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[BBC/Neflix] Dracula

Inviato: martedì 14 gennaio 2020, 17:59
da Valerio
Il Dracula di Moffat e Gatiss è strutturalmente disomogeneo, sfrontato nel concept, pieno di personaggi indisponenti e figlio di un vortice creativo disturbante e entropico. Ma ha anche dei difetti, o meglio li avrà anche da qualche parte. Per fortuna che io non ne ho visti! Scherzi a parte (difetti, se si vuole, saltano fuori sempre), esco a grandi falcate dal coro internettiano dei delusi e mi dissocio da qualsiasi tipo di shitstorm mediatica che il povero Moffat si sta beccando ovunque, "reo" solo di esser stato Moffat e di aver scritto un'opera del tutto in linea con qualsiasi cosa fatta prima. Perché lui è sempre stato così e chiunque lo conosca davvero sa che nel suo lavoro c'è il delirio assoluto: umorismo, orrore, pastiche di generi e tanto sfoggio d'intelligenza. E una volta che accetti (e questo lo devi fare all'inizio) che nel Moffatverse tutti i personaggi principali sono il Dottore, parlano come il Dottore, ragionano come il Dottore, si comportano come il Dottore e vivono situazioni tipiche del Dottore, una volta che accetti il suo narcisismo narrativo e il suo desiderio di giocare col patto narrativo, alzando in modo ossessivo l'asticella ogni quarto d'ora, una volta che ti rendi conto che questi non sono punti deboli ma la ragione d'essere di queste sue riletture... il problema dov'è?
Temo che il problema risieda ancora una volta nelle leggi dell'internet, reo di aver coccolato a oltranza il bambinone che è in noi. Quello che si fa irretire da ciò di cui (ancora) non ha compreso il funzionamento, ma che è pronto a rigettare tutto non appena ne nota i fili. E dopo anni e anni di Dottore, narrato in modo eccentrico e vagamente sfiancante, dopo anni di Sherlock e dei suoi deliziosi eccessi, i fili li abbiamo visti. E quindi ci sentiamo grandi, rodati, legittimati a chiedere di più, a parlare di occasione persa. Ci sentiamo addirittura irritati dalle gigionate moffattiane, perché ormai dopo tanto tempo il prestigiatore ci ha mostrato tutti i suoi trucchi, il meccanismo è stato violato e ormai tutto ci pare ripiegato su di sé. Noi ci siamo disincantati e Moffat ha osato essere presente mentre questo stava avvenendo, "ha vissuto abbastanza a lungo da essere il cattivo". E in un web sempre più votato alla generalizzazione, all'inseguimento dell'Unica Opinione, all'appiattimento dietro i carismatici influencer ecco che Dracula diventa la pietra dello scandalo.
Peccato. Perché non ci sono (solo) stilemi riproposti meccanicamente in questo Dracula. C'è anima, c'è capacità di far empatizzare lo spettatore con i protagonisti (Dolly Wells merita tantissimo, e ovviamente meriterebbe di essere il prossimo Dottore), c'è un arco interessante che sembra portare ad una condanna dell'edonismo congenito nel mostro, "risolvendolo" e allo stesso tempo psicanalizzandolo. Ed è notevole come il trucco alla Sherlock della rilettura del mito ai giorni nostri avvenga in universe, ultimo di una serie di twist narrativi che ci portano lontani (eppure vicini) al testo di Stoker. Nessuna occasione sprecata, siamo assolutamente in linea con la qualità del Moffat avuto fin qui. Che è, appunto, altissima.