American Gods
di Neil Gaiman
In questo periodo Gaiman tira abbastanza (e la ristampa di Sandman, e il film di Stardust , e Il cimitero senza lapidi...) e così ho tentato di farmi una cultura buttandomi a capofitto in un vortice molto più grande di me
In poche parole ho cominciato ad accaparrarmi tutto il "Made in Gaiman" sul mercato
Ho iniziato sollazzandomi con questo fior di libro da 523 pagine, senza sapere e senza volere sapere nulla dell'autore, del suo stile eccetera... nonostante questo qualche "previsione" l'avevo azzardata, ovviamente sono stato smentito: Gaiman è imprevedibile.
Il prontivia è un sobrio (ma deliziosamente scritto ) inizio, una sferzata ben messa che ti cala con stupefacente tranquillità nell'universo delle carceri, in compagnia d'un apparentemente bastardo qualunque, Shadow. Poi, bo, così, dal nulla,la scrittura si infiamma, la fantasia galoppa, quasi avessero tolto d'improvviso la catena a quel cagnaccio di Gaiman.
Da qui, ti devi lasciare travolgere, non puoi/non devi tentare di opporti alla sua scrittura del tipo "ciclone grado massimo".
Da questo punto di vista (scusate l'improbabile volo pindarico) ho pazzamente accumunato lo stile di Gaiman alla regia di Nolan (Memento, The Prestige, Batman Begins...) in cui il lettore/spettatore è un povero calzino che viene lavato, voltato, rilavato e rivoltato a piacimento; anzi Gaiman ancor di più, è una vera e propria esperienza onirica, quasi un libro-stupefacente: del tipo che è l'equivalente "da leggere" dei funghetti allucinogeni (...vado a intuito, non li ho mai provati ), del tipo che è come essere buttati in un'enorme grotta dietro ad una guida (l'autore) pazza furiosa che corre da una parte all'altra, devia, sbaglia, ti porta fino fuori da una lunghiiiiiiissima galleria tanto per farti vedere una stalagtite particolare e poi dentro di nuovo, destra, sinistra....dietrofront.....del tipo che è come provare l'ottovolante del luna park più grande dello stato e scoprire troppo tardi che non segue le rotaie né rispetta i limiti di velocità, va dove vuole....
Insomma, American Gods è meraviglioso.
Sì, be, se non l'avete capito ho appena finito di leggerlo.
[Neil Gaiman] American Gods
Continua la mia full immersion nelle opere di Gaiman con questo romanzone.
Stranamente, all'inizio e in un punto un po' prima della metà la lettura mi andava a rilento. Non so perchè. Avevo appena finito di leggere Nessun dove, e ne ero tutto eccitato e catturato, e qualcosa in questi due punti non funzionava. Un paio di giorni fa ho divorato invece le ultime due delle tre parti in cui è diviso il libro, con famelica voglia di vedere quello che mi aspettava pagina dopo pagina.
E...
...E non so se American Gods mi è piaciuto di più di Nessun dove oppure viceversa, so che anche American Gods è un signor libro e che la sua lettura consiglio caldamente a tutti. Il personaggio di Shadow come "eroe per caso" che non ha per nulla le carattersitiche dell'eroe (infatti è un ex detenuto, e il suo ruolo è solo quello di guardia del corpo) è molto ben costruito, così come quello dell'altra figura dominante del libro: Wednesday, conosciuto anche come Odino. Questo è un capolavoro di personaggio, il motore della storia se vogliamo, colui che ingaggia Shadow e gli mostra una faccia dell'America che il protagonista nemmeno sospettava. Già, perchè l'idea di base - molto interessante/intrigante e allo stesso tempo leggermente banale - è l'avvicinarsi dello scontro tra i "vecchi dei", quelli del vecchio continente che portati sul suolo americano dai primi coloni, vennero pian piano dimenticati, e i "nuovi dei", quelli di moda, quelli della TV, di Internet, dei cellulari, dei fast food...
Ma il bello di tutta la trama e che riesce a essere solida per tutte le sue 520 pagine, che anche se all'apparenza allungano inutilmente il brodo in realtà sono tutte utili alla vicenda, anche le fasi che sembrano "di stanca" o di pausa. Niente da fare, alla fine tutto servirà, tutto avrà un senso, nulla resterà insoluto. Gaiman in questo è un drago, inserisce così tanti elementi nella storia che quando ne viene ripreso uno che sembrava secondario il lettore se n'era scordato.
Oltre a ciò, la potenza della scrittura di Gaiman sta proprio in quello che scriveva qua sopra Joe Mango: ti prende, ti trascina, ti trasporta in modo vorticoso e sempre inaspettato, e ti prende per i fondelli in una maniera impressionante. Ti confonde e ti inganna, come i migliori giallisti o come Shadow quando fa i suoi giochi di prestigio facendo apparire e scomparire monetine nelle sue mani.
Per questo la lettura di questo romanzo è un'esperienza di lettura unica e difficilmente riscontrabile in altri libri, anche di genere: non è solo perchè ci sono gli dei, non è solo per l'ironia dell'autore (sempre meravigliosamente presente), non è per i fantasmi, non è per la mitologia e l'uso in sè, non è per la scelta di mettere citazioni all'inizio di ogni capitolo. Anche, ma non solo. E' soprattutto perchè sa costruire un mosaico irripetibile e che ti lascia affascinato quando cala il sipario.
PS: unica cosa che sottolineo è la versione della Mondadori. Ci sono un sacco di errori, come mancanza di maiuscole dopo il punto, lettere scambiate in una parola, stessa parola ripetuta due volte di fila... e non pochi. Peccato, perchè il libro meritava più attenzione (apprezzo però che le citazioni a inizio capitoli siano state tenute in inglese, con la traduzione in basso alla pagina).
Stranamente, all'inizio e in un punto un po' prima della metà la lettura mi andava a rilento. Non so perchè. Avevo appena finito di leggere Nessun dove, e ne ero tutto eccitato e catturato, e qualcosa in questi due punti non funzionava. Un paio di giorni fa ho divorato invece le ultime due delle tre parti in cui è diviso il libro, con famelica voglia di vedere quello che mi aspettava pagina dopo pagina.
E...
...E non so se American Gods mi è piaciuto di più di Nessun dove oppure viceversa, so che anche American Gods è un signor libro e che la sua lettura consiglio caldamente a tutti. Il personaggio di Shadow come "eroe per caso" che non ha per nulla le carattersitiche dell'eroe (infatti è un ex detenuto, e il suo ruolo è solo quello di guardia del corpo) è molto ben costruito, così come quello dell'altra figura dominante del libro: Wednesday, conosciuto anche come Odino. Questo è un capolavoro di personaggio, il motore della storia se vogliamo, colui che ingaggia Shadow e gli mostra una faccia dell'America che il protagonista nemmeno sospettava. Già, perchè l'idea di base - molto interessante/intrigante e allo stesso tempo leggermente banale - è l'avvicinarsi dello scontro tra i "vecchi dei", quelli del vecchio continente che portati sul suolo americano dai primi coloni, vennero pian piano dimenticati, e i "nuovi dei", quelli di moda, quelli della TV, di Internet, dei cellulari, dei fast food...
Ma il bello di tutta la trama e che riesce a essere solida per tutte le sue 520 pagine, che anche se all'apparenza allungano inutilmente il brodo in realtà sono tutte utili alla vicenda, anche le fasi che sembrano "di stanca" o di pausa. Niente da fare, alla fine tutto servirà, tutto avrà un senso, nulla resterà insoluto. Gaiman in questo è un drago, inserisce così tanti elementi nella storia che quando ne viene ripreso uno che sembrava secondario il lettore se n'era scordato.
Oltre a ciò, la potenza della scrittura di Gaiman sta proprio in quello che scriveva qua sopra Joe Mango: ti prende, ti trascina, ti trasporta in modo vorticoso e sempre inaspettato, e ti prende per i fondelli in una maniera impressionante. Ti confonde e ti inganna, come i migliori giallisti o come Shadow quando fa i suoi giochi di prestigio facendo apparire e scomparire monetine nelle sue mani.
Per questo la lettura di questo romanzo è un'esperienza di lettura unica e difficilmente riscontrabile in altri libri, anche di genere: non è solo perchè ci sono gli dei, non è solo per l'ironia dell'autore (sempre meravigliosamente presente), non è per i fantasmi, non è per la mitologia e l'uso in sè, non è per la scelta di mettere citazioni all'inizio di ogni capitolo. Anche, ma non solo. E' soprattutto perchè sa costruire un mosaico irripetibile e che ti lascia affascinato quando cala il sipario.
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Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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