[Wilder] Boris (Fox)

Nel nostro piccolo anche noi ci facciamo valere.
  • BORIS IL FILM Novembre 2010.
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    Dopo le ripetute suppliche di amici e compagni attori di vedere Boris, finalmente ho avuto il tempo di cominciarlo completando la prima stagione in circa una settimana. Tutti i commenti fatti qui e sentiti altrove sono confermati, la sit-com è divertente e ironizza alla perfezione sul mondo dello spettacolo e sul processo produttivo televisivo in Italia, con un cast sopra le righe che in certi casi estremizza alcune caratteristiche, ma in altri casi è più vicino alla realtà di quanto si potrebbe pensare.
    Boris è molto più divertente per gli addetti ai lavori, ma comunque è scritto in modo funzionale anche per tutti gli spettatori, grazie a una serie di tormentoni e ad una filosofia di lavoro "alla cazzo di cane" e schiavista purtroppo diffusa anche in altri ambienti.
    Questa elegia della mediocrità produttiva (e del gusto) in Italia è girata con una relativa semplicità dal punto di vista tecnico, ma può contare su un'idea di partenza vincente supportata da valide sceneggiature
    Tra gli oggetti di satira più riusciti annovero il navigato attore teatrale Orlando Serpentieri e il comico Martellone, oltre agli esagerati ma spassosi sceneggiatori; tra le trame invece ho preferito quella con Tirabassi "finto" supplente regista, e la puntata con la conferenza stampa e il dilemma del "gioieiiere".
    Il titolo del primo episodio, "Il mio primo giorno" è lo stesso del pilot di Scrubs e di certo non è un caso: la situazione è molto simile, con Alessandro che comincia il suo stage sul set esattamente come J.D. inizia il suo apprendistato all'ospedale. Anche il contesto inizialmente ricorda Scrubs, al punto che ho pensato di trovarmi davanti a un plagio spudorato: Alessandro è maltrattato da tutti e le prime scene di Biascica lo fanno sembrare un perfetto contraltare dell'inserviente, ma proseguendo la serie acquisisce una sua ben precisa identità che ha poco a che fare con Scrubs. Anche Alessandro, che inizialmente sembrava il protagonista indiscusso della serie e gli occhi attraverso i quali avremmo vissuto le riprese, ma col passare degli episodi Alessandro diventa una figura marginale, messo in ombra da tutti gli altri personaggi sopra le righe.
    E ora mi sparo la seconda stagione.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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    La seconda stagione di Boris comincia con una spudorata citazione di Lost, l'occhio del protagonista che si apre, alla quale si potrebbero aggiungere un paio di schermate suddivise che omaggiano chiaramente 24; effettivamente questa seconda stagione di Boris è più vicina ai serial americani piuttosto che alle sit-com, dato che gli sceneggiatori (quelli bravi, non quelli che completano gli episodi 2 minuti prima di uscire di casa :D ) cercano di sviluppare storyline che attraversano i quattordici episodi.
    Non è detto che questo però sia positivo, dato che non mi sembrano che abbiano compreso bene il meccanismo: piuttosto di creare situazioni che si si evolvono nel corso della stagione, vengono installati contesti che si ripetono in modo quasi ridondante fino a quando se ne tirano le fila negli ultimi episodi. Ecco quindi storyline piuttosto fiacche come Renè a cui è affidato il temibile progetto Machiavelli, Lorenzo che cerca una rivalsa all'interno della troupe e Biascica che si crede malato (ma fantastica la scena in cui gli viene finalmente consegnato l'assegno con gli straordinari di aprile!). Viene invece portato avanti in modo più che buono il quadrangolo amoroso Alessandro-Arianna-Stanis-Karin, con l'apprendista che finalmente viene messo al centro delle vicende, come spetta al protagonista "formale" della serie, dato che così ci è sempre stato presentato.
    Per quanto riguarda la satira, ho constatato un cambio di direzione: se nella prima stagione gli autori si concentravano più sulla scarsa qualità e il pressapochismo lavorativo, in questa seconda annata si osa di più ironizzando su elementi più attuali della triste società italiana quali i compromessi di potere, le raccomandazioni, le escort e le influenze economiche/politiche, arrivando fino al finale in cui si attendono i risultati delle elezioni prima di girare l'ultimo episodio de "Gli occhi del Cuore". La comicità inoltre fa meno affidamento ai tormentoni installati nella prima stagione: mi sembra proprio di non aver mai sentito uno "smarmella", mentre ci sono stati solo un paio di "alla cazzo di cane" nel finale...
    Per quando riguarda il cast ci sono nuovi ingressi piuttosto interessanti quali Karin, la bellona di turno simil-Ferilli che pensa solo al sesso, e la nuova cagna Cristina; l'interprete non mi è piaciuta granché, ma il suo personaggio è fenomenale, dato che oltre al non saper recitare si aggiunge la piaga ben più irritante nel campo dell'attore che non ha la minima voglia di recitare, sapientemente costruita senza sembrare surreale.
    La vera bomba però è l'arrivo di Corrado Guzzanti, in grado di risvegliare comicamente una stagione che altrimenti sarebbe inferiore alla prima: il personaggio dell'aggressivo svampito con crisi mistiche è meraviglioso, mentre il prete che interpreta in un paio di episodi mi è sembrato solo un virtuosismo del fare due personaggi nelle stesse scene, ma direi che si tratta di uno dei personaggi meno riusciti della carriera di Guzzanti.
    Ci sono anche graditi ritorni tra le guest star come Glauco (con una puntata sulla pubblicità occulta), Elena (giusto per mollare Alessandro), ma soprattutto il mio adorato Martellone che oltre a tirare in ballo i reality show come ultima spiaggia per i personaggi dello spettacolo in declino, mostra in modo dolceamaro "l'obbligo" dei comici di far ridere anche quando nella propria vita le cose non vanno proprio per il verso giusto.
    Boris si conferma una serie valida, le opinioni sulla terza serie non sono da meno, quindi mi ci fiondo sopra immediatamente.
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  • BORIS è la mia serie tivvù italiana preferita, mi ha folgorato subito dalla prima puntata e ho rivisto tutti gli episodi tre volte.
    Sarà per l'argomento che mi ha sempre interessato moltissimo, la bravura degli interpreti, unita a dei dialoghi infarciti di battute stupende ma per me è davvero un gioiello.
    L'idea di base di far vedere quello che c'è dietro alla macchina da presa non è nuovo ed è stato utilizzato varie volte nel cinema e in televisione anche con risultati eccellenti (mi viene in mente Effetto notte, 8 1/2, oppure molti altri film che parlano del linguaggio in sè). In Boris tutto questo è portato all'estremo, con un impronta sicuramente più umoristica, ma non meno intelligente. Il set della scalcinata fiction Gli occhi del cuore (e poi Medical Dimension) diventa un teatro dissacrante dove vengono evidenziati tutti i difetti e i problemi organizzativi degli addetti ai lavori, con situazioni spinte spesso fino al grottesco e all'assurdo.
    Tutti gli attori sono bravi, a partire da Pannofino ("Genio!" cit.) passando per il divo Pietro Sermonti, lo stagista Alessandro Tiberi, il capo-elettricista Calabresi e naturalmente il grandissimo Corrado Guzzanti, che interpreta un attore davvero sopra le righe e che ci ha regalato alcuni dei momenti più spassosi della serie.
    Gli autori per me sono riusciti a creare un microcosmo lavorativo altamente credibile e al contempo divertentissimo, con i tormentoni, i personaggi secondari riuscitissimi (basta pensare agli sceneggiatori, o Lopez, il delegato di rete, o Duccio il direttore della fotografia) e con anche una certa vena riflessiva che traspare nei rapporti tra i protagonisti (la storia tribolata tra Arianna e Alessandro, i problemi di Renè nella terza serie, in cui va incontro a un evoluzione psicologica niente male). Non mancano pure i momenti di altissima televisione, chi ha adorato il mini mini corto della formica rossa come me?
    Un piccolo grande capolavoro. Adesso pare sia in lavorazione il film, in cui dalle fiction si passerà alla lavorazione di un cinepanettone natalizio. Spero che non si lascino prendere la mano e non banalizzino il tutto facendo un minestrone, perchè nella serie le corte puntate in sequenza riuscivano a dare perfettamente l'idea delle giornate lavorative della troupe, mentre in un film singolo questa cosa inevitabilmente si perderà. Vedremo.
  • Ne approfitto per segnalare che Luca Amorosino aka Alfredo l'aiuto regista indica (su Facebook, ebbene sì) in Marzo 2011 la data di uscita certa di Boris il Film.
  • joe mango ha scritto:BORIS IL FILM Novembre 2010.
    joe mango ha scritto:Ne approfitto per segnalare che Luca Amorosino aka Alfredo l'aiuto regista indica (su Facebook, ebbene sì) in Marzo 2011 la data di uscita certa di Boris il Film.
    *1° Aprile 2011 :stralol:
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:


  • "Dopo la TV c'è il cinema, dopo il cinema la radio e poi la morte" :fire: :fire: :fire:
  • DeborohWalker ha scritto:Immagine
    Avevo visto Boris in modo abbastanza debosciato ai tempi del mio primo incontro con questa serie, alcuni anni fa, conosciuta grazie a una mia amica. E comunque fu un'esperienza che si fermò alla prima stagione (manco intera) e ad un paio di episodi a cazzo della seconda.
    Con l'arrivo del film, ho deciso di maratonarmelo per bene, e in due giorni ecco che mi sono rivisto la prima stagione di Boris.
    DeborohWalker ha scritto:Il titolo del primo episodio, "Il mio primo giorno" è lo stesso del pilot di Scrubs e di certo non è un caso: la situazione è molto simile, con Alessandro che comincia il suo stage sul set esattamente come J.D. inizia il suo apprendistato all'ospedale. Anche il contesto inizialmente ricorda Scrubs, al punto che ho pensato di trovarmi davanti a un plagio spudorato: Alessandro è maltrattato da tutti e le prime scene di Biascica lo fanno sembrare un perfetto contraltare dell'inserviente, ma proseguendo la serie acquisisce una sua ben precisa identità che ha poco a che fare con Scrubs.
    Quoto fortemente. L'incipit, le prime 4-5 puntate mi fecero davvero pensare di aver trovato l'erede italiano di Scrubs, e amando io alla follie la sit-com ospedialera apprezzavo il ritrovare tutti i parallelismi che ha evidenziato Deboroh. Ma condivido quando dice che presto l'aria cambia e lo stagista Alessandro appare subito non come protagonista o "coscienza" del telefilm, ma è solo uno dei personaggi che popolano questo assurdo mondo. Forse è l'elemento più normale del gruppo perchè arrivato da poco, quindi può essere il personaggio con cui lo spettatore si identifica, ma al di là di quello è fin troppo chiaro come Renè, Stanis, Corinna, Biascica e altri abbiano personalità e caratteristiche molto forti e capaci di catalizzare l'attenzione e le risate del pubblico. E questo è uno dei punti di forza della serie, insieme ovviamente alla straordinaria ironia usata per analizzare con sguardo impietoso e critico la qualità e le dinamiche televisive italiane.
    Ovviamente ho apprezzato da morire, come già accadde ai tempi della mia prima visione, tutta questa stagione. Una collana di 14 episodi tutti qualitativamente elevati, ognuno concentrato su un aspetto particolare della produzione di una fiction italiana standard da criticare in modo ironico e quindi diretto, senza peli sulla lingua. E allora via sull'attrice cagna, sulle raccomandazioni agli attori, sulla preoccupazione per i dati auditel, sul "portare a casa la scena", sui soldi che non ci sono, sui capricci degli attori, sulla recitazione volutamente orribile, sull'attenzione da prestare quando si trattano argomenti scottanti come l'aborto. I mille problemi, contraddizioni e ipocrisie della televisione - e di riflesso, della società - italiana vengono mostrate senza pudore attraverso il filtro della satira arguta e intelligente, strappando risate a non finire.
    Menzione d'onore va davvero comunque a Pannofino, perfetto a dir poco nei panni del regista: Renè ha un carattere molto più sfaccettato di quanto non possa sembrare, e l'attore riesce a renderlo perfettamente.
    Da non sottovalutare le due punte qualitative della stagione, dove Boris decide di prendersi sul serio: il corto "La Formica Rossa", che già Franz ha giustamente elogiato nella prima pagina del thread, e i titoli di coda dell'ultimo episodio in cui al posto della bellissima sigla di Elio e le Storie Tese c'è una canzone scritta, cantata e suonata con chitarra acustica da Pannofino stesso.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • DeborohWalker ha scritto:Immagine
    Ho trovato la seconda stagione di Boris migliore della prima, oserei dire.
    E i motivi sono essenzialmente (anche se non solo) due: una continuity più massiccia e la presenza di Corrado Guzzanti.
    Il primo punto si osserva facilmente: mentre nella prima stagione era solitamente molto autoconclusiva nella costruzione di ogni singola puntata (con una trama orizzontale quindi ridotta all'osso e concentrata soprattutto negli ultimi due episodi), ora vengono predisposte trame ed avvenimenti che proseguono nel corso delle puntate accompagnando lo spettatore e facendo da sfondo attivo ai temi ogni volta diversi che si approfondivano nei singoli episodi. Questo giova sia ai rapporti interpersonali dei protagonisti (come il rapporto tra Alessandro e Arianna.
    DeborohWalker ha scritto: Non è detto che questo però sia positivo, dato che non mi sembrano che abbiano compreso bene il meccanismo: piuttosto di creare situazioni che si si evolvono nel corso della stagione, vengono installati contesti che si ripetono in modo quasi ridondante fino a quando se ne tirano le fila negli ultimi episodi. Ecco quindi storyline piuttosto fiacche come Renè a cui è affidato il temibile progetto Machiavelli, Lorenzo che cerca una rivalsa all'interno della troupe e Biascica che si crede malato (ma fantastica la scena in cui gli viene finalmente consegnato l'assegno con gli straordinari di aprile!).
    Non concordo pienamente. A me sembra che il percorso narrativo della seconda stagione non sia "pasticciato", ma che pur mettendo tanta carne al fuoco riesca a dare la giusta importanza a ogni fatto. La sottotrama di Biascica è bellissima anche perchè ci restituisce un personaggio molto più umano di come loo conoscevamo (anche se vedendo le sedute con la psicologa-guest star non si direbbe :P ), e anche la rivincita di Lorenzo che finalmente riesce a dimostrare la sua bravura uscendo dal ruolo dello schiavo. Il progetto "Machiavelli", poi, è il vero tocco di classe: ok, forse è stato tirato un po' per le lunghe, ma trovo che l'importanza che ricopre non tanto a livello di fatto ma su come influisce sulla psiche di Renè giustifichi lo spazio che si prende. Insomma, vedere avvenimenti che nascono in un episodio e proseguono in quelli successivi mi ha fatto un gradevole effetto.
    DeborohWalker ha scritto:La vera bomba però è l'arrivo di Corrado Guzzanti, in grado di risvegliare comicamente una stagione che altrimenti sarebbe inferiore alla prima: il personaggio dell'aggressivo svampito con crisi mistiche è meraviglioso, mentre il prete che interpreta in un paio di episodi mi è sembrato solo un virtuosismo del fare due personaggi nelle stesse scene, ma direi che si tratta di uno dei personaggi meno riusciti della carriera di Guzzanti.
    A me è piaciuto pure il personaggio del "prete" manager, forse perchè non se ne è abusato ma lo si è circoscritto a un paio di episodi. Un virtuosismo, forse, ma mi sono fatto un bel po' di ghignate. Anche se sicuramente è Mariano a tenere banco, è un personaggio geniale e caratterizzato in modo perfetto. Il pazzo più pazzo tra tutti gli attori pazzi con cui ha a che fare Renè :P
    DeborohWalker ha scritto:Per quanto riguarda la satira, ho constatato un cambio di direzione
    Vero, l'ho notato anch'io e l'ho apprezzato un sacco. E' un Boris cattivo quello che ho visto, cinico e spietato nel dipingere la società italiana per quello che è attravero quello che si vanta essere il suo specchio più fedele, la televisione. L'ultima puntata, in due parti (come la prima, del resto, segno esplicito della volontà di continuity intelligente), ha un titolo semplicemente bellissimo, anche come suono è proprio bello da dire ad alta voce (Il sordomuto, il senatore e gli equilibri del Paese), e spiega perfettamente il sottotesto critico che viene mosso, che già c'era nella prima stagione ma più strisciante: il controllo politico sulla televisione. In Boris tutti quanti hanno una protezione politica per stare dove stanno, e i capi della rete devono fare i conti con le elezioni prima di decidere che personaggi devono ricoprire ruoli scomodi nella fiction per non far arrabbiare il vincitore delle elezioni. Lol a questo proposito il ragionamento relativo alla magistratura. :P

    Graditi sono stati gli omaggi: quello a Lost e quello a 24 che già citava Deb... comunque la puntata Usa la forza, Ferretti oltre a citare 24 cita molto anche lei Lost, e già dal titolo si può intuire anche il riferimento a Star Wars che sarà ancora più lollosamente esplicito nella scena finale della stagione.
    E gradite sono le sempre presenti guest-star: Martellone che nella sua disavventura strizza l'occhio ad alcuni fatti di cronaca e si tira in ballo pure i reality, ma anche il bravissimo Tirabassi nei panni di Glauco, e addirittura il Trio Medusa.

    Insomma, quello che questa stagione mi ha dato in più della prima è una sensazione di maggior presa di coscienza di se stessa da parte della serie: è come se la struttura comunque gradevole e vincente dei primi 14 episodi fosse stata un banco di prova che, una volta superato, ha reso possibile una stagione conscia delle proprie capacità, consapevole di poter strutturare trame complesse e a più livelli (personali, di meta-fiction, satirici) non risparmiandosi nell'osservare puntando il dito e criticando apramente certi malcostumi italiani del mondo dello spettacolo che sovente sfociano anche in ambiti socio-politici. Il tutto senza dimenticare l'importanza della caratterizzazione dei personaggi, che viene sempre gestita al meglio creando icone irresisitibili e immediatamente riconoscibili.
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    La terza stagione era forse il banco di prova più difficile per Boris. Aveva la pesante eredità di 2 stagioni ottime e amate da un pubblico che via via si è infoltito rispetto alla nicchia iniziale, aveva lanciato verso la fine della seconda stagione una vena satirica abbastanza pesante che non si poteva più ignorare, e inoltre c'era il tentativo di dare una svolta narrativa alla serie, come si desumeva dalle ultime puntate. Gli Occhi del Cuore 2 è finito, con la scoperta dell'assassino del conte, e Renè vorrebbe buttarsi in un progetto di qualità come "Machiavelli". Ma gli imprevisti fioccano, e il notro regista deve deviare dal suo obiettivo, anche se apparentemente di poco: la proposta è quella di Medical Dimension, uno spin-off della vecchia serie ma che avesse la qualità come nota distintiva. Insomma, la dimostrazione che un'altra televisione è possibile. Non a caso questo è il titolo del primo episodio, diviso in due parti, che ad alcuni fan di Boris non è piaciuto quasi per niente leggendo in giro. Cosa che non condivido, per dire ho preferito questo episodio doppio a quello che introduceva la seconda stagione. La pesante satira che colpisce Mediaset pur senza mai nominarla e il tenore tipico dei suoi programmi comici (ma soprattutto beceri) è geniale e ben raccontato.
    La stagione, dal terzo episodio in poi, si concentra allora sulle riprese di Medical Dimension, e devo dire che forse non si avvertono nel corso delle puntate dei picchi di genialità come per esempio Corrado Guzzanti offriva nella scorsa stagione, ma il tenore qualitativo delle puntate è comunque molto buono. La figura di Bruno Staffa (interpretato da Filippo Timi) è decisamente sopra le righe e spassosa, mentre invece Fabiana - nuova attrice protagonista - non mi ha detto molto. Ho apprezzato il ritorno di Martellone, Valerio - nuovo attore, interpretato molto bene da Marco Giallini - è un personaggio particolare ma che mi è piaciuto, e come non apprezzare la parte divertentissima di Laura Morante? :P In tema di guest, meritano di essere nominati Sergio Brio, ex calciatore della Juventus che nella parte di se stesso ironizza sui calciatori che vengono chiamati a ruoli che non competono loro, si vedeva che era un po' impacciato ma se l'è cavata bene; e poi un nome di peso come Paolo Sorrentino, sempre nella parte di se stesso, ci regala una figura interessante e divertente.
    Al di là di questi ospiti, la serie si regge ancora di più che la precedente su una continuity non indifferente, serrata, stavolta incentrata su un intrigo raffinato e ambiguo, che aleggerà sui protagonisti, soprattutto su Renè, per molti episodi prima di esplodere attorno al decimo episodio, quando salterà fuori la verità.
    Il personaggio di Renè, a questo proposito, è quello che dimostra di più di essere maturato nel corso della serie dato che in questa stagione la sua ossessione per la qualità e per una serie diversa dalle altre lo porta spesso a delusioni, a incindenti di percorso e a fatti che sembrano dimostrargli che i problemi che aveva prima li ha anche adesso, sceneggiatori "di merda" inclusi :P E quando nelle ultime 3-4 puntate la situazione precipita, la figura che Pannofino ci restituisce è quella di un uomo provato dalla vita e dagli eventi, decisamente una grande prova d'attore.
    In più, senza svelare troppo, l'intrigo citato prima è un'ennesima critica pesante (ma che dovrebbe far riflettere molti) alla fiction italiana, alla sua qualità e a quello che vogliono e accettano i telespettatori italiani. Una sferzata che riassume quanto sviluappato nelle prime due stagioni e che rilancia il torbido rimescolio che politica, ignoranza, basse aspettative e gusto popolare non educato costruiscono da vent'anni nei palinsesti televisivi italiani. Il dottor Cane e le sue strategie, in quest'ottica, sono specchio autentico e spietato di quello che è sotto i nostri occhi tutti i giorni, e l'amara conclusione è che un'altra televisione non solo non è possibile, ma non è neanche auspicabile. Il finale, quindi, risulterà nient'affatto positivo e lieto, ma anzi un'arresa succube al sistema comunemente accettato.

    E' la stagione migliore? No, forse no, ma la metteri al secondo posto dopo la seconda. E' bello notare l'evoluzione di ritmo, che ha visto un aumento di riflessione critica rispetto alle risate che pure non mancano mai, e che si è rivelata una carta IMHO vincente.

    Da notare è che questa è l'ultima stagione di Boris, che si è presa quindi lo spazio che le serviva per raccontare dal suo punto di vista un mondo come quello delle serie tv italiane. Non si è fermata per insuccesso della serie e non è andata avanti per altre due, tre, quattro, cinque stagioni cavalcando il successo. Cosa estremamente positiva ma anche rara, al di qua e anche al di là dell'oceano.
    Qui si chiude la storia, e il mondo di Boris rivivrà al cinema per raccontare un altro mondo ancora, e sono sicuro che lo farà nel suo modo caustico che ha sfoderato così bene e in assoluta libertà su Sky.

    NB. Boris è meta-fiction per definizione fin dagli inizi, ma il dialogo finale tra Alessandro e Arianna fa un doppio salto carpiato nel concetto meta-narrativo, quando Alessandro propone di creare una serie partendo dal suo diario che documenta il dietro le quinte di una serie televisiva; ma Arianna osserva che sarebbe una cosa solo "per addetti ai lavori"... :P
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  • Bramo ha scritto: Il personaggio di Renè, a questo proposito, è quello che dimostra di più di essere maturato nel corso della serie dato che in questa stagione la sua ossessione per la qualità e per una serie diversa dalle altre lo porta spesso a delusioni, a incindenti di percorso e a fatti che sembrano dimostrargli che i problemi che aveva prima li ha anche adesso, sceneggiatori "di merda" inclusi :P E quando nelle ultime 3-4 puntate la situazione precipita, la figura che Pannofino ci restituisce è quella di un uomo provato dalla vita e dagli eventi, decisamente una grande prova d'attore.
    Quoto, e pure il resto del giudizio complessivo, a parte le prime due puntate che non mi erano piaciute molto. Ma quanto era brutto l'episodio "Puzza di capolavoro?" :P

    E' una cosa certa certa certissima che non ci saranno altre stagioni?
  • certissima non si può mai dire, in tempi di crisi si spreme ogni vacca possibile. Quello su cui ci si può affidare sono le dichiarazioni ufficiali, e alla presentazione del film gli sceneggiatori hanno confermato che non hanno intenzione di fare una quarta stagione. Valuta tu se questo basta per considerarla "cosa certissima" :P
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Mi sono sparata una maratona "rush finale" della terza stagione in tempo per gustarmi Il Film sul grande schermo; in realtà mi ha entusiasmato il giusto, trattandosi solo di un "more of the same" e avendo un po' meno guizzo delle due stagioni precedenti. Ad esempio, compare il personaggio del grande attore teatrale che si riduce a fare fiction becere per soldi, una figura già sviscerata nei primissimi episodi del telefilm e che qui gode solo di una debole replica.
    Ciò per cui questa terza stagione mi tornerà alla mente sarà l'accennata trama della figlia di Renè Ferretti (ruolo che avrebbe potuto essere sfruttato meglio nella seconda metà di stagione) e soprattutto il complotto di Medical Division che si scopre sul finale.
    Si tratta della satira già presentata nelle stagioni precedenti, un impietoso ritratto della televisione italiana; risate amare con un risvolto tragico (à la Fantozzi) che ahimè hanno molta più attienza alla realtà di quanto non si potrebbe credere.

    Con 3 stagioni Boris è riuscito a smuovere il panorama televisivo italiano, dimostrando che un altra televisione è possibile; il peccato è che una serie simile non abia ancora goduto di un passaggio sulle emittenti principali, lasciandolo come prodotto di nicchia per un pubblico che l'apprezza, a fronte di un pregresso disprezzo di un certo tipo di televisione.
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  • E' inutile che mi dilunghi su quanto Boris sia una serie fantastica, originale, sul fatto che sia uno dei pochi prodotti di qualità nell'impietoso panorama televisivo italiano, rischiando di ripetere quanto già è stato detto in su. Dirò gli effetti strettamente personali che ha avuto questa serie su di me.
    Innanzitutto mi ha fatto enormemente piacere il trovare un umorismo frenetico, con un ritmo che nasce dal sapiente uso del montaggio, dei flashback, cosa che secondo me, assieme al nome del primo episodio, più di tutti l'ha avvicinato a Scrubs, ma anche alle serie animate politicamente scorrette come quelle di Groening, MacFarlane e South Park. E il politicamente scorretto è un altro elemento in comune con questo dorato pantheon statunitense, che impreziosisce la serie e che ne tarpa le ali per un volo sulle tv generaliste, segno che il moralismo del nostro paese preso in giro dalla serie non è presentato in maniera troppo esagerata.
    Inoltre mi ha fatto scoprire Francesco Pannofino che è una delle punte di diamante della serie grazie alla sua mimica, facciale e corporale, eccezionale e alla sua fantastica voce, che avevo già sentito in passato in Forrest Gump ma mai l'avrei ricollegata se non l'avessi letto in seguito!
    Assieme a Renè/Pannofino, le altre punte di diamante sono gli Sceneggiatori: ogni loro singola battuta è un capolavoro di genialità comica (oltre al mitico "F4", come non citare "Facciamoci pagare metà delle puntate in nero" o "Questa è tutta SIAE!" :asd: ).
    Ma tutto il mosaico degli altri personaggi è esilarante e interessantissimo: dallo sfacciato Glauco all'arrogante Stanis, il meschino Lopez e il maneggione Sergio, dalla complessa e introversa Arianna (che purtroppo nella terza stagione IMHO non viene utilizzata abbastanza) alla caciarona Karim, dal rassegnato e lassista Duccio a il duro di buon cuore Biascica, lo spacciatore Alfredo (che, guarda un po', ha degli amici a Scampia), il timido e insicuro Alessandro, la cagna Corinna, la figlia di Mazinga, o Fabiana Ferretti che, come ha detto anche Deboroh, meritava un maggiore approfondimento, quella perla di Martellone vero e proprio "specchio dei tempi", Mariano e Padre Gabriele (tra i due esilaranti personaggi preferisco il secondo, il primo dei due episodi in cui compare è un capolavoro) e tantissimi altri, anche che compaiono per pochissimo (come il mitico custode "Debbo chiudere...").
    Tantissime altre cose accrescono di valore questa serie: le parodie come "Libeccio" e "Caprera", le guest star, i tormentoni, il modo di fare satira partendo dal mondo della televisione fino ad arrivare al costume, alla società e alla politica (non nella maniera per niente critica del Bagaglino). Una cosa che mi stupisce positivamente è come il meritatissimo successo di questa serie si sia esteso a macchia d'olio, benchè venga definito di nicchia spesso ho trovato appassionati di Boris parlandone in maniera casuale.

    Ah, un'ultima cosa, la sigla è fantastica. :D
  • Incredibile ma vero, Boris sbarca sulla Rai! Dopo essere passato in chiaro (su "Cielo") la fuoriserie italiana arriva addirittura sulla terza rete del servizio pubblico.
    Ovviamente la magagna c'è, ed è l'orario: 23.30 :P
    Qui per tutti i dettagli del caso.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Io penso di aver visto un capolavoro. Roba di livello, proprio. Tutto, dall'inizio alla fine, ogni attore, ogni personaggio, a cominciare da Pannofino che è il volto più espressivo che abbia mai visto in 33 anni di vita. Wow.

    Guzzanti però proprio non lo reggevo.
  • Valerio ha scritto:Io penso di aver visto un capolavoro. Roba di livello, proprio. Tutto, dall'inizio alla fine, ogni attore, ogni personaggio, a cominciare da Pannofino che è il volto più espressivo che abbia mai visto in 33 anni di vita. Wow.

    Guzzanti però proprio non lo reggevo.
    Concordo su tutto. Specie su Guzzanti.
  • miglior seria mai prodotto in italia...comica (che romanzo criminale ha dato vita a gomorra prima e suburra adesso, e mi dicono questi ultimi due essere prodotti di livello anche loro).
    stupido è chi lo stupido fa®
  • Oh, ma chi qui ha seguito la quarta stagione ?
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