Ho finalmente concluso anch’io la lettura di
La via del male.
E devo dire che, per quanto comprenda le critiche mosse qui sopra da Dapiz e cianfa88, io mi trovo ad essere molto meno negativo delle opinioni da loro espresse.
Dal punto di vista del giallo in senso stretto, in effetti, La via del male è il libro più debole dei tre finora usciti con protagonista Cormoran Strike: lo dico un po' per fattori personali - non amo quasi mai le indagini nelle quali il detective che indaga è coinvolto a livello personale - e un po' per motivi più oggettivi. Restringere fin da subito il campo dei sospetti a tre persone è in effetti limitante per lo svolgimento del caso, laddove in
Il richiamo del cuculo e in
Il baco da seta la cosa era più ampia (c'era un numero maggiore di personaggi che affollavano la scena, e quindi un maggior numero di indiziati) e quindi maggiormente godibile.
Non che questo mi abbia rovinato la rivelazione finale, eh: sarò un ciuccio io, ma al contrario di Dapiz ci ho messo un po' a capire l'identità dell'assassino, e anche se l'avevo subodorata prima del finale ([spoiler]precisamente quanto Robin ha un dialogo con lui per strada[/spoiler]) non ero matematicamente sicuro che fosse davvero lui. In effetti ho trovato che, anche con lo stratagemma dei capitoli scritti dal punto di vista dell'omicida, la
Rowling sia riuscita comunque a dissimulare piuttosto bene la sua identità, rendendo per buona parte del romanzo plausibile qualunque delle tre soluzioni mostrate.
Un'altra critica che potrei muovere al lato investigativo è che la soluzione del caso viene svolta in maniera troppo precipitosa, in un numero esiguo di pagine e con un confronto forse meno appassionante di quanto mi aspettassi e di quanto tutto l'impianto narrativo avesse caricato.
Ma lo svolgimento dell'indagine nel suo complesso è molto buono, e denota l'intatta capacità di scrittrice della Rowling: i viaggi fuori Londra, le piste, gli appostamenti, gli interrogatori informali con chi conosceva i potenziali colpevoli, i flashback sul passato di Cormoran... tanti piccoli tocchi sulla normalità di un lavoro investigativo che rendevano la narrazione credibile ma senza mai annoiare.
In ogni caso, se la parte puramente gialla di
La via del male risulta meno efficace di quanto visto in precedenza nella serie, non si può dire altrettanto della parte umana, dove la Rowling eccelle fin dalla
Pietra filosofale e che non delude nemmeno qui... anzi, che qui trova una maturità ancora maggiore nel parlare di persone umane e vere partendo dal nocciolo più intimo e complesso.
Rispetto ai due libri precedenti, infatti, i riflettori hanno puntato molto di più su Robin, la bella e sveglia assistente di Cormoran: per molti versi, questo è il *suo* libro, il momento in cui si è spostata più al centro dell'inquadratura e ci ha permesso di comprenderla meglio, di vederla come un personaggio realistico e tridimensionale. Non che in precedenza avesse avuto poca importanza, ma mai come stavolta entriamo in contatto con lei per qualcosa che è più profondo delle indecisioni e paure relative al suo matrimonio o del suo desiderio di fare belle figura al lavoro. Questi due elementi ci sono ma vengono visti sotto una nuova luce, una volta scoperto un evento fondante nel passato della ragazza, così terribile e inaccettabile da averla condizionata per tutti gli anni a venire sotto diversi aspetti della sua vita. E il fatto che il caso in cui si trova invischiata insieme a Strike vada a toccare nuovamente certi nervi scoperti, facendola ricadere in una spirale di paure e difficoltà, non fa altro che ripresentarci in modo ancora più chiaro e forte la caratura di un personaggio tutt'altro che secondario o facente funzione di semplice spalla.
La dolcezza con cui la Rowling descrive quanto accaduto è pari solo all'efferatezza con cui descrive certe pulsioni e piani dell'assassino nei capitoli scritti dal suo punto di vista: applausi doverosi, qui, perché la scrittrice riesce a scrivere pagine terribili e cruente nella loro disumanità. Non fa sconti e si addentra senza freni nella mente di uno psicopatico violento e socialmente instabile, incline ad azioni violente e al bisogno di fare del male alle donne, per le quali prova sentimenti aberranti e un'opinione che va oltre la semplice misoginia.
È qualcosa di più volgare, viscerale, malato e abbietto, e il fatto che una donna abbia immerso le mani in un crogiolo di tali nefandezze portando alla luce in modo così smaccato certi pensieri è forse uno dei risultati più significativi del romanzo.
La via del male è quindi lungi dall'essere un libro riuscito, che zoppica nell'ambito del genere a cui si ascrive: resta però, di contro, un libro scritto con maestria e consapevolezza, con grande passione per i personaggi che lo popolano e con una forte consapevolezza della propria scrittura e di quello che vuole raccontare.