E se così stanno le cose, Roy Mann è il fumetto più sclaviano di tutti assieme a Dylan Dog. Non per niente è l'unico fumetto che il bronese ha creato dopo l'indagatore dell'incubo, quand'era ormai maturato a puntino.max brody ha scritto:Oh, Sclavi è sè stesso qualunque cosa egli scriva. Anche in un semplice fumetto d'avventura ci mette l'anima.
3 sono le storie che compongono la saga di questo autore di fumetti che non riesce più a distinguere fra sogno e realtà: In uno strano mondo (Comic Art nn.34/39), Orizzonti di gloria (Comic Art nn.43/45) e Quante volte tornerai (Comic Art nn.78/80). Più di 3, e precisamente tante, sono le sclaviate che si mixano in queste tre storie. Talmente tante che è impossibile farne un elenco; anche Bertieri, nella prefazione al volume che le raccoglie (Best Comics n.22 del 1993, ed. Comic Art), ci rinuncia.
L'atmosfera delle tre storie è un mix fra Little Nemo e Assurdi universi di Fredric Brown, romanzo che a suo tempo mi deluse, ma che a Sclavi è piaciuto tanto (Dylan Dog n.59, Gente che scompare, è praticamente una versione dylandoghiana del libro). Terza componente fondamentale di quel composto alchemico che è Roy Mann è il fumetto americano degli anni '30 (Roy Mann illustra storie in stile Mystery Tales), rappresentato qui dal suo esponente più noto, Flash Gordon, e infatti sia i personaggi (Ling è la copia sputata di Ming) che la struttura del fumetto si rifanno agli archetipi della serie di Alex Raymond (per cui lo stile di Micheluzzi cade a fagiolo). Ci sono dunque i tre attori classici: l'eroe, Roy Mann; la bella in pericolo, Lara; l'antagonista, Ling. Ma il fumetto è di Sclavi, e così la rigida struttura da comic book viene diluita in un tutto e nulla in cui, nonostante ogni tanto sembra che nulla abbia più senso (Orizzonti di gloria è una storia assurda in cui gli Stati Uniti dichiarano guerra a sé stessi), il senso del tutto c'è eccome (Orizzonti di gloria è un'allegoria contro la guerra). Il divertimento sta nel trovarlo.
Difficile descrivere Roy Mann. L'ho cercato per monti e per mari senza mai trovarlo, poi me lo trovo davanti così, per caso, e ad un prezzo stracciato (se fossi Sclavi ci farei sopra un fumetto).
Poi lo leggo, e poco a poco mi accorgo che mi piace più di Dylan Dog. Tutto lo Sclavi uscito su Dylan Dog dal 1987 al 1994 circa è riassunto in queste tre storie, lineari (dove finisce l'una inizia l'altra) e circolari (l'inizio coincide con la fine), che oltre a dirmi quello che hanno da dire e quello che voglio sentirmi dire, dicono anche quel che non andrebbe detto e quel che non è bene sentire dire più di tot.
Classico e sfrontato, 'sto Roy Mann. L'essenza della narrazione?
p.s.: Roy Mann fa capolino in una vignettona "micheluzzo-moebiusiana" di Ascensore per l'inferno (Dylan Dog #250), l'ultimo fumetto finora scritto da Sclavi (2007).