Sarò sincero: il pensiero che fra i romanzi canonici ci fosse pure questo tomo, nato come tie-in del celebre videogioco, mi atterriva. L'idea che poi fosse anche il più lungo di quelli pubblicati fino a questo momento da Multiplayer faceva il resto.
E invece mi sono fatto coraggio, ho superato i pregiudizi e ho scoperto che non era proprio il caso di averne. O meglio, quello sulla lunghezza sì: sono 400 pagine e non ce n'era bisogno alcuno. Bastava un centinaio di meno e la vicenda si snelliva, senza risentirne per niente.
Ma al di là di questo, ho trovato un libro scritto benissimo, che fa luce su una realtà, quella puramente "bellica", che la trilogia classica esplorava solo marginalmente. Siamo abituati a pensare alla ribellione come a un manipolo di scanzonati eroi che vanno a "guastare" le strutture dell'impero, mentre qui troviamo la guerra vera, fatta di commiltoni, perdite, sangue, merda, trincee e sopportazione. Le Clone Wars... dopo le Clone Wars.
E Freed fa un grandissimo lavoro per regalarci caratteri interessanti, con uno sviluppo per niente banale. Particolarmente riuscita è la figura piena di luci e ombre della governatrice Chalis, allieva di quello stesso Conte Vidian conosciuto in Una Nuova Alba (ebbene sì, sono mezzucci ma danno soddisfazione eccome), che passa nelle file della Ribellione comportandosi in modo assai credibile.
E sempre ottimo il lavoro sugli imperiali, vere e proprie star di questo nuovo canone, descritti finalmente come figure a tutto tondo. In questo caso abbiamo due modi diversi di intendere l'impero, quello del giovane e invasato prelato Verge e quello del suo collaboratore Tabor, il veterano di buon senso.
Oltre a Vidian, fra gli elementi importanti che interconnettono il romanzo al resto del Canone abbiamo la battaglia di Hoth vista da un'altra prospettiva, e la presentazione del pianeta Sullust, patria del noto Nien Numb, e in cui si svolge buona parte dell'azione.
Insomma, mi aspettavo poco e ho avuto abbastanza. Direi che il mio giudizio è più che positivo.