Recuperato nel giro di pochi giorni, invogliato dalle atmosfere e dai richiami mooriani.
Atmosfere e richiami mooriani che ho effettivamente ritrovato nella serie, oltre ad una certa dose di strizza (anche se, a dire il vero, quella che ho provato si è concentrata al 90% nel pilot e poi solo rare volte si è ecceduto nello splatter vero e proprio... oppure sono io che sto sviluppando un più altro grado di resistenza
).
Ad ogni modo, il difetto che max brody ha fatto emergere nella sua analisi episodio per episodio è chiaramente riscontrabile nella serie vista nel suo complesso: succede poco, per essere 8 ore di girato. Troppo poco.
Ci sono episodi in cui succede poco e niente per tutta l'ora di durata, come faceva notare max venivano magari solo confermate alcune informazioni che però erano già state fatte intuire piuttosto chiaramente in precedenza.
Il fastidio di tale considerazione viene mitigato dall'ambientazione, come si diceva: la Londra vittoriana è sempre irresistibile, specie se oltre alla sua nebbia viene infarcita di mistero e dei suoi mostri. Perché ovviamente, oltre al "dove", anche il "chi" costituisce un buon 50% di quell'atmosfera così invitante per chi ha amato
The League of Extraordinary Gentlemen e affini. I protagonisti che animano
Penny Dreadful sono decisamente intriganti, e sopra a tutti giganteggiano Timothy Dalton ed Eva Green, che interpretano in modo ottimo e compassato le parti di Sir Malcom Murray e di Miss Vanessa Ives. Appena appena sotto metto l'interpretazione di Harry Treadaway nei panni di Viktor Frankenstein, che ho molto apprezzato.
Josh Hartnett non pervenuto, lol, a parte il colpo di scena (per me lo è stato, forse l'unico vero colpo di scena della serie) della sua ultima scena.
E, a dispetto di tutti quanti, io ho apprezzato molto anche la "mia" Billie Piper, che mi è piaciuto ritrovare qui. Max, una delle due cose che ha fatto nella serie e che tu elenchi bastava e avanzava per darle un senso nel disegno generale
La trama che questi bei personaggi, che si muovono su questo bello sfondo, stringi stringi non è niente di particolare: si riprende la base narrativa del
Dracula di Bram Stoker, la si infioretta un po' piegandola alle esigenze della nuova narrazione, si fonde con la succitata
Lega di Alan Moore e il gioco è fatto. Come ormai abitudine della vastissima parte della narrativa, non si inventa nulla, si rimescolano semplicemente insieme gli ingredienti presi da varie storie preesistenti. Ma
Penny Dreadful si fa seguire con passione per altro che la storia, oltre a personaggi e Londra vittoriana: per come la storia viene raccontata.
Perché sì, certe lungaggini sono eccessive, certi girotondi narrativi che non aggiungono molta sostanza e si pippano via come niente mezz'ora si show ci sono e non sono il massimo... ma tutto viene raccontato con classe, una classe che non si vede spesso nella serialità americana mainstream, che ha un mood un po' diverso. E questa narrazione un po'r prolissa ed estesa contribuisce all'atmosfera vittoriana di cui sopra, quindi condanno gli eccessi ma per il resto approvo.
In tutto questo, plaudo alla sottotrama parallela del "mostro" del Dottor Frankenstein, che mi è piaciuta per la malinconia con cui viene condotta.
Ma, soprattutto, sono rimasto positivamente colpito dagli episodi-recap: in parte il terzo, quando il "primogenito" di Viktor gli racconta la sua vita, e soprattutto il quinto che il compito si svelare da dove tutto ha avuto inizio ([spoiler]la possessione di Vanessa, il destino di Mina, la collaborazione tra Vanessa e Malcolm[/spoiler]) e lo fa con un lungo flashback esplicativo e ordinato: anche qui, nulla di nuovo sotto il sole, ma il gusto con cui si raccontano i retroscena, con la voce narrante di Eva Green a rievocare sofferta un passato doloroso che chiarisce un po' di cose solo sussurrate negli episodi precedenti, trovo che sia inestimabile e conferma una cifra stilistica differente dalla maggior parte delle altre produzioni di questo tipo.
Certamente, comunque, molte cose che potevano essere spiegate ed approfondite sulla mitologia del "demone" ([spoiler]mai chiamato vampiro[/spoiler]), sui geroglifici egizi, su Amunet, sul personaggio di Hartnett, su Dorian Gray etc. non sono state che scalfite alla superficie della loro natura e del loro ruolo all'interno del serial: mi auguro che si riprenda da questi elementi lasciati in sospeso nella seconda stagione, non cambiando completamente oggetto attorno cui girare, ma approfondendo tutte queste istanze così centrali in questi 8 episodi ma che alla fine non si sono chiarite, se non per vaghi accenni.
In generale quindi mi trovo ad aver apprezzato
Penny Dreadful per le sue finezze, l'atmosfera, i personaggi e le loro interpretazioni e un certo modo di raccontare un po' pieno di sé e "girotondista" che però apprezzo perché ha il suo ruolo all'interno della storia.
Non fremo in attesa del seguito, quando arriverà però credo proprio che lo seguirò con moderato interesse