono i propri peccati e quali i limiti da superare, in un gioco al massacro del nostro Io più intimo e nascosto che il Corvo sa far emergere con precisione chirurgica.
    In tutto questo, ho trovato efficace il personaggio di Capitan Fantastic, capace di offrire molto più di quanto non si creda. Un colpo di genio di Recchioni questo personaggio e il suo sviluppo.

    I disegni del buon Caluri (non sapevo lavorasse anche per la Bonelli!) li ho trovati davvero buoni, molto bello il suo Dylan, efficace il Corvo, buona la "donna del mese" e anche qui, comunque, spicca Capitan Fantastic che è proprio emblematico. :P

    Insomma, soddisfatto! Ho trovato una storia con più livelli di lettura, che si concentra sulle angosce degli esseri umani, sui propri rimpianti, debolezze, colpe attraverso una trama dichiaratamente non originale ma che presenta varie finezze di sceneggiatura e una svolta interessante verso la fine.

    PS: Rrobe ha pubblicato oggi sul suo blog i dietro le quinte di questa storia ;)
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  • Piaciuto anche a me. Ma sto rileggendo DD da capo (sono al n.50) e ho individuato le tre cose che non vanno nel DD degli ultimi anni.
    1: I dialoghi. DD funziona se ha dialoghi vivaci, brillanti, tipo quelli che ho provato a scribacchiare sul mio blog, per capirci (dato che anzichè lamentarmi e basta, provo megalomanamente ad indicare una via :D ), coi personaggi che parlano come magnano (ovviamente non letteralmente). Dialoghi di questo tipo, devo dirlo, sono stati riproposti (almeno fino al 2010, anno in cui mi sono fermato) solo da Masiero e Di Gregorio, a mio avviso ingiustamente disprezzati.
    2: I sottogeneri. Forse come conseguenza del punto 1, quasi tutti i capolavori di DD sono COMMEDIE. NON sono storie CUPE, sono COMMEDIE. Commedie dell'assurdo, commedie-drammatiche, commedie surreali o grottesche, commedie con spruzzate di thriller, ma sempre COMMEDIE. NON sono le storie come quest'ultima di Recchioni o come la maggior parte delle storie della Barbato, di Medda o di Ruju, con Dylan rivoltato come un calzino e messo alla berlina e/o incupito dalla vita o dal killer di turno. Storie così vanno benissimo quando capitano una tantum, ed è quindi errato pretenderle ogni mese (secondo me, chiaro). Contraltare del filone psico-metanarrativo è il filone diametralmente opposto, il GIALLO CHE SI SPACCIA PER HORROR PRENDENDOSI SUL SERIO. Da ABBATTERE quanto prima.
    3: L'approccio. Come conseguenza del punto 2, Dylan va AMATO. Non si può pretendere di scrivere Dylan Dog se di Dylan Dog non piace nulla. Alla Barbato non piace Dylan, a Medda non piace Groucho, a Recchioni non piacciono i moralismi, a Ruju non piacciono le assurdità, ecc.ecc. . Poi, da autore dilettante, capisco che cimentarsi con una roba che non piace sia una sfida a sè stessi irrinunciabile, ma prima o poi bisogna rinunciarvi. E infatti Barbato, Medda e Recchioni scrivono DD di tanto in tanto, non è su di loro che bisogna puntare, perchè sono bravissimi nelle loro cose, ma per portare avanti la baracca DD ci vuole ben altro. Ci vuole uno che veda il mondo in maniera simile a come lo vede Sclavi, altrimenti diventa un altro fumetto e tanto vale chiudere DD e fare un altro fumetto. E' bello rivoltare il personaggio e i suoi clichè una volta, due volte, tre volte, quattro... alla decima però basta. Un personaggio seriale che continua a parlarsi addosso finisce nella nicchia e muore. Ed è divertente vedere su JD il riferimento a Dylan moribondo, ma darsi da fare per resuscitarlo no? E gli stravolgimenti totali/reboot hanno mai funzionato nel lungo termine o funzionano di più i fumetti che si evolvono ma rimangono coerenti?

    Ma vabbè, io sono un fan, che cacchio ne so. :solly:

    Bramo ha scritto: I disegni del buon Caluri (non sapevo lavorasse anche per la Bonelli!)
    Groan. Ma leggetevi 'sto Martin Mystère, che è messo meglio di Dylan ;) :P
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    Ottimo lavoro.
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    Il color fest 9 mi è piaciuto. Le masse sostengono che la terza storia sia molto bella, la quarta brutta e il resto così così; a me sono piaciute tutte allo stesso modo. Anzi. Forse che forse quella stramberia che è la quarta storia mi ha divertito più delle altre.
    In ordine. Quell'hotel sulla spiaggia (Boselli/Rossi) ha delle ottime atmosfere (merito del disegnatore, che però fa un volto a Dylan che non mi entusiasma), un buon ritmo e una bella visualizzazione, cioè Bloch e Groucho spezzettano il panorama nel momento giusto e tra disegno e dialoghi abbastanza vivaci l'occhio non si annoia; la trama, inoltre, è buffa quel tanto che basta, prima rende bene l'idea della noia che impera nella Rimini britannica, poi sviluppa nel modo più coerente possibile la trama di turno.
    La tomba di ghiaccio (Mantero-Belli/Freghieri) pecca nel ritorno del tizio, che è un ritorno fuffa: avendo egli altre sembianze il revival non mi ha emozionato; però c'è coerenza di continuity (forse), di questi tempi teniamocela buona. Inoltre Freghieri a colori funziona assai bene.
    Il bottone di madreperla (Baraldi/Mottura) è bella, ma ha due difetti. E' la millemillesima storia d'amore tormentata e i disegni non sembrano neanche di Mottura. Graficamente mi aspettavo qualcosa come Carême, opera in cui il disneyano disegna esseri umani ma senza alterare il suo particolarissimo stile.
    Anime senza pace, dicevo, è una strambata colossale. Di fatto è Gualdoni che prende in giro gli utenti di comicus e craven road7, e questo già mi basta per ghignarmela alla grande :asd: . Sì, è moralista, ma è moralista anche la terza, che sarà anche scritta meglio e più letterariamente, ma ormai mi sono convinto che il miglior Dylan Dog sia quello che fa 'ste strambatone qui. Dai, la quarta storia è DD vecchio stile. Merce rara, oggigiorno, me la tengo stretta stretta.
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    Ottimo lavoro.
  • Dalla baia ho pescato Almanacco e Maxi di Luglio (comprare usato a metà prezzo un albo ancora in edicola mi sollazza sempre, chissà perchè :P ).

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    L'eliminazione (Uzzeo-Recchioni/Brindisi) non è niente male, praticamente un'update di Canale 666 (FaGian e altri che hanno letto vecchi DD la ricorderanno) nell'essere un'invettiva contro la tivvù. Dialoghi a parte (comunque gradevoli), tutto ciò è alquanto dylandoghiano e pure johndoeiano, visto che dove c'è una cinepresa Uzzeo sguazza allegramente.

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    Chiamata dall'inferno (Barbato/Montanari-Grassani) mi sembrava pretenziosa all'inizio, invece è divertente, vivace e remixa alla grande la minestra dylandoghiana (ed è pure circolare). La Barbato è più verbosa di Recchioni, il quale però è meno sclaviano nei dialoghi, e diciamo che i due si compensano. Marzano, invece, prende DD alla lettera e scrive sempre storie horror dure e pure: il genere a me dice poco, ma meglio l'horror del giallo in stile Rai. Non male La verità sommersa (Marzano/Montanari-Grassani), comunque, soprattutto perchè dotata di dialoghi non soporiferi. Insisto tanto sui dialoghi, che sono imho l'arma vincente del DD di oggi, data la scarsità di trame innovative. E allora io promuovo una volta di più il bistrattato Gualdoni, che se è stato messo a fare il curatore un motivo ci sarà, e non può essere un caso che anche Vite gemelle (Gualdoni/Montanari-Grassani) sia pimpante e abbastanza brillante, più chiaverottiana che sclaviana, sicuramente, ma d'altronde a Chiaverotti gli si vuol bene perchè le sue storie non annoiavano, non perchè fosse un genio.
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    Ottimo lavoro.
  • Dylan Dog #312: Epidemia aliena (Gualdoni/Dell'Uomo)
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    LOL. Gualdoni, ti stimo. Sarò l'unico in questo momento, ma ti stimo e lo dico a gran voce. Sei l'unico che sa
    qual è il vero spirito di questo bistrattato fumetto. L'unico. Non lo sanno la Barbato, Medda, Recchioni, Ruju,
    De Nardo, e neanche Accattino e Mignacco, che hanno studiato ma non fanno mai combaciare pratica e teoria. Non lo sanno decisamente i lettori, che a parole idolatrano Sclavi e poi sputano su tutto quel che lo ricorda. Io no. Io voglio un DD che mi ricordi Sclavi e quando lo trovo ne godo. Mi ha pure riportato Luca Dell'Uomo, Gualdoni, e me l'hai riportato uguale a com'era negli Uccisori. Ti stimo.

    Dylan Dog Special #26: Viaggio senza speranza (Gualdoni/Piccatto)
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    Il disegnatore più altalenante della scuderia bonelliana, qui in un momento sì, illustra un'altra storia di Gualdoni.
    Quel Gualdoni che ho elogiato qui sopra e che ha monopolizzato il Settembre dylaniato con due storie che più sclaviane non si può. E dopo averlo meritatamente coccolato, è giusto anche vedere se c'è qualcosa che non va nelle sue storie, e perchè non riescano a colpire le masse. Sicuramente molto influenza il pregiudizio verso il DD dei tempi d'oro, amato a parole e non di fatto: il DD dei tempi d'oro è moralista, è retorico, procede per associazioni mentali e solo talvolta con trame solide e lineari (e comunque sempre come una sfida interna), contiene più citazioni e riusci che novità. Gualdoni fa tutto questo, non spreca nemmeno una briciola di quel DD. Da quando è curatore, Gualdoni sta passando al setaccio il fenomeno DD cercando di capirne il funzionamento. Ha filtrato il buono, ovvero l'atmosfera grottesca e lo stile sgangherato, ma persiste nel non voler lasciare il surplus, ovvero personaggi e situazioni morti e sepolte, nel setaccio. In soldoni esagera con le citazioni nude e crude. Questo speciale è un esempio di questo atteggiamento nostalgico fine a sè stesso, che non porta da nessuna parte: un viaggio senza speranza, appunto, che può essere una chiave di lettura voluta, ma non pienamente riuscita, in quanto il primo piano di lettura, quello più semplice, è talmente fragile e banale che il secondo gli precipita sopra rovinando l'equilibrio di cui si poggia ogni narrazione. Equilibrio invece riuscito in Epidemia aliena, il che sta a significare che questo speciale un po' amorfo è un incidente episodico, forse dovuto ad una foliazione inutilmente maggiore e rigida.
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    Ottimo lavoro.
  • Dylan Dog #313: Il crollo(Barbato/Freghieri)
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    Buon periodo per Dylan. E se Gualdoni ha colto lo spirito della serie, ma ha scarsa fantasia, la Barbato continua a scrivere storie in cui Dylan non serve a una ceppa, ma prova almeno a mettere la trama al servizio del personaggio. O almeno così mi suggerisce l'ultima vignetta, che mi fa rivalutare in meglio una storia buona, ma in cui, come detto, Dylan era stato protagonista, per l'ennesima volta, solo per contratto.
    Disegni efficaci.
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    Ottimo lavoro.
  • Dylan Dog #314: I segni della fine (Gualdoni/Casertano)
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    Uff, il solito grimorio con il solito predicatore arrivista. Un mcguffin banale per una storia che comunque è interessata ad altro, e cioè all'accumulo di scene grottesco-satiriche nello stile del Tiz. E qui Gualdoni, come sempre, fa cosa buona e giusta, anche se indugia ancora su citazioni esplicite e ritorni di vecchie glorie decisamente inutilini. Casertano fa perdonare le debolezze della storia con una bella prova, del resto il grottesco è la sua forza.
    E ora, dopo "il crollo" e "i segni della fine" ci aspetta "l'esercito degli scheletri". Ovvero dei lettori? Lol, Gualdoni il troll. :P
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    Ottimo lavoro.
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