[Stephen King] La Torre Nera ("La Torre Nera" 7)
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La Torre Nera (La Torre Nera 7)
Titolo Originale: The Dark Tower
Autore: Stephen King
Traduttore: Dobner Tullio
Anno: 2004
Pagine: 1129
Prezzo: euro 19.50
Editore: Sperling & Kupfer
Il lungo viaggio si conclude, alfine. Quello di Roland, che dopo un sacco di strada, insidie e incubi è arrivato al termine della sua avventura. Quello di Stephen King, che dopo più di vent’anni ha portato a termine la sua più grande opera. E il mio, che dopo quasi un anno giungo alla fine dei 7 libri che compongono la saga della Torre Nera.
La Torre Nera è un libro molto corposo, con le sue 1000 e passa pagine. Diviso in 5 parti più un’appendice, il romanzo riprende la narrazione da dove l’avevamo lasciata alla fine di La Canzone di Susannah, con la donna che si prepara a partorire il temibile figlio del Re Rosso e di Roland. Ma questo è solo il “la”, che porterà il ka-tet del 19 (Roland, Eddie, Susannah, Jake e Oy il bimbolo) ad arrivare a Rombo di Tuono, dove li attende una missione di vitale importanza, salvare cioè i Vettori dalla distruzione sistematica che sta avvenendo in quel luogo.
Qui un inciso doveroso. Gli ultimi 3 libri della serie (I Lupi del Calla, La Canzone di Susannah, La Torre Nera) appaiono di una compattezza narrativa che è un piacere notare, specie rispetto ai primi quattro: questo deriva dal fatto che gli ultimi tre libri sono stati scritti dal Re in tutta fretta, uno dietro l’altro, successivamente al grave incidente stradale che gli capitò nel 16 giugno del 1999 e che gli mise addosso una terribile paura di morire e di non poter finire di scrivere la saga. Molti ritengono i romanzi di King post-incidente inferiori alla sua produzione precedente, così anche i tre romanzi finali della Torre Nera, che sembrano abbandonare alcuni temi e situazioni della quadrilogia iniziale. Tra l’altro, dato che dallo scorso romanzo King è diventato parte attiva dell’opera nel ruolo di se stesso, scrittore nel Mondo Cardine delle gesta di Roland, il Re ha modo di inserire nella storia l’episodio reale dell’incidente, descrivendolo nell’esatto modo in cui è andato (compreso il nome del tipo che l’ha investito) attribuendo la sua non morte all’intervento dei suoi personaggi. E secondo me crede davvero che sia andata così!
Io personalmente, comunque, vedo una cosa positiva in questa continuità stretta negli ultimi tre romanzi, e la cosa si nota soprattutto in questa cosa di Rombo di Tuono: nel quinto libro esso era semplicemente il luogo da dove venivano i Lupi, i robot che rapivano i bambini nel Calla; i mandanti dei Lupi vengono accennati di striscio una sola volta verso la fine, identificati come Frangitori, ma tutta la vicenda sembra più autoconclusiva che altro. E invece in questo ultimo libro scopriamo che i Frangitori altro non sono che esseri umani dotati di fortissimi poteri mentali in grado di sgretolare i Vettori, cioè le forse che tengono in piedi la Torre e tutti i mondi e gli universi esistenti. King non manca di inserire tra questi Sheemie, sguattero che Roland conobbe nel suo passato a Mejis (come sappiamo dal lungo flashback nel quarto libro) e Ted Brautigan, altro personaggio che King prende da un’altra sua opera (come già successo per Padre Callahan), precisamente dal racconto Uomini bassi in soprabito giallo in Cuori in Atlantide.
Completata la missione contro i Frangitori all’inconsapevole servizio del Re Rosso, Roland e Jake vanno nel Mondo Cardine per salvare Stephen King dall’incidente, perché la sua morte porterebbe probabilmente alla fine dei mondi. La crudeltà di King è di [spoiler]far morire il simpaticissimo Eddie nella prima missione e il povero Jake nella seconda[/spoiler].
A questo punto Roland può attraversare l’ultima parte di viaggio per arrivare all’agognata Torre Nera, e allo scontro con il Re Rosso, che ne è rimasto intrappolato (nella Torre e nella sua pazzia che l’ha colto vedendo i suoi piani fallire). E se riuscirà a superare anche gli ultimi scogli, potrà forse finalmente entrare nella Torre e magari vedere cosa o chi c’è nella stanza all’ultimo piano…
Il finale che King ha confezionato per la sua lunga epopea, un po’ ispirata al Signore degli Anelli e un po’ ai film di Sergio Leone, ha lati buoni e lati negativi. Se nel corso dello svolgimento di quest’ultimo romanzo abbiano scene esaltanti (l’attacco alla fortezza dei Frangitori, le spedizioni nel Mondo Cardine, la sosta a casa di Dandelo ecc) ci sono anche situazioni che sembrano trovare pochi sbocchi, o che alla prova dei fatti risultano ridondanti: Mordred, il figlio tanto di Roland quanto del Re Rosso portato in grembo da Susannah/Mia, non fa altro che seguire i protagonisti fino a che, [spoiler]quando li raggiunge, non viene ucciso[/spoiler], senza che abbia rappresentato una vera minaccia. Il Re Rosso, poi, per quanto rappresentato in modo temibile, viene sconfitto in modo IMHO troppo veloce e privo di epicità. Non viene ripresa la questione della Tredici Nera, la sfera che Jake aveva nascosto nel Mondo Cardine del 1999: anche se quello si può spiegare con il fatto che il ragazzo la nascose in una cassetta di sicurezza in un ufficio sotto alle Torri Gemelle, come se suggerisse che la sfera attiri il male, e che si sia rotta dopo il crollo degli edifici due anni più tardi. Una delle cose che più mi ha seccato invece è la presenza di Stephen King intesa come deus ex machina, con tanto di bigliettini che i Nostri trovano durante il loro percorso e senza i quali non sarebbero riusciti a trarsi d’impaccio, sarebbero magari morti. Il modo spudorato con cui la cosa è trattata, pur geniale da un certo punto di vista, è quasi irritante.
A fronte di ciò, comunque, il migliaio di pagine dà al volume un’aura d’importanza, e permette al lettore di accomiatarsi dal mondo del pistolero, da tutti i luoghi e personaggi con calma.
Due parole sul finale, sulla sue due nature anzi (ovviamente SPOILER).
E’ un King inaspettatamente consolatorio quello che descrive Susannah arrivare in una delle infinite versioni del nostro mondo, di New York, in cui incontra un’altra versione di Eddie e Jake, che qui sono fratelli e che di cognome fanno Toren. Un bel finale, dopo tutto quello che hanno dovuto patire, anche se King dice subito che non saranno sempre felici e contenti perché nella vita vera non succede mai così. Però periodi di felicità li avranno. E visto come mi ero affezionato a loro (Eddie e Jake soprattutto) la cosa mi è piaciuta.
Per il protagonista Roland e la fine della sua ricerca, invece, sono pienamente soddisfatto. King ci ammonisce, prima di farci leggere le ultime pagine, che per lui il finale è quello scritto sopra per Eddie e compagnia, e per Roland semplicemente la sua entrata nella Torre. Sostiene che non abbiamo seguito la saga per la meta, ma per il gusto del viaggio, non siamo obbligati ad andare avanti. Suppongo che nessuno si sia fermato mai. Così apprendiamo che finalmente Roland sale nella Torre, e in ogni piano una stanza contiene oggetti legati alle varie età della sua vita. E alla fine arriva alla stanza dell’ultimo piano.
Stephen King non risponde precisamente alla domanda su chi o cosa c’è lì: Gan, identificato come il Dio del Medio Mondo? Oppure un dio cattivo? Una creatura inimmaginabile? Ma ci sarà un essere senziente o no, un’entità con un cervello e sentimenti, che dalla Torre tutto governa con un motivo? Oppure è solo una porta verso l’inferno personale? Giacché quello che King ci mostra è che Roland è dannato. Quando apre quella porta si ritrova catapultato immediatamente indietro nel tempo, al momento esatto in cui si apre il primo libro della saga, senza memoria di quello che è successo, condannato a ripetere lo stesso lungo viaggio, gli stessi errori e le stesse perdite. Nel momento in cui apre quella porta Roland ricorda che è già arrivato innumerevoli volte alla Torre Nera, e che sempre è tornato indietro in un loop infinito e invincibile. Ma anche qui il finale è consolatorio: ritrovatosi nel deserto all’inseguimento dell’Uomo in Nero stavolta ha con sé il corno, che nella timeline precedente aveva perso nella battaglia di Jericho Hill, precedente all'inizio del primo romanzo. King ci suggerisce che non tutto quindi è costretto a ripetersi come l’abbiamo visto, e magari il pistolero avrà una possibilità di redenzione e di vincita per uscire dalla sua infinita dannazione.
Un finale che può sembrare deludente, è invece affascinate in sé, e perfettamente confacente allo spirito della saga e del personaggio di Roland. Interessante notare una similitudine tra questo finale e quello che Nei Gaiman immaginerà per Cos'è Successo al Cavaliere Oscuro?
Ho amato la saga della Torre Nera. Ho imparato ad amarne i luoghi, a familiarizzare con i popoli incontrati, con le persone e con il ka-tet. Ho imparato a conoscere Roland Deschain e ad ammirarlo per la tenacia con cui ha inseguito il suo obiettivo, per la sua freddezza e per come questa si smorzi grazie al suo nuovo ka-tet. E ho imparato a temere e a volere la Torre Nera, tanto da provare brividi di emozione quando viene descritta attraverso gli occhi di Roland nelle ultime pagine. Un’epopea straordinaria, una saga che ricorderò sempre come una delle grandi storie che ho conosciuto. L’unica pecca è forse che rimangono alcuni punti oscuri sul passato di Roland, anche riguardanti l’inizio della ricerca della Torre, quello che è successo tra la fine del flashback del quarto libro e l’inizio del primo. Buco che in parte i fumetti Marvel stanno colmando (e presto li recupererò) ma non è la stessa cosa.
Infine faccio anche notare alcune similitudini tra Lost e il ciclo della Torre Nera (influenze e citazioni che notai, per poi scoprire che altri prima di me le avevano già notate: qui! Ovviamente spoiler sulla trama sull'una e sull'altra opera.)
Ad ogni modo, da leggere e consigliare, un ciclo fantasy ricco e pieno di soddisfazioni.
Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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Signori, un attimo di attenzione.
Ebbene, stavolta sembra proprio che ci siamo. Dopo tira e molla che vanno avanti da almeno 5 anni, e dopo il rifiuto da aprte di J. J. Abramsn e Damon Lindelof che non si sono sentiti in grado di adattare in nessuna maniera soddisfacente la mole di materiale, ci siamo. Il ciclo della Torre Nera sarà adattato. Sia per il cinema che per la televisione.
Qui l'annuncio in pompa magna. A quanto pare si alterneranno film cinematografici (che in tutto saranno tre) e serie TV (in tutto due, che faranno da ponte tra i film)... il tutto sotto la supervisione di King che scriverà anche di suo pugno delle graphic novel che accompagneranno ogni storyline.
Ah, il regista dei film... Ron Howard! Non so se ridere o piangere... solo il tempo ce lo dirà...
Il progetto è complesso, stimolante e potenzialmente molto promettente... lo renderanno una schifezza?
Ebbene, stavolta sembra proprio che ci siamo. Dopo tira e molla che vanno avanti da almeno 5 anni, e dopo il rifiuto da aprte di J. J. Abramsn e Damon Lindelof che non si sono sentiti in grado di adattare in nessuna maniera soddisfacente la mole di materiale, ci siamo. Il ciclo della Torre Nera sarà adattato. Sia per il cinema che per la televisione.
Qui l'annuncio in pompa magna. A quanto pare si alterneranno film cinematografici (che in tutto saranno tre) e serie TV (in tutto due, che faranno da ponte tra i film)... il tutto sotto la supervisione di King che scriverà anche di suo pugno delle graphic novel che accompagneranno ogni storyline.
Ah, il regista dei film... Ron Howard! Non so se ridere o piangere... solo il tempo ce lo dirà...
Il progetto è complesso, stimolante e potenzialmente molto promettente... lo renderanno una schifezza?
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Se devo scegliere un thread in cui esprimere quello che penso e provo sulla saga di King che ho appena finito di recuperare, scelgo l'ultimo, così posso fare un rapido excursus.
Dunque, ho letto i sette libri (no, niente libro spinoff ancora, né i fumetti, né altri libri del multiverso di King), e l'impresa mi è durata molto, moltissimo, più di un anno. Li ho intervallati con i romanzi di Star Wars che nel frattempo uscivano, e così a forza di diluire la lettura mi è cresciuto un certo hype.
Premettiamo subito che l'opera mi è piaciuta, ma non in ogni suo aspetto.
Cosa ho adorato: il "pastiche", essenzialmente. Il desiderio di King di esagerare, infilarci dentro tutto, qualsiasi cosa gli passasse per la testa, incluso sé stesso, inclusi i suoi altri libri, inclusi quelli altrui, cambiando stile, approccio, intenti, travalicando il limite del buon senso, del buon gusto, del buon dio. E' per questo genere di cose che io mi accendo. Poi ottimo il personaggio di Roland, ottimi quelli del suo ka-tet, visionarie molte sue idee, tante belle cose. E da amante di Lost ho trovato tanto ma tanto materiale ispiratore, che va dal palese (MIB, Eddie/Charlie, Callahan/Christian, Red Sox etc etc) al meno ovvio (Dogan/Stazioni, Positronic/Dharma, epilogo/sideway).
Cosa non ho adorato: non sono un amante del mondo in cui è ambientata l'avventura, ebbene sì. Non ho trovato particolare bellezza estetica nella fusione tra western e scifi distopica, e in generale trovo che il mondo di Roland non sia stato creato proprio benebene, rimanendo soggetto a drastici cambi di idea e impostazione (narrativamente giustificati dal fatto che tempo e spazio sono impazziti, lo riconosco). Forse con una mappa, qualche riferimento visivo in più, un paio di regolette ben enunciate e ben piazzate l'effetto "avvolgimento" sarebbe stato superiore, ma alla fine l'effetto che mi ha fatto è stato di una certa indecisione. L'altra cosa che decisamente non ho adorato è... il rovescio della medaglia dell'esagerazione kinghiana: lo scrittore ha messo troppa roba che a conti fatti non serviva. O meglio, poteva arricchire il piatto, ma non certo a scapito di informazioni ben più importanti. Al termine della lettura mi rendo conto di aver impiegato ore a conoscere Trudi, Irene Tassenbaum, il Capataz di Cielo Blu, i burocrati e funzionari di Mejis, i mandriani del Calla... e di non aver ancora capito per bene il funzionamento del multiverso kinghiano.
Poi c'è il controverso finale. E' vero, può deludere. E nemmeno poco. Più che vedere cosa ci fosse in cima alla Torre il mio interesse era focalizzato sulle risposte più cosmogoniche. Credevo che - un po' come il finale di The Lego Movie - al termine del percorso ci fosse un reveal che potesse davvero fornire un elemento in grado di spiegare i perché e i percome del multiverso di King. Magari dicendoci con chiarezza cosa realmente rappresentassero certe figure mitologiche come Gan, Merlyn e il Re Rosso, in rapporto al vissuto di King. Magari ponendo in relazione il mondo di Roland con gli altri mondi e svelando quindi la vera sostanza delle cose. E invece abbiamo il loop. Che non è nemmeno una cosa brutta, specie se consideriamo l'elemento del corno che ci suggerisce che presto il circolo vizioso sarà rotto, e Roland avrà pace. Ma allora a questo punto mi chiedo il senso stesso della sua condanna, e perché debba essere il corno a redimerlo. In che modo Roland dovrebbe essere prossimo alla sua risoluzione?
A questo punto sento il bisogno di mettere in ordine un po' di dubbi e elencarli come nel più classico diario misteri, in modo che chi tra voi si sia cimentato nell'impresa e ne sia uscito più sapiente possa illuminare me.
Dunque, ho letto i sette libri (no, niente libro spinoff ancora, né i fumetti, né altri libri del multiverso di King), e l'impresa mi è durata molto, moltissimo, più di un anno. Li ho intervallati con i romanzi di Star Wars che nel frattempo uscivano, e così a forza di diluire la lettura mi è cresciuto un certo hype.
Premettiamo subito che l'opera mi è piaciuta, ma non in ogni suo aspetto.
Cosa ho adorato: il "pastiche", essenzialmente. Il desiderio di King di esagerare, infilarci dentro tutto, qualsiasi cosa gli passasse per la testa, incluso sé stesso, inclusi i suoi altri libri, inclusi quelli altrui, cambiando stile, approccio, intenti, travalicando il limite del buon senso, del buon gusto, del buon dio. E' per questo genere di cose che io mi accendo. Poi ottimo il personaggio di Roland, ottimi quelli del suo ka-tet, visionarie molte sue idee, tante belle cose. E da amante di Lost ho trovato tanto ma tanto materiale ispiratore, che va dal palese (MIB, Eddie/Charlie, Callahan/Christian, Red Sox etc etc) al meno ovvio (Dogan/Stazioni, Positronic/Dharma, epilogo/sideway).
Cosa non ho adorato: non sono un amante del mondo in cui è ambientata l'avventura, ebbene sì. Non ho trovato particolare bellezza estetica nella fusione tra western e scifi distopica, e in generale trovo che il mondo di Roland non sia stato creato proprio benebene, rimanendo soggetto a drastici cambi di idea e impostazione (narrativamente giustificati dal fatto che tempo e spazio sono impazziti, lo riconosco). Forse con una mappa, qualche riferimento visivo in più, un paio di regolette ben enunciate e ben piazzate l'effetto "avvolgimento" sarebbe stato superiore, ma alla fine l'effetto che mi ha fatto è stato di una certa indecisione. L'altra cosa che decisamente non ho adorato è... il rovescio della medaglia dell'esagerazione kinghiana: lo scrittore ha messo troppa roba che a conti fatti non serviva. O meglio, poteva arricchire il piatto, ma non certo a scapito di informazioni ben più importanti. Al termine della lettura mi rendo conto di aver impiegato ore a conoscere Trudi, Irene Tassenbaum, il Capataz di Cielo Blu, i burocrati e funzionari di Mejis, i mandriani del Calla... e di non aver ancora capito per bene il funzionamento del multiverso kinghiano.
Poi c'è il controverso finale. E' vero, può deludere. E nemmeno poco. Più che vedere cosa ci fosse in cima alla Torre il mio interesse era focalizzato sulle risposte più cosmogoniche. Credevo che - un po' come il finale di The Lego Movie - al termine del percorso ci fosse un reveal che potesse davvero fornire un elemento in grado di spiegare i perché e i percome del multiverso di King. Magari dicendoci con chiarezza cosa realmente rappresentassero certe figure mitologiche come Gan, Merlyn e il Re Rosso, in rapporto al vissuto di King. Magari ponendo in relazione il mondo di Roland con gli altri mondi e svelando quindi la vera sostanza delle cose. E invece abbiamo il loop. Che non è nemmeno una cosa brutta, specie se consideriamo l'elemento del corno che ci suggerisce che presto il circolo vizioso sarà rotto, e Roland avrà pace. Ma allora a questo punto mi chiedo il senso stesso della sua condanna, e perché debba essere il corno a redimerlo. In che modo Roland dovrebbe essere prossimo alla sua risoluzione?
A questo punto sento il bisogno di mettere in ordine un po' di dubbi e elencarli come nel più classico diario misteri, in modo che chi tra voi si sia cimentato nell'impresa e ne sia uscito più sapiente possa illuminare me.
Come si chiama e qual'è la natura del mondo di Roland? Come mai si utilizza dappertutto il termine Medio-Mondo se è in realtà solo una parte del tutto, ignorando Entro e Fine-Mondo?
Gan è il dio dell'intero multiverso kinghiano o solo la forma che assume Dio nel mondo di Roland? Insomma, quanto della mitologia del mondo di Roland si applica anche al nostro mondo?
Che pastrocchio ha combinato King con le mille identità dell'uomo in nero? Walter O'Dim, Richard Fanning, Randall Flag, John Farson e Marten Broadclock sono TUTTI suoi alias?
Come mai la Torre ha la sua forma "reale" solo nel mondo di Roland, mentre in altri assume altri aspetti? Cosa rende questo mondo più importante degli altri? E se è davvero è questo il "principale" come mai non è questo il mondo "vero" ma lo è il Mondo Cardine?
Stephen King a volte è raffigurato come un creatore, altre volte come un semplice trascrittore di cose già accadute. E infatti ogni volta che lo incontrano è indietro di parecchi libri rispetto all'azione presente. Ma allora a che serve convincerlo a scrivere? La storia procede indipendentemente da lui o no?
Se non ho capito male tutti i mondi tranne il Cardine sono mondi fittizi, narrativi etc. Ma allora come mai se si guasta la Torre che è in quello di Roland si guasta anche il Mondo Cardine?
Come mai prima si dice che la rosa del Mondo Cardine è La Torre Nera, poi però si dice che lo è il palazzo della Tet Corporation, e poi si dice nuovamente che è la rosa?
Come mai la Positronics nasce negli anni 70/80 della nostra epoca ma la ritroviamo già attiva nella "preistoria" del mondo di Roland? Perché lo scopo della Tet è osteggiarla se al momento della nascita la società non era sotto il controllo del Re Rosso?
Perché avere con sé il corno dovrebbe redimere Roland portandolo verso l'ultimo giro di ruota? Che ha di significativo l'essersi fermato a raccoglierlo? E come mai non è stata data a Roland l'opportunità di raccoglierlo in prima persona, correggendo il suo errore, ma la Torre lo fa piombare all'inizio del loop con già il corno tra le mani? E' un glitch?
Qualcuno ha una lista di romanzi di King che hanno una parte all'interno della Torre Nera?