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Romanzi a fumetti Bonelli #3: Sighma

Inviato: domenica 26 ottobre 2008, 12:52
da Francesco F
Sighma
testi di Paola Barbato
disegni di Stefano Casini

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E' uscito ieri nelle edicole l'annuale Romanzo a fumetti Bonelli, formato che mi piace sempre di più, indipendentemente dalla storia raccontata. Dopo aver mal digerito la prova fantasy di Luca Enoch e soci Dragonero e invece aver adorato alla follia il poliziesco ambientato agli inizi del Novecento Gli occhi e il buio di Gigi Simeoni, arriva finalmente il mio genere preferito, la fantascienza, scritto da un'autrice con le pa... ehm, insomma, un'autrice di punta di Dylan Dog (nonché di vari racconti thriller/horror non solo a fumetti), Paola Barbato.

Un uomo si sveglia in un paesaggio apocalittico e non ricorda nulla né su come sia finito lì, né dove si trovi, né chi sia. Davanti a lui si staglia un enorme edificio cilindrico alto e largo apparentemente senza entrata. All'improvviso viene circondato da soldati della Militia e condotto all'interno per l'interrogatorio. Ovviamente il nostro smemorato non ha idea di cosa gli accada intorno, ma si scopre che ha uno strano tatuaggio sul petto a forma di S, o meglio a forma di "sighma", un glifo di un'antico alfabeto (la sigma ς dell'alfabeto greco). Nonostante ciò la militia insabbia la questione e lo lascia andare. Si ritrova così in un qualcosa che sembra un quartiere malfamato. Ha un'indirizzo scritto su un pezzo di carta che si è ritrovato in tasca. Così comincia la nuova vita di Cornelius (questo è il suo nome... o almeno, il primo di una lunga serie...), incontrando un omone che sembra essere un suo vecchio amico. Ovviamente il nostro eroe ha intenzione di indagare sul suo passato e capire cosa gli è successo e cosa significa quel tatuaggio sul petto. Ne avrà di cose da scoprire...

Smemorato = The Bourne Identity, come si può sfuggire dal paragone? Non si può... nemmeno con un'introduzione che snocciola subito questa e tutte le altre storie fantascientifiche a cui Sighma è ispirato (Memento, Matrix, 1984, Philip Dick e altra fantascienza di serie B). Più che ispirato. A me non vanno tanto a genio queste operazioni di plagio, ispirazione, remake, poutpourri, chiamatelo come vi pare, e quindi già siamo partiti col piede sbagliato.
Nonostante la poca originalità la storia poi ingrana ed è intrigante. Quando il protagonista è uno smemorato non ci si può fidare di nessuno, e il doppio/triplo/quadruplo/quintuplo/n-uplo gioco è dietro l'angolo, e nonostante questo sia un cliché è coinvolgente scoprire passo dopo passo i diversi livelli di doppiogiochismo e, parallelamente, i vari livelli di cui è composta la Città, l'enorme edificio in cui è entrato il nostro eroe. L'elitarietà dei livelli aumenta man mano che si sale, e questo è un'elemento chiave del thriller, perché sembra che a ogni nuovo livello si possa scoprire chi è che sta controllando quello che accade al nostro eroe (chiamiamolo Sighma, va'...), il deus ex machina che semina indizi per aiutarlo nella sua ricerca.
E' straordinario come la Barbato sia riuscita a strutturare la sua storia con i passaggi da un livello all'altro, non facili per Sighma che non è autorizzato ad accedere a nessun livello e quindi deve aspettare di potersi accodare alla gente e affidarsi alla fortuna, sperando che si fermino al livello che gli interessa.
A un certo punto arriva il complottone alla Matrix: un gruppo di dissidenti semina panico e virus nel sistema per destabilizzarlo e svelare la Verità agli occhi degli ignari e ipercontrollati cittadini. Ma anche questi dissidenti sono ignari del burattinaio che li governa... e via in una nuova indagine.

A me, come a molti, piacciono i complotti, la teoria del burattinaio che ha chissà quali fini, magari filantropici, magari diabolici, ma l'idea che tutto stia accadendo per un volere superiore a cui non si può sfuggire. Quindi anche se di originale non c'è niente, l'impressione finale è quella di un buon romanzo di fantascienza, uno che vale la pena leggere, che è lungo al punto giusto. Anzi, magari poteva esserlo anche di più... anche qui c'è quella maledetta malattia sceneggiatoria di inserire decine di complotti e doppiogiochismi per poi ritrovarsi senza più tempo e spazio per sciogliere il bandolo della matassa in maniera adeguata, e al solito si finisce col mega-flashback finale che spiega tutto, la messa è finita andate in pace... ma ormai ci ho fatto il callo. Però lo scorso romanzo a fumetti Bonelli, quello di Gigi Simeoni, non soffriva di questo difetto (e infatti è un capolavoro), quindi c'è ancora speranza...

Intervista all'autrice Paola Barbato sul sito di Sergio Bonelli Editore


Next: un western di Gino D’Antonio e Renzo Calegari. Io non li conosco, ma stando a Wikipedia Gino D'Antonio è morto nel 2006, e la sua ultima opera postuma è stata Bandidos, disegnato appunto da Renzo Calegari e pubblicata da Bonelli nel 2007. Che il prossimo Romanzo a Fumetti Bonelli sia semplicemente una ristampa di quello?