[Disney/Bad Robot] Lost (ABC)

L'America non vive di soli hamburger ma anche di una grassissima infornata annuale di serie tv di tutti i generi, dal tentacolare procedural a piccole grandi epiche.
  • Tyrrel, anzi no, Lindelof ha scritto:- "Across the sea" è un po' inutile.
    GROAN. :bush:
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    Ottimo lavoro.
  • E' stato pubblicato un libro intitolato The Revolution Was Televised che parla della genesi di alcune delle serie tv più importanti degli ultimi 15 anni. E parla anche della genesi di Lost, svelando aspetti parecchio interessanti. Il post.it ne ha tratto un articolo:

    http://www.ilpost.it/2012/11/29/la-genesi-di-lost/

    dal quale si evince che:

    "Abrams suggerì a Braun l’idea che l’isola sarebbe dovuta essere un vero e proprio personaggio all’interno della narrazione."

    "Secondo Braun(il produttore che ebbe l'idea iniziale) tutta la storia avrebbe dovuto essere realistica e avere una spiegazione logica e scientifica, ma accettò comunque le proposte di Abrams."

    "Il contributo di Lindelof fu subito essenziale: secondo lui bisognava ribaltare l’idea convenzionale che i sopravvissuti volessero abbandonare l’isola per fare ritorno a casa e quindi bisognava trovare un motivo abbastanza valido (o talmente assurdo) da far desiderare ai personaggi di rimanere in quel posto sconosciuto"

    "Abrams fu molto colpito dalla proposta di Lindelof e a questo proposito suggerì l’idea che i sopravvissuti sarebbero potuti restare sull’isola alla ricerca di una misteriosa botola: tutta la prima stagione poteva reggersi su questo espediente. Non era ancora tempo di preoccuparsi di quello che sarebbe successo dopo."

    "Damon Lindelof aveva già avuto qualche esperienza come produttore esecutivo ma non si sentiva pronto a gestire l’intera macchina dello show. Dopo aver rischiato un crollo nervoso durante la produzione dei primi episodi chiamò Carlton Cuse ad affiancarlo."

    "Come ha poi confessato Lindelof, fino alla messa in onda del primo episodio non era stato deciso e ideato nulla della mitologia della serie, tranne l’idea che i personaggi fossero finiti sull’isola per un motivo preciso, ovvero prendere parte a una specie di lotta tra il bene e il male. Non esistevano ancora i numeri dell’equazione di Valenzetti, le proprietà curative dell’isola, l’elettromagnetismo e gli Altri. I tratti generali della mitologia vennero abbozzati soltanto durante un campeggio che Lindelof e Cuse organizzarono per lo staff creativo dopo la fine della prima stagione. Fino ad allora la serie era stata scritta e girata episodio per episodio e si era concentrata essenzialmente sul ritratto e la costruzione narrativa dei personaggi. Durante il campeggio si iniziò a parlare per esempio della Dharma Initiative e di Jacob, il misterioso personaggio che non compare fino alla terza stagione."

    Quindi, leviamoci dalla testa l'idea che "tutto era stato pensato fin dall'inizio" (vabbè, io l'avevo già fatto da tempo), la verità è che si è navigato a vista per parecchio tempo. Però direi che ci può stare, dai.
  • Mi sa che dice ben poco di nuovo. Anzi, ci sono alcuni punti un po' contraddittori:
    Tyrrel ha scritto: "Come ha poi confessato Lindelof, fino alla messa in onda del primo episodio non era stato deciso e ideato nulla della mitologia della serie, tranne l’idea che i personaggi fossero finiti sull’isola per un motivo preciso, ovvero prendere parte a una specie di lotta tra il bene e il male.


    E questo direi che è già molto perché significa che, pur rozzamente, l'esito stesso dell'esperienza Lost doveva essere quello lì, e non hanno mai cambiato idea.

    fino alla messa in onda del primo episodio [...] Non esistevano ancora i numeri dell’equazione di Valenzetti, le proprietà curative dell’isola, l’elettromagnetismo e gli Altri. I tratti generali della mitologia vennero abbozzati soltanto durante un campeggio che Lindelof e Cuse organizzarono per lo staff creativo dopo la fine della prima stagione.


    Questa affermazione non ha senso, dal momento che quegli elementi era ovvio che non esistessero dal primo episodio, visto che sono assenti, e d'altra parte non possono essere stati inventati durante il campeggio tra le stagioni, visto che sia i numeri che le proprietà curative, l'elettromagnetismo e gli Altri sono elementi che esordiscono in prima stagione.

    Durante il campeggio si iniziò a parlare per esempio della Dharma Initiative e di Jacob, il misterioso personaggio che non compare fino alla terza stagione."
    Che la Dharma sia un'espansione della mitologia di Lost inventata dopo la prima stagione era noto, e lo stesso vale per Jacob che esisteva come concetto ma non era mai stato personificato prima della terza (ma io direi anche quinta).
  • Tutto Lost in 6 minuti, in stile RPG anni '80/'90:



    Semplicemente :adore:

    Rotflissimo tutto, ma in particolare Jack che "usa" Juliet per buttarla nel fosso, e la pubblicità durante l'epico scontro finale, che interruppe veramente quel momento... :LOL:

    AMEREI un gioco veramente così!
  • Il series format del 5 maggio 2004 :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

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  • L'ho letto e boh, in realtà non è abbastanza per potersi fare un'opinione. Troppe cose dette, non dette, stratificate, non stratificate. C'è pensatismodall'inizio e improvvisismo in egual misura. Poi vedi a quando risale e capisci che eravamo proprio agli albori della serie, e che molte cose sono state definite dopo. E se a tutto questo si aggiunge che è pure un documento poco limpido, con alcune bugie al network, ora tranquillissimamente ammesse, inizia a farmi strada l'idea che un bel libro sul making of di Lost ci vorrebbe proprio. Che spieghi in che modo si è evoluta l'idea in corso d'opera, cosa venne cassato, cosa invece venne preordinato, in modo da fugare una volta per tutte polemiche, rancori, atti di fede cieca da parte del fandom e ricondurre il fenomeno a quello che dovrebbe essere: un evento mediatico degno di essere studiato approfonditamente.

    (bello Boone psicopatico però)
  • Da BadTv:
    Breaking Bad: Damon Lindelof interviene sul paragone con Lost
    DI SIMONE NOVARESE – 3 OTTOBRE 2013
    PUBBLICATO IN: NEWS

    Il finale di Lost. Basta nominarlo per scatenare, a tre anni dalla sua conclusione, un feroce dibattito tra chi lo difende e tra chi invece lo condanna senza riserva. Sembra inoltre che, da allora, ogni atteso finale televisivo debba necessariamente confrontarsi con la soluzione di Carlton Cuse e Damon Lindelof. Ciò è avvenuto anche nel caso di Breaking Bad. Indubbiamente il finale ideato da Vince Gilligan ha, in generale, soddisfatto i fan della serie della AMC, alcuni dei quali non hanno mancato, tramite Tweet inviati a Damon Lindelof, di sottolineare il divario con quello di Lost.

    L’autore televisivo e cinematografico, in un lungo e interessante articolo pubblicato da The Hollywood Reporter, è ritornato ancora una volta sulla questione, rispondendo stavolta in maniera definitiva. Ciò che emerge dalle dichiarazioni è non solo l’amarezza dello sceneggiatore, ma anche la volontà di mettere una pietra definitiva sulla questione. Punto di partenza è proprio Breaking Bad. A Lindelof era stato chiesto di scrivere, in quanto fan della serie, un commento post-finale. Un compito che, stando alle sue parole, da un lato lo allettava parecchio, ma al tempo stesso lo metteva a disagio. Prima di entrare nel merito della propria serie, Lindelof ha detto la sua sul finale di Breaking Bad, spiegando in sintesi quale sarebbe stato il contenuto del suo commento:

    Questo show è un capolavoro. (…) Il finale? Fantastico. Non un colpo a vuoto. La scena tra Walt e Skyler è stata tanto profonda quanto soddisfacente, e guardare Walt accarezzare con la mano i capelli della figlia addormentata, pienamente consapevole che non avrebbe potuto fare lo stesso alla donna che (una volta? ancora?) amava mentre questa stava silenziosa dietro di lui mi ha letteralmente spezzato il cuore. Jesse è sopravvissuto, Walt è morto. Tutto è andato come avrebbe dovuto. E questo sarebbe stato il pezzo che avreste letto. Ma…

    Lindelof ha quindi elencato una serie di possibili messaggi che, stando alla sua esperienza, sarebbero apparsi fra i commenti (molti di questi rispecchiano pienamente il contenuto di alcuni pubblicati sul suo profilo Twitter). Frasi del tipo: “ma cosa parli a fare se hai distrutto Lost?” oppure “hai visto quello, Lindelof? Quello è il modo in cui si conclude una serie”. Damon Lindelof ha sottolineato poi il modo in cui oggi non sia sufficiente amare il finale di Breaking Bad, ma si debba anche odiare quello di Lost:

    Ve lo giuro, non cerco empatia, ma solo un modo per finirla qui. Gli alcolisti sono abbastanza intelligenti da non entrare in un bar. Il mio bar è Twitter, è il Comic-Con, è quando qualcuno mi chiede di scrivere qualcosa di anche solo lontanamente correlato con Lost. Sono diventato così patetico da utilizzare l’opportunità per mettere Breaking Bad nel pantheon dei migliori show di sempre (al quale indubbiamente appartiene) per discutere narcisisticamente di possibili commenti al mio lavoro. Dio, mi odio. Ma non è forse quello che vi aspettate da me? Non devo fare questo? È possibile per me commentare qualunque cosa senza dover fare l’occhiolino al pubblico e dire: “ma lo sapete, in fondo, ho rovinato Lost”?

    L’autore ha poi sottolineato come in effetti molti fan abbiano amato il finale di Lost, e di essere dispiaciuto per il fatto che la loro opinione sia impopolare. Lindelof si paragona a Walter White, chiede di voler lasciare l’argomento, di voler essere libero, e di garantire da parte sua lo stesso verso il pubblico, che invece viene paragonato ai due della Gray Matter (riferimento all’ultimo episodio). Sottolinea come non può certamente puntare un fucile laser contro il pubblico e chiedergli di rispettare il patto, ma che da parte sua lo farà:

    Rispetterò la mia parte. Ho finito, ne sono fuori. Solo un’ultima cosa prima di andare… Difendo il finale di Lost. È la storia che abbiamo voluto raccontare, e l’abbiamo fatto. Nessuna scusa, nessun rimpianto. Mi guardo indietro con affetto se ripenso al processo di scrittura dello show. E se da un lato mi importerà sempre di cosa penserete, dall’altro non posso esserne schiavo. Ecco perché: “L’ho fatto per me, mi piaceva, ero bravo in quello. Ed era come se… mi sentivo vivo“.
    Giusto ieri sera in chat con gianduja, Eddy e Zangief mi sono ritrovato nella solita antipatica situazione di cui parla Lindelof, ad essere il fan che difende Lost dalle smerdate del popolo, il fan per cui Lindelof si dispiace. Aggiungo che a me dispiace vivamente a leggere di questa "depressione" di Lindelof.

    Che qualche troiata l'ha sicuramente fatta nella gestione dei rapporti con i fan lungo la durata dello show, giocando e gigioneggiando in modo spesso irritante, facendo salire l'hype a mille per argomenti che poi andavano inquadrati in ottica assai differente. Tradendo una certa inesperienza puramente pionieristica nello strutturare la sua strategia di comunicazione con lo spettatore. E ok.

    Ma che non meritava certo questo. Lost è stata un'enorme scommessa, il tentativo di portare in tv una narrazione di respiro tale da trascendere il concetto stesso di serie e sfociare in quello di saga, pur mantenendo le caratteristiche della serialità. E' un tentativo che a mio avviso è riuscito, una scommessa vinta, ma priva di premio alcuno, a causa di alcuni malus che hanno inficiato l'opera stessa e la reputazione di chi lo ha realizzato. Personalmente Lost io me lo sono setacciato, passato al microscopio, smontato in ogni suo pezzo per capire cosa funzionasse e cosa no, e quello che ne è emerso è che le imperfezioni riguardano alcune storyline fallate che sono solo una trascurabile parte, e neanche terminale della vicenda, ma che di sicuro non hanno alcuna attinenza al finale, che è assolutamente consistente con la storia narrata.

    E dubito molto che chi ha creato la moda dello strale al finale di Lost fosse dotato di chissà quale onestà intellettuale per rendersi conto che se di problema dovevamo parlare questo non riguardava il finale. Sarebbe stato più onesto prendersela direttamente con Lost stesso nella sua interezza piuttosto che col "finalediLost", mettendo a nudo vacuità strutturali, salti logici e magagne nate più che altro durante la terza e quarta stagione. Sarebbe stato, ma non è stato. Perché lo sappiamo come funziona il mondo, in cui al minimo segnale di insoddisfazione ci si arma con spade e forconi, improvvisando crociate tra commiltoni con opinioni magari anche opposte ma che magicamente finiscono per collimare non appena si trova finalmente un capro espiatorio. E nessuno a conti fatti ha davvero voglia di fermare a smontare e capire il giocattolo. Non se può buttarsi a pesce in una bella gazzarra.

    Il risultato? Che ci è stata data un'opera compiuta, magnifica e sostanzialmente inedita nello scenario televisivo, per ottenere la quale è stato necessario lottare e forzare la mano ad un network ostile anche solo a stabilire un termine. Un'opera che probabilmente rimarrà un unicum, se queste sono le reazioni. Abbiamo un capolavoro che prima non c'era e ora c'è, e là fuori abbiamo il suo autore che quasi se ne vergogna e a momenti si scusa di averlo fatto, promettendone di non parlarne più e assicurandoci che non si ripeterà.

    Applausi, mondo, ti meriti un altro decennio di procedurali grandiosi.
  • Io non ho mai visto nulla più deludente, mal sceneggiato, sgradevole e irritante degli hater di Lost.

    Solidarietà al povero Lindelof. Avrà pure commesso qualche cazzatina a suon di interviste farlocche e via dicendo, ma è semplicemente odioso questo paragonare il finale di qualsiasi cosa con quello di Lost, non se ne può più.
  • Eh, non posso che quotarvi entrambi. Io sono uno di quelli che quando trova un hater di Lost diventa l'hater dell'hater di Lost. Però ormai ho imparato a trattenermi, gli hater per definizione sono ggente con la tastiera sporca di pregiudizio. Il guaio è che il pregiudizio lo si combatte con l'onestà e l'obiettività, dunque con gli hater di tutto Lost in realtà una possibilità di redimerli c'é (ma occorre una enorme pazienza), con gli hater del finale di Lost no, perché odiare il finale di Lost non ha senso, non parte da nessun presupposto che non sia il proprio ciclo mestruale. Lo odiano perché non gli piace, perché volevano i misteri e magari un finale non lieto, in sostanza perché non hanno capito niente del telefilm.
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    Ottimo lavoro.
  • Volevano gli orsi polari.
  • Volevano gli spiegoni didascalici.

    Ti mostro un orso polare.
    Facciodire da un personaggio che ha sentito che sono tra gli animali più intelligenti.
    TI mostro che li tenevano in gabbia.
    Ti mostro che c'è un posto FREDDISSIMO che ti teletrasporta in un deserto.
    In quel deserto ti faccio trovare collari di orsi polari e scheletri di orsi.

    DEVO DAVVERO SPIEGARTI QUALCOSA?

    E poi sono quasi minuzie tecniche, dal lato empatico tutto Lost e il finale sono fantasmagorici.
    BB è diveros proprio perchè racconta una storia prima di tutto. Lost no. Lost è come un sogno dove si michiano realtà e fantasia, e così come i sogni ogni tanto qualcosa puo' quadrare meno.
    Roba che ho l'encilopedia, ma sfogliarla pagina per pagina per spiegare che le risposte ci sono, non ne vale nemmeno la pena alla fine.
    Di Lost, di quello che p stato, delusi o meno, si parlerà per sempre.
    Di Breaking Bad no. Oppure sì, ma come tante altre BELLISSIME serie. Fors enemmeno tante altre, forse poche, ma comunque questo. Lost è proprio un'esperienza.
  • Il punto è che Lost non è stato un'esperienza perchè è la storia di un medico con daddy issues, o di un paralitico in cerca di riscatto, o di una fuggitiva dal cuore d'oro, o la storia di tutti e tre, o uno show multigenere, o la cronaca di un naufragio, o un racconto sull'umanità. Sì, è tutto ciò, ma se fosse stato solo questo nessuno tra i presenti lo avrebbe minimamente preso in considerazione, come non prende in considerazione Breaking Bad, Dexter, I Soprano, Nip/Tuck e così via. Lost è stato il fenomeno che è stato perchè per anni ha saputo portare avanti vicende umane narrandole come un mistery metafisico ed è questo l'elemento che rende Lost l'esperienza, il fenomeno che è stato. Se si rimuove - o si tratta con sufficienza - questo elemento si priva lo spettatore della principale ragione per cui ha seguito la serie (il che, attenzione, non significa affatto "del suo elemento più riuscito", di quello che la definisce - che, come sappiamo, è la vicenda umana narrata, non il mistero - o di quello che ha avuto più spazio sullo schermo, ma di quell'elemento che ti incolla alla tv, che catalizza l'attenzione fin dalle prime battute e che ti porta a seguire la serie di settimana in settimana, un po' come Pamela Anderson in Baywatch) ed è esattamente ciò che i critici di Lost, tra cui rientro a pieno titolo, contestano. Le risposte ci sono, sì, ma fin troppe oscillano tra il dozzinale e il fumoso. Lost stipula un contratto con lo spettatore che poi si scopre scritto con inchiostro simpatico: in altre parole non rispetta una promessa. È questo che si critica, più che giustamente. La critica al "finale di Lost" non è certo una critica all'episodio finale in sè ma a ciò che rappresenta: l'inganno che sta alla base della serie. Serie alla quale, per inciso, riconosco tutti i meriti che le si riconoscono: è davvero una pietra miliare della narrativa televisiva e con tutta probabilità racconta una delle vicende più universali che saranno mai raccontate in una maniera che, al di là dell'elemento fantastico gestito truffaldinamente, dimostra una grandissima maestria nella capacità di coinvolgere il pubblico, una capacità che riscontro in un numero di narratori che potrei contare sulle dita di una mano monca. Da questo punto di vista non solo è un peccato che la gente se la prenda con Lindelof (e Cuse), ma è drammatico che non riconosca il merito che ha(nno), puntando il dito solo sulla loro colpa e (oltre al danno, la beffa) celebrando invece il presunto genio di Abrams.

    Penso, comunque, che Lindelof possa stare tranquillo per il futuro. Lost è stato il fenomeno che è stato per il suo elemento mistery, ma ora che la serie è completa e la si può guardare nella sua interezza - e quindi la si può, ai nuovi spettatori, presentare con un'idea precisa di quello che realmente è - ci si potrà approcciare ad essa più serenamente, mettendo da parte l'ansia della risposta e potendosi finalmente focalizzare su quella che è la vera storia che i suoi autori volevano raccontare. Alla lunga Lost sarà più probabilmente ricordato come un masterpiece della narrativa televisiva che come un fantatruffolone.

    Sempre che Lindelof la smetta con i fantatruffoloni, perchè pure Prometheus, dai. Dai.

    Dai.

    EDIT: per chiarezza io non mi considero un detrattore del finale di Lost, perchè avevo messo a tacere le mie aspettative già da un bel po' - anche se la mazzata finale è comunque giunta con il desolante Across the Sea, per il quale qualche flebile speranza continuavo ingenuamente a nutrirla. Al finale ci sono arrivato col cuore già in pace.
  • Io sono tra i non-detrattori di Lost, e ho adorato il finale.

    Però è innegabile che buona parte del fascino e dell'appeal di Lost non deriva dall'opera in sé, ma da ciò che gravitava attorno ad esso.
    Il marketing virale, i videogiochi, la Dharma Experience e tutte quelle esperienze folli nel mondo reale. Comunicazione per nerd a un livello 10 spanne sopra a quanto si fosse visto fino a quel momento.

    Poi Lost è stata la manna dal cielo per gli appassionati su Internet, dandogli una serie che aveva tanto di cui parlare sui forum e nei siti tra un episodio e l'altro.
    Qualcosa come forse, in misura minore, avrebbe potuto fare X-Files, ma il Web non era ancora così presente nelle vite di ognuno.
    Con serie come Buffy o Veronica Mars, c'erano forum attivi che discutevano sui vari misteri della serie, ma robetta che si risolveva in poche pagine.
    Invece Lost, bam!, ogni settimana lasciava agli spettatori molto materiale su cui discutere, gli autori lo sapevano e ci marciavano anche, ma faceva parte dell'esperienza.

    Ovviamente Breaking Bad, per quanto bello (avevo guardato i primi 3-4 episodi appena cominciò, ora alla luce di quello che è diventato devo dargli una seconda possibilità) non sarà mai come Lost perché si è "limitato" a ottenere pareri entusiasti ogni settimana. E' un telefilm, non un'esperienza.
    Perché le community di BB, così come nella maggior parte dei telefilm, si limita a dire che "bell'episodio", "quant'è figo quel personaggio".
    Non fanno diari misteri, non si scannano per fare ipotesi su centinaia di particolari lasciati intravedere dagli autori, non si aiutano a vicenda per vincere cacce al tesoro online. E gli autori lo sapevano, e ci marciavano.
    L'unico che si avvicina a quanto ho visto fare per Lost è Battlestar Galactica, e non escludo che in futuro potrà esserci altro che ne seguirà la scia. Lost peò sarà il primo ad aver sfruttato il web e le community in modo così massiccio.
    Probabilmente tra qualche anno nascerà un telefilm che di settimana in settimana riuscirà a convincere le persone a fare attività bizzarre nel mondo reale ogni settimana, tra un'episodio e l'altro, e forse avremo raggiunto un ulteriore nuovo livello.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • Dapiz ha scritto:se fosse stato solo questo nessuno tra i presenti lo avrebbe minimamente preso in considerazione [...] Lost è stato il fenomeno che è stato perchè per anni ha saputo portare avanti vicende umane narrandole come un mistery metafisico
    Allora l'analisi mi sembra generalmente corretta, solo che: personalmente non è stato tanto il Diario Misteri a farmi prendere in considerazione inizialmente Lost (lo fondai a visione già partita) ma la sua bellezza che era data dallo scenario paranormale/avventuroso, e da un altro elemento su cui Lost giocò abbondantemente, e stavolta a carte scoperte, cioé la suspense. Che è un trucco narrativo che esula dal mistery in sé, inteso come giochetto delle domande/risposte, ma una domanda più semplice e maledettamente più efficace: "e adesso cosa succederà?". Perché difatto almeno in questo Lost non ha mai truffato nessuno, perché gli sviluppi di ciò che si vedeva andavano davvero a incidere sulla storia, e i cliffanger non erano giochini inconsistenti, come potevano esserlo quelli di Alias, situazioni pericolose destinate a risolversi nei primi due minuti dell'episodio successivo senza influsso alcuno, ma ciò che ti dilaniava alla fine di un episodio, diventava poi lo sviluppo che ti saresti portato dietro almeno fino al termine della stagione. Insomma, l'aria di sufficienza con cui l'elemento "mistery metafisico" della serie è stato trattato (che non significa che non lo sia stato quindi) è una realtà, ma a prescindere da esso, Lost faceva uso in modo affatto gratuito di altre armi che davano dipendenza allo spettatore.

    Però non so mica quanto Lindelof possa stare tranquillo per il futuro. Il fatto che noi "del ramo" consigliamo Lost alle nuove generazioni, inquadrandolo per quel che è, facendo opportune presentazioni, valorizzandolo e via dicendo mi sa che è una cosa che riguarda solo noi. Non ce lo vedo il mondo a farsi maratone ragionate di una serie conclusa e di cui non si parla neanche granché bene. Basti solo vedere l'immotivata resistenza che, per colpa di questi sparli, alcuni anche qui dentro continuano a fare...
  • Dapiz ha scritto:EDIT: per chiarezza io non mi considero un detrattore del finale di Lost, perchè avevo messo a tacere le mie aspettative già da un bel po' - anche se la mazzata finale è comunque giunta con il desolante Across the Sea, per il quale qualche flebile speranza continuavo ingenuamente a nutrirla. Al finale ci sono arrivato col cuore già in pace.
    Uhm, ma se avevi "messo a tacere le tue aspettative" (con connotazione negativa), consideri il finale una "mazzata" e Across the sea "desolante", sei proprio un hater del finale di Lost.

    Al ché, se tu non fossi un sollazziano, farei spallucce e come da mio programma eviterei di rispondere. Siccome sei un sollazziano, rispondo. E dico che hai ragione quando dici che Lost è tutte quelle cose lì che elenchi, e che soprattutto avete ragione tu e chi altri dice che è una esperienza, esperienza che, come tutte le esperienze, è sensoriale, e volente o nolente ti rimane dentro (e dinanzi ad essa il telefilm che è solo telefilm, per quanto bello sia, perde comunque). Ma dico pure che quando Lost si rivela essere effettivamente quel racconto sull'umanità riassunto da Across the sea e dal finale, beh, allora tutte le altre cose diventano accessorie, o, se preferite, restano tali e l'aspetto "umanistico" trascende il suo mero aspetto commerciale. Perché il racconto sull'umanità che fa Lost non è un racconto sull'umanità qualsiasi, alla fine tutto quel che è artistico racconta l'umanità a modo proprio, ma è IL racconto sull'umanità. Anzi, UNO DEI racconti sull'umanità, perché chiaramente ce ne sono altri. Eppure, anche BSG è un racconto sull'umanità, un eccellente racconto sull'umanità, ma rispecchia una immagine cattolica e dicotomica e dunque è parziale. Doctor Who è un altro racconto sull'umanità straordinario, stratificato e polivalente, però narrativamente è privo della perfetta struttura circolare e completa su cui invece Lost si fonda. LotR, l'epica greca, la Divina Commedia, i romanzi di Eco presi singolarmente, le fiabe prese singolarmente: a tutto quel che è definitivo e fondamentale manca sempre un qualcosa che Lost ha (i romanzi di Eco presi insieme o le fiabe prese insieme però hanno tutto). Compresi gli errori, compresi i ripensamenti in corso d'opera. Ed è proprio riguardo a questi ultimi che la critica che tu fai al finale e al telefilm, e che è certamente la più saggia che si possa fare, cade.
    Dapiz ha scritto:Lost stipula un contratto con lo spettatore che poi si scopre scritto con inchiostro simpatico: in altre parole non rispetta una promessa. È questo che si critica, più che giustamente. La critica al "finale di Lost" non è certo una critica all'episodio finale in sè ma a ciò che rappresenta: l'inganno che sta alla base della serie.
    Perché questo tema è parte integrante della serie. Se il telefilm non ne parlasse tu avresti ragione, Lost sarebbe una sòla. Invece le vicende di Jacob, MIB, Ben, Locke, Jack e Hugo sono vicende di persone che, come te, come me e tutti quelli che hanno seguito Lost, credono alla bugia iniziale e sbagliano, e sbagliano, e sbagliano ancora, poi intuiscono ma si fanno convincere dagli hater che invece no, e sbagliano di nuovo, e solo alla fine comprendono come stanno le cose, e reagiscono chi accettando chi rifiutando chi annullandosi chi autodistruggendosi. L'Hugo custode dell'isola è quello che dovrebbe essere lo spettatore giunto alla fine, è il vero fan di Lost e colui che davvero lo ha capito. E Ben è quello che voleva capire ma non ha capito un cazzo epperò porta pazienza e si gode la cosa. Tutti gli altri o se sono andati o sono morti, chi per menefreghismo chi per eccessiva maniacalità. I personaggi di Lost sono i suoi spettatori, quegli stessi spettatori che vivono l'esperienza..

    Ora, se, stringi stringi, la "morale" di Lost è la stessa di un qualunque Classico Disney o film Pixar o film di Spielberg, o di Bone, o di SW, o di altre cose che definisco sollazzevoli così ci capiamo subito, il modo in cui essa si intreccia alla narrazione e ne diventa parte integrante è un qualcosa di mai visto prima nel mondo telefilmico (o almeno che io non avevo mai visto prima). Ed è ciò che lo renderà IL telefilm di questi tempi, e che se sarà superato in futuro lo sarà da qualcosa di diverso, e non dagli "eredi di Lost" che infatti falliscono o non arrivano alle stesse vette - non lo possono fare, non è colpa loro, Lost è arrivato prima e chi tardi arriva male alloggia.

    Si può obiettare che tutto questo Lindelof (di Abrams nemmeno parliamo) lo abbia fatto inconsapevolmente. Può essere benissimo, perché nelle interviste sembra sempre un babbeo, ma poi ecco che con Prometheus prova a rifare la stessa cosa. E gli va male perché è una ripetizione. Ma forse proprio scemo non è.
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    Ottimo lavoro.
  • @Grrodon: Lost non è la prima serie che impiega lo strumento della suspance, nè sarà l'ultima. Esistono interi generi che si fondano su ciò e sebbene Lost ne faccia un uso magistrale, forse il migliore mai visto in tv, rimane il fatto che se si trattasse di un racconto su Jack che deve curare il paziente con i mezzi che ha a disposizione sull'isola non te lo fileresti di striscio. La suspance è uno strumento narrativo, una sensazione, ma non è fine a sè stessa e non si nutre da sè: si ha suspance riguardo a qualcosa. E in Lost ci sono tante cose per cui rimanere col fiato sospeso ma, come tu stesso dici, ciò che davvero incolla lo spettatore all'inizio del suo rapporto con la serie è lo scenario paranormale, cioè il Diario Misteri. È questa e solo questa la clausola del contratto che lega inequivocabilmente lo spettatore: NON (solo) ciò che lo tiene legato nel corso del tempo o ciò che emerge a serie inoltrata (quando è il destino dei personaggi che ti sta a cuore, indipendentemente dall'elemento fantastico), ma il setting peculiare in cui lo spettatore si ritrova a muoversi.

    #Brody: no. La tua è solo un'interpretazione, che mi piace pure parecchio (davvero, eh), ma rimane un'interpretazione, un semplice raccontarsela. Ed è un raccontarsela che per quanto bello non giustifica il comportamento degli showrunner, che hanno continuato a giocare sul mistery quando sapevano ormai più che bene che non sarebbe stato quello l'elemento su cui si sarebbero concentrati nella risoluzione della serie: ti cito a titolo di esempio l'introduzione di Jacob jr., un mistero del tutto fine a sè stesso introdotto non solo senza nessuna ragione, ma con la fredda consapevolezza di non avere risposte pronte. Altro esempio è quello delle famigerate regole, che sembrano giocare un ruolo importantissimo nell'economia della vicenda – e così è, da un certo punto di vista – salvo poi rivelarsi nient'altro che una toppa narrativa malcucita volta a giustificare in maniera postuma il comportamento dei personaggi. Across the Sea è stato una mazzata per questo: non perchè non mi ha dato risposte "logiche (lol) ma perchè ha risolto la componente fantastica della serie con una superficialità e una leggerezza da lasciare basiti. Non è questo l'argomento di cui parla la serie (e di quello di cui davvero parla ne parla benissimo), ma è questo elemento che innegabilmente ti ha legato ad essa e risolverlo in questa maniera è una mancanza di rispetto nei confronti dello spettatore. È l'esempio della maledizione indiana che ho già fatto pagine fa in questo topic: se in un giallo del tutto ordinario mi risolvi il caso tirando fuori dal cappello una maledizione indiana non mi hai sorpreso con un colpo di scena ben orchestrato, mi hai solo preso in giro. Che poi quel giallo sia lungo migliaia di pagine e sia il miglior racconto sull'umanità mai messo su carta è irrilevante: resta il fatto che si basa su una truffa perpetrata ai danni del lettore, che può avere più o meno peso nel quadro generale delle cose ma che è e rimane una truffa, e nel caso di Lost è una truffa particolarmente grave proprio perchè si è continuato a portarla avanti fino alla fine. In un episodio di Doctor Who il Dottore mette ko una truppa di cyberuomini con un trick del cacciavite sonico: alla richiesta di spiegazioni di Rose risponde semplicemente "non c'è tempo per spiegare" e la cosa muore lì: in questo caso non è una truffa, è una gag, che funziona più che bene. Ecco, questo è esattamente il modo in cui Across the Sea e, in generale, tutta la componente mitologica di Lost è stata gestita. Nel complesso la serie funziona lo stesso perchè sebbene l'elemento fantastico sia mal esplicitato tutto accade per una ragione, ossia anche il più fumoso dei misteri (o quasi) ha una sua precisa giustificazione e un suo peso, ma riguardo la consistenza della spiegazione siamo sui livelli di "non c'è tempo per spiegare!" > avviamento del motore > stridio di freni.

    Ma tornando al l'interpretare, per carità, non provare a raccontarmi che Prometheus è una ripetizione: non faresti che nobilitare un comportamento criminale che in Lost si può perdonare in quanto la serie ti offre ben altro rispetto al mistery, ma lo stesso non si può dire di Prometheus. Prometheus è un insulto allo spettatore, punto.
  • E, di nuovo, no, non sono un hater del finale di Lost, che considero uno dei finali più belli, significativi e suggestivi della storia della tv. Hater lo sono, ma della maniera in cui la serie è stata condotta, e solo sotto uno specifico punto di vista, quello dell'elemento fantastico. Per il resto penso di potermi considerare un lover :ammore:
  • Dapiz ha scritto:#Brody: no. La tua è solo un'interpretazione, che mi piace pure parecchio (davvero, eh), ma rimane un'interpretazione, un semplice raccontarsela. Ed è un raccontarsela che per quanto bello non giustifica il comportamento degli showrunner, che hanno continuato a giocare sul mistery quando sapevano ormai più che bene che non sarebbe stato quello l'elemento su cui si sarebbero concentrati nella risoluzione della serie: ti cito a titolo di esempio l'introduzione di Jacob jr., un mistero del tutto fine a sè stesso introdotto non solo senza nessuna ragione, ma con la fredda consapevolezza di non avere risposte pronte. Altro esempio è quello delle famigerate regole, che sembrano giocare un ruolo importantissimo nell'economia della vicenda – e così è, da un certo punto di vista – salvo poi rivelarsi nient'altro che una toppa narrativa malcucita volta a giustificare in maniera postuma il comportamento dei personaggi. Across the Sea è stato una mazzata per questo: non perchè non mi ha dato risposte "logiche (lol) ma perchè ha risolto la componente fantastica della serie con una superficialità e una leggerezza da lasciare basiti. Non è questo l'argomento di cui parla la serie (e di quello di cui davvero parla ne parla benissimo), ma è questo elemento che innegabilmente ti ha legato ad essa e risolverlo in questa maniera è una mancanza di rispetto nei confronti dello spettatore. È l'esempio della maledizione indiana che ho già fatto pagine fa in questo topic: se in un giallo del tutto ordinario mi risolvi il caso tirando fuori dal cappello una maledizione indiana non mi hai sorpreso con un colpo di scena ben orchestrato, mi hai solo preso in giro. Che poi quel giallo sia lungo migliaia di pagine e sia il miglior racconto sull'umanità mai messo su carta è irrilevante: resta il fatto che si basa su una truffa perpetrata ai danni del lettore, che può avere più o meno peso nel quadro generale delle cose ma che è e rimane una truffa, e nel caso di Lost è una truffa particolarmente grave proprio perchè si è continuato a portarla avanti fino alla fine. In un episodio di Doctor Who il Dottore mette ko una truppa di cyberuomini con un trick del cacciavite sonico: alla richiesta di spiegazioni di Rose risponde semplicemente "non c'è tempo per spiegare" e la cosa muore lì: in questo caso non è una truffa, è una gag, che funziona più che bene. Ecco, questo è esattamente il modo in cui Across the Sea e, in generale, tutta la componente mitologica di Lost è stata gestita. Nel complesso la serie funziona lo stesso perchè sebbene l'elemento fantastico sia mal esplicitato tutto accade per una ragione, ossia anche il più fumoso dei misteri (o quasi) ha una sua precisa giustificazione e un suo peso, ma riguardo la consistenza della spiegazione siamo sui livelli di "non c'è tempo per spiegare!" > avviamento del motore > stridio di freni.
    Aspetta un momento: che Lost non sia tecnicamente perfetto, e che le imperfezioni tecniche (che non sono soltanto, ad es., la CGI brutta) vadano ad inficiare qua e là la narrazione è vero ed innegabile, basti pensare alle canoe fantasma o a Michael che prima "può andare" e poi è ancora lì a dare risposte forzate, o, ancora, ai numeri retconizzati o al Jacob-spettro della terza stagione che effettivamente sembra troppo un qualcosa diverso da quello che invece si scopre poi essere. Ma ci sono pure casi di difetti strutturali che gli autori sono riusciti a ricondurre all'interno della narrazione, senza servirsi di trucchi come l'Enciclopedia, e il caso più eclatante è quello di Eko, il cui attore capriccioso ha fatto sì che il personaggio diventasse un Locke failed pronto per il confronto con il Locke realizzato e messianico (il quale diventerà pure lui failed, ma dopo un certo periodo). In questo caso è innegabile che la sottotrama sia stata improvvisata al momento, perché abbiamo le dichiarazioni dell'attore che se ne voleva andare per cacchi suoi, ma non per questo la storia ne ha perso in termini di senso.
    E questo è il punto. Tu non metti in discussione i vari difetti del telefilm, tu metti in discussione il telefilm stesso. Perché che i misteri fossero la chiave di tutto è stato detto solo a fini commerciali, per invogliare il pigro pubblico a seguire il prodotto, ma non è mai stato vero. La prima stagione è tutta dedicata ai personaggi, e già ai tempi della sua messa in onda autori, produttori e cast parlavano nelle interviste del fascino della serie basato sulla sua ambiguità, sul non sapere nulla, eccetera. Ed è stato detto tante, tantissime volte, dal 2006 al 2010, che il fulcro di Lost era la ricerca del mistero, non il mistero in sé. Era l'avventura, l'esperienza di vita. Il manifesto programmatico di Lost non è solo una mia interpretazione, ce lo abbiamo anche qui sul forum, quando Franz - pace all'anima sua - lo trasformò nel manifesto programmatico di questo stesso bel forum: La Magia del Mistero.

    Considero, da una certa prospettiva, più truffaldina la battuta di DW che dice "non c'è tempo per spiegare!" volendo in realtà dire "non ho voglia di spiegartelo!", che Across the sea che invece afferma tranquillamente "non c'è nulla da spiegare". Poi mi piacciono entrambe, perché so che gli autori di DW sono trolloni e so che saprebbero come spiegare, ma mi emoziona di più Across the sea. Perché anch'io, se provo a spiegare il senso della vita e del fare esperienze, non trovo una risposta. Chi lo sa come tutto è iniziato? Sicuramente c'é stato qualcuno che ad un certo punto ha fatto qualcosa che poi ha portato il mondo ad essere quello che è, ma chi?, quando?, boh.

    Stando a quanto scrivi, tu sei Jack, che ama il telefilm e infatti se lo fa tutto, fino all'ultimo secondo, ma muore senza sostanzialmente averci capito qualcosa. Che è uomo di scienza e prova a razionalizzare tutto, ma quando lo fa non ne azzecca una, e alla fine gli cresce la barba e si riduce ad obbedire al nerd grassone (il quale è diventato capo dell'isola). :P (Prendi il paragone come scherzoso!)

    Stando a quanto scrivi, Il nome della rosa si può definire una truffa perché il mistero è un bluff e la morale è "ti sei emozionato? Ora fatti una risata", Il pendolo di Foucault è balordo perché dice che tutta la Storia dell'umanità è un gioco, L'isola del giorno prima non si sa come finisce e Baudolino è la storia di uno sfigato, e precisamente di Ben Linus. (Cito questi quattro libri perché con il telefilm degli Eki e dei Pendoli e dalla "morale" che è la summa delle quattro non si può fare altrimenti).
    Dapiz ha scritto:Ma tornando al l'interpretare, per carità, non provare a raccontarmi che Prometheus è una ripetizione: non faresti che nobilitare un comportamento criminale che in Lost si può perdonare in quanto la serie ti offre ben altro rispetto al mistery, ma lo stesso non si può dire di Prometheus. Prometheus è un insulto allo spettatore, punto.
    E perché? Spoglialo delle balordaggini (che innegabilmente contiene, ma che non si possono attribuire tutte a Lindelof, mica il film l'ha fatto da solo), dei geologi stupidi, del parto splatter, del vecchio che è un giovane truccato. Cosa rimane? Uno stile cromatico, fatto di opposizioni bianco-nere e di sfumature grigie, che è lo stesso di Alien; la ricerca dell'origine del Male, e al contempo della Vita, perché le due cose sono intrecciate, e una risposta che non c'é, perché chi la conosce? Non il Papa, non Stephen Hawking, non io, non tu, non la mamma di Jacob, non i robot, non gli alieni.
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    Ottimo lavoro.
  • Oh, io da Lostossico, Ecompletista e altra roba, penso che tutte le filosofie brodiane siano molto belle, e probabilmente pure vere, ma non ne avremmo perso un'oncia se Lindelof e Cuse avessero impiegato quella manciata di minuti in più ad articolare la mitologia, a collocare meglio gli egiziani o anche solo a fissare un criterio per le apparizioni ectoplasmiche anziché magari perdere tempo con gli ARG e altra fuffa. Ne avrebbe giovato Lost, ne avrebbero giovato i Dapiz, ne avrebbero pure giovato i Brody per i quali difendere Lost sarebbe stato più comodo, e ne avrebbero giovato gli autori in primis.

    Poi per me il segreto dell'Isola, la Luce e quanto concerne ad essa ha fatto benissimo a rimanere un concetto vago e abbozzato, perché stiamo davvero parlando dell'arché della physis, che è un concetto totale, indefinibile e - questo davvero - interpretabile a nostro piacimento (a me ad esempio piace pensare che sia un rimescolatore e redistributore di anima, a cui tornare dopo la morte e da cui ripartire poi). E il vero colpone di scena è scoprire che l'Isola è speciale perché poggiava proprio su questo arché anziché su forze magiche random, e non piuttosto cosa effettivamente sia questo arché.

    Insomma andava fatto meglio il tratto di strada che ci ha portati a questa scoperta, fatto di misterini minori e piccole imperfezioni, piuttosto che l'esito di questa strada, che per me è a dir poco perfetto per quello che vuole essere Lost.
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