Heroes – Stagione 2: Volume Secondo, “Generazioni”Che dire di questa seconda stagione? Be’, molto incerto il giudizio da dare, in questo caso. Come ben sappiamo è stata mutilata dallo sciopero degli sceneggiatori, e questo può in parte aver penalizzato il totale dell’arco narrativo di questo secondo volume.
Eppure di spunti interessanti ce ne sono stati: Adam Monroe, per esempio. Un inserimento a mio parere intelligente e che giustifica tutta quella prima parte di stagione che concerne Hiro nel Giappone del passato che francamente vedevo come inutile al quadrato per la continuity. Invece si giustifica per l’introduzione di un personaggio non secondario nell’ordine delle cose, tanto che sarà il motore delle puntate conclusive. Si sono capite molte più cose sulla Compagnia, sul suo passato e su chi ne sono stati i suoi creatori e chi ne è a capo oggi (Bob e Angela Petrelli), cercando di far vedere meglio le dinamiche che l’hanno guidata in passato e che la guidano attualmente, possibilmente cercando di non ripetere vecchi errori e di selezionare meglio i propri collaboratori. L’introduzione del padre di Matt, che scopriamo non solo avere i poteri del figlio ma potenziati, ma che addirittura è colui che veniva definito alla fine del primo volume “l’uomo cento volte più cattivo di Sylar” (definizione che col senno di poi mi sembra anche esagerata, ma comunque…). E Sylar, visto che l’ho nominato? Un cattivo molto affascinante nella prima stagione viene qui molto ridotto nella sua parte, perdendo per di più tempo con Maya (che per quanto abbia un potere interessante, non mi sentirei di mettere tra le idee più riuscite e meglio sfruttate), cercando di recuperare i poteri che più non ha. Si rifarà in futuro, come suggerisce il preludio al terzo volume, ma in questo arco narrativo è ben poco interessante e la sua figura poco approfondita. Suresh, dal canto suo, più che cercare di fare da padre-salvatore di Molly impegolandosi con la Compagnia agli ordini di Bob non sembra essere in grado di fare, cercando per di più di fare un doppio gioco con Noah Bennet in cui a un certo punto non crede più nemmeno lui. Sebbene però le occasioni in cui Bennet si adopera insieme all’Haitiano ritrovato per cercare di combattere la Compagnia sono ben riuscite – specie quando entrano in gioco gli ultimi dipinti di Isaac e quello che raccontano.
Restando in casa Bennet, Claire che cerca di ricostruirsi una vita in una nuova scuola in una nuova città sarebbe anche carina come cosa, se succedesse qualcosa di più che conoscere un ragazzo (West) anche lui dotato di poteri, cioè in grado di volare, cosa che serve solo a motivare l’odio che Claire proverà per il padre e che mi sembra dettata solo dalla voglia di introdurre sempre più personaggi con “capacità”, dato che la conformazione stessa del telefilm e della trama rende idealmente infinita la lista di persone con poteri. L’unica che mi ha colpito e che sembra avere un degno futuro è Elle che, sarà che mi ricorda i tempi di
Veronica Mars, sarà che ha una carattere forgiato in modo che mi attira, mi ha convinto.
Peter…è positivo, in questa stagione, perché rimane ancora l’eroe centrale in mezzo a tutti i dotati di poteri, nonostante spesso rischino di essere più interessanti Claire o Hiro, ma è forse da sottolineare che per tutto il tempo ogni sua azione o è a favore di una banda di criminali (nella prima parte) o lavorando per il vero cattivo della stagione pensando di essere nel giusto. Non proprio un eroe consapevole, ma forse il bello sta anche lì.
Dal punto di vista degli episodi, come spesso mi accade quelli che più mi sono piaciuti sono gli ultimi, quando i nodi stanno per venire al pettine. “Quattro mesi fa” è la puntata flashback che galvanizza lo spettatore perché colma il buco narrativo del dopo-fine della prima stagione, e soddisfa (analoga funzione di “Sei mesi fa” nella prima stagione e di una puntata nella terza), le successive portano alla conclusione restando su un buon standard, e a me è piaciuta pure l’ultima, al contrario di Deboroh,
specialmente per il finalone in cui qualcuno che non si chi spara a Nathan.
In conclusione, una stagione buona ma sottotono se confrontata con la prima e anche con la terza, per quel che ho potuto vedere di quest’ultima: insomma, paga l’essere un volume di mezzo, che nonostante non sia all’altezza di ciò che lo precede e lo segue è necessario ovviamente per collegare il primo e il terzo arco narrativo.