[WDAS #51] Winnie the Pooh - Nuove Avventure nel Bosco dei Cento Acri

E' lo studio d'animazione più antico ma anche il più vitale. Tutto comincia da qui, e continua ancora oggi portando l'arte dell'animazione verso nuove frontiere. La mancanza di un nome riconoscibile ha portato per anni il grande pubblico a confonderne le opere con quelle delle altre filiali Disney, ma adesso tutto è cambiato. Benvenuti nel Canone Disney.
  • @Deboroh: http://boxofficemojo.com/movies/?page=i ... hepooh.htm
    In UK sono 600.000 $. In totale ha incassato 2,5 milioni di dollari, dove è uscito finora. Farà come minimo il QUADRUPLO coi dvd.
    Ecco perché un prodotto del genere poteva avere senso solo come Classico.
    E siccome Classico non può esserlo, perché non c'è modo di farne un evento e di guadagnare tanto, la sua unica ragione di esistere è quella di tappabuchi. Sì avrà saziato la tua voglia di 2D di primordine, ma non è nulla di incoraggiante riguardo una presunta rinascita Disney.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Eh Grrò, allora la stai prendendo come una cosa personale perchè TU non hai potuto vedere Pooh nella TUA zona, dato che i numeri di sale in cui è uscito sono quelli tristi delle uscite ridotte. Saremmo tutti felici se Pooh venisse programmato in più copie di Thor ma... suvvia, siamo realisti.
    E comunque io Pooh la prima settimana di programmazione l'ho visto programmato anche nella fascia serale, Ponyo quando è uscito (e mi sembra sia rimasto nei cinema per 2-3 settimane, poi tolto) aveva solo programmazioni pomeridiane.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • E siccome Classico non può esserlo, perché non c'è modo di farne un evento e di guadagnare tanto, la sua unica ragione di esistere è quella di tappabuchi. Sì avrà saziato la tua voglia di 2D di primordine, ma non è nulla di incoraggiante riguardo una presunta rinascita Disney.
    Considerando il fatto che come ti spiegavo prima a livello di immagine questa uscita è come se non fosse avvenuta, alla peggio possiamo pensare che per la gente ciò che verrà percepito è un bucone di un anno nella filmografia Disney. La sua classicità, poi, non sta solo nella grafica e nel 2d di prim'ordine (che è infatti mirabolante) ma proprio nella sceneggiatura, nel modo di intendere i personaggi, che ha saziato la mia voglia di Pooh, quello bello che mi era stato rovinato negli ultimi anni.

    Facendo un parallelismo con il rinascimento Disney di inizio anni 90 (Oliver/Bolt, Ariel/Tiana, Belle/Rapunzel) ricorderei il caso di Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri che si era infilato in mezzo alla scaletta dei superclassiconi ma non ha mai dato più di tanto fastidio. E in quel periodo l'anno di buco ci fu eccome a ben pensarci, il 1993 in cui si tappò con NBX. Corsi e ricorsi storici, anche se con lievi differenze, per cui non mi allarmerei più di tanto.

    Quanto a Deboroh, non sto facendone una questione personale (grrrrrr) perché nella stessa mia situazione di non vederlo proiettato nella propria provincia ci sono molti altri sollazzieri/disneyforumisti. Inoltre a Padova ci sono ottimi cinema, multisala grandissimi e cinemini d'essai che hanno da sempre coperto al meglio tutta la gamma delle uscite rendendo possibile la visione, anche in orari scomodi, dei vari Miyazaki/Chomet. Il fatto stesso che Pooh fosse apparso brevemente sul sito del Cinecity per essere poi tolto a una settimana dall'uscita indica che probabilmente è stata proprio una questione di permessi, o di aderire alla particolare iniziativa, i cui cinema interessati erano stati resi pubblici sul sito moltissimo tempo prima. Insomma, secondo me negli altri casi c'era solo disinteresse mentre qui c'è un vero e proprio COMPLOTTO pensato a tavolino!!!11
  • Eh Grrò, allora la stai prendendo come una cosa personale perchè TU non hai potuto vedere Pooh nella TUA zona, dato che i numeri di sale in cui è uscito sono quelli tristi delle uscite ridotte.
    Mi spiace contraddirti Deboroh ma a quanto pare Pooh è stato distribuito decisamente peggio di Ponyo. Se andiamo a guardare i dati Ponyo è stato distribuito in 186 sale (fonte Wikipedia) mentre Pooh in sole 67 sale (fonte movieplayer.it e lista sul sito Disney), meno della metà. Solo Porco Rosso era riuscito a fare peggio con 48 sale. C'è solo da capire il perchè di questa scelta, se è stata voluta dalla Disney stessa che ha voluto tenere un basso profilo, oppure anche dagli esercenti dei cinema che hanno considerato il film poco profittevole e quindi hanno ripiegato su altro... o forse entrambe le cose.

    C'è anche da dire che un film come Ponyo ha sicuramente un appeal maggiore nei confronti della massa rispetto a Pooh, visto che il primo viene visto non solo come un film per bambini ma anche come un prodotto autoriale, vista ormai la fama di Miyazaki come "il grande maestro dell'animazione giapponese", mentre Pooh purtroppo non gode di certo di questa fortuna nonostante sia fatto da fior fior di artisti.
    "L'umanità deve porre fine allo spoiler, o lo spoiler porrà fine all'umanità."

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  • Grrodon ha scritto:Il fatto stesso che Pooh fosse apparso brevemente sul sito del Cinecity per essere poi tolto a una settimana dall'uscita indica che probabilmente è stata proprio una questione di permessi, o di aderire alla particolare iniziativa, i cui cinema interessati erano stati resi pubblici sul sito moltissimo tempo prima. Insomma, secondo me negli altri casi c'era solo disinteresse mentre qui c'è un vero e proprio COMPLOTTO pensato a tavolino!!!11
    Faccio un ipotesi in mezzo a tutte queste teorie cospiratorie.
    Da quant'è che si sa che Pooh in Italia sarebbe uscito in Aprile, ben 3 mesi prima degli USA?
    Qui nel topic la notizia risale a novembre 2010, può essere che ci sia stato uno scombussolamento di date che ha reso complicato incastrare Pooh bello in mezzo al calendario già pianificato?
    Non dico che sia la causa principale, se fosse stato Rapunzel 2 gli esercenti sarebbero passati sopra a tutto, ma forse è una concausa.
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  • Ma quanto è figa la canzone dell'Appresto?
  • La mia preferita è quella del premio per chi trova la coda di Ih-Oh, con tutti i reprise per ogni personaggio!

    Comunque [spoiler]la scena con l'Appresto[/spoiler] dopo i titoli di coda è una perla, doveva essere messa dopo pochi secondi dei credits così ognuno avrebbe potuto beneficiarne.
    E che meraviglia le foto dei pupazzi all'inizio dei credits, che mostrano come Christopher Robin ha creato nel mondo reale tutte le scene del film! Quello è un Signor Tocco di Classe, fa guadagnare almeno un punto a tutto il film.
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  • Eh, è il premio per chi si vede i credits, che sono stupendi, pieni di gag animate dall'inizio alla fine. Madonna, che film. Nel suo piccolo può dar lezioni a tutti i filmoni animati usciti di recente, secondo me.
  • Visto poco fa. Delizioso. Divertente, con un buon ritmo, personaggi finalmente ben fatti, e un apparato grafico considerevole. Molto, molto soddisfacente.
    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

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  • Tanto per confermare che si tratta di una distribuzione assolutamente anomala, il 3 maggio è passato e il film è stato tolto. In compenso il 14 maggio il film andrà in onda su Disney Junior. Fonte.

    Ah, e videosystem conferma che il film esce poi solo su dvd l'8 giugno. Privo della traccia inglese. Ma con Nessie.
  • Non mi stupisce il mezzo flop avuto da questo film, ormai il concetto Winnie the Pooh=roba da bimbi da 4 anni, è troppo radicato nella testa delle persone, senza contare che al giorno d'oggi manco i bambini piccoli se lo vedono, preferiscono Ben 10 :vomit:
  • Sicuro che si possa parlare di flop? Bisogna vedere che tipo di distribuzione abbia avuto negli altri paesi, e soprattutto come andrà in America. Perché qui in Italia la situazione era molto particolare, quale film esce con una data di scadenza/ritiro precisa? E' stata tutta una mega anteprima per l'uscita dvd dio un film che la Disney vuole proporre, a torto, come prescolare.
  • Comunque Winnie the Pooh in qualche cinema si trova ancora. E' stato tolto dalle grandi città dopo il 4 maggio, ma ora si può trovare in alcuni cinema di paese. Lo so per via dell'evento facebook, ogni venerdì controllo se qualche cinema in Italia lo programma ancora.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Grrodon ha scritto:Tanto per confermare che si tratta di una distribuzione assolutamente anomala, il 3 maggio è passato e il film è stato tolto. In compenso il 14 maggio il film andrà in onda su Disney Junior. Fonte.
    ma poi l'hanno dato? io non l'ho beccato assolutamente!
  • No! L'hanno rimandato a dopo l'uscita del dvd!
  • Winnie the Pooh è un film fantastico.
    Riesce fin dal primo sguardo a spazzare via dalla mente tanti anni di un'immagine di Pooh vittima dello strabordante merchandising e restituisce allo spettatore il Bosco dei 100 Acri nella sua freschezza.
    L'umorismo del film nella sua semplicità riesce ad essere esilarante ed irresistibile: ciò possibile anche grazie ad un'eccezionale caratterizzazione dei personaggi che si ritagliano il giusto spazio. Quello che spicca è giustamente Pooh, ma gli altri riescono ad esprimersi al meglio nella giusta misura.
    A dispetto del setting che potrebbe sembrare ordinario, il film ha un'enorme impatto visivo, non solo grazie ai colori che valorizzano a pieno l'intero Bosco, ma anche grazie a scene che esulano dall'andamento genale del film: quella della lavagna (con sottofondo la stupenda canzone dell'Appresto) e quella della sequenza onirica nell'isola di Miele (che vede sempre una canzone abbinata, stavolta quella sul miele).
    Ulteriore punto di forza del Classico è la colonna sonora IMHO davvero eccezionale:
    dopo il reprise della storica canzone d'apertura dei fratelli Sherman Winnie the Pooh, è il turno di A Pooh Bear Takes Care of His Tummy che avviene mentre l'orsetto è in cerca di miele tra una pagina e l'altra del libro (trovata metanarrativa eccezionale ripresa dal Pooh delle origini). Arriva poi The Winner Song che viene ripresa più volte per ogni personaggio, per poi essere ripresa alla fine nell'emozionante momento in cui a Pooh viene dato il premio per aver ritrovato la coda di Ih-Oh: un enorme vaso di miele che tanto desiderava. Segue A very Important Thing To Do che fa da sottofondo all'allestimento del concorso per trovare la cosa di Ih-Oh- La sequenza "lavagnosa" vede la presenza di "The Backson Song", la canzone dell'Appresto che nasce dal gustoso ed esilarante equivoco che nasce dall'interpretazione del biglietto di Christopher Robin da parte di Uffa e la sopracitata spettacolare sequenza dell'Isola di miele è accompagnata da una canzone degna di tale capolavoro visivo: Everything is Honey.
    Oltre che all'interno del film, due Signore canzoni sono presenti anche nel trailer: Somewhere Only We Know singolo che risale al 2006 ma che rende bene l'idea del luogo legato ai ricordi che può rappresentare il Bosco dei Cento Acri, caricandolo di una struggente e bellissima nostalgia. I titoli di coda, infine, oltre ad essere animati meravigliosamente con Pooh e co. che si muovono tra le parole che salgono (bellissimo Ih-Oh che viene portato fuori dallo schermo), sono accompagnati dalla stupenda So Long, tenera, leggiadra e allegra canzone sull'amicizia.
    Un plauso quindi al team di artisti che c'è dietro a questo film che hanno saputo creare un'opera col cuore sul mondo dell'infanzia evitando di fare un film puerile, ma realizzando anzi un'avventura che emoziona e diverte anche lo spettatore più "cagliato".

    [edit] Errata Corrige: avevo sbagliato la collocazione temporale e la scena in cui c'è A very Important Thing To Do, me ne sono accorto solo dopo e ho corretto. [/edit]
  • Ottime notizie dagli USA!
    Pare che abbiano ripetuto la campagna BYOB (Bring Your Own Blanket) che l'anno scorso fece un gran bene a Toy Story 3.
    In pratica vengono fatte delle speciali anteprime, delle proiezioni di prova nei college e delle università in cui gli studenti devono presentarsi in pigiama per vedere il film. I capoccia speravano nell'ottimo passaparola visto che gli universitari di oggi erano i fan del Pooh di ieri (quello anni 90, dei primissimi film Toon Studios, quelli belli, e della valida serie tv in 2d), e stavolta l'hanno azzeccata. Studenti in coda a tre ore dall'inizio dello spettacolo! Si preannuncia un buon successo...
  • Settimana prossima a 14,90 euro con Sorrisi.

    Cavoli, sembra solo il mese scorso che è uscito nei cinema, e invece è già in home video...
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • Winnie the Pooh - Nuove Avventure nel Bosco dei Cento Acri (Winnie the Pooh)

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    1. Walt e i Giocattoli di Christopher

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    C'era una volta un padre che non si riteneva troppo bravo a interagire con suo figlio, il suo nome era Alan Alexander Milne, e il ragazzino si chiamava Christopher Robin. Per aggirare questo problemino il padre decise di comunicare con lui attraverso la parola scritta, inventando racconti che avessero come protagonisti Christopher Robin e i suoi pupazzi. Milne finì per riempirci ben due libri: erano storie delicate, poetiche ma nel contempo assolutamente nonsense, visto che erano ambientate in un bosco di fantasia popolato da animali giocattolo che ragionavano come bambini, e soprattutto illustrate magistralmente da Ernest Shepard, un disegnatore dallo stile molto particolare, sporco e morbido al tempo stesso. Tutto questo colpì la fantasia di Walt Disney che negli anni 60 mise al lavoro il suo staff sul lungometraggio episodico intitolato Le Avventure di Winnie the Pooh, che venne completato solo nel 1977. Il motivo di questo ritardo è presto detto: si tratta di un caso più unico che raro nella filmografia Disneyana, dal momento che a metà della lavorazione si preferì suddividere il progetto in tre parti, rilasciando a pochi anni l'uno dall'altro ognuna di queste parti sottoforma di mediometraggi. L'idea di Walt era di fidelizzare progressivamente il pubblico americano, facendogli conoscere poco a poco i personaggi del Bosco dei Cento Acri, salvo poi eventualmente riunire le tre parti in futuro. Cosa che avvenne dopo la sua morte, infatti nel 1977 le tre featurette furono montate insieme e mandate nei cinema, accompagnate da un poeticissimo epilogo, con quel dialogo tra Christopher e il suo orsetto di pezza che segnava in un certo senso la fine della spensierata età infantile. A dispetto degli stereotipi, si era così ottenuto quindi l'unico film animato Disney indirizzato principalmente ad un pubblico di bambini, ma perfettamente fruibile anche da un adulto: la pellicola infatti giocava molto sul concetto stesso di infantilismo, prendendosi gioco dei comportamenti ingenui dei personaggi, a volte precipitando nel nonsense più totale, e non mancavano alcune trovate metanarrative davvero geniali, come le interazioni con lo stesso narratore o la consapevolezza dei personaggi di trovarsi in un libro.

    2. Un Pupazzo allo Sbando

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    E poi ci fu la deriva. I personaggi ebbero un grandissimo successo, esattamente come aveva previsto Walt, al punto che si abusò di loro. In seguito al Classico infatti, il cast del Bosco dei Cento Acri passò in mano al reparto televisivo, sorto negli anni 80, e da lì in poi cominciò la loro discesa. Nell'arco di due decenni vennero messe in piedi tre serie televisive, prodotti una marea di lungometraggi sia direct to video che cinematografici, per non parlare delle compilation e degli special tv, prodotti di ogni tipologia e qualità che finirono per inflazionare il povero orsetto, al punto di far dimenticare al pubblico le sue radici. Inizialmente si trattava di prodotti di buona fattura, che un senso ce l'avevano: la prima serie tv, quella in animazione tradizionale, era sicuramente un prodotto curato che interpretava il mondo di Milne con un certo rispetto, ed era molto buono pure il primo sequel direct to video, Alla Ricerca di Christopher Robin che parlava della crescita del padroncino e dello sconvolgimento che questo portava nella vita dei suoi giocattoli. Il picco qualitativo si ebbe con T Come Tigro, prodotto curatissimo sia nell'animazione che nella caratterizzazione dei personaggi, che si meritò pienamente l'uscita nelle sale, e la firma dei fratelli Sherman alla colonna sonora. Ma da lì in poi qualcosa si inceppò: le idee erano finite e lo stesso brand cominciò ad allontanarsi sempre più dallo spirito originario. I Toon Studios, nome che nel frattempo aveva assunto il reparto lungometraggistico della Disney Television, tentavano con sempre meno budget e con soluzioni sempre più maldestre di dare continuità al tutto, ma già Pimpi, Piccolo Grande Eroe pur raccontando alcuni capitoli non ancora adattati dell'opera di Milne, mostrava una certa fiacchezza di fondo. Da lì alla snaturazione totale il passo era brevissimo, e questa avvenne con alcune idee tutt'altro che brillanti: la prima fu ripiegare sul personaggio del cangurino Ro. Trattandosi di un bambino, il marketing pensò bene di farlo salire alla ribalta puntando su di lui e mettendo in ombra il resto del cast, nel vano tentativo di favorire l'identificazione da parte dei bambini. Uscì quindi direttamente in home video Ro e la Magia della Primavera, seguito poco tempo dopo da Winnie the Pooh e gli Efelanti nelle sale cinematografiche, dove non contenti andarono a pescare a piene mani nella mitologia del Pooh originale, dando corpo e fattezze al concetto di Efelante...il tutto per dare a Ro un amichetto con cui torturare lo spettatore a suon di melensaggini puerili. Un'altra sciagurata idea fu quella di invadere il mercato con compilation stranissime, dalla struttura ibrida: Buon Anno con Winnie Pooh e Il Primo Halloween da Efelante erano infatti composti per due terzi da pessima animazione realizzata ad hoc e per il terzo rimanente da alcuni holiday special prodotti un decennio prima, un modo "furbo" per moltiplicare senza fatica le uscite, piazzando sul mercato lungometraggi fasulli che potessero sfruttare il brand e mettere in scena lo stramaledetto efelante. E poi ci fu l'ultimo anello di questa catena, la produzione di una serie tv prescolare in CGI su Playhouse Disney, I Miei Amici Tigro e Pooh, nel quale erano ormai scomparsi personaggi come Uffa e Christopher Robin, rimpiazzati ormai dall'efelante Effy e soprattutto della new entry Darby, la nuova bambina del bosco. La serie venne cancellata dopo poco tempo, fortunatamente, e dalla nuova dirigenza arrivò l'input di porre rimedio agli scempi fatti negli ultimi anni riportando in qualche modo alla ribalta il Pooh di un tempo.

    3. A Very Important Film To Do

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    Questa esigenza di risanamento di un brand devastato coincideva in pieno con le esigenze di John Lasseter, in quel momento impegnato a far rinascere qualitativamente i Walt Disney Animation Studios. La Principessa e il Ranocchio non aveva ottenuto grossi risultati e la scaletta delle uscite andava ripensata, questo aveva causato delle voragini produttive negli anni immediatamente successivi, e la cosa andava impedita. Il team 2d era stato da poco rimesso insieme e non doveva separarsi un'altra volta, per cui serviva un progetto semplice e modesto che potesse tenerlo impegnato abbastanza tempo, stimolandolo a dovere. E come secondo progetto in animazione tradizionale, Winnie the Pooh cadeva a fagiolo: in fondo non avrebbe richiesto certo un grosso budget, né avrebbe avuto bisogno dell'approvazione delle alte sfere, per non parlare del fatto che gli animatori della seconda generazione, addestrati dai nine old men, non avevano mai avuto occasione in tutti questi anni di cimentarsi con i personaggi di Milne, proponendone una loro interpretazione, e molti di loro erano cresciuti con il Pooh originale, per cui ci erano affettivamente molto legati. Fu quindi una festa per tutti loro l'assegnazione dei vari personaggi: al mitico Andreas Deja toccò infatti riportare in scena Tigro mentre ad Eric Goldberg venne assegnato Tappo. Altri validissimi talenti come Bruce Smith (Pacha, Facilier), Dale Baer (Yzma, Alameda Slim) e Randy Haycock (Clayton, Kida, Naveen) vennero messi al lavoro rispettivamente su Kanga/Ro/Pimpi, Uffa e Ih-Oh, mentre al grande Mark Henn toccò il difficile compito di gestire i protagonisti Christopher Robin e Winnie Pooh! A capo degli sceneggiatori invece venne messo il veterano Burny Mattinson, presente agli studios sin dai tempi del Pooh originale, e famoso per aver diretto quell'immortale capolavoro di Mickey's Christmas Carol. Avere Mattinson era una garanzia di qualità e brillantezza, visto che aveva dimostrato in quell'occasione una certa esperienza nell'attualizzare personaggi classici da tempo dimenticati, e penso che sia stato questo il colpaccio migliore per i due registi Stephen Anderson e Don Hall, che avevano già realizzato l'arguto, anche se imperfetto, Meet the Robinsons.

    4. Risate, Non Sbadigli!

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    Mattinson e la sua crew decisero ben presto di creare quindi una seconda metà del progetto Pooh voluto da Walt Disney, mettendo in lavorazione l'adattamento di alcuni capitoli non ancora trasposti dei due libri di Milne. Già col mediometraggio Il Compleanno di Ih-Oh, prodotto da uno studio esterno, e col lungometraggio Pimpi, Piccolo Grande Eroe dei Toon Studios si era provato a completare l'opera di adattamento (anche se nell'ultimo caso con molta meno brillantezza che nell'originale), per cui era rimasto poco materiale su cui lavorare senza cadere in contraddizione: alla fine si decise di adattare un capitolo del primo libro, Nel quale Isaia perde la coda e Puh la ritrova, e uno del secondo, Nel quale Coniglio ha una giornata intensa e noi scopriamo che cosa fa Christopher Robin la mattina, mischiandoli con alcuni spunti tratti dai due capitoli in cui i personaggi rimangono bloccati in una trappola per Efelanti. A dire il vero il capitolo su Christopher Robin aveva fornito l'ispirazione già per Alla Ricerca di Christopher Robin, primo delizioso sequel direct to video di Pooh, dove però il tutto era stato inteso in modo molto più drammatico, qui pur senza invalidare i vecchi film si è cercato di raccontare la cosa con un approccio molto diverso. Il primo terzo del film è infatti occupato quasi unicamente dalla trama di Ih-Oh che perde la coda e del contest organizzato dagli altri pupazzi per rimpiazzargliela. Ma dopo la prima ventina di minuti Christopher Robin va a scuola, lasciando un bigliettino sulla porta, e Uffa lo fraintende, raccontando a tutti che il ragazzino è stato rapito da un mostro immaginario chiamato Appresto. La storia vira quindi sul tentativo di tendere una trappola a questo mostro e salvare così Christopher dalle sue grinfie, senza dimenticare però la quest per trovare una nuova coda a Ih-Oh, che solo nel finale si ricongiungerà con la trama principale. Perché, ebbene sì, sebbene il Classico originale fosse a episodi, per via della sua natura antologica, si è voluto qui tentare di creare un lungometraggio normalissimo, combinando assieme le storie per ottenere una narrazione unitaria. La stessa scelta era stata compiuta più e più volte dai Toon Studios che però molto raramente erano stati in grado di raccontare qualcosa di abbastanza interessante per un'ora e passa, cadendo molto spesso nella noia. Ma Lasseter, Mattinson e soci avevano stavolta intenzione di sfatare il mito per cui Pooh potesse essere fruibile solo da un pubblico infantile, volevano - come da dichiarazioni dello stesso Lasseter - creare un film che potesse essere visto con molto divertimento anche dagli adulti. Per far questo non c'era che una strada: imbottire il lungometraggio di trovate di ogni tipo. Ecco quindi tornare in auge la metanarrazione del Classico originale, che era via via scomparsa nel corso degli anni: i personaggi scorazzano in giro per il libro, giocano con le parole, scivolano tra i paragrafi, saltano tra una pagina e l'altra e usano questi trucchetti per "barare" traendosi d'impaccio, all'occorrenza. Questo genere di cose spiazza e colpisce lo spettatore adulto sempre e comunque, tenendo ben desta l'attenzione, che già di per sé non manca affatto, visto che un altro trucchetto per rendere universalmente interessanti le vicende è quello di riempire la pellicola con carrettate di umorismo. I personaggi in questione sono infatti pupazzi animati dalla mente di un bambino, del quale conservano la logica un po' ballerina e una certa ingenuità di fondo: in altre parole chi più, chi meno, sono quasi tutti dei dementi, e il narratore questo lo sa e lo mette in evidenza in più occasioni. Quindi tra risate dovute ai continui svarioni dei personaggi, e moti di stupore dovuti ad un setting a metà strada tra il boscoso e l'astratto, il film racconta la sua semplice storia in poco più di un'ora. Bastano questi accorgimenti per poter dire che Lasseter ha vinto la sfida? Sì. Pur nascendo come film minore, più modesto e meno pretenzioso del solito, questo cinquantunesimo Classico Disney è, qualitativamente parlando, il migliore da anni a questa parte. A differenza di Rapunzel o La Principessa e il Ranocchio, stupendi ma non privi di qualche sbavatura, questo Winnie the Pooh sfiora la perfezione: le animazioni 2d danno la paglia a Tiana e soci, lo humor è qualcosa di sopraffino e veramente intelligente, le canzoni pure, per non parlare dell'interpretazione dei personaggi e della sceneggiatura che riesce a valorizzare una trama semplicissima, ma narrata a regola d'arte con una narrazione pulitissima e ritmata in modo magistrale. Insomma, evidentemente si è trovata l'alchimia giusta tra personaggi, sceneggiatori, registi e animatori, un'alchimia così perfetta che avrebbe potuto rendere ancora migliori le ultime produzioni, e che è strano sia saltata fuori solo adesso per un filmetto tanto sottovalutato.

    5. Personaggi in Grande Spolvero

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    Uno dei meriti principali del lungometraggio in questione è la gestione dei personaggi, a cominciare dal protagonista. Il titolo originale (semplicemente Winnie the Pooh) era stato molto chiaro in merito: si trattava di una sorta di reboot per il brand, ovviamente, di un ritorno alle origini, ma soprattutto un ritorno alla centralità dell'orsetto che era stata messa in discussione sin dall'ultimo terzo del classico originale. Da lì in poi, nelle varie serie tv, nei vari lungometraggi Toon Studios erano sempre stati i comprimari a condurre l'azione, mentre Pooh era sempre stato solo un povero scemo, un impiccio quasi, a cui far dire un paio di frasi stupide, giusto per ricordare che c'è. Non che in questo film l'orsetto sia meno demente, anzi, lo è più che mai, ma la sceneggiatura e il fuoriclasse Mark Henn fanno in modo che lo spettatore si immedesimi in lui, simpatizzi per Winnie il più possibile lungo tutta la durata del lungometraggio. La prima cosa che succede è che il miele finisce, cosa che manda Pooh in crisi: per tutto il film, qualsiasi cosa avvenga intorno a lui non ci si dimentica mai di questo particolare, e seguiamo quindi il tutto dal punto di vista di un Pooh in astinenza, con brividi, visioni e gag sempre più divertenti, che esplodono nella magnifica sequenza astratta in cui sogna che ogni cosa sia fatta di miele. E' un Pooh stupido, instintivo, quasi bestiale, ma nel contempo con dei tocchi di genialità da far invidia a Pippo, e che più di una volta risolve inconsapevolmente la situazione. E il tutto è gestito così bene che col proseguir della storia ci si ritrova a parteggiare per lui al punto che quando alla fine [spoiler]vince la sua dipendenza e viene ricompensato, si prova una sincera soddisfazione.[/spoiler] Tutti gli elementi che nella precedente gestione del personaggio avrebbero portato una noia mortale vengono qui rielaborati al meglio, intrattenendo lo spettatore il più possibile. Non meno riusciti sono i meravigliosi fondali, che presentano una scala cromatica davvero sbalorditiva (con alcune sporcizie che rimandano alla xerografia dell'originale), e gli altri personaggi come il Tigro di Deja, graficamente mirabolante, esuberante come sempre ma non troppo invasivo, il Tappo di Goldberg, ansioso e stressato ma parecchio ingenuo, o l'Ih-Oh di Haycock, qui doppiato da Bud Luckey, mito Pixariano e regista dell'Agnello Rimbalzello. L'approccio che questi artisti immensi hanno avuto con questi bei personaggi è veramente ammirevole: perfettamente a metà strada tra la mimesi completa con lo stile del primo Pooh e una reinterpretazione personale e autoriale, che infonda del proprio e in un certo senso aggiorni al tempo presente l'intero cast.
    E' ovviamente assente l'efelante Effy, giustamente rinnegato, ed è stato quindi ridimensionato il ruolo di Ro e di conseguenza quello di Kanga, riportando il duo di canguri al loro ruolo originario. Un po' meno bello che dal film sia assente il personaggio di De Castor, presente sia nel Classico originale che nella serie televisiva (dove aveva un grande spazio), ma era una cosa intuibile, dal momento che era sparito da anni per problemi con gli eredi di Milne che non gradivano che fosse stato aggiunto un personaggio così americano nel Bosco dei Cento Acri. Un ritorno più che gradito è invece quello di Uffa, messo da parte completamente negli ultimi anni (era assente sia negli ultimi film che nella serie CGI) e qui in grande spolvero, animato in maniera magistrale da Dale Baer, e caratterizzato da una spocchia e un'idiozia davvero notevole. E sia lui che Pimpi, sono protagonisti dei momenti più esilaranti del film, nella magnifica scena in cui tutti i personaggi finiscono dentro un buco e non sanno come uscirne. Discorso a parte merita la reinterpretazione di Christopher Robin di Henn, che ha avuto il coraggio di cambiarne il modello aggiornandogli gli occhi un po' come avvenne a Topolino negli anni 40: è chiaro che si suggerisce che sia passato un po' di tempo e che Christopher sia leggermente cresciuto. Alla fine infatti si parla di anno scolastico che dopo l'estate ricomincia, non certo di primo giorno di scuola, suggerendo che sia passato parecchio tempo, senza andare necessariamente in conflitto con Alla Ricerca di Christopher Robin. Certo, questa rilettura allegra della situazione è assolutamente priva di quell'angoscia poetica degna di Toy Story 3 che traspariva da quel primo direct to video, e magari anche in contrasto con la malinconia che traspariva dal trailer (con la canzone dei Keane, Somewhere Only We Know), ma di certo se si voleva proporre Pooh al grande pubblico nella situazione attuale era l'umorismo brillante la strada giusta. Ed è stata percorsa.

    6. Dai Fratelli Sherman ai Coniugi Lopez

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    Un altro dei grandissimi pregi di questo film è la colonna sonora. Certo venire dopo Alan Menken è una bella gatta da pelare, ma Pooh gioca in un altro campo, che è quello della canzoncina sciocca, ma buffa. Era questo lo stile che i fratelli Sherman avevano creato negli anni 60, quando si misero all'opera sulla colonna sonora di Winnie. I fratelli Sherman per ragioni di età non potevano tornare (e si ricorda che esattamente un decennio prima l'avevano fatto per T Come Tigro) e negli ultimi anni anche sotto il profilo musicale l'epopea dell'orsetto era scaduta alquanto, con canzoni scadenti o melense. Non sempre erano state cattive ovviamente, si ricorda la parentesi Carly Simon che in Pimpi e negli Efelanti aveva composto qualche bel brano, dopo esser stata reclutata dalla Disney per prendere in mano il brand, ma gira e rigira lo stile era molto differente dall'originale, dal quale ci si stava allontanando sempre più. Per questo ritorno alla classicità sono stati invece reclutati Henry Jackman per gli score, e per le canzoni i coniugi Robert e Kristen Anderson-Lopez, apprezzati compositori di musical teatrali e qui al loro primo ingresso in Disney. E neanche a farlo apposta la scelta si è rivelata azzeccatissima: le canzoni passano dal tenero al demenziale, dall'allegro al cupo senza mai perdere quel tratto distintivo leggero e melodico mutuato direttamente dai fratelli Sherman. Si fatica veramente a notare una soluzione di continuità tra le due colonne sonore, e questo è un bene perché significa che anche sotto questo profilo la sfida è stata vinta.
    La prima canzone a sentirsi ovviamente è una reinterpretazione, cantata dall'icona indie Zooey Deschanel, del tema principale Winnie the Pooh composto dagli Sherman. La sequenza descritta è ovviamente la presentazione del Bosco dei Cento Acri, che avviene sulle pagine del libro con lo stesso stile delle classiche featurette. Ed è proprio un bell'effetto vedere muoversi con un'impeccabile fluidità un Christopher rimesso a nuovo su sfondi tanto stilizzati e storici. Notevole anche l'aggiunta di Tigro che scorazza vicino alla casa di Kanga, esattamente come nel libro dove è perennamente suo ospite (ignorando ma non contraddicendo la sua casa vista dalla serie tv in poi). Il primo brano originale è The Tummy Song, deliziosa canzoncina che Winnie intona appena svegliato per quietare il suo pancino brontolante, a sua volta un personaggio a sé, leit motiv che ci porteremo avanti fino alla fine del film. Ed è uno spettacolo, tanto semplice quanto azzeccata, riesce a riportare in vita le stesse sonorità sciocchine che nella prima featurette l'orsetto intonava a sé stesso quando faceva ginnastica per farsi venir fame o quando si arrampicava sull'albero in cerca di miele. Eppure è trascinante, e riesce nel contempo a portarci dentro la psiche di Pooh e farci simpatizzare per il suo bisogno incessante di miele, non rinunciando a farci vedere i primi virtuosismi metanarrativi con Pooh che scivola tra le masse di testo per nascondersi dalle api. Segue poi la brevissima e simpatica A Very Important Thing to Do, cantata nuovamente fuoricampo da Zooey Deschanel, in cui i personaggi vengono convocati per trovare una nuova coda a Ih-Oh, che riprende invece quel tipo di sonorità soavi e rilassanti tipiche di certi brani fuoricampo dell'originale Pooh. Inoltre è una perfetta sequenza per l'introduzione dei personaggi, che appaiono tutti in grandissima forma e che vengono chiamati a raccolta ognuno con una gustosissima gag. Al contest per la coda segue The Winner Song che è più che altro un motivetto che viene ripetuto più volte lungo tutto il film per premiare questo o quel personaggio, a mo' di tormentone. Ma il vero capolavoro arriva dopo: The Backson Song è genio puro. E' la sequenza cupa e astratta totalmente concepita da quel folle di Eric Goldberg, che si pone sullo stesso piano della storica Heffalumps and Woozles, ma utilizza uno stile grafico del tutto diverso. Uffa spaventa tutto il suo codazzo di amici inventandosi il temibile Backson, storpiatura di "back soon", qui da noi tradotto efficacemente come Appresto, una sorta di dispettoso energumeno che fa del trollaggio il suo stile di vita. Ovviamente si fa il verso alla logica infantile, che da sempre in Winnie Pooh viene messa in burletta mostrando i personaggi autoilludersi a proposito di questa o quella minaccia, ma per come le cose sono gestite viene da chiedersi se non si stia parodizzando più che altro la società e le psicosi di massa. Lo stile grafico stilizzatissimo di questa scena è reso possibile da una lavagnetta in cui vengono disegnati a turno con dei gessetti dai vari personaggi tutti i problemi della vita, attribuiti scioccamente a questo Appresto. Possibile che Goldberg si sia ispirato alle stilizzazioni viste nel corto Jack and Old Mac e soprattutto nella serie del grillo I'm No Fool in cui la lavagnetta era centrale. E un pezzo immaginifico, mirabolante ma nel contempo assolutamente comico, con una punta di epicità verso la fine che annega nuovamente nella comicità totale, quando negli ultimi versi i personaggi salutano Uffa con un "a presto" lasciandolo lì a riflettere sull'assonanza con il mostrone da lui immaginato.
    Ovviamente non finisce qui, perché anche Tigro ha una canzone (oltre ad un breve reprise di The Wonderful Thing About Tiggers), in cui cerca di tigrizzare Ih-Oh, It's Gonna Be Great, assolutamente divertente come scena (e abbastanza debitrice di ciò che si è sentito in T Come Tigro), anche se lascia un po' lo spettatore a chiedersi se Tigro con la sua esuberanza non rifletta in qualche modo la personalità di quei bambini iperattivi che finiscono paradossalmente per rimanere emarginati. Ma probabilmente Tigro in questo film interagisce poco col resto della comitiva per rimetterlo un po' al suo posto dopo che negli ultimi anni è sempre stato prepotentemente al centro della scena. La seconda grande sequenza astratta è quella in cui Pooh, completamente in astinenza da miele, inizia ad avere visioni sempre più disturbanti, a sentire i suoi amici parlare solo di miele (e l'effetto è divertentissimo) e finisce dentro un'allucinazione utopica in cui tutto quanto è fatto di miele: la canzone è Everything is Honey, ed è deliziosamente orecchiabile e trascinante, anche se visivamente non può competere con le mille trovate della scena dell'Appresto. Infine Pooh's Finale è il coronamento della ricerca di Pooh e, più che una vera e propria canzone, è una sorta di trionfale reprise di The Winner Song e Everything is Honey cuciti insieme per creare un climax bellissimo che fa uscire dal Bosco dei Cento Acri con il sorriso sulle labbra. I titoli di coda sono un po' un discorso a parte, visto che presentano la terza canzone cantata da Zooey Deschanel, So Long, mentre sullo schermo scorrono varie chicche. Dapprima la versione live action di ciò che è veramente accaduto durante il film: infatti vediamo i pupazzi di Christopher Robin messi nelle posizioni più svariate per scimmiottare gli accadimenti del film, come se a muoverli fosse stato da sempre un bambino. A seguire i credits scorrevoli, disseminati di gag animate coi personaggi che fanno ogni tipo di cosa divertente per intrattenere lo spettatore fino all'ultimo minuto, che ci regala una scena post credits veramente esilarante.

    7. Sciocco di un Filmetto?

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    Insomma un film straordinario, che ci mostra animazione, sceneggiatura, musica e umorismo a livelli davvero eccelsi. Ma un compromesso resta rempre un compromesso, e di certo l'ok a questo film non è stato dato per far divertire Andreas Deja e soci sui personaggi creati dai loro maestri. Stiamo parlando di un film di Winnie Pooh, e al marketing non importa quanto sia straordinario che a metterci la firma siano stati i WDAS. Potrà anche essere un capolavoro di virtuosismi, potrà aver prolungato la vita del 2d, ma l'unico motivo per cui la Disney l'ha finanziato è quello di utilizzarlo come rilancio per il brand, e questo ha provocato una distribuzione assai atipica che nulla ha a che spartire con i Classici Disney più tradizionali. Già il fatto che sia stato proiettato in Europa ben tre mesi prima che negli USA è una cosa senza precedente alcuno, mentre il fatto che in Italia sia stato proiettato per sole due settimane e solo in un numero limitatissimo di sale aderenti all'iniziativa promozionale (con tanto di biglietti gratis distribuiti con la rivista omonima), salvo poi esser buttato sul mercato in dvd - e non in blu-ray - poco più di un mese dopo, fa ben capire come si sia trattata di una microdistribuzione. Anzi, di un'anteprima nelle sale riservata a poche famiglie elette, per un prodotto che svolgerà la sua funzione solo in home video, e con un passaggio televisivo su Disney Junior, peraltro già annunciato. Sì, un direct to video d'autore, cosa molto svilente, anche perché, oltre che essere passato inosservato agli occhi del grande pubblico, che continuerà in questo modo ad avere un'idea di Winnie Pooh alquanto pregiudiziosa, si è riusciti a lisciare completamente anche il fandom Disneyano, che quasi non è a conoscenza del fatto che sia già uscito il film successivo a Rapunzel, né in queste circostanze potrà mai essere troppo propenso a recuperarlo. Ma in tanta amarezza qualche nota positiva c'è, ed è che i cinema hanno proiettato questo gioiello accompagnato dal gioiellino The Ballad of Nessie, corto in 2d che riprende lo stile di Mary Blair, confezionando così uno spettacolo veramente imperdibile. Inoltre si spera che negli USA i risultati siano migliori dal momento che di recente è stata fatta una proiezione di prova nelle università, e pare sia andata benissimo. E' però chiaro che per avere un nuovo evento Disney sentito da tutti bisogna aspettare il Natale del 2012 con l'uscita di Reboot Ralph in CGI, mentre per avere qualcosa di nuovo in 2d bisognerà aspettare ancora del tempo. Alcuni rumor però dicono che il buon Mattinson si sia messo all'opera su un nuovo progetto analogo a questo che dovrebbe stavolta rinverdire i fasti di un certo esserino dalle grandi orecchie da cui tutto cominciò...
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