[Craig Thompson] Habibi

Non solo Marvel e DC ma anche le classicissime strips e il fumetto autoriale di Alan Moore, Frank Miller o Jeff Smith.
  • Sono le cifre della data 20 settembre 2011 sommate tra loro. Sul suo blog Thompson aveva già postato un altro paio di immagini con date "sommate" in questo modo, forse è legato alla cultura orientale di Habibi, o forse é solo un giochino da autistico.
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  • Franz ha scritto:Spero che stiano sfruttando questi 8 mesi anche per fare le traduzioni, ché non voglio aspettare un solo giorno di più.
    Nella mini-biografia di Thompson pubblicata nell'ultima pagina della nuova edizione di Blankets, viene scritto che la Rizzoli-Lizard pubblicherà Habibi nel 2011. Se non esce in contemporanea, quindi, penso che massimo per Lucca Comics esca anche qui in Italia ;)
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  • Da oggi anche in Italia. Ordinato stamattina (insieme ad tre altri voluminosi libri, così faranno un pacco grosso e ben imbottito, sennò me lo rovinano), mi arriverà lunedì ;_;
    http://rizzoli-lizard.blogspot.com/2011 ... mpson.html
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Questo ponte di ognissanti è cascato a fagiuolo: ho potuto rileggermi tutto d'un fiato Blankets ieri sera, e immergermi in Habibi questa mattina e fino a pochi minuti fa.

    La prima cosa che mi viene da dire è l'espressione della mia più profonda e angosciante pena che provo per quella gente che sceglie deliberatamente di leggere libri ma non fumetti.

    Per il resto... evito di fare una recensione, in primis perché è meglio aspettare che l'abbiamo letto in molti, e secondo poi perché cmq una recensione la metterei sul mio blog. Quindi qui mi limito a un commento, prima che parta la discussione sugli infiniti spunti che questo libro offre.

    Il mio commento è... non lo so... sette anni di attesa (vabè, per me cinque... dalla ormai remota collezione di Graphic Novel con Rebubblica con cui scoprii Blankets)... cinque anni di spasmodica attesa... e scoprire, al contrario di quando molta gente ci fa attendere per niente, che quell'attesa è valsa ogni singolo secondo, ed è valso pure l'ulteriore mese di attesa per la versione italiana.

    Io nel mio piccolo ritengo che sia un capolavoro senza precedenti, la miglior cosa a fumetti mai fatta nella storia dell'umanità. Poi non vorrei sbilanciarmi ulteriormente, tipo a dire che voglio convertirmi all'islamismo e più in particolare al culto irrazionale della persona di Craig Thompson fino al sacrificio umano di ogni adoratore di Casty in suo onore. Cerco di tenere una certa cautela nel giudizio, insomma.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Sì, mi pare un commento piuttosto equilibrato, il tuo. Quindi non mi creerò aspettative. :P

    Devo leggere prima Blankets perché: a)sì; b)sono in continuity; c)Craig Thompson si è evoluto/involuto, è maturato/regredito, prosegue/termina/resetta un discorso iniziato, ecc.; oppure le due opere sono leggibili separatamente?
    Immagine
    Ottimo lavoro.
  • Sono leggibili separatamente e non hanno circa niente in comune. Io l'ho riletto per il semplice fatto che è bello e per poter fare dei raffronti, qualora si potesse. E infatti, qual(che)ora(fa) ho visto che no, non si potesse.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Anche io per ora evito di parlarne approfonditamente, perché merita di essere letto e gustato.

    Dico solo che è meglio di Blankets. Chi ha letto Blankets, avrà un'idea di cosa possa significare.
    Lorenzo Breda
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    [No bit was mistreated or killed to send this message]
  • Mi state spaventando.
    Blankets è la mia graphic novel preferita.

    Mi rileggo con calma Blankets e poi affronto Habibi.
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  • Io avevo cominciato a spaventarmi guardando le tavole che ogni tanto anticipava Thompson sul suo blog, in questi anni. Sono fralaltro miracolosamente riuscito ad arrivare a leggere Habibi senza sapere nulladinulladinulla della trama.
    Comunque non c'è da "spaventarsi". Per uno che adora Blankets immagino che, se proprio si ritrova costretto ad adorare altro, non ci sia cosa migliore del fatto che sia dello stesso autore :P E in effetti è stata questa prospettiva che mi ha gasato in questi anni, sostituita poi all'ultimo minuto dal timore di una cocente delusione.
    Si chiama "hype". Un'esperienza che purtroppo troppi brutti ceffi hanno contribuito a rovinarci ;_; Ma qui andiamo sul sicuro, parliamo di Artisti che lavorano per l'Arte, non per vendere. Mica è la Disney. Mica è la Pixardaquandoèindisney. :muori: Mica è leultimestagionidiLost. Mica è leredediLost. Mica è itrailerdellestoriediCasty. Alla faccia di chi non ci crede, all'Arte.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • ma va a cacà
  • Mh. La rece abnorme la risparmio.
    Appena finito il volume, poco più di una settimana fa, mi sono chiesto se mi fosse piaciuto di più questo o Blankets. E ancora adesso non ho una risposta precisa. Mi è sicuramente piaciuto, è una gran bella botta di introspezione, e l'uso sapiente del flusso di coscienza rende lo scorrere degli eventi estremamente calibrato e misurato al decimo. Il che non vuol dire che è lento, ma che da a ogni passaggio tutta l'importanza che si merita (come il capitolo sui pensieri di Zam [spoiler]pronto al suicidio[/spoiler], un capolavoro). Al contrario ho trovato Blankets molto più scorrevole, nel senso che gli viene dato uno svolgimento più teso al racconto in sè piuttosto che all'impatto emotivo sui personaggi. Pur essendo Blankets un prodotto veramente molto intimista, eh. Il punto è che Habibi si sofferma, per spiegare lo sviluppo dei personaggi e dei loro modi di vedere le cose, sull'analisi del loro pensiero astratto e immateriale, fatto di religione, fede, leggermente distorto dall'impatto delle norme sociali. In Blankets il tutto prende una forma decisamente più empirica, non si spiega (in senso stretto) cosa pensano i personaggi, si mostrano le loro reazioni alle sollecitazioni esterne e allora si è in grado di capire come un personaggio si è evoluto.
    Tutte e due sono essenzialmente delle storie d'amore, Blankets mostra un amore esplosivo, incontrollabile e senza freni, come vuole che sia ogni amore adolescenziale, anche se destinato al fallimento. Habibi porta il tutto a un altro livello, si tratta di un amore lento, che procede a piccoli passi e che raggiungere piena maturità quando arriva l'età adulta e la presa di coscienza, e forse proprio per questo acquista la capacità di perdurare.
    Alla fine boh. Non l'ho trovata la storia esagerata che si sbandierava un po' ovunque. È "solo" un'ottima storia. Ed è allo stesso livello di Blankets, ne più ne meno. Nonostante i numerosi punti in comune sono storie comunque essenzialmente diverse, e la cosa permette di apprezzare egualmente entrambe le opere. Blankets è un'ottima storia d'amore adolescenziale, sincera, condivisibile da chiunque ma soprattutto incredibilmente vera. Habibi è una storia di sofferenza in cui lo svolgersi dei fatti va di pari passo con il misticismo e la religione (di cui si fa un uso stupendo) ma che in generale lascia IMHO una grande sensazione di distanza, quei luoghi che non ci appartengono sono la barriera che separa il vero da una storia fatta di linee sinuose, emozioni trascendentali, e in generale, di impalpabilità. Che non è una cosa brutta, eh.

    Diciamo che un 8 glielo do volentieri, anche se lo trovo un po' sopravvalutato.
  • Concordo sostanzialmente con John Dorian.
    L'ho letto con mesi di colpevole ritardo, ma devo dire di dover ridimensionare l'entusiasmo rispetto al "la miglior cosa a fumetti mai fatta nella storia dell'umanità" (Franz in cosplay da Bramo?) e a "meglio di Blankets".
    Di sicuro è un ottimo fumetto, in grado di "competere" con Blankets, un'opera dello stesso livello artistico. Craig Thompson rimane un Maestro.
    Personalmente però mi ha emozionato meno di Blankets, o comunque in modo diverso.
    Blankets è una storia autobiografica, il racconto di un primo amore che in cui tutti si possono riconoscere; Habibi è quasi un mito, un legame straordinario vissuto in un mondo lontano, qualcosa più lontano dalle persone che siamo.
    Lo so, lo è anche il Signore degli Anelli e non per questo non mi piace, infatti Habibi l'ho adorato. Ma l'abilità di Craig Thompson nel tratteggiare la vita di tutti i giorni, nel catturare piccoli scorci speciali del nostro mondo (come aveva fatto anche in Carnet di Viaggio) qui è quasi offuscato. Lo ripeto, mi è piaciuto un sacco, ma qualche passaggio mi ha fatto percepire quasi un "non essere a suo agio in questo tipo di racconto" di Thompson.
    I disegni sono meravigliosi, il tratto del disegnatore si è arricchito ed è meno stilizzato di quanto visto finora, anche se all'occorrenza riesce a riconquistare la bellezza della semplicità.

    A quanto pare non dovremo aspettare altri 7 anni per il prossimo capolavoro di Thompson.
    È infatti al lavoro contemporaneamente, per non annoiarsi, su tre volumi diversi:
    - un libro per tutte le età, adatto anche ai bambini (siamo dalle parti di Chuncky Rice, immagino)
    - un libro di disegni, che dovrebbe essere una specie di Carnet di Viaggio, però parlando del commercio globale
    - un libro erotico. Dopo una graphic novel sul risveglio della sessualità e una su un trauma sessuale, ecco completarsi una possibile trilogia sul sesso, a quanto pare trattandolo in modo più attuale.
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  • Ho avuto modo di leggere solo questa settimana questo bel volume, nonostante l'avessi comprato a Lucca Comics lo scorso anno con tanto di dedica e autografo dell'autore.
    Opera. D'Arte.
    Non c'è altro modo per definire Habibi.
    Io personalmente ho preferito Blankets, avevo toccato corde più personali forse, o con cui mi era più facile empatizzare.
    Ma indubbiamente Habibi sta lì a dimostrare cosa significa quando diciamo che il fumetto è una forma d'arte di tutto rispetto, che ha una sua dignità ben precisa e che con il suo linguaggio è in grado di realizzare opere e storie di valore qualitativo universale.
    Craig Thompson ha dedicato anni e anni di studio e lavoro su questo romanzo, e non ne dubito affatto vedendone il risultato: posso solo immaginare quanto si sia dovuto documentare sulla cultura araba e sulla relativa religione, sui racconti che si tramandano, sullo stile di vita. Senza contare lo studio e l'impegno a livello grafico, per imparare la scrittura araba, i suoi significati, la codifica dei simboli, le implicazioni comunicativa di una lingua così differente dalla sua.
    E tutto questo lavoro è stato messo al servizio di una storia straziante, triste, malinconica e riflessiva, dove la forza sta non tanto nei personaggi in generale, quanto nei due protagonisti, Dodola e Zam, gli unici che bucano veramente la pagina, ed è giusto che sia così: entrambi hanno un carico di sofferenza e umanità tali da bastare per tutte le 600 e passa tavole del libro.
    Oltre a loro due grande rilievo ai fini della trama ce l'hanno le storie, con cui Dodola rassicura Zam da piccolo e che usa per codificare ed interpretare la dura vita che le è stata data in sorte.

    La separazione dei due ragazzi è lancinante, descritta in un modo davvero forte non tanto nell'atto, quanto nelle conseguenze dell'animo per i protagonisti. La dimensione sessuale, così pregnante nell'opera, esplode proprio nella parte centrale in tutta la sua profondità e controversia, che si svilupperà poi nella conclusione.

    Un'opera senza tempo, una finestra limpida e lirica su due persone unite da un legame strano, in bilico tra varie coniugazioni, e proprio per questo decisamente profondo. Una storia sentita, appassionata e che celebra la bellezza del racconto in sé e per sé.
    L'edizione Rizzoli-Lizard rende giustizia alla maestosità di Habibi con un'edizione cartonata di lusso, con fascetta elegante sul retro per la trama, con gli inserti in oro per il titolo e con l'autore che ha reso in caratteri arabi il simbolo della casa editrice. Un tomo prezioso anche solo dall'aspetto insomma, che rende giustizia a una graphic novel che merita di essere annoverata tra le pietre miliari della nona arte.
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