[Chuck Wendig] Star Wars: Aftermath - Debito di Vita

Rispetto agli altri animali l'uomo ha un'utile facoltà: può immaginare cose che non esistono, generando interi mondi fantastici grazie al potere della fantasia. E c'è chi di fantasia ne ha così tanta da non inventare solo storie ma da creare universi che riempiono più e più libri, e che ora sono raccolti in questa cartella.
  • Finito di leggere poco fa, e concordo grossomodo, ma provo a fare un paio di distinguo.

    Trovo che l'affresco generale sia bello e convincente, e qui sto giudicando la cosa sul piano "storiografico". Inoltre trovo resi molto bene personaggi come Amedda, Mon e altro cast preesistente e mai troppo indagato sul piano personale o politico. Ottimi gli interludi, bella la descrizione di Kashyyyk, le dinamiche della sua liberazione, qualsiasi cosa riguardi l'Impero, e quindi Sloane, Rax, il già citato Amedda. E il segreto di Jakku mi mette l'acquolina.

    I problemi sorgono quando sono di scena i "nuovi eroi". Concettualmente sono anche dei buoni personaggi, ma per come si muovono mi risultano abbastanza artificiosi. Mi riferisco soprattutto ai vari Sinjir, Jas, Jom, Temmin (Norra regge meglio) e chiunque sia messo a reggere la parte più scanzonata e cameratesca. Ecco, probabilmente sono troppi, e l'impressione è quella di un "corpo estraneo" inserito all'interno di un cast... che li accoglie fin troppo bene. Tempo fa, quando si affermò il termine Mary Sue, come stereotipo fanfictionaro iperpositivo, fra le caratteristiche ricorrenti di questi personaggi c'è anche il loro automatico integrarsi con tutti gli onori all'interno del cast base. Potrebbe essere un'impressione solo mia, però questa cosa mi stride, e lo ritengo un difetto di scrittura. Ho letto molti romanzi di Star Wars con un cast sempre assolutamente nuovo e questa sensazione artificiosa la avverto esclusivamente con il team di Norra, quindi qualcosa non va. Forse l'errore è alla base: affidare ad un team "altro" il punto di vista su quelle che difatto sono le vicende immediatamente successive al Ritorno dello Jedi, dando loro solo un anno di tempo per sorgere e acquisire il loro diritto alla "prima linea" forse è stato un po' azzardato. Mi chiedo come sarebbe stata la trilogia di Aftermath con Han, Leia, Luke, Lando e Wedge al centro degli eventi.
  • Valerio ha scritto:I problemi sorgono quando sono di scena i "nuovi eroi". Concettualmente sono anche dei buoni personaggi, ma per come si muovono mi risultano abbastanza artificiosi. Mi riferisco soprattutto ai vari Sinjir, Jas, Jom, Temmin (Norra regge meglio) e chiunque sia messo a reggere la parte più scanzonata e cameratesca. Ecco, probabilmente sono troppi, e l'impressione è quella di un "corpo estraneo" inserito all'interno di un cast... che li accoglie fin troppo bene.
    Credo sia proprio un problema dovuto a Wendig e a una sua cattiva caratterizzazione e messa in scena dei personaggi. Secondo me rendere protagonisti i personaggi secondari non è una cattiva idea (questo discorso vale per i romanzi), valorizza e rende gratificanti le apparizioni dei personaggi importanti. Credo sia proprio un problema di cattiva scrittura.

    Il che porta ad un discorso generale sui romanzi di SW. I film hanno fatto la storia del cinema. Le serie animate e i videogiochi sono al livello delle migliori produzioni sul campo. I fumetti sono di buon livello, c'è di meglio ma la qualità è discreta (e si leggono alla svelta). Ma i romanzi? Non c'è proprio paragone con altre opere dello stesso medium. Considerando quanto tempo ci vuole a leggerli, ne vale davvero la pena? Perché è così difficile avere buoni romanzi? Alla fine l'unico che mi abbia davvero fatto piacere leggere è stato Lost Stars.
    Assurancetourix
  • Può darsi sia così, ed è vero anche che è il medium che ruba più tempo in assoluto. Ma è vero anche che è quello che permette un maggior approfondimento e impreziosimento dei concetti, laddove nei film prevale l'aspetto mainstrem, nelle serie l'actionata verticale per ragazzi, nei fumetti è più quel che "vedi" di quel che accade e si respira una diluizione quasi eccessiva.

    Coi romanzi è sempre un po' un'incognita. A parte l'ovvio Lost Stars penso di essermi divertito anche con altri, di sicuro con quello di Ventress e a tratti ho trovato davvero profondi alcuni passi di Tarkin.

    Certo è che sono troppi, e mi chiedo cosa ne pensi il pubblico. Se avvertiamo noi un eccesso, che cmq siamo appassionati, può il mercato realmente leggere una produzione così a raffica di quello che è comunque un medium rivolto ad un pubblico un po' nicchioso?
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