[Wong Kar Wai] Un bacio romantico
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Elizabeth (Norah Jones, in un esordio più che buono), è stata lasciata dal proprio uomo. Il gestore/barista di un locale, Jeremy (Jude Law) raccontandole di averlo visto insieme ad un'altra ragazza, le dà la conferma riguardo il suo sospetto di un tradimento da parte di lui. Così, la sera dopo, gli lascia le chiavi di casa dell'ex ragazzo nel caso lui tornasse, ma poi si ritrova a tornare lei stessa, lì, tutte le sere, per chiacchierare con Jeremy e gustare una fetta della sua bistrattata torta al mirtillo, che durante il giorno nessuno compra. Decide poi di lasciare New York e partire per Memphis, come prima tappa di un viaggio on the road dalle immagini Wendersiane, un viaggio catartico per cambiare aria e trovare se stessa e, in altri locali, in cui lavorerà per guadagnarsi da vivere, troverà altri cuori spezzati come il suo: quello di un poliziotto (David Strathairn) che si alcolizza perché mollato dalla moglie (Rachel Weisz) che ama ancora, e quello di una giocatrice d'azzardo (Natalie Portman), che per dimenticare questioni irrisolte nel rapporto con suo padre si dedica ad una vita libera da legami, solitaria, in cui colma col gioco le sue lacune affettive. Nel frattempo, Elizabeth continua a scrivere a Jeremy, con cui sarà destinata a ritrovarsi.
Wong Kar Wai è un autore che riesce a tradurre in immagini i tempi dell'anima. E in My blueberry nights (Il titolo originale di Un bacio romantico), più che nei suoi precedenti lavori, ci riesce benissimo. Opera più semplice di In the mood for love e 2046, non si allontana però da queste ultime per tematiche e scelte estetiche. A causa di questo, qualcuno ha accusato Kar Wai di ripetersi: e in effetti a tratti si può avere l'impressione di trovarsi davanti ad un vero e proprio esercizio manieristico di un regista che ha per certi versi rinunciato alla ricerca, sensazione che si aveva già dai tempi di 2046. Però a me piace pensare semplicemente che Kar Wai intenda far sì che ogni suo lavoro sia "a misura d'uomo", per tempi e temi scelti, sentimenti, stati mentali e sensazioni, gli stessi che a volte tendiamo a nascondere o rimuovere, come l'ingenuità, la fragilità, la claustrofobica paura dell'abbandono. I colori sono il punto forte di Kar Wai: densi, intensi, avvolgenti, lussuriosi. Ed è tramite i colori che racconta i sentimenti dei protagonisti (come sottolinea anche il titolo originale, "Le mie notti blu mirtillo"). I ralenti e la fotografia un po' sgranata, deformata, ad opera dell'assoluto genio di Darius Khondji, sono poi loro complementari: li ho trovati un po' forzati, però, nella seconda parte del film, da quando entra in scena la Portman in poi, per intenderci. Anche la colonna sonora, calda e avvolgente, malinconica senza angoscia, si aggomitola intorno ogni fotogramma incastrandocisi perfettamente, accarezzando lo spettatore: bravissimo soprattutto Ry Cooder.
Menzione speciale alla scena del primo bacio fuori campo (costato 150 prove: mica scema la Jones ), e destinato ormai ad entrare nella leggenda: assolutamente meravigliosa.
Come già detto, l'esordio della Jones è più che buono: il suo viso aggraziato, le sue espressioni lievi e dolci avvolgono ogni fotogramma, così come il raffinato erotismo che sprigiona il voluttuoso corpo della Weisz, incarnazione, insieme a Strathairn, di una solitudine amara; buona anche la prova della Portman, che con la sua mimica facciale e qualche sussulto ci rende partecipi della sua ricerca di un'identità più chiara, dei tasselli che completerebbero il quadro irrisolto di certi suoi rapporti umani.
I difetti: una sceneggiatura a volte un po' sopra le righe, soprattutto se vuole raccontare il quotidiano, ed un senso di leggerezza che in certi punti può trasformarsi in inconsistenza. Il doppiaggio italiano è deprecabilissimo. Alcune metafore (come la torta, le chiavi) possono sembrare a primo acchitto un po' semplicistiche, banali, però la poesia con cui Kar Wai le tratta, che ricorda la raffinatezza del cinema cinese, non le rendono biasimabili. D'altro canto, ho trovato questo film molto meno ambizioso di 2046, e per questo motivo i suddetti difettucci non irritano più di tanto.
Per chi vuole ritrovare, senza pretese, un autore e le sue tipiche atmosfere.Ultima modifica di Elaine Marley il lunedì 14 luglio 2008, 14:54, modificato 1 volta in totale.
Lo so che ti ripugna, ma questo film ha un titolo italiano Su, fatti forza e vallo a sostituire
“DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”
Argh... noooo... urgh... ok, fatto. Puff, pant. In realtà non sapevo bisognasse usare comunque il titolo italiano.
non è che si DEVE, è che finora si è sempre fatto così. Se mi trovi un esempio del contrario vado subito a picchiare selvaggiamente l'autore, tranne se è Vitaliano, che ho paura. A picchiare Vitaliano ci mando Grrodon.
“DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”
Sì ma va bene, il punto era proprio che non lo sapevo, non che non condividessi la cosa. Con il "Nooo" ironizzavo sulla mia ripugnanza verso il titolo italiano, ma era pura burlonaggine. Per il resto a me non cambia assolutamente nulla.
Eh, io ho dovuto scrivere "Se mi lasci ti cancello", quindi...
Il punto è che, indecenze a parte, il titolo italiano serve per far apparire un topic più immediatamente riconoscibile a chiunque... Poi si può sputare veleno all'interno del topic per quanto gli adattatori italiani siano incompetenti.
Il punto è che, indecenze a parte, il titolo italiano serve per far apparire un topic più immediatamente riconoscibile a chiunque... Poi si può sputare veleno all'interno del topic per quanto gli adattatori italiani siano incompetenti.