[Stephen King] La Sfera del Buio ("La Torre Nera" 4)
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La Sfera del Buio (La Torre Nera 4)
Titolo Originale: Wizard and Glass
Autore: Stephen King
Traduttore: Dobner Tullio
Anno: 1997
Pagine: 658
Prezzo: euro 14.50
Editore: Sperling & Kupfer
Il quarto volume della saga horror-fantasy di Stephen King è un piccolo gioiello, un racconto nel racconto, una storia che ancora più che nelle tre precedenti ci immerge nelle atmosfere western alla Sergio Leone, ispirazione dichiarata fin dal primo romanzo per le ambientazioni in cui si muove Roland, e per la figura stessa dell’ultimo cavaliere.
Infatti, il cammino di Roland, Eddie, Susannah e Jake verso la Torre Nera avanzi di pochissimo, e il romanzo con le sue 654 pagine si concentra quasi totalmente sul passato del pistolero.
Giusto il tempo di chiudere l’azione che l’autore aveva troncato con un sapiente cliffhanger nello scorso volume, cioè la gara di indovinelli tra i Nostri e il treno Blaine il Mono, e i 4 protagonisti (più il bimbolo Oy) si ritrovano a Tolpeka, una città che pur essendo nel mondo di Roland appare situata in una sorta di Kansas alternativo al nostro, ma per certi versi molto simile. Un altro segnalae del fatto che la linea che divide i mondi è sempre più labile e confusa.
Un luogo desolato, perché la popolazione appare sterminata da una misteriosa malattia. E il ciglio di un’autostrada deserta è l’ambiente in cui i pistoleri si siedono e in una notte che sembra eterna Roland finalmente decide di raccontare ai suoi nuovi compagni e amici episodi del suo passato, della sua giovinezza, perché loro ormai sono ka-tet e non devono esserci segreti.
Non so quanto la lunga avventura che Roland racconta a Eddie e agli altri potrà avere influenze nei prossimi tre libri della serie, ma penso abbastanza. Certo, a prima vista può sembrare solo un rallentamento nel corso degli eventi principali, ma penso che il tempo rivelerà l’importanza di questo racconto nell’economia della serie. In breve, quello che Roland racconta è la missione che lui e i suoi grandi amici Cuthbert e Alain hanno vissuto alla giovanissima età di 16 anni nella baronia di Mejis, lontana dalla loro città natale di Gilead che aveva una posizione più centrale nel regno. Mejis sembra un’amena e piccola cittadina, scelta dai padri dei tre ragazzi proprio per la tranquillità, dal momento che dopo l’impresa di Roland che lo fece diventare cavaliere (raccontata nei flashback del primo romanzo) Gilead non era più sicura per il giovane. Ma qui i ragazzi scopriranno che Mejis sta tradendo l’affiliazione (l’associazione di difesa del mondo di Roland, che ha tra i cavalieri i più illustri membri) vendendosi a Farson il Buono, una canaglia che vuole conquistare sempre più potere.
I tre amici matureranno molto nel loro soggiorno a Mejis, cercando di sventare il complotto, ma sulla strada di Roland si piazza l’amore, sottoforma della splendida Susan…
Numerosi sono i colpi di scena tra le rivelazioni che emergono nel corso del racconto: il fatto che il padre di Roland [spoiler]sapesse già da tempo che sua moglie lo stava tradendo con Marten il Mago[/spoiler], il fatto che Roland [spoiler]ha ucciso sua madre[/spoiler], la [spoiler]tremenda morte di Susan[/spoiler]…
Di certo mi ha sorpreso, vista anche la mia conoscenza basata solo sulla fama e sugli stereotipi della scrittura di King, la dovizia di particolari che lo scrittore riesce a riportare sul travolgente amore tra Roland e Susan, con un’abilità nel far percepire al lettore questo sentimento incredibile, ben bilanciandolo con la parta romantica e quella più passionale. Ed essendo una componente preponderante nella storia, mi ha fatto piacere trovarla così ben narrata.
E poi c’è la Sfera che dà il titolo al libro: essa è un’Iride del Mago, un oggetto malefico che si nutre del dolore della gente e che cattura la mente di chi la osserva. Viene spontaneo fare un parallelo con l’Anello di Frodo, così come viene spontaneo l’accostamento tra Reha del Coos, la strega che doveva custodire la Sfera e che ne viene assoggettata, e Gollum. Oggetto importante anche per la sua conoscenza di molti fatti.
Insomma, quasi un romanzo di transizione, uno spartiacque nella saga, proprio come il quarto volume di Harry Potter in fondo. Qui se ne approfitta per volgere lo sguardo al passato, un passato che il lettore ancora ignora ma di cui negli scorsi tre tomi sono stati lanciati alcuni assaggi, tali da ingolosire e incuriosire i più su quello che ha vissuto l’ultimo cavaliere prima di arrivare nel deserto da cui questa saga ha inizio. Ma di certo ancora tanto c’è da sapere, alcuni buchi ci sono ancora ma non dubito che ne verremo presto a conoscenza.
E se le citazioni a inizio libro m sembravano strane (una da Romeo e Giulietta e una da Il Mago di Oz), dopo aver finito il romanzo risultano chiare entrambe, dato che la fine de La Sfera del Buio ci riporta al presente, con [spoiler]un incontro dei nostri con Randall Flagg, il misterioso antagonista di Roland dai mille volti[/spoiler], il tutto svolto in un parallelo molto fedele proprio a Il Mago di Oz, con tanto di scarpette rosse e tutto il resto.
Il finale è malinconico, non in sé ma per quanto si è venuto a conoscenza di Roland. Se ora la sua amicizia con i suoi nuovi compagni è più forte e rinsaldata, il lettore non può fare a meno di guardare con occhi diversi l’ultimo cavaliere, per quello che ha vissuto nella sua giovinezza. Ed è con questa nuova consapevolezza che il lettore è disposto a seguirlo nella ricerca della Torre Nera.
Molto interessante, come ogni volta, la postfazione di King, che dice quattro (interessanti) parole sul romanzo appena letto, sulla sua genesi e sulla sua collocazione nella saga e più in generale nel suo immenso corpus narrativo.
Next, I Lupi del CallaUltima modifica di Bramo il lunedì 18 gennaio 2010, 23:06, modificato 1 volta in totale.Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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Parlando di questo libro sul Papersera con l'utente Ego, sono uscite delle riflessioni interessanti. Nel senso che lui ha esposto delle sue tesi al riguardo, che proprio perchè un po' differenti dalle mie impressioni sono interessanti da riportare in coda a questa recensione, per offrire uno sguardo più ampio.
Considerazioni che quindi riporto qui, col suo permesso:
Considerazioni che quindi riporto qui, col suo permesso:
Ego dal Papersera ha scritto: Io invece lo considero il libro da cui la parabola della serie inizia a scendere.
Di tutta la saga, questo è il volume che più soffre della famosa "elefantiasi letteraria" di King. La narrazione e la caratterizzazione sono splendidi, eccezionali, ma la quantità di dettagli è davvero eccessiva e il gran numero di capitoli è decisamente anomalo per King, che potrebbe aver avuto qualche difficoltà a riorganizzare la mole di racconto. Inoltre, Wizard and Glass è l'ultimo volume della Torre Nera prima che King abbia il suo famoso incidente, ed essendo quindi l'ultimo esponente di un periodo esistenziale dell'autore, finisce col promettere racconti che poi in seguito non saranno narrati: dopo il quarto volume, tutta la produzione di King subisce una svolta, e tanto più la sua saga fantasy.
Onore comunque alla bravura dell'autore nel costruire il carattere dei personaggi. Credo che nessuno mi abbia mai fatto odiare dei personaggi fittizi come fa King, e specialmente dei personaggi femminili: Rhea e Cordelia le avrei strozzate con le mie mani. In quanto al dialetto di Mejis, ha praticamente dominato i miei pensieri per una settimana, tanto che a volte, parlando, avevo la tentazione di dire "aye" invece di "sì".
Purtroppo Wizard and Glass è uno di quei romanzi in cui tutto è destinato a finire male, e lo si sa già dall'inizio. Credo che anche per questo l'autore tenda in qualche modo a sminuire i successi dei giovani protagonisti: considerate tutte le pagine dedicate all'odio e ai piani di vendetta di Jonas e dei suoi compari, [spoiler]la loro fine per mano di Roland e compagni è fin troppo rapida e poco liberatoria[/spoiler]. Forse anche per questo I Lupi del Calla sarà invece un successo pressoché totale per Roland e la sua nuova compagnia.
Wizard and Glass è bello, ma non mi ha catturato come La chiamata dei tre, che mette in scena lo stesso assurdo livello di dettaglio e di caratterizzazione, ma lo gestisce molto meglio che in questo quarto volume.
Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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Ciao bimbi,
con ritardo quarantennale e lentezza insostenibile sto recuperando anch'io questo bel sagone. E sono arrivato giusto stasera alla conclusione di questo monumentale quarto volume, dopo quattro mesi di estenuante lettura (e a piú di un anno dall'inizio del primo libro).
Ho trovato anch'io sommo piacere nel secondo volume, "La chiamata dei tre", per l'originalità del meccanismo narrativo nella selezione dei compagni di viaggio, per la peculiarità dell'odissea di Roland, mai piú figura cristologica che in questo caso, contemporaneamente eroe protagonista e spalla.
Il terzo e quarto volume soffrono di transitorietà (coi fastidiosissimi cliffhanger e le ancor piú fastidiose riprese in medias res) ma soprattutto soffrono CHE SONO WESTERN. Un genere molto difficilmente digeribile, che al cinema può contare su vari appigli ma in un romanzo è uno stillicidio, per di piú di questa lunghezza ostinata.
A salvare l'opera è la padronanza di Stephen King della lingua, anzi delle lingue. Ho comprato le edizioni in lingua originale (e gli audiolibri) per ragioni economiche, ma visto il compiacimento di King con i dialetti e gli arcaicismi (e l'esaltante tour de force del narratore degli audiolibri Frank Muller, un mostro nell'interpretazione dei tanti e diversi personaggi) la reputo la scelta migliore. Purtroppo Frank Muller ha avuto un incidente stradale che l'ha costretto in ospedale per sei anni, proprio durante l'uscita degli ultimi tre romanzi, che sono stati registrati da un altro (insieme alla riedizione del primo). King gli ha poi dedicato il quinto libro.
Nonostante questo ben di dio le storie raccontate in questi due volumi ("Le terre desolate" e "La sfera del buio") rimangono episodi trascurabili. Persino il grande flashback su Susan, sicuramente importante nella definizione del personaggio di Roland, assume una forma che altri flashback pure belli e ricchi (come quello di Tull) non esigevano. Sarà piaciuto tantissimo a King scriverlo, ma pochi possono dire di averlo letto "tutto d'un fiato".
Siamo comunque di fronte a un'opera senza pari nella letteratura contemporanea. A parte le altre opere di King, s'intende...
Ora ho due dubbi atroci:
- leggere lo "spin-off" The Wind through the Keyhole prima del quinto libro?
- vedere il film di imminente uscita (che è um reboot ma non lo è ma lo è ma non lo è) nonostante io sia ancora a metà saga e rischi di spoilerarmi tutto?
In realtà il secondo non è un dubbio, perché domani c'è l'anteprima del film e ci devo andare per forza. Diciamo che vi domando, a voi che avete letto già tutta la saga, di che morte morirò.
Inviato dal mio Nexus 6 utilizzando Tapatalk
con ritardo quarantennale e lentezza insostenibile sto recuperando anch'io questo bel sagone. E sono arrivato giusto stasera alla conclusione di questo monumentale quarto volume, dopo quattro mesi di estenuante lettura (e a piú di un anno dall'inizio del primo libro).
Ho trovato anch'io sommo piacere nel secondo volume, "La chiamata dei tre", per l'originalità del meccanismo narrativo nella selezione dei compagni di viaggio, per la peculiarità dell'odissea di Roland, mai piú figura cristologica che in questo caso, contemporaneamente eroe protagonista e spalla.
Il terzo e quarto volume soffrono di transitorietà (coi fastidiosissimi cliffhanger e le ancor piú fastidiose riprese in medias res) ma soprattutto soffrono CHE SONO WESTERN. Un genere molto difficilmente digeribile, che al cinema può contare su vari appigli ma in un romanzo è uno stillicidio, per di piú di questa lunghezza ostinata.
A salvare l'opera è la padronanza di Stephen King della lingua, anzi delle lingue. Ho comprato le edizioni in lingua originale (e gli audiolibri) per ragioni economiche, ma visto il compiacimento di King con i dialetti e gli arcaicismi (e l'esaltante tour de force del narratore degli audiolibri Frank Muller, un mostro nell'interpretazione dei tanti e diversi personaggi) la reputo la scelta migliore. Purtroppo Frank Muller ha avuto un incidente stradale che l'ha costretto in ospedale per sei anni, proprio durante l'uscita degli ultimi tre romanzi, che sono stati registrati da un altro (insieme alla riedizione del primo). King gli ha poi dedicato il quinto libro.
Nonostante questo ben di dio le storie raccontate in questi due volumi ("Le terre desolate" e "La sfera del buio") rimangono episodi trascurabili. Persino il grande flashback su Susan, sicuramente importante nella definizione del personaggio di Roland, assume una forma che altri flashback pure belli e ricchi (come quello di Tull) non esigevano. Sarà piaciuto tantissimo a King scriverlo, ma pochi possono dire di averlo letto "tutto d'un fiato".
Siamo comunque di fronte a un'opera senza pari nella letteratura contemporanea. A parte le altre opere di King, s'intende...
Ora ho due dubbi atroci:
- leggere lo "spin-off" The Wind through the Keyhole prima del quinto libro?
- vedere il film di imminente uscita (che è um reboot ma non lo è ma lo è ma non lo è) nonostante io sia ancora a metà saga e rischi di spoilerarmi tutto?
In realtà il secondo non è un dubbio, perché domani c'è l'anteprima del film e ci devo andare per forza. Diciamo che vi domando, a voi che avete letto già tutta la saga, di che morte morirò.
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“DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”
Non so di che morte morirai, dato che non si capisce affatto la natura di questo film.
Ma se posso consigliarti lo spinoff adesso io lo faccio senza esitazione.
E sai perché? Perché io non l'ho ancora letto. Il che significa che quando finisci il settimo, di tornare a leggere un approfondimento collocato in un punto così specifico e arretrato della trama, di voglia se ne ha ben poca. O adesso o mai più
Ma se posso consigliarti lo spinoff adesso io lo faccio senza esitazione.
E sai perché? Perché io non l'ho ancora letto. Il che significa che quando finisci il settimo, di tornare a leggere un approfondimento collocato in un punto così specifico e arretrato della trama, di voglia se ne ha ben poca. O adesso o mai più
È quello che temevo, infatti mi faccio forza e me lo leggo ora, nonostante arda di voglia che la storia vada avanti...
PS: Ho visto il film, è di una bruttezza invereconda, devo parlarne con qualcuno, help.
PS: Ho visto il film, è di una bruttezza invereconda, devo parlarne con qualcuno, help.
“DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”