[Nic Pizzolatto] True Detective (HBO)
Inviato: mercoledì 21 maggio 2014, 00:36
True Detective è a mio parere una delle migliori serie televisive americane degli ultimi anni. Non a caso, prodotta e trasmessa da quella HBO che con Game of Thrones ha dimostrato di essere una rete televisiva assolutamente di qualità.
8 episodi da un’ora ciascuno per la prima stagione, tutti scritti dal romanziere italoamericano Nic Pizzolatto e tutti diretti dal regista Cary Fukunaga (che ha pure piazzato un piano sequenza di 6 minuti nella quarta puntata, prima volta per una serie tv, pare), True Detective è una storia complessa, stratificata, che richiede pazienza, una certa predisposizione all’esoterico e al lovecraftiano e la passione per le storie che pongono domande interessanti, senza per forza fornirti le risposte sicure e precise con spiegone finale.
Rust Cohle e Martin Hart sono due investigatori che nel 1995 indagano sulla misteriosa morte di una giovane, trovata nuda, legata in posizione di preghiera sotto un grande albero e con delle specie di corna di cervo in testa. Da questa indagine, soprattutto grazie all’intuito del filosofeggiante e cupo Rust, si aprono una serie di inquietanti strade possibili, che portano verso una spirale di omicidi, strani culti e follia disumana alla quale però è difficile avvicinarsi davvero. Se non a scapito di perdere tutto.
La vicenda si gioca su 3 timeline: il presente (2012), in cui il caso viene riaperto per un nuovo omicidio dai connotati simili e in cui i due protagonisti sono chiamati a raccontare cosa successe quasi vent’anni prima; il 1995, in cui si svolge l’indagine interessata; e il 2002, quando un elemento particolare fece riaccendere nuove ipotesi a Rust, portandolo ad una crisi col compagno e con il dipartimento intero.
E’ difficile spiegare a parole lo spessore della serie, della storia intessuta. Il suo bello non sta tanto nel misterone che avvolge la storia, che serve più che altro come atmosfera insieme agli splendidi ed evocativi paesaggi della Louisiana. Sta nel come questo mistero permea la storia, mostrando come la follia e l’efferatezza umane cerchino spesso giustificazioni, si rifugino in idoli afferenti all’inconoscibile e a strani culti per poter dare libero sfogo ai propri pericolosi istinti.
Perlomeno questa è una traccia lasciata in me. Non dando risposte precise, la serie può anche essere goduta credendo che qualcosa di strano ci sia davvero. Certo è da lodare il citazionismo per niente fine a se stesso, che mette al centro del mistero Carcosa e il Re Giallo, figure prese di peso dalla narrativa di Lovecraft e di Poe. A tal proposito, fornisco link ad un breve approfondimento della questione. Se volete evitare qualunque tipo di informazione sulla serie non leggete l'ultimo paragrafo, che comunque non spoilera praticamente nulla.
Non è neanche (solo) questo, comunque, il pregio della serie. E’ l’intrecciarsi, lo svolgersi, il perdersi delle vite dei personaggi che vediamo sullo schermo ad essere dannatamente importante. E in questo senso gli attori si prendono una grossa fetta di merito. Matthew McConaughey in primis: mi è diventato un mito dalla sua particina in The Wolf of Wall Street, e già mi sto gasando per la sua interpretazione in Interstellar, ma è qui che giganteggia senza pari. Un mostro di bravura nell’interpretare un uomo ossessionato dal suo passato, dalle sue perdite, dalla sua volontà di scoprire la verità sul caso a cui sta lavorando. Un filosofo dark nelle prime puntate, che diventa sempre più taciturno con il procedere della narrazione. La sua doppia versione nel passato e nel presente è da applausi a non finire. Molto in gamba anche Woody Harrelson, visto lo scorso anno in Now You See Me e nelle due pellicole di Hunger Games, che rende bene l’idea del poliziotto duro, padre di famiglia duro, che però ha alcune debolezze non da poco che lo portano sull’orlo del baratro.
Michelle Monaghan (Kiss Kiss Bang Bang, Somewhere della Coppola e Source Code) interpreta la moglie di Martin, e la sua parte assume col tempo molto più spessore di quanto si potesse immaginare.
Il cast principale, insomma, è composto da attori cinematografici di un certo livello, il che contribuisce sicuramente alla qualità della serie, visto infatti che le interpretazioni fornite sono di gran classe e rendono alla perfezione quella complessità umana che Pizzolatto voleva emergesse dalla sua storia.
Momenti pazzeschi, scene memorabili, dialoghi da trip mentali che ricordano tanto il buon Alan Moore o il Grant Morrison più ispirato e una sigla perfetta e stupenda completano un quadro difficilmente replicabile. Ma una seconda stagione ci sarà, anche se dovremo dire addio ai protagonisti. True Detective, infatti, è pensata come una serie antologica, dove ogni stagione vede personaggi diversi interagire con un filo comune, che presumo sia la coda di assassinii legati a Carcosa che si snoda per la Louisiana degli ultimi 20 anni. Se da una parte questo stratagemma rende gli 8 episodi della prima stagione un’opera a sé stante senza che un seguito della storia di Rust e Martin rovini la perfezione narrativa vista sin qui, dall’altro lato il timore è che difficilmente il buon Pizzolatto riesca a trovare un protagonista carismatico quanto McConaughey.
Staremo a vedere, ma per ora obbligo tutti a investire 8 ore della vostra vita per vedere il fottuto capolavoro degli anni ‘10. E senza aspettare la versione italiana (prevista su Sky Atlantic per il prossimo settembre), visto che l’accento di McConaughey è da sentire assolutamente!