[Jacques Tati] Le Vacanze di Monsieur Hulot
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Ogni filmografia ha avuto il suo uomo della strada, che rappresentava le abitudini e le psicosi delle rispettive società: l'America di inizio '900 ha avuto il Vagabondo di Chaplin, l'Italia degli anni '80 Fantozzi, l'Inghilterra degli anni '90 Mr.Bean.
La Francia dei decenni '40-'60 ha avuto Monsieur Hulot, personaggio semi-muto (parla poco, in una sorta di grammelot) nei confronti del quale Rowan Atkinson è particolarmente in debito, dato che la comicità e alcuni atteggiamenti del suo Signor Fagiolo derivano proprio da Hulot.
In questo film, prima apparizione del personaggio, Monsieur Hulot va in villeggiatura in una località marina della provincia francese, dove trascorre le sue vacanze assistendo e reagendo con stupore alle persone che si muovono attorno a lui; è impossibile non ridere per le disavventure in spiaggia o in locanda del signore dell'aria allampanata, assistendo ai suoi modi particolari coi quali gioca a tennis o spara fuochi d'artificio. E' interessante vedere, soprattutto in un paese come il nostro che ha una tradizione cinematografica di "Vacanze a ..." dallo spessore piuttosto blando, come un film vacanziero che nasce principalmente come svago riesca anche a ironizzare sulla società e su alcuni aspetti della vita pubblica: basti vedere come tutti rimangono attaccati alla radio a sentire le notizie di politica, mentre Hulot e la sua compagna occasionale sono gli unici assieme ai bambini a godersi la festa organizzata. Anche le notizie del giornale e altre "istituzioni" per gli adulti vengono snobbate da Hulot, che si gode le piccole cose con l'ingenuità e lo stupore di un bambino, in maniera simile a come faceva il Vagabondo di Chaplin.
E' uscita proprio ieri nelle sale francesi la riedizione di questo capolavoro, forse l'opera più celebre diretta e interpretata da Jacques Tati; un'iniziativa ammirevole ha portato anche in piazza a Bologna, in un megaschermo sotto le stelle, questa recentissima versione de Le vacanze di Monsieur Hulot, alla presenza del nipote di Tati, che ne ha curato il restauro.
Fino a ieri non ero un seguace di Tati: mi era capitato di vedere solo Playtime e, pur avendolo apprezzato, non mi aveva fatto impazzire, ma dopo aver visto questo film che appartiene ai lavori più datati del celebre mimo francese, mi è già salita la fregola di recuperare tutto quanto abbia mai fatto nella sua vita.
Durante la visione del film, molti personaggi di contorno mi hanno ricordato per l'estetica bizzarra e quasi "esagerata" per un essere umano le corporature caricaturali di Appuntamento a Belleville; anche per l'utilizzo delle scene muto e per come in quel film animato vengono usati i rumori e le ripetizioni, Sylvain Chomet è un altro grande debitore di Jacques Tati; debito che a breve pare sarà saldato, col compimento di un progetto rimasto nel cassetto del mimo per molto tempo...
Anch'io sono un estimatore di Tati, sebbene abbia visto solo, oltre al film in questione, Mon oncle: li vidi diversi anni fa in una maratona di Fuori orario dedicata a lui e, sebbene fosse stata trasmessa la versione originale in francese, quasi non me ne resi conto, grazie all'integrazione perfetta con la gestualità e i suoni provenienti dall'ambiente.