Dal romanzo di Tiziano Sclavi, Dellamorte Dellamore, è stato tratto nel 1994 un film diretto da Michele Soavi, regista italiano che aveva lavorato insieme a Dario Argento in alcuni film del celebre regista e che aveva quindi una formazione horror per quanto riguarda il genere di riferimento.
La scelta del protagonista, guardacaso, è caduta proprio su Rupert Everett, vale a dire quell'attore che qualche anno prima ha involontariamente prestato il volto a Dylan Dog, la creatura di Sclavi che in nuce era già presente nel personaggio di Francesco Dellamorte, protagonista del romanzo da cui è tratto questo film e personaggio che Rupert Everett è chiamato ad interpretare.
E c'è da dire che l'attore americano se la cava egregiamente: una delle tante cose che spiccano in positivo in questa pellicola è sicuramente l'interpretazione particolarmente ispirata di Everett, che trovo abbia centrato perfettamente lo stile del personaggio, e lo abbia reso in modo molto fedele rispetto al Dellamorte che vediamo agire nel libro.
E per via della somiglianza fisica, oltre che caratteriale e di atmosfera, è inevitabile in alcuni tratti pensare che quello che si muove sullo schermo è Dylan Dog
Il film comunque gode di altre frecce al suo arco: la regia di Soavi mi è parsa molto buona, e il regista spesso ha usato le soluzioni visive che suggeriva lo stesso Sclavi all'interno del romanzo per una precisa scelta stilistica, che ha aiutato sicuramente la trasposizione ad essere fedele all'opera originaria. Perfino i dialoghi e i pensieri fuori campo indicati nel libro in più punti sono stati ripresi parola per parola, e data l'evocatività di molte frasi ad effetto partorite da Sclavi direi che la cosa è molto positiva.
Frasi come
Mi chiamo Francesco Dellamorte, nome buffo no? Ho anche pensato di farmelo cambiare all'anagrafe. Andrea Dellamorte sarebbe molto meglio per esempio.
Darei la vita per essere morto.
Il maltempo s'è rimesso, finalmente.
sono di sicuro effetto, e donano al personaggio quell'ironia amara e disincantata che caratterizzavano in modo così peculiare il Dellamorte del libro; ottimo quindi che siano state messe in bocca a Rupert Everett, che insieme alla sua recitazione contribuiscono a rendere perfetto il Dellamorte cinematografico.Ognuno di noi fa quello che può per non pensare alla vita.
Menzione d'onore per François Hadji-Lazaro, che intepreta in modo convincente la parte non facile di Gnaghi.
Menzione di disonore invece per Anna Falchi, che interpreta le tre incarnazioni dell'amore che si presentano man mano a Dellamorte. Se la scena di sesso sulle tombe è sicuramente apprezzabile per quello che mostra ci sono alcune occasioni in cui la recitazione della Falchi non risulta molto convincente...
Sono da ricordare, infine, gli effetti speciali curati da un veterano del genere, quel Sergio Stivaletti che l'anno scorso ha debutato anche come seneggiatore di fumetti per una minisere della Star Comics... se in alcuni tratti non mi hanno convinto del tutto risultandomi troppo artefatti, devo ammettere che per il resto svolgono bene il loro compito. Per quanto riguarda il commento musicale ad opera di Manuel De Sica, invece, niente da dire: è semplicemente perfetto e senza sbavature.
Per quanto riguarda la trama, come detto, il film si attiene in modo molto fedele al libro... però nella prima parte. Negli ultimi venti minuti, pur continuando a seguire le atmosfere sclaviane, il film accorpa un paio di cose in una sola e soprattutto offre un finale che si differenzia abbastanza del romanzo. Senza entrare nei dettagli per non spoilerare, mi limito a dire che i due finali hanno in comune una certa amarezza di fondo e non poca cripticità nell'intepretazione da dare agli avvenimenti, ma il modo in cui questo viene mostrato al fruitore dell'opera è sostanzialmente diverso. E se devo essere sincero, ho preferito il finale del film a quello del romanzo, che spiazza per come viene portata a termine uno dei tormentoni del film e del libro (che nel libro si risolve in modo meno metafico, però, e qui il film ci guadagna invece) e per gli ultimi secondi di pellicola prima die titoli di coda, che ti fanno rimanere a bocca aperta e gettano ancora di più uno sguardo malato su tutta la storia.
Il film non ebbe grande successo al botteghino, tanto che dopo questa prova Soavi si sarebbe dedicato per il decennio successivo alla televisione... è comunque noto anche in America, penso grazie alla presenza del "loro" Rupert Everett, e con gli anni è diventato un piccolo cult per gli amanti del genere, di Dylan Dog e non solo.
Chiudo segnalando che quest'anno è uscita una nuova edizione del film in dvd e blu-ray ricca di contenuti speciali come interviste a chi ha lavorato al film ecc, ma oltre a queste solite cose si può trovare anche uno speciale cha parla del Dylan Dog Horror Fest, cioè degli eventi che creava Sergio Bonelli in persona per dare l'opportunità ai lettori del mensile di fare festa nel segno del loro beniamino. Immagino sia un documento interessante
La copertina di quest'edizione inoltre è molto figa, e la potete vedere qui sopra