[J. K. Rowling] La Via del Male

Qui è dove si parla di storie, di storie che parlano di cose che magari non sono successe davvero ma che potrebbero anche o che sono successe tanto tempo fa. Quel che è certo è che spesso ci toccano più di quanto non facciano le storie vere di cui siamo testimoni tutti i giorni.
  • Oddio, già il terzo? Questi escono a ritmi assurdi, come si fa a starci dietro?
  • Io ancora devo leggere il secondo T_T
  • Questo mese è uscito anche in italiano, eh!
    Sempre per Salani, e con il titolo La Via del Male ;)

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    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Sapevo ma lo negavo a me stesso, perché in questo momento tra la Torre Nera e i libri canonici di SW (Tarkin, appena uscito) NON HO UNO SPAZIO LIBERO FINO A NATALE.

    Maledizione a te, Rowling, amore mio.
  • Best titolo ever, tbh.

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    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
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  • Segnalo che il romanzo rientra nella selezione di titoli Salani che fino al 22 luglio sono venduti con sconto del 25% ;)
    Valerio ha scritto:perché in questo momento tra la Torre Nera
    Tra l'altro ci sono i topic d i ciascun libro, qui sul forum, mi piacerebbe leggere la tua opinione ;)
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  • Pensavo di scrivere un breve commentino su come Career of evil mi sia piaciuto ma tutto sommato non l'abbia trovato all'altezza dei primi due romanzi su Cormoran Strike, poi ho aperto questo topic, ho letto
    Tigrotta ha scritto:per ora è il migliore della serie



    e il mio spirito polemico è stato TRIGGERATO, così ho deciso che questo è IL PEGGIOR LIBRO MAI SCRITTO DALLA ROWLING. Andrò adesso ad argomentare la mia asserzione:
    Innanzitutto ho per la prima volta, con l'autrice in questione, riscontrato un problema di prosa. Dopo due libri che ti illustrano i numerosi volti di Londra, i suoi lustrini e le sue latrine, la scrittura della Rowling ha perso un po' di quel gusto del torbido che la caratterizzava e ora tutto puzza un po' di già visto. Non c'è più nulla di nuovo nelle considerazioni dell'autrice e dei suoi alter-ego cartacei e comunque nulla che non ci sia già stato raccontato. La ripetitività della narrazione, inframezzata da un paio di interessanti gite fuori dalla capitale, dà il peggio di sè in quello che dovrebbe esserne il punto forte, cioè la discesa nell'infernale passato di Strike, specialmente per quanto riguarda [spoiler]la triste parentesi familiare[/spoiler] che ci viene raccontata. Il personaggio coinvolto, uno dei sospetti per il crimine su cui è incentrato il romanzo, è sicuramente l'elemento più interessante della storia, ma la Rowling insiste sempre sugli stessi tasti (ho perso il conto di quante volte [spoiler]la morte di Leda[/spoiler] viene citata esattamente con gli stessi termini) che alla fine l'effetto è più "sì dai, lo so già, passiamo oltre" che altro.
    Ben più interessante è la tensione che si sviluppa tra Strike e Robin ad un certo punto della storia: la Rowling sa bene quali corde toccare per interessare i suoi lettori e traccia un ritratto di Robin di grandissima credibiltà, peccato che la sua scelta [spoiler]di sposare Matthew dopo aver mostrato ai lettori i lati peggiori di questo deplorevole individuo[/spoiler] ti porti a distruggere la stima che hai per il personaggio. Naturalmente da un punto di vista narrativo [spoiler]la tensione sessuale irrisolta tra due personaggi[/spoiler] funziona molto meglio del far andare le cose esattamente come vogliono i lettori, per cui non è certo lo sviluppo che contesto quanto la scelta di pigiare l'accelleratore sull'argomento per una buona metà del libro per poi risolvere la sottotrama [spoiler]fuori scena[/spoiler] e accantonare l'argomento lasciando il lettore (e il povero Strike) senza alcuna spiegazione sull'accaduto, [spoiler]non solo facendo apparire Robin come una persona del tutto incapace di capire ciò che è giusto per lei, ma senza nemmeno fornire una giustificazione per il suo comportamento scellerato[/spoiler]. Ripeto: un ritratto di giovane donna in tutto e per tutto credibile, ma che lede l'immagine del personaggio senza offrirti nulla con cui compensare.

    Altro grosso problema del libro è che il caso raccontato non è interessante manco per niente, così come non lo sono i personaggi coinvolti, i sospetti, lo svolgimento dell'indagine. È tutto così lineare e prevedibile che è possibile risolvere il caso a metà libro (cosa che ho fatto: nel primo libro la Rowling mi aveva fregato, mentre nel secondo avevo sgamato il colpevole grazie ad un dettaglio ma cannato di brutto sul movente), tant'è che a quel punto la storia si arena e procede stancamente verso un finale che si raggiunge solo nella speranza di venire smentiti nelle proprie deduzioni. La ragione di questa sciatteria è dovuta principalmente a due elementi: la staticità del caso, che non ha alcuno sviluppo significativo dall'inizio del libro, e il cambio di prospettiva che la Rowling adotta per alcuni capitoli, in cui assumiamo il punto di vista del misterioso assassino. Quella che dovrebbe essere un'interessante variazione si rivela un'arma a doppio taglio, non solo perchè, di nuovo, i capitoli del killer sono davvero molto ripetitivi, ma perchè il profilo del personaggio che viene descritto è così cristallino che risulta impossibile avere altri sospetti, tra i candidati colpevoli, oltre a quello che poi effettivamente si rivelerà essere il vero responsabile. Naturalmente ci sono tentativi di sviare il lettore con false piste, ma scendere così tanto nella psiche del personaggio fa percepire con chiarezza che qualunque altra soluzione al caso sarebbe risultata una palese forzatura. Apro una parentesi, poi, per accennare ai processi psicologici del killer, descritti nel dettaglio sì, ma con una certa scalbezza, tant'è che tutte le sue elucubrazioni sembrano tratte da un libro di testo più che da una mente malata: la sua morbosità ti viene descritta, ma non la senti.

    Secondo me dopo tre romanzi la serie di Galbraith ha bisogno di fare il salto di qualità e diventare qualcosa di più di un'altra serie di gialli tra decine di serie di gialli attualmente in libreria e l'autrice ha tutte le carte in regola per poterlo fare, specialmente se oltre ai nuovi lettori di Cormoran ha intenzione di mantenere anche una buona fetta dei vecchi lettori di Harry.
  • Ahimè, devo concordare con Dapiz e anzi pure rincarare la dose: nettamente il libro peggiore della Rowling.

    I suoi punti forti sono da sempre stati essenzialmente la creazione di ottimi personaggi (in particolar modo in HP, ma anche i nostri Robin e Cormoran sono buoni) e la satira sociale (le invidie di paese, il mondo della moda e dell'editoria).

    Dopo i due promettenti primi i libri, qui i protagonisti risultato però involuti: Strike non combina praticamente niente dall'inizio alla fine, maggiore spazio è dato a Robin che però compie scelte che sembrano più o meno casuali, fino al finale affrettatissimo in cui [spoiler]si sposa senza volersi sposare, e quando dice sì guarda Strike con il quale fino a un giorno prima aveva litigato in modo insanabile e non si sa perché poi va al matrimonio, insomma un gran casino[/spoiler].

    Ho trovato pesantissimo ambientare la trama in un mondo di maniaci, pedofili, assassini e stupratori: ne vengono fuori personaggi piatti e noiosi, non so se l'autrice voleva fare della denuncia sociale ma di certo non gli è riuscito. Troppa violenza morbosa fine a se stessa, un pochino va bene ma alla lunga stanca: è un tratto distintivo della Rowling, c'era in giuste dosi negli altri libri ma qui per 600 pagine troppo davvero.

    C'è poi la questione del giallo. Non è mai stato un punto forte della serie, ok, ma almeno per i primi due libri il giallo era discreto. Qui invece è forse la parte peggiore del libro, veramente poco interessante e banale (il killer delle prostitute!): io sono duro non capisco mai chi è l'assassino, ma qui non poteva che essere uno solo dei tre. Insomma, per una serie che vorrebbe essere fondalmente un giallo, anche se magari tendente al poliziesco, non ci siamo proprio.

    Salvo un po' l'evoluzione del rapporto Strike-Robin, peccato per il finale incasinato come già detto.


    La Rowling dichiara che si diverte a scrivere questa serie, e quindi sicuramente continuerà: il prossimo lo leggerò sulla fiducia, ma per me sarà l'ultimo appello.
    Assurancetourix
  • Ho finalmente concluso anch’io la lettura di La via del male.
    E devo dire che, per quanto comprenda le critiche mosse qui sopra da Dapiz e cianfa88, io mi trovo ad essere molto meno negativo delle opinioni da loro espresse.
    Dal punto di vista del giallo in senso stretto, in effetti, La via del male è il libro più debole dei tre finora usciti con protagonista Cormoran Strike: lo dico un po' per fattori personali - non amo quasi mai le indagini nelle quali il detective che indaga è coinvolto a livello personale - e un po' per motivi più oggettivi. Restringere fin da subito il campo dei sospetti a tre persone è in effetti limitante per lo svolgimento del caso, laddove in Il richiamo del cuculo e in Il baco da seta la cosa era più ampia (c'era un numero maggiore di personaggi che affollavano la scena, e quindi un maggior numero di indiziati) e quindi maggiormente godibile.
    Non che questo mi abbia rovinato la rivelazione finale, eh: sarò un ciuccio io, ma al contrario di Dapiz ci ho messo un po' a capire l'identità dell'assassino, e anche se l'avevo subodorata prima del finale ([spoiler]precisamente quanto Robin ha un dialogo con lui per strada[/spoiler]) non ero matematicamente sicuro che fosse davvero lui. In effetti ho trovato che, anche con lo stratagemma dei capitoli scritti dal punto di vista dell'omicida, la Rowling sia riuscita comunque a dissimulare piuttosto bene la sua identità, rendendo per buona parte del romanzo plausibile qualunque delle tre soluzioni mostrate.
    Un'altra critica che potrei muovere al lato investigativo è che la soluzione del caso viene svolta in maniera troppo precipitosa, in un numero esiguo di pagine e con un confronto forse meno appassionante di quanto mi aspettassi e di quanto tutto l'impianto narrativo avesse caricato.

    Ma lo svolgimento dell'indagine nel suo complesso è molto buono, e denota l'intatta capacità di scrittrice della Rowling: i viaggi fuori Londra, le piste, gli appostamenti, gli interrogatori informali con chi conosceva i potenziali colpevoli, i flashback sul passato di Cormoran... tanti piccoli tocchi sulla normalità di un lavoro investigativo che rendevano la narrazione credibile ma senza mai annoiare.

    In ogni caso, se la parte puramente gialla di La via del male risulta meno efficace di quanto visto in precedenza nella serie, non si può dire altrettanto della parte umana, dove la Rowling eccelle fin dalla Pietra filosofale e che non delude nemmeno qui... anzi, che qui trova una maturità ancora maggiore nel parlare di persone umane e vere partendo dal nocciolo più intimo e complesso.
    Rispetto ai due libri precedenti, infatti, i riflettori hanno puntato molto di più su Robin, la bella e sveglia assistente di Cormoran: per molti versi, questo è il *suo* libro, il momento in cui si è spostata più al centro dell'inquadratura e ci ha permesso di comprenderla meglio, di vederla come un personaggio realistico e tridimensionale. Non che in precedenza avesse avuto poca importanza, ma mai come stavolta entriamo in contatto con lei per qualcosa che è più profondo delle indecisioni e paure relative al suo matrimonio o del suo desiderio di fare belle figura al lavoro. Questi due elementi ci sono ma vengono visti sotto una nuova luce, una volta scoperto un evento fondante nel passato della ragazza, così terribile e inaccettabile da averla condizionata per tutti gli anni a venire sotto diversi aspetti della sua vita. E il fatto che il caso in cui si trova invischiata insieme a Strike vada a toccare nuovamente certi nervi scoperti, facendola ricadere in una spirale di paure e difficoltà, non fa altro che ripresentarci in modo ancora più chiaro e forte la caratura di un personaggio tutt'altro che secondario o facente funzione di semplice spalla.
    La dolcezza con cui la Rowling descrive quanto accaduto è pari solo all'efferatezza con cui descrive certe pulsioni e piani dell'assassino nei capitoli scritti dal suo punto di vista: applausi doverosi, qui, perché la scrittrice riesce a scrivere pagine terribili e cruente nella loro disumanità. Non fa sconti e si addentra senza freni nella mente di uno psicopatico violento e socialmente instabile, incline ad azioni violente e al bisogno di fare del male alle donne, per le quali prova sentimenti aberranti e un'opinione che va oltre la semplice misoginia. È qualcosa di più volgare, viscerale, malato e abbietto, e il fatto che una donna abbia immerso le mani in un crogiolo di tali nefandezze portando alla luce in modo così smaccato certi pensieri è forse uno dei risultati più significativi del romanzo.

    La via del male è quindi lungi dall'essere un libro riuscito, che zoppica nell'ambito del genere a cui si ascrive: resta però, di contro, un libro scritto con maestria e consapevolezza, con grande passione per i personaggi che lo popolano e con una forte consapevolezza della propria scrittura e di quello che vuole raccontare.
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  • L'ho finito con mooooooolto ritardo, perché non mi sono concesso di iniziarlo se non dopo la fine del Fumettazzo 3 a tema, di cui questo libro ha costituito un premio.

    Personalmente ho trovato il caso un po' boh. Non ho particolarmente fidelizzato con i tre sospettati, che mi sono sembrati figure abbastanza simili e piatte, cosa che forse era dovuta ad esigenze narrative, dovendosi appositamente sovrapporre per aumentare la confusione. Però non posso dire che la cosa abbia funzionato più di tanto, ecco. Apprezzo in ogni caso la volontà della Rowling di giocare, sperimentare e rinnovarsi, cambiando la struttura. Anche a costo di non trovare sempre il mio gradimento.

    Mi è piaciuta come sempre la parte umana della vicenda, piuttosto consistente, in cui la scrittrice ha messo tutta la sua canagliaggine. Situazioni ironiche, volutamente frustranti, piccoli detti... insieme a dei non detti enormi come voragini, e un finale così contraddittorio e controverso da completare in modo perfetto la psiche di Robin. Niente da dire, qui, mi ritengo soddisfatto, pur nella volutissima frustrazione che mi ha comportato leggerne gli sviluppi. E il bello di J.K sta proprio qui.

    Aggiungo: Matthew trovo che sia una delle creazioni più felici della Rowling, proprio per come è scritto. E' un capolavoro di mediocrità, mai particolarmente nociva. Anche le cose peggiori che dice e fa trovano una giustificazione, a volerci pensare un attimo. Il punto è che il lettore non VUOLE pensarci nemmeno un attimo, perché la scrittrice l'ha sapientemente manipolato in modo da renderglielo odioso. Ed è in questi piccoli tocchi discreti, in quelle reticenze, in questa dissacrante ironia che vedo la grandezza di J.K.
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