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[Stefano Benni] Cari Mostri

Inviato: giovedì 30 luglio 2015, 20:52
da Bramo
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È uscito un paio di mesi fa il nuovo libro di Stefano Benni, che nel 2014 era uscito con il sottilissimo Pantera e che quest'anno si rifà con un volume di quasi 250 pagine.
Non si tratta di un romanzo, come speravo (l'ultima "novel" che ha scritto, Di Tutte le Ricchezze, risale al 2012), ma di una raccolta di racconti come spesso ci ha abituato il poliedrico autore.
Un'antologia di inediti che esplora un genere narrativo ben preciso, e con il quale lo scrittore emiliano aveva flirtato di tanto in tanto senza mai affondarci pienamente le mani, al contrario che con altri generi con cui nel corso degli anni si è accostato pienamente, come la fantascienza con Terra!, il fantasy con Elianto, il noir con Comici Spaventati Guerrieri e Baol).
Questa volta Stefano Benni si dedica all'horror, e lo fa con Cari Mostri.

Ovviamente l'autore affronta l'argomento alla sua maniera, partendo da un principio che ha spesso usato nei suoi testi precedenti: quando con raro acume e impagabile ironia accusata società e politica tramite abili frecciate, non ha disdegnato di mostrare attraverso il paradosso e il grottesco l'orrore che si cela dietro a certe abitudini e a certo malcostume del nostro Paese, dagli alti livelli fino alle azioni del più comune cittadino.
Per questo la maggioranza del racconti non mette al centro creature mostruose o incubi immaginifici propriamente detti: non mancano figure strane e inquietanti che si possono ricondurre al canone più classico del genere orrorifico, ma non è quello il punto, il centro nevralgico della questione. Il punto è creare sgomento, ansie e angosce che possono derivare da molti aspetti. Ma, sembra dirci Benni, soprattutto dagli esseri umani.

Come spesso accade in una raccolta, non tutti i racconti mi hanno convinto: i meno efficaci secondo me si rivelano essere Hotel del Lago (una storia piuttosto banalotta di spettri), L'Ispettore Mitch (un giallo con gatti parlanti protagonisti, dove la soluzione del caso è purtroppo sgamabilissima fin dal principio), Valigie (che non mi ha detto nulla), Lotto 165 (plot già visto e prevedibile nella conclusione) e La Mummia.
I più convincenti sono Numeri, Candy, Voodoo Child, Reset, Sonia e Sara, Verso Casa, L'Uomo dei Quadri e sopra a tutti Compagni di Banco. e Cosa Sei?
Nei primi che ho citato l'autore si diverte a inventare incubi in fondo convenzionali, che dimostrano però l'abilità di Benni nel trattare nel giusto modo queste atmosfere: una persona che vede scomparire ogni impronta di sé nel mondo, un futuro in cui la gente può sfogare le proprie violente perversioni sessuali su donne-robot, un'interessante rivisitazione a sorpresa del declino di Michael Jackson, una storia di magia nera, un uomo che si perde per sempre nella nebbia e una piacevole comparsata - a mò di nume tutelare dell'intero libro - di Edgar Allan Poe nei panni di sé stesso e alle prese con la sua stessa morte, in un contesto raccontato davvero bene.

Capitolo a parte merita Sonia e Sara: Benni affonda le mani nel delirante universo delle passioni giovanili analizzando come la cultura odierna permetta tutto, e non comunichi più alle nuove generazioni il senso del limite, specie verso le cose più futili. E così due ragazzine innamorate di una boy-band inglese di successo sono pronte a tutto, letteralmente, per il biglietto del concerto dei loro idoli. Agghiacciante nella sua crudeltà e nella lucidità con la quale lo scrittore descrive le scene di isteria delle migliaia di ragazzine in coda per i biglietti.
Infine, le due storie che mi hanno colpito maggiormente: Cosa Sei? parte facendo credere che tutto ruoti attorni ad uno strane e deforme animaletto... e in parte è così, ma non come è portato a credere il lettore. Una grande lezione di scrittura e un ottimo esempio di come si possa analizzare l'animo umano.
Compagni di Banco è invece la scheggia più disillusa - e forse per questo quella più sottilmente inquietante - di tutto il volume. Parla di adolescenti, di un futuro in mano a persone che crescono con esempi tutt'altro che edificanti e che da adulti non potranno costruire realmente un mondo migliore, perché quello che hanno visto nell'età della formazione non li può portare ad essere migliori di chi li ha preceduti. Ma non si ferma qui: il racconto descrive come anche i pochi puri di cuore rimasti non si salvino da questo fosco destino, e a tal proposito - e a chiusura della mia recensione - riporto un brano altamente significativo di questo racconto, ottimo esempio del valore di questa raccolta che, pur non raggiungendo i livelli di opere simili dell'autore come Il Bar Sotto il Mare riesce comunque a dire quel che deve in un modo raffinato e diverso dalla massa.
Non vedo nessun futuro per il mio Paese. Credo che alcuni mostri incravattati lo stiano divorando e che presto verrà l'Apocalisse, con le luci giuste e una dolce musica di sottofondo, ma pur sempre l'Apocalisse, la resa dei conti della nostra avida insipienza.
Credevo che non sarei mai diventato cattivo. Ma quando si perde la fiducia che i malvagi possano cambiare, allora si diventa malvagi. Amavo i libri, amavo studiare, amavo le persone, amavo... Ma tutto è finito. Sono un piccolo mostro come gli altri. L'orgoglio, la solitudine, la delusione non possono essere un alibi.