My Little Pony: Friendship is Magic – Stagione 2
C’è chi ne ha fatto la propria filosofia di vita, il proprio credo. Chi lo vede come un modo per sfuggire alla depressione, per trovare conforto dal logorio della vita moderna. O semplicemente per ritrovare la voglia di disegnare, scrivere, risvegliare la propria creatività. Per sentirsi parte di un gruppo, ma anche per provare il piacere del proibito, in barba a chi gli dice: “Ma… alla tua età?”. Una cosa è certa:
My Little Pony: Friendship is Magic è più di un semplice cartone animato per bambine. E se nella prima stagione questo sentore era già abbastanza forte, la seconda non fa altro che prendere quanto di buono era già stato fatto e ampliarlo, mostrandoci il grande potenziale di questa serie e la grande versatilità dei suoi personaggi e del mondo che essi popolano. In effetti, uno dei pregi della nuova stagione è proprio la varietà dei temi trattati: non solo amicizia, dunque. Ma andiamo con ordine.
Apre le danze l’episodio pilota in due parti
The Return of Harmony: nelle intenzioni dei creatori esso avrebbe dovuto costituire il finale della prima stagione, e di fatto rappresenta in un certo senso il punto di convergenza di tutte le tematiche in essa affrontate. Ritornano quindi gli Elementi dell’Armonia, amuleti magici che rappresentano le qualità delle protagoniste, e soprattutto assistiamo all’entrata in scena di una nuova carismatica nemesi che metterà a dura prova le nostre eroine: Discord, Spirito del Caos, una specie di chimera formata dalle specie animali più disparate doppiato in originale da John De Lancie, famoso per aver interpretato il personaggio di Q in Star Trek.
Rimasto imprigionato per millenni, a seguito di un’antica lotta che lo vide scontrarsi con le immortali Principesse Celestia e Luna, Discord è tornato per seminare confusione in tutto il regno di Equestria. Spetterà quindi a Twilight Sparkle, Pinkie Pie, Applejack, Rainbow Dash, Rarity e Fluttershy (senza dimenticare Spike) fare in modo che il caos non prenda il sopravvento. Tuttavia in questa missione la loro amicizia verrà messa a dura prova dal subdolo e tentatore Discord, che metterà le sei puledre di fronte alle loro peggiori paure, facendo emergere i lati negativi del loro carattere.
L’episodio è gestito magistralmente, riuscendo a passare con disinvoltura dal tono comico a quello drammatico, tra scenari surreali e inseguimenti rocamboleschi. In sostanza rappresenta un perfetto punto di congiunzione col nuovo ciclo di puntate. Purtroppo sarà anche l’ultimo episodio supervisionato dalla creatrice dello show, Lauren Faust, che passa il testimone a Jayson Thiessen, già regista della serie, il quale, però, si dimostrerà un degno sostituto.
Arriviamo così alla seconda stagione vera e propria. Sigla rimasterizzata e niente più rating e/i (educational and informative), che in Italia potrebbe corrispondere al “bollino verde”. Evidentemente qualcosa sta cambiando.
E si comincia col delirante
Lesson Zero: Twilight si fa prendere dal panico perché è da una settimana che non manda a Princess Celestia una lettera riguardante i suoi progressi in fatto di amicizia, e la paura di essere in ritardo con la consegna la fa letteralmente impazzire, al punto di decidere che sarà proprio lei a creare un problema di amicizia tra le sue amiche per poi risolverlo. Le cose non saranno così semplici e Twilight finirà per creare uno scompiglio tale in città da richiedere l’intervento della Principessa in persona. L’episodio è decisivo poiché in conclusione Celestia inviterà tutte le protagoniste a farle rapporto d’ora in poi sulle loro scoperte sulla magia dell’amicizia. Ma, a mio parere, va ricordato anche per il coraggio con cui mette alla berlina con intelligente ironia le basi stesse su cui poggia la puntata tipo del cartone. Sicuramente una scelta coraggiosa che ci fa ben capire quanto gli autori cerchino il più possibile di uscire fuori dagli angusti canoni del tipico show per bambine.
Da questo momento in poi la serie cambia struttura. Se fino ad ora tutto veniva visto con gli occhi di Twilight, adesso l’attenzione si sposta sulle sue comprimarie (e non solo), permettendoci di sondarne meglio il carattere e la personalità. Come già accennato, gli episodi e la (quasi) immancabile, ma tutt’altro che pretenziosa, morale finale non si focalizzeranno più solo su problemi relativi all’amicizia, ma toccheranno gli argomenti più disparati, talvolta anche molto profondi. Il tutto sempre con l’ironia e la comicità che hanno decretato fin dai suoi albori la fortuna di
My Little Pony: Friendship is Magic fra le più variegate fasce d’età. Se i più piccoli possono trovare divertenti le varie gag slapstick e l’aspetto buffo dei personaggi, che ci regalano una vastissima gamma di nuove e irresistibili espressioni facciali, questa volta gli animatori decidono di puntare molto su strizzate d’occhio neanche troppo velate ai più grandicelli. E ciò non significa allusioni argute e maliziose al mondo degli adulti (come sembra andare di moda oggigiorno tra i cartoni che si prefissano tale scopo). Tutt’altro: lo show riesce a divertire con intelligenza pur mantenendo una certa innocienza di fondo, spesso ricorrendo anche a un piacevolissimo e colto citazionismo che non stona affatto col contesto generale e con la storia. E i riferimenti non sono affatto pochi. Per citarne alcuni: Star Wars, Il Grande Lebowsky, Spider-Man, Darkwing Duck, Batman, King Kong, L’Apprendista Stregone, Indiana Jones, Terminator, Metal Gear Solid, Doctor Who, Sherlock Holmes, i film muti in bianco e nero, James Bond e tanti altri.
Della qualità dell’animazione si è già detto. Meritano però una menzione speciale piccoli tocchi di classe come la sequenza artigianale nella mente di Pinkie Pie in
A Friend in Deed o quella stile propaganda anni ’50 in
Hurricane Fluttershy, oltre ad alcune sequenze simil 3D che, in un cartone realizzato in Flash come questo, non fanno che sottolineare la bravura non comune dei ragazzi della Studio B.
Un altro elemento di grande rilievo è indubbiamente tutto il comparto musicale che accompagna la serie: ci troviamo innanzi ad una colonna sonora di tutto rispetto e di grande qualità. Merito del compositore William Anderson, che riesce a spaziare con maestria da temi ispirati alla musica classica, a temi puramente epici, drammatici, passando per il pop, la disco e persino l’hard rock. Un lavoro davvero encomiabile. Come lo è anche quello di Daniel Ingram, che si occupa delle sequenze cantate: anche qui la creatività la fa da padrona e le canzoni sono davvero memorabili. Fra queste ricordiamo:
- Find a Pet Song (da
May the Best Pet Win!), un duetto in puro stile musical broadwayano che, in un crescendo di battute cantate, accompagna la decisione di Rainbow Dash su quale animale domestico scegliere tra quelli che le vengono proposti da Fluttershy;
- Becoming Popular (da
Sweet and Elite), canzone pop cantata da Rarity quando entra a far parte dell’alta società di Canterlot (interessante notare come la sequenza animata riprenda lo stile tipico dei videoclip musicali);
- The Flim Flam Brothers (da
The Super Speedy Cider Squeezy 6000), fin’ora la canzone più lunga, un omaggio ai vecchi musical cinematografici degli anni ’60 come
Mary Poppins e
The Music Man (al quale è direttamente ispirata);
- The Perfect Stallion (da
Hearts and Hooves Day), cantata dalle Cutie Mark Crusaders, accompagna la loro ricerca del pony speciale per fare innamorare la loro maestra Cheerilee in occasione di una festa affine al nostro San Valentino;
- Smile Song (da
A Friend in Deed), vero e proprio inno alla gioia in cui Pinkie Pie esprime tutta se stessa e il suo semplice e spensierato modo di vedere la vita, il cui scopo principale è unicamente quello di essere e rendere gli altri felici.
- … e poi ci sono quelle dell’episodio finale, di cui riparleremo.
Così, tra alti e (pochi) bassi si susseguono trame brillanti e vivaci in grado di far ridere, sorridere, emozionare, ma anche commuovere (si pensi a episodi come
The Return of Harmony,
Sisterhooves Social,
Secret of My Excess,
Dragon Quest o
Hurricane Fluttershy). Non mancano neanche puntate a dir poco frenetiche e deliziosamente deliranti come il già citato
Lesson Zero,
The Last Roundup,
Hearts and Hooves Day o
It’s About Time. Nel complesso si può dire che anche quando un episodio non brilla particolarmente per la trama, gli animatori riescono comunque ad inserirci elementi che lo mantengono sempre molto al di sopra della sufficienza. Potendo usufruire di episodi completamente dedicati a ciascuno di loro, i personaggi riescono ad aggiungere meggiore spessore alla loro già ottima caratterizzazione. Avremo quindi una Pinkie Pie ancora più “random” eppure più matura, come anche una Rainbow Dash più umile, ma anche con una nuova e inaspettata passione. Anche Fluttershy avrà i suoi momenti di gloria, e non sarà più soltanto la pony timida e paurosa, seppur adorabile e gentile, che conoscevamo. Maggiore attenzione verrà riservata anche a Spike e ai suoi piccoli/grandi problemi da outsider, in quanto drago nato e cresciuto in una comunità di pony. Tematiche a tratti profonde e per nulla scontate quindi, che contribuiscono a rendere questo show qualcosa di speciale e fuori dal comune.
E una stagione così ben realizzata non poteva che concludersi col botto.
Il Royal Wedding segna forse il punto più alto e ambizioso raggiunto dalla serie fin ora. Tanta pubblicità ha preceduto la sua messa in onda in America, un vero e proprio evento. E spesso, quando l’aspettativa è così alta, la delusione potrebbe essere dietro l’angolo. Fortunatamente non è questo il caso.
A Canterlot Wedding è un episodio maestoso, spettacolare. Shining Armor, fratello di Twilight e capo della guardia reale, sta per sposare Cadence, nipote di Celestia, ma i preparativi per il matrimonio metteranno in luce per Twilight aspetti molto più inquietanti di quel che immaginava. In questo episodio, diviso in due parti, c’è tutto quello che si possa desiderare da un finale di stagione, e anche di più. Azione, colpi di scena, un nuovo terribile e inquietante villain, un climax sempre in ascesa degno dei migliori film Disney. Sì, perché vedendo un’opera del genere il paragone è inevitabile. E viene da chiedersi cosa si sarebbe potuto realizzare con un badget maggiore (sempre che in futuro la Hasbro non ci riservi qualche sorpresa sul versante “lungometraggi”). Completano il tutto una colonna sonora impeccabile e tre canzoni semplicemente magnifiche: B.B.B.F.F (struggente canzone sul rapporto tra Twilight e suo fratello), This Day Aria (duetto, semplicemente da brividi, tra due… facce di una stessa medaglia) e Love Is In Bloom (canzone del lieto fine). E con quest’ultima si chiude il secondo capitolo di una delle migliori serie animate degli ultimi anni. Non mi resta altro da dire se non: lunga vita a
My Little Pony: Friendship is Magic!
La terza stagione ci aspetta a settembre e, se tutto va bene, sentiremo parlare ancora a lungo di questi piccoli pony.
Dopotutto c’è ancora un addio al celibato da festeggiare...