Bonelli: Le Storie
Inviato: mercoledì 24 ottobre 2012, 19:09
le Storie #1: Il boia di Parigi (Barbato/Casertano)
Bravo Recchioni. No, non per il #2, che uscirà il mese prossimo, ma per la sua recensione di questo #1, con cui sostanzialmente concordo. Incipit stimolante, andamento successivo lineare e nessun colpo di scena ma sceneggiatura solida, disegni ottimi (solo qua e là più che buoni, toh) di un disegnatore tra i migliori del fumetto italiano.
Io non lo sapevo mica, se comprare quest'albo. "Cosa faccio, mi metto a seguire un'altra testata?", pensavo. "Costa pure un po' di più", aggiungevo. "Non è detto che mi piacciano tutti, fra autori e generi è probabile che non prenderò tutti i numeri", rimuginavo. "E se non li prendo tutti cosa li commento a fare?", ammonivo. E poi è successo che tutti hanno parlato così bene di questo numero che ad un certo punto è spuntato anche qualcuno che ne ha parlato meno bene, e la mia curiosità è salita vertiginosamente. Potenza del gossip...pardon, del passaparola. E niente, sono andato in edicola e l'ho comprato, e chissenefrega se non prenderò tutti i numeri, prenderò quel che avrò voglia di prendere, e se proprio proprio non vorrò arrovellarmi mi rivolgerò ai siti di gossip, cioè ai forum.
E alla fine sono contento di aver preso questo numero. Che non offre roboanti smascellamenti o sfavillanti novità, no. Cioè, forse esternamente sì, la confezione "finto-rilegata" è una piccola sorpresa per chi conosce la tipica carta usata da Bonelli. Dentro all'elegante packaging c'è comunque una normale storia. Una storia con una storia e un po' di Storia, scritta bene e disegnata bene. Io, lettore smaliziato, mi sarei occupato meno dei vari Danton e Robespierre & altri personaggi famosi, e, onestamente, l'incipit mi aveva portato ad aspettarmi qualcosa di meno "epico" e addirittura più intimista di quanto è stato fatto. Barbato, autrice maliziosa, ha però scelto di rimanere fedele allo spirito del vecchio Un uomo, un'avventura, al contrario degli annunci della casa editrice, che rizzavano il fil de rouge fra le due collane in termini più formali che sostanziali. Invece Il boia di Parigi è piuttosto "classico", e un po' didascalico, stile fumetto didattico anni '70-'80, per sintetizzare (vedere il finale). Un filone che a me non dispiace, e quindi va bene così. Bravi Barbato e Casertano.
QUI un'anteprima dei prossimi numeri.
Bravo Recchioni. No, non per il #2, che uscirà il mese prossimo, ma per la sua recensione di questo #1, con cui sostanzialmente concordo. Incipit stimolante, andamento successivo lineare e nessun colpo di scena ma sceneggiatura solida, disegni ottimi (solo qua e là più che buoni, toh) di un disegnatore tra i migliori del fumetto italiano.
Io non lo sapevo mica, se comprare quest'albo. "Cosa faccio, mi metto a seguire un'altra testata?", pensavo. "Costa pure un po' di più", aggiungevo. "Non è detto che mi piacciano tutti, fra autori e generi è probabile che non prenderò tutti i numeri", rimuginavo. "E se non li prendo tutti cosa li commento a fare?", ammonivo. E poi è successo che tutti hanno parlato così bene di questo numero che ad un certo punto è spuntato anche qualcuno che ne ha parlato meno bene, e la mia curiosità è salita vertiginosamente. Potenza del gossip...pardon, del passaparola. E niente, sono andato in edicola e l'ho comprato, e chissenefrega se non prenderò tutti i numeri, prenderò quel che avrò voglia di prendere, e se proprio proprio non vorrò arrovellarmi mi rivolgerò ai siti di gossip, cioè ai forum.
E alla fine sono contento di aver preso questo numero. Che non offre roboanti smascellamenti o sfavillanti novità, no. Cioè, forse esternamente sì, la confezione "finto-rilegata" è una piccola sorpresa per chi conosce la tipica carta usata da Bonelli. Dentro all'elegante packaging c'è comunque una normale storia. Una storia con una storia e un po' di Storia, scritta bene e disegnata bene. Io, lettore smaliziato, mi sarei occupato meno dei vari Danton e Robespierre & altri personaggi famosi, e, onestamente, l'incipit mi aveva portato ad aspettarmi qualcosa di meno "epico" e addirittura più intimista di quanto è stato fatto. Barbato, autrice maliziosa, ha però scelto di rimanere fedele allo spirito del vecchio Un uomo, un'avventura, al contrario degli annunci della casa editrice, che rizzavano il fil de rouge fra le due collane in termini più formali che sostanziali. Invece Il boia di Parigi è piuttosto "classico", e un po' didascalico, stile fumetto didattico anni '70-'80, per sintetizzare (vedere il finale). Un filone che a me non dispiace, e quindi va bene così. Bravi Barbato e Casertano.
QUI un'anteprima dei prossimi numeri.