MM #309: Il prigioniero della laguna (Recagno/Coppola)
Dal 2010 al 1756, passando per il 1994. Il primo è l'anno in cui esce questo numero e in cui è ovviamente ambientata parte della storia; il secondo è l'anno in cui è ambientata l'altra parte della storia. Il terzo è l'anno in cui escono MM #143 (
Casanova) e Nathan Never Speciale #4 (
Fantasmi a Venezia). Da quei due numeri il nerdosissimo Recagno trae i due "mysteri" rimasti insoluti: le reincarnazioni di Casanova e le creature polipoidi che vivono in un'antichissima città nelle profondità delle acque veneziane. Per fondere il tutto, Recagno sfrutta i viaggi nel tempo, tema... un tempo (pardon) tabù della serie, e... col tempo (ri-pardon) sdoganato. D'altronde Recagno è un trekker e un fan del Doctor Who, e d'altronde il mitico one shot
Generazioni del 2003, tutto incentrato sui viaggi nel tempo, è suo.
Questo anche per dire che a chi ha già letto altre storie di Recagno
Il prigioniero della laguna non offre molto. Il paradosso della predestinazione, la struttura circolare, le citazioni da questo o quel telefilm, la donna troppo emancipata di turno (altro tormentone recagnano), eccetera... è tutto troppo compresso e tutto pare accadere perché sì. E se è vero che, per questo, alla trovata del paradosso si può dare una lettura metanarrativa, è vero altresì che durante la lettura ci si annoia un po', complici pure i disegni tutt'altro che eccelsi. Per cui: non un brutto numero, ma nemmeno uno dei più memorabili. E vabbé, ogni tanto anche il buon Omero sonnecchia.
MM Speciale #27: Le avventure del giovane Martin (Recagno-Castelli/Torti)
E in effetti le annate 2009-2010 non sono state semplici per Recagno, che per problemi familiari ha dovuto sospendere le sceneggiature allora in lavorazione. Come accadrà anche per Storie da Altrove, ai testi di questo Special collabora Castelli, anche se soltanto per poche pagine. E la differenza non si nota, sicché l'albo non perde nulla in piacevolezza e coerenza. Anzi, risulta essere uno dei più apprezzati degli ultimi anni, tanto che la gioventù universitaria di Martin tornerà anche nel numero dell'anno successivo. Che sia merito del cambio di scenario, dei protagonisti ben caratterizzati (ottimi Von Hansen e il giovane Chris Tower) o dei disegni di un Torti dettagliatissimo e bello a vedersi, queste avventure del giovane Martin (il titolo è un omaggio all'altrettanto giovane Indy) sono una boccata d'aria fresca. Non tanto per me (amavo anche le classiche farse all'italiana dei numeri precedenti), quanto per l'economia della serie, che necessitava indubbiamente di un minimo svecchiamento.
In allegato:
MM presenta: Eccentrici visitatori dalla Seconda Dimensione - in 2D (Castelli/vari)
Estate mysteriana 2010 in stato di grazia: oltre a un ottimo speciale, c'é questo gioiellino, che sfotte - e molto meglio di quanto abbia fatto il Leo con
Avarat - la mania del 3D. A cominciare dalla copertina, in cui Martin e Java "saltano" fuori dal fumetto, che permette alla seconda di copertina di mostrare il lettore in 3D che osserva la stessa scena! L'albo stesso diventa quindi parte del gioco e va a completare tridimensionalmente quanto accade nella terza storia del fascicolo. Castelli genio. E se questa è la forma, i contenuti non sono da meno (ma, come detto, forma e contenuti sono complementari).
Da 3 a 2 dimensioni - Gli scorridori della Terra Piatta (Castelli/Filippucci) spedisce Martin, Java, Dee e Kelly nientemeno che a Flatlandia, a recuperare Angie, ed è un tripudio di gag e di dialoghi frizzanti, nella tradizione della miglior demenzialità (Java che dà del "voi" per "mantenere le distanze", stralol). Segue
Da 3 a 4 dimensioni - I canali del tempo (Castelli/Filippucci), che, con la scusa del viaggio nel tempo (la quarta dimensione) permette di ristampare, modificato, un racconto breve del 2001 (non 2003, come riportato in 2° di copertina), in cui Martin e Java vanno in gita sui navigli e assistono alla riabilitazione postuma di Giuseppe Meda. In entrambe le storie fa capolino, all'improvviso, un Martin Mystère "tridimensionale" e fuori posto. Come mai? Lo scopriamo nella terza storia
Da 2 a 3 dimensioni - Fuga dal mondo dei segni (Castelli-Morales/Caluri), capolavoro non sense in cui Martin percorre a ritroso l'albo e "salta fuori" dallo stesso, passa per "Rodney Rodent" (cioé per il Topo) e se ne va in giro per il nostro mondo tridimensionale, ove finisce per innamorarsi di una lettrice nerd del suo fumetto, simbolo degli utenti del forum e della mailing list di MM. Un fumetto che omaggia i suoi lettori più nerd: dove altro si è mai vista roba simile? E non è mica tutto qui: sulle tracce del fuggiasco Martin ci sono nientemeno che Alfredo Castelli e Carlo Recagno in persona, i quali, oltre a litigare con la caricatura di Valentina De Poli, si producono (come fanno nella realtà) in una serie di frecciatine imperdibili, rivolte a questo o quell'aspetto della serie o del proprio carattere ("Di un po'... in tutti gli anni che ci conosciamo, non te l'ho mai chiesto... ma tu perché scrivi?" "Perché è sempre meglio che lavorare..." "Quello anch'io. Ma c'é qualche altra ragione?" "Per trasfigurare in sogno quel che nella vita non ho." "Diavoli dell'inferno! Che bella risposta! E' tua?" "Lo dice Loki a Morgana nel Valhalla, nell'episodio 'La spada del Romulano', di prossima pubblicazione, e scritto da me"). Ed è impossibile non volergli bene: sono due nerd e sono come chi li legge. Ecco perché nel finale, in cui Martin rimane nel nostro mondo e Castelli si trasferisce nel fumetto, ed entrambi realizzano i propri sogni, viene quasi una lacrimuccia. E rende questo fumetto, omaggio a sé stesso, agli autori e ai lettori, un qualcosa di futile ma assolutamente imperdibile.
Fuori serie:
MM racconta: L'Isola delle Rose (Castelli/Torti)
Nel 1968, l'ingegnere Giorgio Rosa fonda una Repubblica indipendente, La Repubblica dell'Isola delle Rose, su una piattaforma petrolifera al largo di Rimini. Vi è un bar, ma la gente mormora che vi siano un casinò e tante bagnanti in topless. Scandalo! Da lì ad arrivare a ipotizzare che la Repubblica sia un avamposto comunista il passo è breve, e pertanto la Repubblica, Italiana stavolta, manda le forze dell'ordine a evacuare e far saltare in aria il complesso. Siamo all'inizio del 1969. Da quel momento dell'Isola delle Rose non si parlerà più. Fino al 1998, quando esce
L'Isola delle Rose, MM #193-194. Che, in realtà, si occupa della vicenda solo all'inizio e in poche pagine. Pagine che, a causa della scarsità di fonti, sono zeppe di errori. Nel 2009 la verità viene a galla, escono un libro e un documentario dedicati all'Isola, nel quale si parla della storia omonima di MM. Ecco, quindi, che nel 2010, come supplemento a Fumo di China nn.183/4, esce questo fascicoletto, in cui le pagine errate di MM #193 vengono corrette, corredate da una rubrica di approfondimento e un risguardo inediti.
MM #310: Il carcere degli esseri impossibili (Vietti/Devescovi)
Nello Speciale #27 si era toccato, seppur di sfuggita, il tema dei bestiari medievali. Se ne ipotizzava un'origine extradimensionale. Ma dell'argomento si erano già occupati MM #167 e, soprattutto, MM Maxi #2, nella storia
La Biblioteca delle sabbie, ad opera di Vietti. Il quale qui riprende la sua creatura e le dà un seguito. Seguito che non sa bene se rispettare la continuity oppure no, e così tiene il piede in due scarpe. Dato che si parla di creature rettiloidi, qualche rimando alle sue saghe di Nathan Never avrebbe fatto piacere, e sarebbe stato anche più logico.
Nel complesso, bei disegni ma niente di memorabile.
E' che Vietti è un altro bel tomo. Su MM non esalta mai, ma su Nathan Never sì. E spesso lo fa usando Martin. Come accade, contemporaneamente a
Il carcere degli esseri impossibili, su
Nathan Never #231. L'albo, intitolato
Memorie del passato, è molto particolare, essendo costituito da una storia cornice e cinque storie brevi. Il pretesto è semplice: Nathan, depresso per tante ragioni che qui non ci interessano, sfoglia l'album dei ricordi e rammenta episodi del passato in cui stava meglio. Nel quarto episodio, ad opera di Vietti e della new entry Valentina Romeo, torniamo al 2096, ai tempi della saga neveriana di Atlantide. Dopo la sconfitta degli atlantidei, Nathan, Sigmund Baginov e Legs Weaver accompagnano il Martin Mystère robotico a Washington Mews 3, a casa del Martin originale, rimasta intatta, a differenza della buona parte di New York, nei sotterranei della Città Est. Un bell'omaggio, in cui Martin riceve una sorta di chiave che gli permetterà di tornare a casa quando gli aggrada. Speriamo che un giorno lo userà (ma ne dubito).
Storie da Altrove #13: La casa che urlava nel buio (Recagno-Castelli/Giardo)
Fra il 1996 e il 1997 Edgar Allan Poe in persona collaborò con la base di Altrove in
Ombre su Darkwood, una storia di Zagor (#376/379) che si può considerare una sorta di #0 di questa collana. In quella storia, e nelle successive apparizioni di Altrove in Zagor, la base ha sede nei sotterranei del Museo di Storia Naturale di Filadelfia. Com'é possibile, dato che noi sappiamo che la sede effettiva è... altrove (appunto), in un luogo non precisato degli States? Lo scopriamo in questo numero: nel 1838 terminano i lavori di costruzione della base ufficiale (iniziati nel 1776!) e da quel momento la base di Filadelfia diviene una sede distaccata. Infatti la vedremo solo in Zagor, mentre nelle collane dedicate a MM vedremo solo quella ufficiale. Tutto torna, dunque. Merito del solito Recagno, addirittura più a suo agio con lo spin-off di Martin che con Martin in carne e china, tanto da avere monopolizzato la collana. Anche se, in questo numero, alcune pagine di sceneggiatura sono di Castelli, che mancava in SdA addirittura dal #6. E il duo se la cava come sempre egregiamente, prendendo elementi da Zagor (come detto), e da due vecchie storie di MM: una storia abbastanza recente dedicata a Paracelso e un classico come
Il castello degli orrori (#52-53-54), incentrata su un personaggio che non cito in quanto spoiler. Il tutto fuso magnificamente in una lugubre storia dai toni lovecraftiani, zeppa di citazioni a - appunto - Lovecraft,
Frankenstein Junior e ovviamente Poe, di cui scopriamo come ebbe l'idea per alcuni suoi racconti. Storia lugubre anche per merito di Giardo, capace di inquietare sottilmente per tutto l'albo, e di omaggiare il Bagnoli del
Castello degli orrori imitandolo ed aggiornandolo qua e là.
Una storia veramente ottima, dunque, condita da nerdissimi camei di Locke, Hurley, Walter Bishop e David Tennant, che però al momento dell'uscita non suscitò troppo clamore tra i fan mysteriani. Probabilmente perché è un albo "popolare", ma che di "popolare" ha ben poco (e ci sono molti dialoghi). O forse perché il quotidiano
Libero ne parlò bene, e
Libero, si sa, porta sfiga.
Fuori serie:
In standby (Castelli/Orlandi)
Secondo opuscolo realizzato per Acea Electrabel, dopo
La danza dell'oscurità del 2007 (che ebbe un certo successo). A differenza di quella storia, questa breve è più marcatamente uno spottone a "Standby me", l'apparecchio Acea che spegne le lucine rosse degli aggeggi lasciati in standby. Spottone meno riuscito del precedente, ma comunque piacevole nel suo ufficializzare la causa della scomparsa dell'antica città pakistana di Mohenjo Daro, tante volte citata nella serie ma mai approfondita. E lo svelamento è logico e ha dei risvolti sociopolitici molto attuali, come nelle migliori storie mysteriane. Chiaro che, essendo una breve, la narrazione è un po' meccanica, ma faniente. Così come bisogna soprassedere sul 2009 come anno in cui si svolge la storia: infatti l'opuscolo era originariamente previsto per quell'anno (era stato anche annunciato), ma è slittato per cause su cui non ho mai approfondito.
MM #311: L'orizzonte degli eventi (Morales/Alessandrini)
Ed eccoci qui. La storia più chiacchierata degli ultimi tempi. Il meglio e il peggio di Morales. Il meglio: nella lunga serie di un personaggio eclettico come MM, non poteva non esserci una storia in cui MM muore, seppure in un universo parallelo. E non poteva non esserci una storia in cui si parla di universi paralleli sfruttando l'LHC di Ginevra. Il peggio: Morales aveva già scritto altre americanate spacconate (alternandole a belle storie, chiaro). Qui raggiunge l'apoteosi dell'americanata spacconata, e si candida a erede di Roland Emmerich. Il cui nome basta a rendere chiaro di che pasta sono fatti dialoghi e personaggi: tutti freddi calcolatori o irriducibili piagnoni. Dov'é l'umanità? Bah. Non dico accuratezza e plausibilità, per carità, nessuno ha mai visto un buco nero. Anzi, per essere una spacconata fantasiosa è plausibile quel poco che basta. E qualche trovata interessante c'é, ad esempio Martin che muore investito prima che si scateni il disastro, e beffardamente si perde l'ultima avventura della sua carriera. Buona è anche la trovata del prologo ingannatore. Ma Diana e Chris Tower sono completamente sballati, la prima reagisce come un'isterica, il secondo si suicida con lei fregandosene della famiglia. E poi Sergej Orloff che riprende in mano l'arma a raggi nascosta ad Altrove... mamma, che tradimento a un classico come
Xanadu. Siamo ai livelli dei Ki-Kongi di Ambrosio.
Per fortuna c'é Castelli, che nei risguardi prima (ove sfotte le morti di Superman e Batman), e nella rubrica poi, aiuta a non prendere troppo sul serio questo semi-what if.
Operazione a cui contribuisce un Alessandrini incredibilmente distratto, che disegna ben tre Chris Tower diversi nel giro di due tavole. Erroracci da mani nei capelli, e le varie splash page affascinanti non riescono a togliermi di dosso la sensazione il creatore grafico della serie sia da qualche tempo affiancato alle storie peggiori di Morales non per caso, ma per bilanciarne le spacconate con un po' di involontario o volontario umorismo.
In effetti l'autunno 2010 è stato abbastanza interessante. In
Brendon #75,
L'ultimo volo per Londra (Chiaverotti/Spadavecchia), uno psicopatico diviene tale leggendo un antico libro di Martin Mystère (che nel nostro presente deve ancora essere scritto). L'evento è importante perché lega anche l'universo di Brendon a quello di MM. Su una rivista-libro acquistabile solo da Creso e altri individui dal reddito simile, esce, invece, la prima parte del feuilleton NON a fumetti
Docteur Mystère e il mistero del corvo (testi di Castelli; illustrazioni di Filippucci), omaggio a Poe con protagonista l'antenato ottocentesco di Martin. Non essendo io Creso né un abbiente, è, questa, l'unica storia mysteriana che non ho. Sob e sgrunt.
Castelli, però, fa perdonare la sua elitaria passione per il feuilleton con
Almanacco del Mistero 2011: Il Leone del Transvaal (Castelli/Cardinale-Orlandi)
ovvero la storia che, un anno fa, mi esaltò come non mi accadeva dal n.300. E, come allora, anche stavolta dell'obiettività me ne frego, e dico che
Il Leone del Transvaal è un gioiello senza se e senza ma, e chi non è d'accordo è un ladro e una spia e non è figlio di Maria. Non so bene il perché: sul forum di Martin Mystère è piaciuta praticamente solo a me. Forse perché parla di cose che a me piacciono e per cui vado matto, come la Storia a cavallo fra '800 e '900, la letteratura popolare, l'avventura esotica: non è un caso che il fumetto in questione sia un omaggio a Salgari e ne festeggi il centenario della sua morte con qualche mese d'anticipo (la storia è un FF ambientato nel 2011; tecnica, questa del FF, che Castelli riprenderà anche nell'almanacco successivo).
Fumetto che - come scrivevo a caldo un anno orsono - "ho trovato narrativamente fantastico, con stacchi, controstacchi, flashback, controflashback, citazioni, adattamenti, creazioni ex-novo, suspence, presa per i fondelli finale e controsuspance con omaggio a sorpresa: WOW!
E che genialata quella auto-presa per il **** con gli Uomini in Nero e Rebo coi suoi saturniani. In effetti, non mi accadeva da tempo (a parte la storia dello scorso almanacco, che però era esplicitamente immaginaria) di assistere ad un tale mix di realtà e fantasia: è tutto accaduto davvero? Oppure no? Salgari si è suicidato o l'ha ucciso Gurn? Oppure sono due facce della stessa medaglia? E quale ruolo ha la creatura dalle molte - toh! - facce? E da dove arrivano le sfere? E' possibile che l'altro romanzo non pubblicato, "La perla di Labuan", tragga origine - nel titolo - dalle sfere, come ho immaginato durante tutta la lettura? E' possibile, dato che l'anno prossimo si celebra il suo centenario, che rivedremo Gurn, magari nelle Storie da Altrove?
Domande che resteranno forse senza risposta. Pazienza, perché l'inno alla fantasia, espresso dall'angosciante e, a suo modo, poetico finale, è ben più importante. E io credo che a Salgari non sarebbe dispiaciuto morire così."
Il commento rimane. Applausi, e stica se li faccio solo io.
Ah, per la cronaca: Gurn lo rivedremo, ma nell'almanacco 2012. L'almanacco 2011, invece, è completato da un dossier chiaramente dedicato a Salgari (e che, come già l'anno prima e come nei primi almanacchi, è propedeutico al fumetto), da un servizio dedicato agli esseri immaginari invisibili, un altro dedicato a C.S.Lewis e Narnia, e dall'ultima prefazione di Sergio Bonelli lui medesimo.
MM #312: Il ritorno della Bestia (Castelli su spunti di Lotti/EspositoBros-Orlandi)
Nel 2010 Chris Tower ha fatto gli straordinari. Lo abbiamo visto nello Speciale come coprotagonista, nell'
Orizzonte degli eventi con un ruolo importante (per tacer della presenza aleatoria di Altrove nelle vicende del
Tesoro di Didone e del
Carcere degli esseri impossibili) e ora lo ritroviamo qui, addirittura quasi sotto scacco in Canadà. A trarlo d'impiccio dai traffici politici in cui è indirettamente immischiato ci pensano Martin e Java, sulle tracce nientemeno che del discendente della Bête du Gévaudan e di un Lebowski nient'affatto grande. Un thriller vero e proprio, con la polizia e tutto il resto, insolito per Martin e per Castelli, anche se qualche eco di narrazione anni '80 è rintracciabile qua e là, nei depistaggi che rendono il mystero più mysterioso di quel che è in realtà, e nella vaga nota animalista del finale.
Da leggere assolutamente in inverno, comunque.