(August Rush)
regia di Kirsten Sheridan
colonna sonora originale di Mark Mancina
Non vedevo un film strappalacrime dai tempi di... Titanic forse? Che poi non era così strappalacrime. Forse La ricerca della felicità è un esempio più calzante, di lacrime ne sgorgavano eccome. Non quanto in questo, però. Come si possono trattenere le lacrime davanti a un Oliver Twist col talento musicale? Un orfanello che non si rassegna all'assenza dei suoi genitori e che crede fermamente che questi lo stiano cercando. E il finale? Mamma mia, il finale... "lieto fine" è veramente un eufemismo in questo caso. Insomma, lacrime a fiumi. Il cinema è diventato una piscina, e senza pagare la differenza! Eppure gli sceneggiatori sono fra quelli di Hook - Capitano Uncino di Spielberg (si, ok, e di un altro paio di filmetti strappalacrime...). La regista invece ha ancora addosso la polvere d'oro dell'Oscar sfiorato con il fratello e la sorella per la sceneggiatura di In America (che io non ho visto ancora, mannaggia a me, ma è strappalacrime forse anche più di questo film, dato che affronta il tema dell'immigrazione).
Comunque le analogie di questo film con la straziante storia dickensiana di Oliver Twist sono veramente tante. L'orfanello (il baby-divo del momento, Freddy Highmore), l'amico e compagno di sventure in orfanotrofio, lo spiantato che ti raccoglie dalla strada e ti sfrutta (qui il ruolo è di Robin Williams, ispirato a Bono degli U2), l'amico e compagno di sventure sulla strada (un talentuoso ragazzino nero, che si vede soffiare il posto di baby-genio dal nuovo arrivato), l'opportunità di riscatto presso i "ricchi" (in questo caso, lezioni di musica in un accademia (la stessa che nella realtà Robin Williams ha frequentato, fralaltro)). L'unica novità è quella più struggente, ossia i genitori che davvero sono alla ricerca del figlio abbandonaoto alla nascita (loro malgrado, anzi... proprio a loro insaputa). Infatti i due giovani genitori si incontrano per caso su un tetto, ciascuno fuggito dalla rispettiva routine familiare (lei dal padre borghese, lui dal fratello rockettaro), e si innamorano del più genuino amore. I loro destini si dividono la mattina dopo, però, per non riincrociarsi mai più (mai?). Frutto di quella notte sul tetto è il piccolo Evan Taylor, di cui il padre di lei si libera facendole credere di aver avuto un aborto.
Quindi Lei non sa che suo figlio è nato, Lui non s'è reso conto di non aver usato precauzioni quella notte, risultato: il bambino è in orfanotrofio e passa un'infanzia di merd*. No, invece. Perché il piccolo Evan sente una musica, l'ha sempre sentita, ed è convinto che quella musica lo condurrà ai suoi genitori (o condurrà loro da lui). Gli altri lo prendono per pazzo, però. Poi fugge e diventa Oliver Twist, anzi "August Rush" (il nome d'arte che gli affida "il Mago", Robin Williams), fino a quando non arriva in Accademia e lì si accorgono che ha un talento mostruoso, e decidono di suonare in pubblico a Central Park la sua rapsodia. Per una serie di fortunati e quasi irreali eventi, quel concerto in Central Park sarà galeotto...
Storiella per ragazzi, romantica all'insopportabile e irresistibilmente commovente (io però ho resistito... che figura ci facevo sennò... in mezzo a tutte quelle signore in platea...).
