Complice l'arrivo del quarto capitolo della saga disneyana sui pirati, ecco che Fanucci ripesca dall'oblio il romanzo On Stranger Tides di Tim Powers che ne ha fornito l'ispirazione. Con tanto di copertina sparrowiana e fascetta ululante "il romanzo che ha ispirato blablabla". Bieka operazione commerciale? CERTO, e per una buona causa; ché il libro col film ha ben poco a che vedere, ma (o meglio dovrei dire: e proprio per questo) è spaziale.
Il burattinajo francese John Chandagnac si sta recando nel Nuovo Mondo per riscattare una proprietà che lo zio ha illegalmente sottratto al defunto padre, e sul vascello conosce la bella Elizabeth Hurwood. Il vascello però viene attaccato dai pirati di Philip Davies, e a John viene lasciato scegliere se crepare o unirsi alla ciurma di Davies. Dopo l'ovvia scelta, il neo-pirata ribattezzato Jack Shandy scoprirà che il padre e lo sgradevolissimo medico personale di Elizabeth hanno i loro segreti tornaconti a lavorare coi pirati.
Il ritmo è serrato, praticamente ogni capitolo si chiude con un cliffhanger, che sia un duello incipiente, appena concluso o una importante rivelazione, che sprona a continuare la lettura. Lo stile è ben calibrato, puntigliosamente descrittivo o fitto di dialoghi frizzanti quando serve. Da tempo non leggevo un libro tanto avvincente.
Powers è documentatissimo, sia per luoghi sia per date, e buona parte del cast è costituito da personaggi storici, le cui azioni (tutte storicamente avvenute, a parte l'interazione coi protagonisti) sono spesso giustificate alla luce di ciò che segretamente vogliono ottenere tramite la magia. Che è l'altra grande protagonista del libro, la magia vodun, o vudú se preferite. Regolata da leggi ferree, la magia è praticata ovunque nei Caraibi e in tutto il Nuovo Mondo, tanto che, come John scoprirà, anche il piú pezzente tra i pirati conosce uno o due incantesimi di protezione, indispensabili per cavarsela nell'ambiente locale. Powers spiega persino perché nel Vecchio Mondo invece se ne è perso l'uso, con una logica impeccabile e per bocca del personaggio che è LA citazione nerdostorica per eccellenza del libro.
Consiglio prima della lettura di ripassarsi un bel po' di gergo marinaresco, o tra boma, pappafichi e terzarole durante le battaglie si rischia di non capirci un accidente di ciò che sta succedendo (e l'azione è sempre descritta in modo talmente preciso che sembra di leggere uno storyboard cinematografico). In aggiunta può servire ripassarsi la storia dei Caraibi e della pirateria di fine '600 - inizio '700, visto che il riconoscere personaggi e azioni (e prevederle con esattezza!) è un godimento non da poco; non da disprezzare l'approfondimento sul vudú, ché sapere cosa sia un bocor o un loa non guasta.
Venendo alle similitudini con Pirati 4, ci sono
[spoiler]La fonte della giovinezza, Barbanera, gli zombi della sua ciurma (assai piú inquietanti nel libro: nel film non li distingui da normalissimi energumeni...) e il fatto che per un incantesimo Benjamin Hurwood abbia bisogno della figlia. Che però non è ammazzarla per avere i suoi anni di vita, ma qualcosa di molto, MOLTO peggio...
E no, niente preti né sirene.[/spoiler]
[Tim Powers] Mari Stregati
[spoiler]Lol, geniale, è voluta? [/spoiler]Midgardsorm ha scritto:Regolata da leggi ferree
Lettura davvero piacevole, anche se ben poco ha in comune con la saga cinematografica di Captain Jack: chi vuole ritrovare le stesse situazioni ironiche e sopra le righe farà meglio a dirigersi verso altri lidi perchè Mari Stregati ha dei toni sicuramente più pacati e pratici pur non mancando qualche trovata umoristica. Se non vi fosse abbondantemente presente l'elemento soprannaturale sembrerebbe quasi un romanzo storico, sensazione acuita dal frequente uso del gergo settoriale e dallo stile asciutto e lineare di Powers.
Unendo queste caratteristiche alla coerenza del sistema magico e alla "retcon" di molti avvenimenti reali della storia della pirateria caraibica si arriva ad un mix perfetto che immerge il lettore in una realtà credibilissima ma non per questo meno suggestiva od affascinante.
Anche il cast è molto curato, con molte backstory ben costruite: dal passato agrodolce di Shandy a quello disgustoso di Leo Friend, magari sarebbe stato carino avere qualche momento in più per quello di Barbanera mentre risulta decisamente trascurata Beth, vuota e semplice donzella da salvare e unica pecca tra le belle caratterizzazioni che il romanzo offre.
L'unico altro difetto riscontrabile è lo stile telegrafico: sebbene accentui il realismo di una vicenda fortemente fantastica, rovina un po' certi momenti svilendo dei colponi di scena che uno stile un pelo più virtuoso e moderno avrebbe reso ancor più accattivanti, Harry Potter docet. Ma si tratta comunque di un'imperfezione rilevabile solo a lettura finita e che forse nasce da un errato paragone con opere di stampo più commerciale: di certo non intacca la bellezza di un libro che tra una trama solida, bei personaggi e un ottimo contesto regala un ottimo intrattenimento piratesco. Non sono un cane!
[spoiler]secondo te? [/spoiler]PORTAMANTELLO ha scritto:[spoiler]Lol, geniale, è voluta? [/spoiler]Midgardsorm ha scritto:Regolata da leggi ferree