
The stand (titolo originale del libro) è il mio romanzo preferito. Un volume che ndell'edizione integrale supera le 900 pagine.
Su Stephen King ci sarebbe tanto da dire, ma più che altro vorrei enfatizzare l'attenzione su un punto: King non è solamente uno scrittore horror. Se scrive un romanzo, quello non è necessariamente una storia di demoni, mostri e spiriti.
Anche Conan Doyle ha scritto trattati di spiritismo e romanzi horror, Dumas padre racconti su vampiri e licantropi. Però Doyle resta un giallista e Dumas non uno scrittore horror...
L'esatta definizione di King è: il re dei dialoghi: è il suo punto di forza. I suoi personaggi sembrano veri, ti sembrano amici di vecchia data (e non assassini alla Poirot, così evito la battuta di Elik :lol: )..
Ma passiamo al romanzo.
Un virus, errore di un laboratorio, ha sterminato quasi tutta la popolazione mondiale.
Pochi i superstiti in questo mondo post apocalittico.
Nessuno sa spiegarsi perché sono immuni e nessuno sa spiegare i sogni che questi uomini e queste donne hanno la notte: una anziana signora di colore, mamma Abgail, che li invita alla sua casa come se fossero tutti loro nipoti e un uomo nero, il classico spauracchio dei bambini, che è in grado di trasformarsi in un corvo, che invece li invita ad una Las Vegas, luogo di perdizione.
Ed in questa scelta che più persone si incontrano lungo la strada.
Persone di diversa categoria sociale, di condizioni fisiche diverse e da varie zpne degli Usa viaggia o verso madre Abgail o verso Randall Flag, l'uomo nero.
La storia di tanti uomini diventa la storia dell'umo.
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