A mio avviso un buon film, un film che ti offra delle sensazioni capaci di rimanerti dentro, deve in qualche modo essere portatore delle paure dell'attualità, permettendo così di decodificare il tempo presente - non per forza essendo ambientato nell'attualità -, di rifletterci sopra e di esorcizzare determinate ansie. Jodie Foster segue proprio questo solco, grazie alla sceneggiatura di Alan DiFiore, Jim Kouf e Jamie Linden: non ci si butta sul fin troppo prevedibile terrorismo internazionale, ma su un altro aspetto predominante nella società occidentale e in particolar modo in USA, il denaro. George Clooney interpreta infatti il conduttore di una trasmissione di consigli finanziari che un giorno si vede entrare in trasmissione un ragazzo armato che lo minaccia perché, seguendo un suo suggerimento, ha perso tutti i suoi risparmi. Quello che il giovane vuole non è recuperare il patrimonio, quanto avere risposte concrete del crack finanziario in cui è finito.
Il tema è trattato in modo diretto, quindi: cosa succede quando l'economia "eterea", che corre sul filo delle fibre ottiche e che mastica milioni come fossero noccioline, diventa rovinosamente concreta, tramutandosi in vite rovinate? Magari c'è uno che svirgola, e magari attraverso questa cellula impazzita si può arrivare a verità ben nascoste, fatte di torbidi segreti e intrighi nemmeno percepiti tali da chi li commette, tanto sono entrati a far parte delle regole del gioco. Money Monster (titolo tanto del film quanto del programma condotto da Clooney) funziona, quindi, perché senza retorica e con naturalezza mette in scena un argomento molto concreto e diffuso e ne analizza le crepe, le contraddizioni, le fragilità nascoste dietro alla certezze che vengono solitamente spiattellate al riguardo.
Clooney (anche produttore della pellicola) porta sullo schermo un buon personaggio, probabilmente non tra i migliori della sua carriera ma che rende esattamente quello che deve: il personaggio televisivo gigione di un programma molto estroverso che diventa ostaggio di un pazzo e che ne prende successivamente a cuore le sorti e la "missione". Il grande pregio di questa interpretazione è che questa metamorfosi avviene in modo spontaneo e credibile
Anche il giovane che ha perso tutto - interpretato dall'inglese Jack O'Connell, offre una buona prova, con lo sguardo allucinato al punto giusto e senza avere un atteggiamento troppo fisso. Julia Roberts, infine, ci regala un personaggio apparentemente di contorno in questo dramma, ma che fa invece brillantemente da spalla, spaventata ma in grado di mantenere il sangue freddo per salvare la situazione. Altro personaggio scritto e recitato molto bene.
Degne di nota anche Caitriona Balfe (comparsa in piccole particine in Super 8 e in Now You See Me, ma nota per la serie Outlander) e Emily Meade (già vista nella prima stagione di The Leftovers), in due parti molto diverse ma incisive.
Un film che mi ha soddisfatto, insomma, dove anche la regia della Foster - che finora come regista ha avuto più esperienza con episodi di serie TV che con pellicole cinematografiche - funziona bene, senza troppi virtuosismi ma restando ben presente.
Credo che ogni tanto uscire dallo schema di film unicamente e claustrofobicamente tendenti al nerdismo (come con The Nice Guys settimana scorsa) non possa che far bene