Agents of S.H.I.E.L.D. - season 1
Ma come si è relazionato il buon Bramo con il Marvel Cinematic Universe espanso in tv, vi starete chiedendo tutti?
Ah, dite che non ve ne frega una beata cippa, eh?
Vabbè, ho voglia di picchiettare un po' sulla tastiera, quindi dirò comunque la mia sulla prima stagione di
Agents of .SH.I.E.L.D.
Perché io la serie l'avevo iniziata a guardare seguendo la diretta americana, e infatti agli albori di questo topic avevo lasciato i miei commenti riguardanti i primi episodi... e considerando che avevo passato tutta l'estate dell'anno scorso in fregola per questo prodotto, non c'è da stupirsi.
Il problema è che, a fronte di un pilot che era una bomba, di un secondo episodio che "teneva botta" e di un terzo che sapeva interessarmi, la serie mi sembrava che iniziasse già ad assomigliare a qualcosa che non volevo: puntate su puntate di autoconclusivume. Whedon aveva assicurato che non ci sarebbe stato il "supereroe/supercattivo della settimana" ogni volta, e su questo era stato sincero, ma anche così si iniziava a intraprendere una china che mi preoccupava un po'. Il quarto episodio mi aveva ammazzato, e così fui disorientato.
Da lì io e Anna abbiamo deciso di seguire insieme la serie, in considerazione comunque della sua importanza nel panorama seriale televisivo, almeno per un nerd. In questo modo spesso passavano settimane senza avere la possibilità di proseguire con la visione, facendo poi mini-maratone di tanto in tanto.
Non che ci soffrissi particolarmente, visto che le avvisaglie non erano delle migliori.
C'erano comunque episodi molto buoni:
Girl in the Flower Dress, per esempio, faceva intuire la sua importanza in un disegni più grande ed era l'incentivo giusto per spingermi a credere nel progetto di Whedon.
Gli episodi successivi a quello, però, vivacchiavano nel migliore dei casi tra missioncine varie e non sempre interessanti. Ciò che di interessante c'era, era il contorno: episodio dopo episodio si saldavano i legami tra i vari componenti della squadra di Coulson, lo spettatore vi si affezionava sempre di più imparando a conoscerli, e inoltre non mancavano accenni di continuity come i continui riferimenti a Tahiti e all'operazione che ha salvato la vita a Coulson o come l'indagine sui genitore di Skye. Erano elementi forti e importanti, e rendevano coeso un progetto che fino ad allora narrativamente presentava storie magari anche ben scritte, ma che erano troppo stand-alone. L'episodio-crossover con
Thor - The Dark World prometteva molto come concetto, ma poi si è rivelato una cosa loffia.
Insomma, andavo avanti per le promesse sottese.
Ma con
The Bridge le cose iniziano a farsi serie, finalmente. La trama orizzontale inizia a diventare centrale e non più parte del contesto, ma tenuta a margine.
The Magical Place fa il resto, risolvendo il grande segreto sulla resurrezione di Coulson, che era un po' il leit-motiv della serie.
Non solo: in questa doppietta di episodi torna in auge Mike Peterson, personaggio conosciuto nel pilot, che viene suo malgrado assoldato dalla ragazza col vestito a fiori e dall'organizzazione di cui fa parte, che fa capo al misterioso Chiaroveggente, lo stesso individuo che è moooolto interessato a capire il segreto sulla non-morte di Coulson.
Da qui prende il via la seconda parte della stagione, e si capisce che le premesse sono decisamente allettanti: è vero, il mistero sul protagonista è stato svelato, ma al contempo si è rilanciata tutta una serie di input, personaggi, cartelli e misteri che rendono più unitaria e fruibile la serie nel suo complesso. Il recupero di alcuni elementi presenti nei primi episodi (Mike e la ragazza col vestito a fiori) rende retroattivamente sensato quanto visto anche in precedenza, ma è innegabile che il bello *vero* comincia ora.
Certo, ci sono ancora episodi un pochetto noiosi, ma si avverte che l'atmosfera generale è cambiata, lo switch c'è stato tra dicembre e gennaio e ora la serie corre con una sicurezza maggiore, si muove su gambe più solide. Mike Peterson è ormai diventato Deathlock, Ian Quinn ritorna presente non più come losco uomo d'affari ma come pedina importante nell'organizzazione del Chiaroveggente... tante piccole cose che danno unitarietà alla storia.
Poi c'è
T.A.H.I.T.I. che torna a bomba sulla questione della resurrezione di Philip e lo fa in modo esemplare, mostrando che quell'argomento era ancora lungi dall'essere chiuso e archiviato e mettendolo comunque al servizio di una narrazione molto riuscita anche di per sé. La mitologia della serie si complica in maniera piacevole, e l'atteggiamento stolido e fedele di Coulson nei confronti dello S.H.I.E.L.D. inizia a creparsi, in modo naturale e narrativamente sensato.
L'episodio successivo è una parentesi asgardiana, puzza di filler ma in realtà ho gradito per come viene gestita la trama. E comunque si tratta dell'ultima fillerata della serie, perché con
End of the Beginning inizia un ciclo di episodi compatto, dove ciascuno è collegato al successivo e al precedente senza soluzione di continuità e la narrazione si fa serrata, coesa e unitaria. Il Chiaroveggente sferra gli attacchi decisivi allo S.H.I.E.L.D. e si scopre - come visto in
Captain America - The Winter Soldier - che l'Hydra si è infiltrata in profondità nello S.H.I.E.L.D.
I sette episodi che chiudono la prima stagione sono qualcosa di veramente forte: l'atmosfera abituale si infrange contro la nuova realtà che prevede la scomparsa dello S.H.I.E.L.D. propriamente detto, con i protagonisti che si muovono quindi come una quadra autonoma e volti ad un unico obiettivo, invece che a tanti diversi ogni settimana. Ci sono voltafaccia definitivi e ben gestiti, il bello di una serie con agenzie segrete al centro di tutto è che comunque non si è abusato dei doppi giochi fino a renderli delle cose prive di senso, ma si è invece sempre usato saggiamente questo elemento narrativo.
L'agenzia non c'è più, ma c'è Coulson, ed è un Coulson deluso dal sistema, che ha scoperto terribili verità su di sé e che deve comunque contrastare qualcosa di ancora più temibile: la nazista Hydra, rediviva e in forze.
Tradimenti, azione, cardiopalma, graditissimi ritorni (e mi riferisco a Maria Hill, ma anche a [spoiler]Nick Fury[/spoiler] ovviamente) e un ottimo e credibile apice nell'evoluzione dei rapporti tra i membri della squadra. Lo status quo che si respira in questa serie di episodi è ottima, affascinante e invita a seguirla con attenzione e trepidazione: non è un caso se invece di diluirla molto come accadeva con le puntate precedenti, questa l'abbiamo smezzata in due soli tronconi, peraltro a distanza piuttosto ravvicinata.
Beginning of the End è un season finale da paura
La serie è idealmente divisa in tre tronconi, dunque: la prima parte piuttosto lenta e con pochi stimoli, ma che serve a "costruire il gruppo", a farci conoscere i personaggi e ad alzare l'hype su alcuni misteri a lungo termine; la seconda parte dove si iniziano ad avere delle risposte che sono molto interessanti e rinforzano la mitologia della serie, facendo da preludio al gran finale; e la terza parte, il gran finale dei sette episodi conclusivi, una cavalcata finale che dà retroattivamente senso a tutta la stagione, salda fortemente la serie con il Cinematic Universe e rende fortemente iconici ed eroici questi personaggi. Inoltre si tratta di un racconto in cui si bilanciano bene l'azione e le rivelazioni, i combattimenti e l'avanzare della mitologia generale.
Ci sono tante finezze, tanti input che vengono lanciati verso la fine, e la situazione con cui si chiude la first season è assolutamente promettente: un nuovo S.H.I.E.L.D. da costruire, sulle ceneri del vecchio corrotto dalle fondamenta per colpa dell'Hydra. Il mistero dei genitori di Skye e di Skye stessa, la cui vera natura è ancora tutta da chiarire. E le conseguenze sulla mente di Coulson derivate dall'operazione che lo riportò in vita.
Tanta carne al fuoco, e ieri sera in America è cominciata la seconda stagione.
Sarà interessante vedere come prosegue la storia, ora
PS: non l'ho mai specificato, ma... una delle attrattive principali di
Agents of S.H.I.E.L.D. è quell'ometto chiamato Philip Coulson, che è un figo scalciaculi della miglior specie e che regge magnificamente tutta la serie, sia nella prima parte moscia che nell'ultima parte bella
E poi la Skye di Chloe Bennet, ecco, anche lei diciamo che aiuta a tenere su la serie