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[Alessandro Baricco] Emmaus

Inviato: lunedì 18 gennaio 2010, 22:50
da Bramo
Emmaus
Autore: Alessandro Baricco
Anno: 2009
Pagine: 139
Prezzo: euro 13.00
Editore: Feltrinelli (collana I Narratori)

Baricco non è un autore nuovo, per me: tra Novecento, Castelli di Rabbia e Oceanomare, mi sono fatto un’idea abbastanza precisa dell’autore e del suo stile di scrittura, tanto da capire se mi piacesse o no.
A me piace. Non sarà il mio autore preferito, certo, ma la sua scrittura è così atipica, rivoluzionaria, coraggiosa e nello stesso tempo poetica da conquistarmi facilmente.
Con fiducia ho quindi approcciato Emmaus, il suo più recente romanzo, dopo che ha fatto uscire altri libri non a carattere narrativo.

Fiducia che non immaginavo sarebbe stata ripagata molto al di sopra delle mie aspettative. Un romanzo breve, che si legge in una giornata non solo per il numero di pagine ma anche per una vicenda orchestrata in maniera un po’ surreale ma coinvolgente.

In breve, i protagonisti sono l’io narrante (di cui non sappiamo il nome) e i suoi amici Luca, Il Santo e Bobby, quattro diciottenni, ferventi credenti nella religione cattolica. Pur senza precisare tempo e luogo, noto che molti critici collocano l’azione nella Torino degli anni ’70.
Il protagonista parla del loro mondo, di quanto si impegnino a suonare con la loro band nel coro della chiesa, di come aiutino gli anziani negli ospedali, di come si sentano distinti dagli altri, i quali sono il resto del mondo giovanile che vive la proprio vita senza farsi troppi problemi.
Ma un giorno, nella loro vita entra Andre, una ragazza che pian piano sconvolgerà quella che sembrava un’esistenza già pianificata.

Ora, non di soli pregi IMHO è fatto questo libro. Partendo proprio dai difetti, posso dire che Baricco a volte possa esagerare nel rappresentare il fervore di un giovane credente, e che individuare una distinzione così netta tra loro (di famigle povere) e gli altri (di famiglie ricche) sia un’esagerazione, per quanto ci possa stare accettando che quei ragazzi ragionino così. Inoltre, se la prima parte del romanzo può dirsi abbastanza equilibrata nell’azione, ecco che la seconda parte si fa invece più debole, decidendo di mettere accadimenti che stimolano l’emozione quasi forzata del lettore, e tra l’altro i suddetti episodi accadono ad una velocità eccessiva, specie in confronto alla calma con cui si sviluppano le prime 100 pagine. E’ da notare inoltre che gli stereotipi in alcune occasioni abbondino, e anche qualche situazione inserita perché ci sta, perché fa scena, ma in genere non stride con l’impalcatura generale.
Nonostante ciò io ho amato, tra ieri e oggi, questo libro: anche per quel modo “screanzato” di provocare forti emozioni, perché lo fa bene. E perché nella prima parte Baricco prepara bene il terreno, costruendo un mondo che per quanto possa sembrare eccessivo in alcuni aspetti, non è privo di fascino, è raccontato divinamente e ritengo che gli eccessi siano serviti all’autore per mettere meglio in luce quello che gli interessava scrivere.
Perché alla fine il libro riesca a trattare di giovani, di gioventù e di diversi tipi di essa, del rapporto tra figli e genitori e viceversa, di religione, di come possa essere interpretata in modo troppo chiuso (a costo di esagerare un paio di volte in qualche stereotipo) e di come i grandi contrasti della vita, invece che ispirare una salita, possano produrre un crollo.
Le similitudini e le spiegazioni che Baricco mette più volte sul tavolo sono sempre acute e interessanti: come l’antinomia madre-vergine, o come l’episodio che dà il titolo al libro, quando i due discepoli non riconoscono subito Gesù Risorto, quando nessuno sa, forse nemmeno Gesù stesso… Metafora della grande incomprensione tra la gente, anche e soprattutto tra persone intime...
Ne viene fuori una narrazione molto filosofica, ovviamente priva di discorsi diretti nel più puro stile dello scrittore, che attraverso anche un certo manierismo anch’esso tipico di Baricco riesce a creare frasi emozionanti e profonde, periodi che pongono questioni magari senza risolverle, ma già il sollevarle affascina.
E’ vendere fumo? Se si dovesse dar retta a molti critici italiani sì, ma io ritengo che sia un metodo di scrittura molto intrigante, di cui io facilmente cado vittima. Una modalità interessante e originale di raccontare, che finora ben si è prestata alle trame che ho letto.

Anche a questa, in cui non ci si può non affezionare ai quattro giovani protagonisti, così come ad Andre, così come alle famiglie dei giovani… ed affezionandosi a loro si empatizza, ed empatizzando si riesca a commuoversi per le riflessioni estemporanee, per i paralleli tra cristianesimo e vita quotidiana e per le vicende dei personaggi.