I Tenenbaum è forse il film più noto tra quelli girati da
Wes Anderson, quello che viene immediatamente in mente quando si sta parlando del cineasta texano.
Non è un caso che la pellicola sia un concentrato di tutte quelle caratteristiche che, già presenti in nuce e in maniera leggermente diversa nella prova precedente (
Rushmore), sarebbero presto diventate marchio di fabbrica anche in quelle successive: i colori saturati e accesi, le inquadrature simmetriche, personaggi dalle caratteristiche eccentriche o semplicemente idiosincratici e folli, una trama che sembra non portare a nulla ma che in realtà parla della vita e un cast stellare che serve alla perfezione l'atmosfera surreale.
Il film è il ritratto di una famiglia disfunzionale che pare essere isolata dal mondo reale e immersa in quello filtrato e patinato tipico della visione di Anderson: adulti immaturi come il capofamiglia che dopo anni di assenza e lontananza torna dai propri cari fingendo una malattia letale, 3 figli prodigio cresciuti solo anagraficamente ma con diversi problemi caratteriali derivati da un legame fin troppo forte con la propria infanzia e con il proprio retaggio fatto di cose irrisolte e confusioni varie, comprimari strampalati che contribuiscono però alla costruzione di questo mondo così particolare.
L'evoluzione dei rapporti tra questi individui è sempre e solo apparente, un giro in tondo per poi tornare agli stessi dolori. Solo il figlio interpretato da
Ben Stiller pare avere intrapreso un cammino positivo nel riuscire a perdonare il padre e a superare le idiosincrasie conseguenti alla morte della moglie, ma gli altri ci consegnano un ritratto di vite allo sbando, senza mete precise, senza soluzioni pratiche e senza un finale che cambi le carte in tavola o segni una maturazione.
Questo vale anche per il personaggio interpretato da
Owen Wilson, amico di famiglia che intrattiene una relazione segreta con la figlia femmina dei Tanenbaum, ma che rovina la sua vita e la sua carriera di scrittore con la droga.
Molto interessante anche la figura del tennista fallito e innamorato dalla sorellastra (interpretato da
Luke Wilson) e riuscitissima la parte di
Gwyneth Paltrow nei panni della figlioletta depressa... ma su tutti giganteggia
Gene Hackman, che di fatto è il protagonista. Marito infedele, padre disastroso e bugiardo incallito ed egoista, è un personaggio quasi macchiettistico nella sua collezione di difetti mista a simpatia e ad atteggiamento istrionico. Anche lui, pur nel suo modo del tutto particolare, compirà una sorta di inaspettata maturazione, ma in un'ottica sempre molto "andersoniana" e particolarmente interessante.
I Tanenbaum è forse la pellicola più completa di Wes Anderson dopo
Grand Budapest Hotel, che si pone come summa di tutto quello che è il cinema del regista da questa pellicola passando per tutte le successive. Un film intenso, strano, malinconico e dolceamaro, ma molto equilibrato in tutte le sue parti.