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[Stieg Larsson] Uomini che Odiano le Donne

Inviato: domenica 09 gennaio 2011, 02:23
da John Dorian
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C'è da dire che non sono mai stato un grandissimo lettore. Certo, fino ai 12-13 anni un libro me lo mangiavo in pochi giorni, ma sempre cosa di poco valore, la classica letteratura per ragazzi, che mi ha educato bene ma che entrato al liceo non ha lasciato traccia di sè manco in foto. Da allora ho letto solo un libro, "L'odore dei soldi" di Marco Travaglio, ma niente romanzi.
Questo Natale succede poi il fattaccio: mio zio spedisce a mia madre una pila con tre libri, il suo regalo per lei è stata la trilogia di Sieg Larsson. E a primo acchitto la reazione è quella di sempre, ormai non c'è più niente da fare e la mia vena lettrice di libri è andata a donnine già da parecchio, senonfosseche mia madre si legge il primo libro in un mese, cosa strana per una come lei che se legge lo fa solo poco prima di dormire e comunque molto raramente. Invece questo se lo spazzola così come se niente fosse. E a questo punto come minimo la mia curiosità è insistente, mi avvventuro nella lettura di un paio di pagine, dico fra me e me.
Fu la mia fine.

Uomini che odiano le donne, opera prima dello svedese Stieg Larsson, pubblicata postuma nel 2005 dopo la prematura morte dello scrittore l'anno prima, è la la prima parte della trilogia Millenium, la cui storia gira attorno a due figure, il giornalista economico Mikael Blomqvist e la giovane hacker Lisbeth Salander; il primo lavora per il mensile Millenium occupandone il posto di co-direttore, diventando un personaggio controverso per essersi esposto come "l'ultimo vero giornalista spinto dalla morale nei confronti della giustizia e dell'onestà", a parole sue, perdendo però credibilità in maniera clamorosa quando viene condannato per diffamazione per un articolo in cui accusava pesantemente un ricco imprenditore, Hans-Erik Wennerström, di avere contatti poco chiari col traffico di armi in Medio Oriente, risultando però sbugiardato dalla falsità delle fonti, risultando etichettato come giornalista fazioso e condizionato dalle sue presunte ideologie socialiste; la seconda è invece una ragazza problematica per usare un eufemismo. Dal passato fosco e incerto, su di lei si sa molto poco, si sa che fin dall'infanzia aveva manifestato un comportamento aggressivo nei confronti di tutti, arrivando in poco tempo ad essere un nome famoso nella questura di Stoccolma, dove il suo fascicolo riporta un numero imprecisato di pestaggi contro compagni di scuola, professori e anche completi sconosciuti. Il suo essere restìa a rispondere a qualunque tipo di domanda quando interrogata dalla polizia porta il tribunale a giudicarla mentalmente instabile e ad affidarle un tutore. Ella tuttavia sotto le mentite spoglie di ragazza insana è in realtà "la più abile hacker della Svezia, con forse altre 2-3 persone alla pari con lei", capace in pochi secondi di spiare la vita della gente controllandone posta elettronica e hard-disk, compilando per lavoro dei reportage dannatamente accurati su chiunque dietro ordine per la sua società, la Milton Security.

Ed è proprio da qui che parte la storia. Il ricco e vecchio impresario Henrik Vanger, a capo dell'ormai decadente gruppo economico della famiglia Vanger, tramite la Milton, incarica Lisbeth di indagare su Mikael. Questa scopre che non c'è niente da scoprire: è una brava persona, e questo convince Henrik ad assumerlo per un ruolo davvero singolare. Nel 1966 la pronipote del magnate, Harriet Vanger è misteriosamente scomparsa nel nulla senza aver lasciato la minima traccia, abbandonando una famiglia corrotta dall'avidità e dalla sete di potere, dove chiunque sarebbe disposto a pugnalare l'altro per avere la possibilità di avere in mano il gruppo finanziario. L'incarico di Mikael è quello di scoprire chi, della famiglia Vanger, ha ucciso Harriet. In cambio, oltre a una lauta ricompensa economica, Mikael vede davanti ai suoi occhi una prospettiva inaspettata, avere prove schiaccianti sulle attività criminose di Wennerström. Da qui in poi le strade di Mikael e Lisbeth si incroceranno per arrivare a capo di un mistero più grande di quello che si aspettavano.

E si, questa è grossomodo la sinossi, lo spunto di partenza.

Mai mi sarei aspettato di riuscire a divorarmi sto mattone in poco più di tre settimane. Si perchè fra le altre cose è anche molto grosso, arrivando quasi alle 700 pagine, ma che assolutamente le vale tutte, dalla prima all'ultima. L'opera prima di Larsson riesce ad essere inquietante e ad affascinare con le sue mille sfumature. La sua capacità di esprimere una così forte critica sociale porta il libro ad essere manifesto contro i maltrattamenti nei confronti delle donne, lascia davvero spiazzati, d'altronde chi in vita sua sentendo le mille notizie di violenze sessuali non ha mai desiderato che uno stupratore soffrisse le stesse pene delle sue vittime? I temi affrontati nel libro sono apparentemente inconciliabili, al punto dal pensare che si tratta di un calderone con troppa roba dentro, ma il modo con cui sono amalgamati lascia davvero al lettore una continua voglia di proseguire. Primo fra tutti è sicuramente il tema religioso, estremamente inquietante e adatto alla situazione, sotto il quale si può leggere anche una leggera critica al cattolicesimo; [spoiler]come un qualcuno possa trovarsi ispirato nella sua insanità dai versetti del Levitico[/spoiler] è quanto di più terrorizzante si possa pensare, l'idea di una crudeltà paradossalmente buona perchè mossa dal volere divino. Salta poi all'occhio il tema politico, presentando all'interno della Vanger ben 3 personaggi che la dicono lunga sul loro ambiente familiare. Questi sono due fratelli e un nipote di Henrik, mossi da una incredbile e fervente fede Nazista; tutti e tre furono attivi membri del partito Nazionalista Svedese, e uno di loro morì in guerra. Particolarmente interessante è poi [spoiler]come questi due temi vengano accostati, ossia come l'ideologia nazista nel suo essere spietatamente conservatrice finisca per legarsi indissolubilmente a uno straordinario integralismo religioso.[/spoiler]
In generale però si può dire che il tema più interessante (anche se non originalissimo) sia quello etico-morale. In una situazione di Watchmeniana memoria, il problema è il solito, cosa è peggio, mantenere un segreto incredibilmente grande capace in qualsiasi momenti di ritorcertisi contro se qualcuno lo scoprisse, oppure seguire la propria morale e rendere giustizia anche se questo significa condannare centinaia di persone a dolori incredibili? Cosa è peggio, soprattutto per un giornalista che ha fatto dell'intergrita morale la sua bandiera?
Comunque nel suo complesso il soggetto è quanto di più orgasmico si possa desiderare da un poliziesco, ci sono tutte le carte per intavolare un capolavoro coi controcazzi, primo fra tutti un lavoro incredibilmente raffinato nella caratterizzazione dei personaggi, non tanto per quanto riguarda Mikael, quanto per la misteriosa Lisbeth, i cui sorrisi storti e i lunghi silenzi ti faranno affezionare alla sua incapacità di contatto esterno, arrivando a provare tenerezza quando [spoiler]si innamorerà di Mikael[/spoiler], ma per il suo essere introversa e completamente inesperta delle regole del gioco sociale non riuscirà immediatamente a capire di esserlo. Altro punto a favore sono gli ambienti, la gelida Svezia da allo spirito del libro quel tocco di spessore in più che altrimenti non avrebbe avuto.

Uomini che odiano le donne in poco tempo diventa un caso editoriale, raccogliendo premi a destra e a manca. Nel 2009 è uscito al cinema l'adattamento cinematografico girato in madrepatria, e per il 2011 è previsto il remake americano. Un successo. In tutti i sensi. E cavolo se è meritato.

Ih che fatica.