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[L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: martedì 20 maggio 2014, 23:48
da Bramo
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Il cinema, come molte altre forme di intrattenimento, ha spesso dimostrato la grande capacità di sfruttare le mode per massimizzare gli incassi. Basta trovare, con lunghe ricerche di marketing o in modo fortuito, qualcosa che funzioni presso il pubblico, e Hollywood innesca una macchina inarrestabile, pronta a sfornare a mò di catena di montaggio una serie di pellicole che risponda a quella particolare istanza. Questa, che è sempre stata una legge del mercato, ha assunto negli ultimi anni i contorni di un problema. Una preoccupante mancanza di idee, e soprattutto una devastante crisi economica hanno letteralmente inibito la voglia di rischiare dei produttori, trasformando progressivamente Hollywood nella patria del franchise, un luogo dove l’eterna ricapitolazione di ciò che è già stato fatto si è ormai del tutto sostituita alla sana voglia di narrare qualcosa di nuovo. Prequel, sequel, reboot e il continuo recupero di vecchie glorie sono alla base delle principali correnti di questa “epoca dei franchise”.

1. Super Problemi
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Con il lancio del Cinematic Universe, la Marvel ha trasportato sul grande schermo quella dinamica narrativa di tipo “continuativo”, grazie alla quale per ogni film dedicato ad un supereroe è già previsto in nuce almeno un sequel. Non solo, perché il progetto dei Marvel Studios, sotto l'egida Disney, è ancora più ampio, arrivando al concetto di crossover così diffuso nei fumetti ma difficilmente concepibile fino a pochi anni fa al cinema. Se inizialmente l'idea di creare un universo narrativo coeso di tali dimensioni poteva essere accolta come un nuovo interessante modo di concepire la fruizione cinematografica, in piena “fase 2” ci si accorge anche dei lati negativi di una politica del genere, che a forza di puntare sulla fidelizzazione, sulla lunga distanza rischia di stancare lo spettatore, letteralmente sommerso dall’eccessivo materiale.
Ma il problema non è legato solo al Marvel Cinematic Universe: le proprietà Marvel in mano ad altri studi e gli stessi supereroi DC macinano pellicole su pellicole, riscontrando spesso grosse difficoltà nel cercare di riprodurre il fenomeno Marvel e ricorrendo fin troppo spesso ai reboot. Nel giro di pochi anni tra cinema e tv avremo visto due versioni di Spider-Man, tre di Superman e altrettante Gotham City, alimentando una confusione snervante e una corsa agli armamenti improntata all’eccesso.

2. C’Era Più Volte
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A partire dall’Alice in Wonderland di burtoniana memoria, negli ultimi anni abbiamo avuto una riscoperta dell’intero corpus fiabesco. Mentre in tv tale tendenza si ritrova nell’apprezzabile Once Upon a Time, capace di dare una rilettura delle fiabe collegandole insieme in un intreccio unico, al cinema abbiamo avuto invece un’esplosione incontrollata di pellicole, desiderose di dare una versione più dark e adulta di quelle stesse vicende. Questo scenario ha portato ad avere a distanza ravvicinata ben due film dedicati a Biancaneve, e già questo in parte certifica a che livello si sia arrivati. Ma da La Bella e la Bestia di qualche mese fa al recente Maleficent, il mercato sembra trovare questo terreno ancora molto fertile. La cosa che lascia interdetti è che la stessa Disney, peraltro già produttrice di Once Upon a Time, abbia dato il via alla sistematica riproposizione in live action del suo celebre repertorio animato, arrivando a mettere in cantiere variazioni sul tema come Into the Woods e Cruella ma anche titoli come Jungle Book e Cinderella, che sembrano voler riprodurre le storie note senza twist di alcun tipo. Inutile dire che anche in questo caso siamo di fronte a una tendenza che affonda le sue radici sulla voglia di giocare sul sicuro, riproponendo il già noto. E questo da parte di una Disney che queste tematiche le ha già affrontate è un po’ svilente.

3. Nostalgia Canaglia
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Questo filone parte dal ragionamento di comodo che è più facile che uno spettatore si rechi al cinema a vedere qualcosa che già conosce, piuttosto che fare un salto nel vuoto. Su questa base si inseriscono tutte quelle operazioni nostalgia e quei tentativi di rilancio di vecchi personaggi dei fumetti, dei cartoni animati o di serie televisive del passato. A volte, come nel caso di The Lone Ranger o del futuro film dei Peanuts, si tratta di operazioni interessanti e fatte con un certo rispetto, ma molto più spesso si tratta di produzioni qualitativamente molto dubbie. E’ il caso di quell’infelice filone ibrido di commedie live action/cgi che tentano di ripresentare al pubblico personaggi come i Puffi, Alvin, Garfield o Yogi in versione aggiornata. Scadenti sia sotto il profilo dell’animazione che sotto quello del live action, spesso si tratta di lavori che snaturano i personaggi in questione, collocandoli in contesti a loro estranei e facendo uso di un umorismo di grana grossa. Allo spettatore a cui questo genere di film punta tutto questo va benissimo perché del personaggio ne ha in fin dei conti un ricordo piuttosto labile, e anzi si diverte nel vederlo ricondotto ad un contesto più vicino alle sue corde di adulto. Chi invece ha un po’ più di esperienza in merito sa bene che è forse il filone dal quale più di ogni altro è bene stare alla larga.

4. L’Era Glaciale 76
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Ormai il copione è noto. Un film ottiene buoni risultati nei primi giorni di programmazione e immediatamente si annunciano uno o più seguiti, senza neanche dare il tempo di metabolizzare la cosa. Esempi come Avatar sono rimasti nella memoria di tutti, però a fare le spese di questa politica è soprattutto il cinema d’animazione, ormai stritolato nella morsa dei seguiti. Sono lontani i tempi dei cheapquel direct to video di bassa qualità prodotti da unità secondarie: adesso sono gli studi di animazione stessi a produrre i propri, organizzando ogni loro proposta come il pilota di un ciclo da abortire o riconfermare, a seconda dei casi. Franchise come Madagascar, Shrek o L’Era Glaciale hanno segnato la strada e adesso persino realtà come la Pixar si sono adeguate a questa logica. i WDAS resistono ancora con la loro visione pionieristica del cinema d’animazione, ma dopo un successo come Frozen scendere a compromessi diventa la strada sicuramente più comoda.

Ognuna di queste quattro casistiche risponde ad una logica e ad un’esigenza di mercato ben precisa, ma come sempre tutto ciò che funziona troppo, prima o poi inevitabilmente si rompe. L’abuso di ognuna di queste quattro strade porta inevitabilmente alla morte dell’hype, e in definitiva alla saturazione. La fidelizzazione dello spettatore e il proporre personaggi ed esperienze cinematografiche che non si limitino ad un unico film non sono chiaramente concetti condannabili, perché è su questo principio che poggiano le icone che tutti amiamo. Bisognerebbe però imparare a gestire le cose diversamente, ricalibrare le dosi e i ritmi di uscita, valorizzare il passato anziché cercare solamente di riscriverlo, e magari imparare qualche trucchetto dalla narrativa seriale che permetta di impostare tutto diversamente, facendo sembrare l’eventuale sequel qualcosa di narrativamente necessario, piuttosto che un semplice more of same.

--Bramo & Valerio

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: mercoledì 21 maggio 2014, 22:04
da Daria
Condivido pienamente, però...aspetto comunque Star Wars VII XD
Scherzi a parte, direi che le casistiche sono state ben elencate, aggiungerei anche come appendice la tendenza a spezzare le storie in modo da poterne tirare fuori più film. Ho sempre detto che un'azienda deve guadagnare ecc ecc, però la priorità dovrebbe comunque restare quella del vecchio e sano BUON intrattenimento, che, anche se non bisogna fare di tutta l'erba un fascio e bisogna riconoscere che alcuni sequel siano veramente ben riusciti e plausibili (Monsters University per citarne uno), spesso si fa sottostare a fredde logiche monetarie (forse anche ottuse).

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: giovedì 22 maggio 2014, 00:36
da Eddy
Letto attentamente ed approvato, almeno da me. Però facciamo che aggiungi ai live-action/CG pure il sempre più prossimo film tratto da Cip & Ciop Agenti Speciali, così fai vedere che siamo aggiornati :P

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: sabato 24 maggio 2014, 21:33
da Tyrrel
Questo nuovo Osservatorio inquadra perfettamente un problema ormai talmente vasto e diffuso da sembrare inarrestabile.
Chiaramente nel calderone non ci vanno tutti i franchise; opere come Star Wars, Indiana Jones e James Bond hanno la serialità nel proprio dna e stanno fuori da questo discorso, idem dicasi per la trilogia de Lo Hobbit, che Jackson sta realizzando con in mente un progetto ben preciso. Ma è innegabile che per la stragrande maggioranza dei franchise il problema esiste.
Il problema parrebbe essere una generale carenza di idee; in realtà, le idee potrebbero pure esserci ma non trovano spazio in una Hollywood che muove mega-produzioni imponenti e dispendiose, e che per questo motivo, si presume, intende puntare solamente dove intravede il successo più probabile. E dove che lo vede? Nel recupero di franchise morti, nella creazione di nuovi andando a creare sequel o ri-letture di opere autonome e concluse, etc., per non parlare di della pratica citata da Daria che da un po' di tempo a questo parte a preso (troppo) piede di allungare il brodo spezzando un film (solitamente si tratta di adattamenti di altre opere) in due film distanti. A questi aggiungerei anche quei film che magari non danno il via ad un vero e proprio franchise rimanendo dei one-shot, che hanno riproposto serie tv degli anni '70-'80 come i vari A-Team, Hazzards, Stursky e Hutch, che la dice tutta sulla poca voglia di investire su idee nuove. Menzione a parte va fatta per The Expandebles, franchise sostanzialmente nuovo ma che vede coinvolti attori di pellicole di azione degli anni '80-'90 ormai prossimi all'eta pensionabile, riproponendo magari anche situazioni degli stessi film da essi interpretati, anche qui facendo leva sull'effetto nostalgia in modalità ammucchiata.
Quando è iniziata questa dervia? Ad occhio, direi all'inizio degli anni 2000. Certo, non è che prima i franchise, e la tendenza di sfruttare galline dalle uova d'oro non ci fossero: qualcuno potrà citare, per rimanere nell'attualità, Godzilla, Il Pianeta delle Scimmie, Lo Squalo, Star Trek, oppure Matrix e il suo averlo trasformato in trilogia quando la storia inizialmente non era stata pensata per essere tale, e soprattutto il film era bello che concluso. Tutto vero, ma diciamo che tutto sommato si trattava di casi abbastanza circoscritti : e poi, nella Hollywood di oggi ci sarebbe posto per una storia inedita con tematiche particolari come quelle cyberpunk proposte da due registi praticamente sconosciuti? Ho idea che la risposta sarebbe no.
Concentrandoci un attimo solo sui franchise puramente cinematografici (cioè, che non derivano da altre opere come libri, fumetti o serie tv), è che molte delle storie ai quali si rifanno furono opere realizzate in periodi di fermento creativo in cui gli autori hanno potuto osare di proporre storie nuove e inedite. E invece ora ci troviamo bombardati di annunci di Gooshtubuster 3, I Goonies 2, Beverly HIlls Cop IV, Jurassic World (e lo dico da amante dei dinosauri e di Jurassic Park), e non ultimo quello di Chip 'n' Dale Rescue Rangers, che scopro solo ora per mezzo di Eddy.
Finirà mai da questa piaga? Difficile dirlo, ma con questo andazzo non è da escludere che la macchina hollywodiana prima o poi collassi su sé stessa. E chissà che a quel punto non possa arrivare un nuovo movimento di autori come quello della New Hollywood che tra gli anni '60 e '70 del Novecento innovò e rinnovò l'industria cinematografica statunitense, magari passando per le opportunità concesse oggi dal web.

Inviato: domenica 25 maggio 2014, 00:02
da DeborohWalker
Condivido in parte buona parte delle cose dette, ma da amante della serialità, in TV, nei romanzi e anche in molte incarnazioni cinematografiche, mi permetto di buttare due elementi di discussione, giusto per vedere a cosa possono portare.

1 - Il cinema sembra andare "evolvendosi" verso la serialità sviluppando modi per svilupparla godendo dei benefici che si porta dietro(la fidelizzazione, il ritorno di personaggi amati dal pubblico..)
Ovviamente la condizione di base dovrebbe essere che per ripescare l'universo narrativo di un film dovrebbe esserci una buona storia, che è poi una condizione anche dei film autoconclusivi o dei "capitolo 1". Spesso si accusano le major di realizzare sequel per mancanza di idee, ma anche riportare in scena in modo sensato un cast già visto richiede delle buone idee, esattamente come per un film autoconclusivo. Quindi non bisogna prendersela con "il mercato cinematografico", ma coi singoli casi di squallore.
È semplicemente una nuova finestra che si sta aprendo a livello produttivo, un tempo era molto raro, ora si sfrutta in abbondanza. È come se il mondo fumetto, nato come prodotto seriale, si fosse arrabbiato quando sono spuntate le prime graphic novel... e infatti è successo, c'è gente che dava contro a Will Eisner perché non sapeva più come creare storie originali per Spirit ed era costretto a creare nuovi contesti ogni volta.
Ci sono romanzi che non sono nati come seriali, ma per sfruttare il successo economico e di pubblico: se si fosse dato contro a questo processo in toto, ad esempio Sherlock Holmes non avrebbe avuto così tanti racconti, stessa cosa per Narnia, ecc.

Secondo spunto di riflessione, su cui mi è capitato di chiacchierare proprio in questi giorni.
In realtà non è che ora si fanno SOLO sequel, saghe, ecc.
Il problema è a livello promozionale, le mega-produzioni che ottengono visibilità sono in percentuale molto di meno, ma ogni anno si fanno una valanga di film in più rispetto al passato. Credo che se andiamo a pescare molti staterelli di secondo piano, ci sono cinematografie semi-sconosciute che in questi anni producono lo stesso numero di film che magari realizzavano in America 30 anni fa. Ma non ne sappiamo nulla, anche tra le produzione americane sono i soliti kolossal a spartirsi la fetta più grossa della torta, mentre un sacco di filmaker americani vengono schiacciati in sala dall'ultimo film di supereroi o commedia del comico televisivo.
Con numeri che sparo completamente a caso, ma per farmi capire: 30 anni fa producevano 50 film al mese e 20 raggiungevano il grande pubblico. Oggi si producono 200 film al mese e 30 raggiungono il grande pubblico.
Siete stanchi di Mission Impossible 8? Bene, non guardatelo, ma davvero. Non vedetelo perché "va fatto" e magari per poterne poi parlare male. Andate a googlarvi un action-movie coreano di successo in patria, con valutazioni alte sui siti di cinema, e vedrete qualcosa di diverso e potenzialmente interessante.
Siete stanchi dell'ennesimo film Dreamworks che non sembra granché, ma poi sì vabbé, ci butto un'occhio per dire la mia su un forum? Stessa cosa, andate a cercarvi un film animato di una produzione minore, di cui magari non avete sentito parlare, ma che con una facile ricerca su Internet ha raccolto pareri entusiasti da chiunque l'abbia visto.

Viviamo in un periodo dove c'è un'offerta mastodontica e abbiamo pure i mezzi per raggiungere prodotti "di nicchia" distribuiti in malo modo. Se quello che ci arriva dai canali principali (che cercano di restringersi su sempre meno prodotti) non ci va bene, facciamoci la nostra playlist personale, allarghiamo gli orizzonti al di là del menu che ci viene offerto al multisala.

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: domenica 25 maggio 2014, 12:31
da Valerio
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E secondo me la risposta al dilemma sta proprio qua. Abrams scrive:
Incredibile ma vero. Il mondo attende questo film.
E' incredibile, cioè se ne stupisce anche lui, però è vero. Il brand Star Wars è stato strutturato negli anni per essere davvero attesissimo. Piani di uscite, narrazione a capitoli ma continuativa, tanto hype, tanto teasing e dosaggio giusto. Poi vabbé le delusioni, ma non importa. A prescindere da essere SW è rimasto il brand che il mondo attende.

Imparare, please.

Re:

Inviato: domenica 25 maggio 2014, 12:52
da Tyrrel
DeborohWalker ha scritto:Ovviamente la condizione di base dovrebbe essere che per ripescare l'universo narrativo di un film dovrebbe esserci una buona storia, che è poi una condizione anche dei film autoconclusivi o dei "capitolo 1". Spesso si accusano le major di realizzare sequel per mancanza di idee, ma anche riportare in scena in modo sensato un cast già visto richiede delle buone idee, esattamente come per un film autoconclusivo. Quindi non bisogna prendersela con "il mercato cinematografico", ma coi singoli casi di squallore.
Concordo sul discorso di non generalizzare, infatti anch'io ho scritto che i distinguo sono necessari. Prendiamo Star Wars, si tratta di un universo narrativo talmente vasto e affascinante che richiama da sé la necessità di avere nuove storie, cosa che per decenni è avvenuta al di fuori del contesto cinematografico in tutte le declinazioni dell'Expanded Universe, con tutti i pro e i contro che questo ha comportato. Ora si è deciso di dare un seguito cinematografico alla saga, e fin qui nessun problema, anzi; il problema potrebbero essere però gli spin-off, il cui primo è stato annunciato ufficialmente, che ci porterà a trovarci un film di Star Wars all'anno con una sovraesposizione della saga senza precedenti. Che poi è la stessa situazione che sta avvenendo con il Marvel Cinematic Universe.
Premesso che il discorso sui sequel e sul fatto che servano idee buone anche per questi sia ineccepibile, e che appunto bisogna distinguere tra sequel che veramente dicono qualcosa di nuovo ed espandono una storia da quelli che invece sono una sterile riproposizione di elementi che hanno funzionato, il rischio con operazioni come come quelle che di Star Wars, e a mio avviso ancor di più con il MCU, è che questa bulimia di film alla lunga diventi ingestibile e che rischi di stancare il pubblico.
Il problema, insomma, di queste mega-produzioni seriali non sta tanto nella serialità ma nella qualità (in primis) e nella quantità e gestione degli "episodi".
C'è poi una questione che mi pare si stia trascurando: nella serialtà di opere come letterarie, fumettistiche e videoludiche, così come nel cinema d'animazion e, sono pressoché assenti problemi invece ben presenti nelle produzioni cinematografiche e televisive live-action, e legate al fatto che ci siano di mezzo persone in carne e ossa. Persone che invecchiano (anche se questo è forse il problema minore, per via dell'accoppiata makeup-CGI) o che semplicemente si stancano di un ruolo o di una storia e preferiscono fare altro. Insomma, che Martin ci impieghi anni per scrivere un libro può essere snervante per i lettori ma alla fine il fattore tempo non va ad incidere sui personaggi; se Raimi e Maguire si stancano di Spider-Man che sui fa? Ma sì, rebootiamo tutto.

Sulla faccenda che ora si producano SOLO sequel, è chiaro che non sia così, ma è anche chiaro che negli ultimi anni stiamo assistendo ad una sproporzione tra i soldi e le forze dche le major hollywoodiane (perché è di queste che in fondo si sta parlando) impiegano nello sfruttamento dell'esistente (siano essi reboot, remake, sequel o creazione di franchise da qualcosa che fino a quel momento non lo era) piuttosto che in opere nuove. E qui parlo sia di soggetti originali, ma anche di adattamenti. Insomma, avremmo tutto un furoreggiare di Avengers, X-Men e Justice League, ma ad esempio l'adattamento di Bone che fine ha fatto? In quale limbo degli step di pre-produzione hollywodiana si è arenato?
Poi sul discorso che non sia obbligatorio fruire di un'opera che non ispira solo perché è di moda o per perché ne parlano gli amici di forum, di piuma e di penna, dedicando le proprie attenzioni e il proprio tempo alla scoperta di nuove opere che magari incontrino i propri gusti, sono assolutamente d'accordo.

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: lunedì 24 novembre 2014, 14:50
da Dapiz
James Gunn CI ASCOLTA e dice la sua sugli universi condivisi cinematografici. Condivisibile, ma non sarà un discorso DA NERD? Il pubblico soffre o rischia davvero di soffrire per la mancanza di GRANDI FILM o siamo solo noi a lamentarcene, mentre l'industria va alla grande?

Inviato: lunedì 24 novembre 2014, 16:54
da DeborohWalker
Bè, no, aspetta, il discorso di Gunn non è generale, ma è limitato a una determinata tipologia di universi condivisi.

Lui "promuove" universi come LOTR, Star Wars, Marvel o DC dove tutto è collegato e le potenzialità per sviluppare sequel e spin-off è alla base di tutto.
Credo che lui stia guardando con criticità a universi condivisi annunciati senza che ci sia una base narrativa o di fonti così solida, in cui interagiscono personaggi che non avrebbero nulla a che vedere tra loro... Tra quelli annunciati mi vengono in mente l'universo LEGO e quello dei mostri della Universal, ma probabilmente ne scordo altri.

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: martedì 25 novembre 2014, 01:32
da Valerio
Eh ma il discorso è collegato. I cinematic universe clonati rientrano in quella schizofrenica corsa agli armamenti che sta generando la degenerazione dei franchise.

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: lunedì 22 dicembre 2014, 14:18
da Valerio
Peter Jackson ha letto il nostro Osservatorio e ne è entusiasta:
Non mi piacciono i blockbuster hollywoodiani attuali. L’industria con l’avvento di tutta la tecnologia si è persa per strada. E’ diventata un tripudio di franchise e supereroi. Non ho mai letto un fumetto in vita mia, quindi parto svantaggiato e senza alcun interesse in merito. Insomma, non farò mai un film Marvel. Perciò, se non faccio quello, non ho altra scelta se non fare un piccolo film neozalendese.

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: lunedì 22 dicembre 2014, 17:46
da Eddy
Valerio ha scritto:Peter Jackson ha letto il nostro Osservatorio e ne è entusiasta:
Non mi piacciono i blockbuster hollywoodiani attuali. L’industria con l’avvento di tutta la tecnologia si è persa per strada. E’ diventata un tripudio di franchise e supereroi. Non ho mai letto un fumetto in vita mia, quindi parto svantaggiato e senza alcun interesse in merito. Insomma, non farò mai un film Marvel. Perciò, se non faccio quello, non ho altra scelta se non fare un piccolo film neozalendese.
Certo, un piccolo film neozelandese... dopo che si è riempito le tasche con ben tre "blocbuster hollywoodiani attuali"! Peter, alla faccia dell'ipocrisia :D

Va da sé che fare un blockbuster per potersene stare tranquilli e farsi i cavoli propri al livello cinematografico sia più che legittimo ed è anche logico, d'altronde, che dopo lo scarso successo di Amabili Resti, necessitasse di un'altra rampa di lancio come era stata la trilogia de Il Signore degli Anelli
So di essere OT, quindi smorzo subito, ma spero vivamente cerchi di realizzare qualcosa che sia effettivamente autoriale (cioè in cui dimostri d'aver qualcosa da dire). Pensate che possiamo sperare in un altro Creature dal Cielo?

Re: [L'Osservatorio #5] Franchissene

Inviato: lunedì 22 dicembre 2014, 20:19
da Valerio
Guarda, io ti dico molto semplicemente che la differenza tra ciò che lui addita come cinecomics/blockbusteroni e ciò che ha fatto lui, c'è.

Avengers 7 parte 3 e Batman contro Batman: Il Reboot sono prodotti che vanno ad aggiungersi a ciò che già c'è, senza che effettivamente la cosa abbia una qualche utilità o aggiunga davvero qualcosa al quadro generale.

Lo Hobbit completa LOTR. Lo si voleva, lo si chiedeva e lo si sognava. Era un completamento "necessario". Mi si perdonino le virgolette perché nulla lo è mai realmente, ma ci siamo capiti.