[Peter Jackson] Amabili Resti
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Dopo aver confezionato la trilogia fantasy più importante della storia del cinema e aver resuscitato un gorillone per un remake che ha raccolto pareri contrastanti ma con numerose scene d'azione e sequenze epiche, Peter Jackson dopo aver raggiunto la fama mondiale fa qualche passo indietro e torna a realizzare un film più "piccolo" che parla di spiriti e fantasmi, come aveva già fatto con "Creature del cielo" e "Sospesi nel tempo".
Il risultato però non ha lo stesso fascino dei due film appena citati: la quasi totalità degli elementi d'interesse di "Amabili Resti" vengono dal meraviglioso libro garantendo così una piacevole visione a chiunque non l'avesse letto, ma tutti quelli che conoscono la versione cartacea constateranno quanto la riduzione cinematografica di Jackson abbia impoverito una storia davvero toccante.
Il fascino del meraviglioso libro di Alice Sebold risiede nel contrasto tra la violenza dell'esperienza vissuta dalla giovane protagonista e i toni da adolescente spensierata con cui racconta ciò che ha vissuto e ciò che osserva dal cielo. Bè, il film non rende giustizia a nessuno di questi elementi.
Susie Salmon (sì, come il pesce) viene violentata e fatta a pezzi da un serial killer, gesto efferato che viene ampiamente ridimensionato nella versione cinematografica: la ragazza è stata uccisa, punto. In questo modo, oltre a rendere la sua morte per certi versi più "banale", si perde tutta l'indagine che nel libro si crea col progressivo ritrovamento dei pezzi di Susie e il dolore provato ogni volta dai familiari; per non parlare poi di come l'aspetto della violenza nel libro sia affrontato in modo superba da una scrittrice che l'ha vissuta sulla propria persona.
Inoltre Susie racconta la sua vita e ciò che è capitato con toni spensierati, come una ragazzina farebbe scrivendo un diario; l'originalità del racconto deriva proprio dalla leggerezza con cui viene riportato il dolore fisico della ragazza, il dolore emotivo di amici e parenti, come prosegue la vita sulla Terra... Ecco, nel film la protagonista è diventata troppo melodrammatica, raccontando tutto in modo innaturale per una ragazza di quell'età; ad esempio nel libro le manca la mamma e si concede anche qualche pensiero egoistico, come il compiacersi di quanta gente sia presente al suo funerale.
Narrativamente anche la struttura è completamente diversa: nel libro Susie muore alla fine del primo capitolo, nel film muore dopo 45 minuti! Questo corrisponde a una successione degli eventi più lineare, invece che vedere flashback di ciò che Susie vuole raccontarci di volta in volta della sua vita terrena... Peccato che così si riduca nettamente lo spazio a disposizione per mostrarci come la famiglia continua la propria vita dopo la scomparsa di Susie e accetta gradualmente la sua morte, l'organizzazione del funerale, il padre che lotta dissimulando per ritornare alla quotidianità di una volta, i momenti di dolore che riaffiorano, lo scorrere del tempo (nel libro passano quasi vent'anni!).
In realtà sembra quasi che l'adattamento cinematografico voglia concentrarsi sulla componente gialla della vicenda sul giallo per incastrare l'assassino George Harvey, tra l'altro interpretato da un bravissimo Stanley Tucci che ruba la scena a tutto il resto del cast; sul fronte recitativo brava alla sorella di Susie e a Susan Sarandon nei panni dell'istrionica nonna, per il resto gli altri attori sono un po' polentoni.
Altri elementi validi del film sono la scena in cui Susie osserva il primo bacio della sorella, un momento incantata che riesce a trasmettere davvero bene la volontà di Susie di conoscere ciò che non aveva avuto la possibilità di vivere sulla Terra, il profondo desiderio di crescere che non potrà mai provare se non seguendo la vita della sorella come se fosse la sua.
Certo, non basta una scena a salvare un film. Al melodramma si affianca infatti un Cielo rappresentato in modo fin troppo onirico, quando durante la lettura del romanzo era un luogo plausibile, una sorta di possibile paradiso dove Susie vive la quotidianità assieme alle nuove compagne che trova là; a tal proposito non posso trattenermi dall'accusare Holly di essere irritante più che mai, mentre nel libro era abbastanza simpatica.
Ci sono molte cose che da lettore e amante del romanzo mi hanno dato fastidio, alcune la cui assenza è più comprensibile avendo due sole ore a disposizione (Susie che assiste dal Cielo alla madre che tradisce il padre) mentre per altri momenti è davvero triste la scelta di escluderli dalla pellicola (il goffo tentativo del padre di Susie di spiegare al figlio la morte della sorellina attraverso le pedine del Monopoli, oppure tanti piccoli dettagli che di Susie che la famiglia conosceva dimostrando quanto le volessero bene).
Al di là delle differenze con libro, il film però è un "nè carne nè pesce" di cui non è ben chiara nemmeno la posizione adottata da Jackson: ci sono inquadrature che zoomano su alcuni particolari come la cuffia o il ciondolo di Susie, così che lo spettatore possa ricordarli perché saranno importanti in futuro, ma poi non vengono valorizzati col medesimo ruolo che hanno sul libro. Allora perché concentrarsi su di essi?
Insomma, l'adattamento è ben lontano dalla fedeltà della trilogia del Signore degli Anelli, ma non riesce neanche a trovare un'identità propria grazie alle modifiche, le quali invece di rendere la storia più interessante la banalizzano.
Fatevi un favore e leggetevi il libro.
Ho da poco finito di leggere il libro, e sì, è tutta un'altra cosa (suona stereotipato ormai, ma è così).
Innanzitutto, troppo "Cielo" e poca "Terra": nel senso che, pur di lasciarsi andare a divagazioni similoniriche, Jackson predilige dipingere un accuratissimo scenario del "limbo" in cui si trova Susie - al quale comunque nel libro saranno dedicate due o tre pagine - piuttosto che descrivere come la sua famiglia reagisce alla cosa, omettendo parecchie vicende importanti. Non sono in genere una maniaca della fedeltà al libro, però qui sembra quasi che Jackson abbia perso di vista il suo senso... non mi ha disturbata molto il fatto che abbia voluto raccontare alcuni particolari della vita della protagonista prima della sua morte e non dopo (come accade nel libro), però il fatto che abbia sacrificato quella drammaticità mista alla leggerezza di una quattordicenne di alcune vicende, per donarla ad altre che invece appesantiscono soltanto la storia, un po' sì. Insomma, non è malissimo, anche grazie ad alcuni attori bravissimi, però non sarebbe stato difficile fare di meglio.
Innanzitutto, troppo "Cielo" e poca "Terra": nel senso che, pur di lasciarsi andare a divagazioni similoniriche, Jackson predilige dipingere un accuratissimo scenario del "limbo" in cui si trova Susie - al quale comunque nel libro saranno dedicate due o tre pagine - piuttosto che descrivere come la sua famiglia reagisce alla cosa, omettendo parecchie vicende importanti. Non sono in genere una maniaca della fedeltà al libro, però qui sembra quasi che Jackson abbia perso di vista il suo senso... non mi ha disturbata molto il fatto che abbia voluto raccontare alcuni particolari della vita della protagonista prima della sua morte e non dopo (come accade nel libro), però il fatto che abbia sacrificato quella drammaticità mista alla leggerezza di una quattordicenne di alcune vicende, per donarla ad altre che invece appesantiscono soltanto la storia, un po' sì. Insomma, non è malissimo, anche grazie ad alcuni attori bravissimi, però non sarebbe stato difficile fare di meglio.