[J.R.R. Tolkien] Lo Hobbit

Rispetto agli altri animali l'uomo ha un'utile facoltà: può immaginare cose che non esistono, generando interi mondi fantastici grazie al potere della fantasia. E c'è chi di fantasia ne ha così tanta da non inventare solo storie ma da creare universi che riempiono più e più libri, e che ora sono raccolti in questa cartella.
  • cianfa88 ha scritto: In vista dell'uscita a dicembre della prima parte del film, ho intenzione di rileggermi con calma questo libro (in previsione, magari, di fare altrettanto con il Silmarillion e il Signore degli Anelli
    Stessa idea che avevo avuto io... ma se continuo a comprare fumetti e libri nuovi, non riuscirò mai a portare a termine tale proposito :P Confido nell'estate per rileggermi Hobbit + Signore degli Anelli, seguiti dalla revisione dei 3 film per prepararmi degnamente al film di fine anno.

    E comunque questo è un topic che voleva aprire Grrodon con tutti i crismi e tu gliel'hai scippato... non vorrei essere nei tuoi panni :P
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  • Sette anni di Sollazzo. E poi arriva cianfa ottantotto.
  • Grrodon ha scritto:Sette anni di Sollazzo...
    In cui tu non hai aperto un... :)
  • Già.
    Potevi aprire un topic con un puntino, da editare qualche anno dopo.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • Grrodon ha scritto:Sette anni di Sollazzo. E poi arriva cianfa ottantotto.
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    Cominciamo col premettere una cosa. Qualsiasi approccio che si possa avere con la Terra di Mezzo dovrebbe partire con questo libro. Non col Signore degli Anelli, che è diventato più famoso del predecessore al punto da venir considerato indipendente, ma non è mai stato neanche pensato come punto di partenza. Molti erroneamente pensano che Lo Hobbit sia un prequel scritto a posteriori, altri che sia saltabile o sacrificabile, o magari da leggersi dopo, a mo' di approfondimento, qualora Il Signore degli Anelli, l'opera principale, fosse particolarmente piaciuta. Niente di più sbagliato.
    Lo Hobbit è il punto di partenza assoluto. In tutti i sensi. La storia inizia da qui. La storia evolve da qui. Il registro narrativo prende per mano il lettore presentandogli una fiaba, affascinante e assolutamente immedesimante, ma anche molto umoristica, salvo poi innalzarsi leggermente verso la fine, tornare a livelli di guardia con i primi capitoli del Signore degli Anelli e crescere inarrestabilmente verso la conclusione.
    Quando Tolkien, negli anni 30, scrisse Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli non era affatto previsto. Fu un sequel che quasi gli imposero di scrivere, ma che nulla c'entrava con il proposito con cui l'autore aveva dato inizio a tutto. Che era quello di raccontare una fiaba per bambini, una fiaba che, già che c'era, si sarebbe potuta svolgere benissimo nell'universo immaginario che lui aveva in testa e che sin da bambino andava rifinendo. Il collegamento con quell'universo immaginario avrebbe dovuto rimanere implicito, dal momento che stavamo parlando di una dimensione narrativa a suo uso e consumo, di certo non adatta al grande pubblico. Fu solo con il sequel che questa mitologia salì alla ribalta, tanto che in virtù di essa Tolkien andò a modificare alcune parti dello Hobbit per renderle consistenti con quanto scritto in LOTR. Si parla ad esempio dell'episodio più importante di tutta la vicenda, che è l'incontro di Bilbo con Gollum e il furto dell'Anello, che a quel tempo di certo non era ancora l'entità malefica che sarebbe diventata in seguito.
    Quindi Lo Hobbit è non solo il punto di partenza ideale per entrare in questo mondo ma anche un'opera con una sua indipendenza, che ci racconta la storia di una maturazione. All'inizio delle vicende Bilbo Baggins è infatti il tipico hobbit, decisamente poco curioso nei confronti del mondo, totalmente attaccato alla sua quotidianità e dalle vedute piuttosto ritrette. La Contea creata da Tolkien è infatti un posto idilliaco, e a differenza del medioevalissimo resto del mondo rispecchia uno scenario a lui ben noto, le campagne inglesi del secolo passato, con tutte le cose positive (ingenuità, purezza, nostalgia) e negative (l'ignoranza, l'involuzione) che si porta dietro. E' un po' come se Tolkien avesse volutamente creato il punto di partenza della sua epopea come se fosse esterno al contesto fantasy in questione, in modo da immergere il lettore e i protagonisti nella mitologia di Sauron e dei Valar con lo stesso sense of wonder che avremmo se scoprissimo che a pochi chilometri da casa nostra c'è il medioevo. Un medioevo che in questa prima opera è ancora molto fiabesco, anziché epico, e che porterà Bilbo insieme a Gandalf e a tredici nani, a riconquistare una montagna dominata da un drago. L'incontro con Gollum al momento è solo un episodio di scarsa importanza, l'anello è poco più di un espediente magico, e solo con lo scontro finale potremmo avere un assaggio di quanto in futuro la saga avrà da offrire, perché per ora d'altro non si tratta che della storia di un'avventura. Ci sono già Gandalf, Elrond e si parla qua e là di un certo Negromante, ma in definitiva è un approccio ancora acerbo che avrà tutto il tempo di evolversi deliziosamente.
  • “In una caverna sotto terra viveva uno hobbit”.

    Con questo incipit inizia un romanzo bellissimo, che fa della semplicità e del fiabesco i suoi punti di forza nel mostrare in tutta la sua fantasia un genere – quello fantasy – che non vive per forza di cose una dimensione solamente epica.
    J. R. R. Tolkien lo sapeva bene, evidentemente, anche se forse non immaginava che quel tipo di creature fantastiche che sono gli hobbit sarebbero col tempo divenute celebri quanto i nani e gli elfi nell’immaginario popolare.

    Lo Hobbit o la Riconquista del Tesoro è la storia di Bilbo Baggins, uno hobbit che, come tutti i suoi simili abitanti della Contea, ama vivere la sua vita nel modo più tranquillo e normale possibile, senza scosse e soprattutto senza avventure di sorta, che rendono le persone strane e pericolose.
    Ma come molte persone, anche Bilbo ha un lato nascosto della sua indole, che neppure lui sospetta, ma che gente più saggia e vecchia di lui sa invece scorgere: in questo caso il mago Gandalf, che capirà subito come lo hobbit possa essere, al di là di ogni ragionevole dubbio, la persona più adatta per una difficile avventura che un gruppo di nani deve intraprendere.

    Penso che una delle cose principali che mi colpì quando lessi questo libro per la prima volta – quando in prima superiore la professoressa di italiano ce lo commissionò come lettura del primo quadrimestre – e che ho ritrovato un paio di mesi fa in occasione di un’appassionata rilettura in vista dell'uscita del film di Peter Jackson - è la perfetta descrizione del carattere del protagonista e successivamente della sua maturazione, così sorprendente eppure raccontata in modo così naturale da essere assolutamente credibile e plausibile. Bilbo è un personaggio ottimo, uno dei migliori che la narrativa che ho avuto la fortuna di leggere abbia saputo presentarci, e l’abilità di Tolkien in questo caso è stata proprio quella di non farne un eroe, perlomeno non nel senso classico del termine. Bilbo salva in più di un’occasione i suoi compagni di avventura da gravi pericoli, e verso la fine del libro partorirà un’idea determinante ai fini di una certa situazione, portandola avanti in modo molto coraggioso… ma in tutte queste situazioni non ricopre mai smaccatamente la figura del tipico eroe da romanzo fantasy, bensì sempre quella del personaggio umile, che non nasconde quelli che possono essere difetti o debolezze, e che spesso dimostra tutta la paura che prova e la voglia di tornare al sicuro delle mura domestiche… e che, nonostante questo, al momento giusto sa prendere le decisioni giuste e fare le azioni più adeguate al momento, anche se rischiose.

    Oltre a Bilbo, molti altri sono i punti di interesse del romanzo: la trama stessa, quella ricerca del tesoro dei nani così avvincente e che nel rievocare i modi in cui l’oro fu perso contiene tutto il gusto per il classico racconto mitologico a base di draghi, fortune svanite e poteri in declino. Al contrario che nel Signore degli Anelli, dove la missione da affrontare mira a distruggere un pericolo che tocca l’intera Terra di Mezzo, qui l’avventura è circoscritta alla volontà dei nani di recuperare il loro oro, e in questo senso la storia è più distesa, nonostante i pericoli che i protagonisti devono comunque affrontare nel corso del loro viaggio, e soprattutto nella fase finale quando arriveranno al cospetto del drago Smog che si è impossessato del tesoro, la missione non è volta a salvare i destini di un intero mondo ma solo a recuperare la legittima proprietà dei nani. Questo rende a mio parere il racconto godibile da chiunque abbia voglia anche solo di una lettura d’evasione semplice e senza troppi destini in gioco.
    Anche perché, in realtà, nonostante ciò il libro non è privo di tematiche importanti e anche profonde, che vanno dalla ricerca di sé stessi al coraggio, dall’animo delle persone di fronte alla ricchezza alla capacità di fare la cosa giusta al momento giusto, per quanto rischiosa possa essere. L’intero viaggio che la compagnia affronta, con le sue insidie e le persone che incontra, costituisce passo a passo una maturazione non solo di Bilbo, ma anche dei nani e di altri comprimari, come il gigante-orso o come alcuni uomini della città sul lago ai piedi della Montagna.

    Si tratta di un’opera di grande spessore, a dispetto di quell’aria semplice e “rustica” che dicevo all’inizio: tra grandi temi, una narrazione entusiasmante, ottimi personaggi, suggestioni capaci di intrigare moltissime persone e un’atmosfera fantasy e favolistica deliziosa, Lo Hobbit costituisce una pietra miliare non solo del genere narrativo a cui fa capo, ma anche alla narrativa in senso più ampio e generale, non limitandosi ad essere un semplice antipasto o prologo di quello che verrà col Signore degli Anelli, ma rimanendo un ottimo esempio di romanzo per tutte le età e dal grande valore qualitativo.
    Valerio ha scritto:Fu solo con il sequel che questa mitologia salì alla ribalta, tanto che in virtù di essa Tolkien andò a modificare alcune parti dello Hobbit per renderle consistenti con quanto scritto in LOTR. Si parla ad esempio dell'episodio più importante di tutta la vicenda, che è l'incontro di Bilbo con Gollum e il furto dell'Anello, che a quel tempo di certo non era ancora l'entità malefica che sarebbe diventata in seguito.
    Proprio ieri sera un mio amico mi ha raccontato di aver scoperto negli scorsi giorni questa cosa, vale a dire che il capitolo dell'incontro tra Bilbo e Gollum era nella primissima versione del libro ben diverso da come lo conosciamo oggi, e che Tolkien nelle edizioni successive ha modificato quel passaggio in virtù della trama del Signore degli Anelli che nel frattempo stava sviluppando. Insomma, Tolkien come George Lucas!
    Da quel che mi ha detto il mio amico, però, la prima edizione non ha mai visto la luce in Italia, dal momento che quando è stato pubblicato per la prima volta da noi era già stata pubblicata la nuova versione.
    E' un aneddoto interessante, di cui non ero a conoscenza. Si sa qualcosa di più al riguardo, tipo modifiche in altri punti del libro?

    Ah, ricordo che in occasione dell'uscita ormai imminente del film, il libro de Lo Hobbit è stato ristampato di fresco! :)
    L'operazione è stata condotta sia dalla Adelphi, che sfrutta il solito e odioso trucco del mettere come copertina la locandina del film, sia dalla Bombiani, che ristampa l'edizione illustrata da Alan Lee e pubblicata nel 2003 dalla casa editrice, arricchendola con una copertina leggermente diversa e con la nuova traduzione curata dalla Società Tolkieniana Italiana, come spiega anche questo articolo.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • In questo fine 2020 ho deciso di leggere in lingua originale sia Lo Hobbit che il Signore degli Anelli, nella splendida nuova edizione illustrata da Alan Lee in cofanetto.

    Non leggevo Lo Hobbit da vent'anni, ed e stata una lettura veloce ed emozionante. Seguire le avventure del piccolo ma grande Bilbo, dei 13 burberi e avari nani, del saggio Gandalf, dell'infido re degli elfi e stato davvero piacevole. Mi sono immerso nella contea e nella terra di mezzo, andando a controllare nella mappa dov'erano i miei eroi e quanta strada ancora mancasse alla Montagna Solitaria. Tremavo nel bosco Atro (Mirkwood) all'arrivo dei ragni, mi nascondevo nei tunnel dei goblin, mi inebriavo del profumo dell'oro insieme a Smaug, cantavo insieme agli elfi.

    Lo Hobbit e un piccolo compendio di topoi fantasy, sciorinati uno dopo l'altro con estremo garbo e un continuo crescendo. Ho molto apprezzato l'umorismo di Tolkien, i riferimenti pratici (quelli al denaro), le leggere digressioni nel mito e nella lore, le descrizioni geografiche e paesaggistiche, la presentazione delle varie popolazioni che formicolano nella terra di mezzo.

    Una trama semplice ravvivata da tanti dettagli che ne fortificano la spina dorsale. L'inglese dello Hobbit non e particolarmente difficile, e tutto si fa comprendere. Ottima questa nuova edizione illustrata di Harper Collins.

    Adesso ho cominciato la compagnia dell'anello, e mi riguardero i film, cercando le edizioni estese. Sono davvero felice di questo viaggio, anzi, di questa Avventura!
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