I fumetti Bonelli sono nerd?
Inviato: domenica 29 maggio 2011, 18:44
Dunque, io apro il topic. Non è un topic di recensioni, per cui, se dovesse sembrare fuori posto, io dò come al solito la colpa a Tyrrel
Come ho scritto nel topic di presentazione, secondo me i fumetti Bonelli sono generalmente nerd.
Però qui sul Sollazzo se ne parla poco, la domanda che tutto il mondo si pone è: è semplice questione di gusti o c'é un pizzico di chiusura a priori? Fingo che sia la seconda, altrimenti il topic non ha più senso, e vo' ad approfondire.
Dire "i fumetti Bonelli" è come dire "i fumetti Marvel", la "ligne claire", i "fumetti argentini": sono tutte etichette che vengono date a materiali che hanno qualcosa in comune perché sono nati (e nascono) da fonti comuni, ma ogni singolo fumetto ha le sue peculiarità. E' vero che i fumetti Marvel sono tutti supereroi che si prendono a scazzottate, ma ogni supereroe/supergruppo ha le sue caratteristiche (a guardare col microscopio, è così anche oggi): l'Uomo Ragno è l'uomo comune che protegge New York, i FQ sono più "spaziali", Devil ha tendenze hardboiled, eccetera eccetera. Allo stesso modo, i fumetti Bonelli non sono tutti uguali: Tex è western puro, Zagor di western ha solo l'ambientazione, Dylan Dog svolge per noi la funzione che svolge l'Uomo Ragno per gli americani, Martin Mystère è più "colto", Nathan Never è la fantascienza, eccetera eccetera.
L'errore più comune, di solito, che i nerd commettono, o almeno che mi sembra commetta chi si proferisce nerd, è quindi quello di pensare che i fumetti Bonelli siano tutti Tex, con narrazioni vecchio stile e storie ripetitive. A parte che qualunque opera seriale prodotta in qualsiasi luogo del globo terracqueo contiene giocoforza situazioni che si ripetono, altrimenti non è seriale; un'opera seriale che di costante ha solo, ad esempio, uno o più personaggi, è seriale solo in parte (Dylan Dog, anzi, Sclavi, è diventato culto proprio perché ha tentato di scardinare la serialità classica: entrambi ci sono riusciti all'inizio, poi hanno dovuto cedere, altrimenti il fumetto avrebbe chiuso). Comunque sia, vengo al punto: perché i Bonelli sono nerd?
Innanzitutto i Bonelli attingono, tutti, al medesimo patrimonio culturale (ecco perché sono "tutti uguali"), che è il patrimonio culturale collettivo, ma che si può, restringendo un po' il campo, sintetizzare con la parola "popolare". Letteratura popolare, cinema popolare, fumetti popolari. Per motivi anagrafici (degli autori), almeno per quanto riguarda i Bonelli editi fino ai primi anni '90, con "popolare" si intendono i feuilleton, i romanzi avventurosi di Conrad, Stevenson, Sue, Rider Haggard e Salgari, i filmoni di genere da Ford fino a Kubrik e il primo Ridley Scott, i fumetti di Mandrake, L'Uomo Mascherato, Flash Gordon, Buck Rogers, Brick Bradford, le strips di Mickey Mouse, i paperi di Taliaferro e Barks (la spalla di Zagor, Cico, è modellata sul primo Donald), Jeff Hawke, Tintin, le serie di Caniff... insomma, dai Classici di ogni tipo. A questi, poi, si sono aggiunti pian piano i nuovi Classici, dai primi manga/anime (fin dagli anni '80), proseguendo poi per Miller, Moore e tutto quel ch'é venuto dopo: insomma, i fumetti Bonelli attingono un po' da tutto, anche da opere contemporanee (com'é normale che sia quando c'é ricambio generazionale). Poi, chiaramente, dipende dalla serie, dal personaggio e dal contesto in cui ci si muove. Quello che è importante è che i fumetti Bonelli attingono, miscelano, collegano, aggiungono qualcosina e sputano qualcosa che è vecchio e nuovo al tempo stesso. L'essenza della nerdosità, insomma (vedi Lost).
Ho già detto di Dylan Dog: le storie di Sclavi sono nerd allo stato puro. Si pensi che uno dei tormentoni della pagina della posta delle prime annate era scovare le citazioni nelle storie. Sclavi è un nerd duro e puro, socialmente e professionalmente. Le sue storie, a prescindere dal personaggio (Dylan Dog, Zagor, Mister No, Martin Mystère, Altai e Johnson che sia, ma anche i romanzi) sono pieni di riferimenti e seguono la continuity della sua evoluzione interiore. Le storie di Dylan Dog non scritte da Sclavi sono state nerd per un certo periodo, in quanto i vari autori imitavano Sclavi e cercavano di riprodurne lo stile pur mantenendo qualche tormentone o tematica personale (e tutto questo, io dico, è un atteggiamento nerd); oggi capita solo con due o tre autori (Paola Barbato, Roberto Recchioni, a volte Bruno Enna), che guardacaso sono anche quelli con il maggior contributo in termini di continuity (nonostante sia oggettivamente minimo). Per il resto è vero che la serie e il personaggio sono stati stravolti e resi semplici gialletti o horror (brutti) di genere, e capisco perché molti tendano ad accomunare il personaggio a Tex. Sbagliano, perché di Dylan ve ne sono due (quello che mantiene qualche parvenza delle origini e che può benissimo essere accettato dai nerd, e quello mainstream per il lettore occasionale), però è un'associazione comprensibile.
Anche Alfredo Castelli, creatore di Martin Mystère, e i tre sardi (Antonio Serra, Michele Medda, Bepi Vigna), creatori di Nathan Never, sono nerd.
Alfredo Castelli e il suo braccio destro Carlo Recagno sono stati persino inclusi nel libro "Nerd power" di Stefano Priarone, e insieme a lui sono iscritti alla mailing list di Martin Mystère (Recagno anche al forum che gestisco). Anzi, la mailing list ha contribuito ad un albo, qualche anno fa. E due settimane fa si è tenuto una nuova edizione del periodico Martin Mystère Mystery Fest (cosa nerd), ospiti vari autori della serie: io non ho potuto partecipare, ma per l'occasione è stato prodotto un albetto che riproduce i frontespizi della serie regolare (dal 2005 la serie regolare è bimestrale e cambia frontespizio ogni mese, cosa nerd) con l'aggiunta di un frontespizio speciale, che cita utenti della mailing list e del "mio" forum. Se non è coccolare i nerd questo!
Dei tre sardi Serra è un nerd duro e puro, le sue storie sono l'essenza di un certo tipo di essere nerd, i suoi personaggi sono sognatori, malinconici, romantici, ecc. Se non ricordo male, qui c'é il topic su Greystorm (mini nerdissima, come peraltro Caravan di Medda), quindi saprete a cosa mi riferisco. Ebbene, su Nathan Never è uguale. Le storie di Stefano Vietti, che ha sostanzialmente rimpiazzato Serra e Medda (scrivono una tantum) si basano soprattutto sulla continuity.
Certo, è un fumetto che esce mensilmente, più speciali e spin-off vari, da vent'anni, inevitabilmente ha dovuto allungarsi per far durare il brodo, e i fill-in non sono tutti riusciti. Alcuni sì (me ne vengono in mente due bellissimi), altri no. Nathan Never, comunque, è una serie zeppa di continuity, esplicita e meno esplicita, direi suddivisibile addirittura in "stagioni" come le serie tv (al momento saremmo nella quinta); dal n.1 i personaggi e l'universo narrativo si sono evoluti, hanno cambiato opinioni, alcuni sono morti, altri sono arrivati, eccetera. Antonio Serra, poi, è un trekker convinto. Quanto di più nerd si possa chiedere ad un fumetto
Lo è anche Recagno, secondo autore principale di Martin Mystère, e scrittore di storie che più nerd non si può (ad esempio, il ciclo delle Sette Spade, ancora in attesa di conclusione). Ma in Martin Mystère la continuity la fa da padrona dal n.1 del 1982, le storie di Castelli di quegli anni sono nerd quanto le storie di Recagno dell'ultima decade, anche perché la matrice narrativa di Castelli è quella del feuilleton più puro. Inoltre, Martin Mystère è la serie che ha introdotto gli speciali annuali, gli almanacchi ed è l'unico personaggio a vantare team-up espliciti: 2 con Dylan Dog (nel primo sono rivelate le origini della "frase tipica" di Martin, cioé una roba nerdissima), 1 con Mister No (come omaggio di Castelli al suo mentore e amico Sergio Bonelli/Guido Nolitta) e 2 con Nathan Never. Come se non bastasse, una copia di Martin Mystère è attiva (tuttora) nella serie di Nathan Never e sporadicamente fa da guest star. Come se non bastasse bis, grazie allo spin-off Storie da Altrove (una base tipo Warehouse 13 o Eureka, ma inventata venti anni prima, le cui storie sono sulla falsariga della Lega degli straordinari gentlemen, ma ideate prima di Moore), sono da considerare parte del mondo di Martin Mystère anche alcune storie di Zagor. Insomma, un piccolo delirio, che non è ai limiti dell'assurdo come quello Marvel, ma è comunque nerdossissimo.
E mi fermo, ché di Martin potrei parlare per ore senza mai fermarmi, troverei di continuo cose nuove da dire. Basti questa frase a far capire di che tipo di fumetto si tratta
Ultima cosa su queste due serie: per capirne la filosofia e apprezzarne la nerdosità, consiglio di recuperare questi due albi: Legs Weaver (spin-off di Nathan Never) n.50 (vi compaiono anche Camboni e il Leo ) e Il mystero delle nuvole parlanti (vi compaiono, fra i tanti, Bottaro e Silver). Su E-Bay o nei mercatini ve li tirano dietro.
Prima ho citato Zagor. Zagor è classico come Tex, ma qualche spruzzata di continuity e di trovate nerd le ha pure lui, almeno dalla metà degli anni '80 in poi. Il ciclo di Hellingen si rifà molto a certe storie gottfredsoniane, soprattutto nel ritmo. Una cosa che voglio fare e prima o poi farò è recuperare gli Oscar Mondadori dedicati a Zagor (l'ultimo è uscito da poco), che ristampano alcune storie complete e le sequenze principali di cinquant'anni di avventura editoriale.
Mister No è autoriale, è un po' un diario personale di Sergio Bonelli; chiaramente, per durare 34 anni ha dovuto allungare parecchio il brodo, col risultato che una certa continuity interna si è andata formando pian piano, pur non risultando alquanto incisiva. E' un fumetto, comunque, che imho va recuperato, anche se più per il suo lato non-nerd che per quello nerd.
Ah, una nota: sia Sclavi che Castelli si sono formati su Zagor e Mister No. Va da sé che vi hanno portato anche il loro modo di scrivere (Castelli scrive spesso che una sua storia di Zagor è copiata da una di Paperino ).
Ken Parker e Julia, di Giancarlo Berardi, sono serie naif, autoriali. Difatti sono amate anche dai non-nerd, soprattutto Julia (che comunque ha un cattivo ricorrente mica male, la lesbica Myrna).
Ken Parker, però, almeno nelle storie disegnate da Milazzo (che vanno recuperate COMUNQUE SIA, in quanto la sensibilità e la sintonia della coppia Berardi-Milazzo di quegli anni è più unica che rara), ha dei connotati piuttosto nerd (ad es. nel n.15 Ken incontra tutti i personaggi del fumetto western italiano dell'epoca, da Tex a Capitan Miki al Grande Blek, ecc. e ne viene fuori una riflessione metanarrativa dei due autori) e, nell'arco di tutta la serie, c'é una continuity, non asfissiante ma c'é.
Più o meno lo stesso vale per Magico Vento di Giancarlo Manfredi (l'autore di Volto Nascosto, che conoscete e che è nerd) e Dampyr di Mauro Boselli: continuity a manetta, trovate fanta(sy,scientifiche,siose) e tutto quel che popola l'immaginario nerd si trova anche in queste due serie.
Che poi, alla fine, anche Tex ha il suo piccolo lato nerd. Le primissime storie sono in continuity, i quattro pards non sono presenti da subito, ma si formano pian piano. E anche Tex ha più o meno toccato tutti i generi, horror, avventura pura, legal... (c'é persino un alieno, in una storia).
Questo perché tutte le serie Bonelli sono contenitori, come Topolino libretto, a livello di contenuti ogni personaggio ne ha passate o ne passa di tutti i colori. E, come ho scritto nel topic "Topolino è diventato cattivo?", dopo tanti tanti tanti anni rigirare la zuppa non è per nulla facile.
Come ho scritto nel topic di presentazione, secondo me i fumetti Bonelli sono generalmente nerd.
Però qui sul Sollazzo se ne parla poco, la domanda che tutto il mondo si pone è: è semplice questione di gusti o c'é un pizzico di chiusura a priori? Fingo che sia la seconda, altrimenti il topic non ha più senso, e vo' ad approfondire.
Dire "i fumetti Bonelli" è come dire "i fumetti Marvel", la "ligne claire", i "fumetti argentini": sono tutte etichette che vengono date a materiali che hanno qualcosa in comune perché sono nati (e nascono) da fonti comuni, ma ogni singolo fumetto ha le sue peculiarità. E' vero che i fumetti Marvel sono tutti supereroi che si prendono a scazzottate, ma ogni supereroe/supergruppo ha le sue caratteristiche (a guardare col microscopio, è così anche oggi): l'Uomo Ragno è l'uomo comune che protegge New York, i FQ sono più "spaziali", Devil ha tendenze hardboiled, eccetera eccetera. Allo stesso modo, i fumetti Bonelli non sono tutti uguali: Tex è western puro, Zagor di western ha solo l'ambientazione, Dylan Dog svolge per noi la funzione che svolge l'Uomo Ragno per gli americani, Martin Mystère è più "colto", Nathan Never è la fantascienza, eccetera eccetera.
L'errore più comune, di solito, che i nerd commettono, o almeno che mi sembra commetta chi si proferisce nerd, è quindi quello di pensare che i fumetti Bonelli siano tutti Tex, con narrazioni vecchio stile e storie ripetitive. A parte che qualunque opera seriale prodotta in qualsiasi luogo del globo terracqueo contiene giocoforza situazioni che si ripetono, altrimenti non è seriale; un'opera seriale che di costante ha solo, ad esempio, uno o più personaggi, è seriale solo in parte (Dylan Dog, anzi, Sclavi, è diventato culto proprio perché ha tentato di scardinare la serialità classica: entrambi ci sono riusciti all'inizio, poi hanno dovuto cedere, altrimenti il fumetto avrebbe chiuso). Comunque sia, vengo al punto: perché i Bonelli sono nerd?
Innanzitutto i Bonelli attingono, tutti, al medesimo patrimonio culturale (ecco perché sono "tutti uguali"), che è il patrimonio culturale collettivo, ma che si può, restringendo un po' il campo, sintetizzare con la parola "popolare". Letteratura popolare, cinema popolare, fumetti popolari. Per motivi anagrafici (degli autori), almeno per quanto riguarda i Bonelli editi fino ai primi anni '90, con "popolare" si intendono i feuilleton, i romanzi avventurosi di Conrad, Stevenson, Sue, Rider Haggard e Salgari, i filmoni di genere da Ford fino a Kubrik e il primo Ridley Scott, i fumetti di Mandrake, L'Uomo Mascherato, Flash Gordon, Buck Rogers, Brick Bradford, le strips di Mickey Mouse, i paperi di Taliaferro e Barks (la spalla di Zagor, Cico, è modellata sul primo Donald), Jeff Hawke, Tintin, le serie di Caniff... insomma, dai Classici di ogni tipo. A questi, poi, si sono aggiunti pian piano i nuovi Classici, dai primi manga/anime (fin dagli anni '80), proseguendo poi per Miller, Moore e tutto quel ch'é venuto dopo: insomma, i fumetti Bonelli attingono un po' da tutto, anche da opere contemporanee (com'é normale che sia quando c'é ricambio generazionale). Poi, chiaramente, dipende dalla serie, dal personaggio e dal contesto in cui ci si muove. Quello che è importante è che i fumetti Bonelli attingono, miscelano, collegano, aggiungono qualcosina e sputano qualcosa che è vecchio e nuovo al tempo stesso. L'essenza della nerdosità, insomma (vedi Lost).
Ho già detto di Dylan Dog: le storie di Sclavi sono nerd allo stato puro. Si pensi che uno dei tormentoni della pagina della posta delle prime annate era scovare le citazioni nelle storie. Sclavi è un nerd duro e puro, socialmente e professionalmente. Le sue storie, a prescindere dal personaggio (Dylan Dog, Zagor, Mister No, Martin Mystère, Altai e Johnson che sia, ma anche i romanzi) sono pieni di riferimenti e seguono la continuity della sua evoluzione interiore. Le storie di Dylan Dog non scritte da Sclavi sono state nerd per un certo periodo, in quanto i vari autori imitavano Sclavi e cercavano di riprodurne lo stile pur mantenendo qualche tormentone o tematica personale (e tutto questo, io dico, è un atteggiamento nerd); oggi capita solo con due o tre autori (Paola Barbato, Roberto Recchioni, a volte Bruno Enna), che guardacaso sono anche quelli con il maggior contributo in termini di continuity (nonostante sia oggettivamente minimo). Per il resto è vero che la serie e il personaggio sono stati stravolti e resi semplici gialletti o horror (brutti) di genere, e capisco perché molti tendano ad accomunare il personaggio a Tex. Sbagliano, perché di Dylan ve ne sono due (quello che mantiene qualche parvenza delle origini e che può benissimo essere accettato dai nerd, e quello mainstream per il lettore occasionale), però è un'associazione comprensibile.
Anche Alfredo Castelli, creatore di Martin Mystère, e i tre sardi (Antonio Serra, Michele Medda, Bepi Vigna), creatori di Nathan Never, sono nerd.
Alfredo Castelli e il suo braccio destro Carlo Recagno sono stati persino inclusi nel libro "Nerd power" di Stefano Priarone, e insieme a lui sono iscritti alla mailing list di Martin Mystère (Recagno anche al forum che gestisco). Anzi, la mailing list ha contribuito ad un albo, qualche anno fa. E due settimane fa si è tenuto una nuova edizione del periodico Martin Mystère Mystery Fest (cosa nerd), ospiti vari autori della serie: io non ho potuto partecipare, ma per l'occasione è stato prodotto un albetto che riproduce i frontespizi della serie regolare (dal 2005 la serie regolare è bimestrale e cambia frontespizio ogni mese, cosa nerd) con l'aggiunta di un frontespizio speciale, che cita utenti della mailing list e del "mio" forum. Se non è coccolare i nerd questo!
Dei tre sardi Serra è un nerd duro e puro, le sue storie sono l'essenza di un certo tipo di essere nerd, i suoi personaggi sono sognatori, malinconici, romantici, ecc. Se non ricordo male, qui c'é il topic su Greystorm (mini nerdissima, come peraltro Caravan di Medda), quindi saprete a cosa mi riferisco. Ebbene, su Nathan Never è uguale. Le storie di Stefano Vietti, che ha sostanzialmente rimpiazzato Serra e Medda (scrivono una tantum) si basano soprattutto sulla continuity.
Certo, è un fumetto che esce mensilmente, più speciali e spin-off vari, da vent'anni, inevitabilmente ha dovuto allungarsi per far durare il brodo, e i fill-in non sono tutti riusciti. Alcuni sì (me ne vengono in mente due bellissimi), altri no. Nathan Never, comunque, è una serie zeppa di continuity, esplicita e meno esplicita, direi suddivisibile addirittura in "stagioni" come le serie tv (al momento saremmo nella quinta); dal n.1 i personaggi e l'universo narrativo si sono evoluti, hanno cambiato opinioni, alcuni sono morti, altri sono arrivati, eccetera. Antonio Serra, poi, è un trekker convinto. Quanto di più nerd si possa chiedere ad un fumetto
Lo è anche Recagno, secondo autore principale di Martin Mystère, e scrittore di storie che più nerd non si può (ad esempio, il ciclo delle Sette Spade, ancora in attesa di conclusione). Ma in Martin Mystère la continuity la fa da padrona dal n.1 del 1982, le storie di Castelli di quegli anni sono nerd quanto le storie di Recagno dell'ultima decade, anche perché la matrice narrativa di Castelli è quella del feuilleton più puro. Inoltre, Martin Mystère è la serie che ha introdotto gli speciali annuali, gli almanacchi ed è l'unico personaggio a vantare team-up espliciti: 2 con Dylan Dog (nel primo sono rivelate le origini della "frase tipica" di Martin, cioé una roba nerdissima), 1 con Mister No (come omaggio di Castelli al suo mentore e amico Sergio Bonelli/Guido Nolitta) e 2 con Nathan Never. Come se non bastasse, una copia di Martin Mystère è attiva (tuttora) nella serie di Nathan Never e sporadicamente fa da guest star. Come se non bastasse bis, grazie allo spin-off Storie da Altrove (una base tipo Warehouse 13 o Eureka, ma inventata venti anni prima, le cui storie sono sulla falsariga della Lega degli straordinari gentlemen, ma ideate prima di Moore), sono da considerare parte del mondo di Martin Mystère anche alcune storie di Zagor. Insomma, un piccolo delirio, che non è ai limiti dell'assurdo come quello Marvel, ma è comunque nerdossissimo.
E mi fermo, ché di Martin potrei parlare per ore senza mai fermarmi, troverei di continuo cose nuove da dire. Basti questa frase a far capire di che tipo di fumetto si tratta
Ultima cosa su queste due serie: per capirne la filosofia e apprezzarne la nerdosità, consiglio di recuperare questi due albi: Legs Weaver (spin-off di Nathan Never) n.50 (vi compaiono anche Camboni e il Leo ) e Il mystero delle nuvole parlanti (vi compaiono, fra i tanti, Bottaro e Silver). Su E-Bay o nei mercatini ve li tirano dietro.
Prima ho citato Zagor. Zagor è classico come Tex, ma qualche spruzzata di continuity e di trovate nerd le ha pure lui, almeno dalla metà degli anni '80 in poi. Il ciclo di Hellingen si rifà molto a certe storie gottfredsoniane, soprattutto nel ritmo. Una cosa che voglio fare e prima o poi farò è recuperare gli Oscar Mondadori dedicati a Zagor (l'ultimo è uscito da poco), che ristampano alcune storie complete e le sequenze principali di cinquant'anni di avventura editoriale.
Mister No è autoriale, è un po' un diario personale di Sergio Bonelli; chiaramente, per durare 34 anni ha dovuto allungare parecchio il brodo, col risultato che una certa continuity interna si è andata formando pian piano, pur non risultando alquanto incisiva. E' un fumetto, comunque, che imho va recuperato, anche se più per il suo lato non-nerd che per quello nerd.
Ah, una nota: sia Sclavi che Castelli si sono formati su Zagor e Mister No. Va da sé che vi hanno portato anche il loro modo di scrivere (Castelli scrive spesso che una sua storia di Zagor è copiata da una di Paperino ).
Ken Parker e Julia, di Giancarlo Berardi, sono serie naif, autoriali. Difatti sono amate anche dai non-nerd, soprattutto Julia (che comunque ha un cattivo ricorrente mica male, la lesbica Myrna).
Ken Parker, però, almeno nelle storie disegnate da Milazzo (che vanno recuperate COMUNQUE SIA, in quanto la sensibilità e la sintonia della coppia Berardi-Milazzo di quegli anni è più unica che rara), ha dei connotati piuttosto nerd (ad es. nel n.15 Ken incontra tutti i personaggi del fumetto western italiano dell'epoca, da Tex a Capitan Miki al Grande Blek, ecc. e ne viene fuori una riflessione metanarrativa dei due autori) e, nell'arco di tutta la serie, c'é una continuity, non asfissiante ma c'é.
Più o meno lo stesso vale per Magico Vento di Giancarlo Manfredi (l'autore di Volto Nascosto, che conoscete e che è nerd) e Dampyr di Mauro Boselli: continuity a manetta, trovate fanta(sy,scientifiche,siose) e tutto quel che popola l'immaginario nerd si trova anche in queste due serie.
Che poi, alla fine, anche Tex ha il suo piccolo lato nerd. Le primissime storie sono in continuity, i quattro pards non sono presenti da subito, ma si formano pian piano. E anche Tex ha più o meno toccato tutti i generi, horror, avventura pura, legal... (c'é persino un alieno, in una storia).
Questo perché tutte le serie Bonelli sono contenitori, come Topolino libretto, a livello di contenuti ogni personaggio ne ha passate o ne passa di tutti i colori. E, come ho scritto nel topic "Topolino è diventato cattivo?", dopo tanti tanti tanti anni rigirare la zuppa non è per nulla facile.