Sull'onda dell'interesse suscitato dalla stupenda graphic novel Disneyana, mi sono corso a leggere il primo libro di questa saga e devo dire di esserne rimasto assai soddisfatto. Innanzitutto premetto che non sono mai stato uno a cui piace lo stile di scrittura troppo arzigogolato e virtuosistico, ma preferisco andare dritto al punto, specialmente se le cose da dire sono tante e per niente banali. Ed è esattamente lo stile con cui è scritto il libro, per nulla descrittivo, ma asciutto, secco e glaciale, come si presume essere il cuore del protagonista, del resto. E i dialoghi vanno di conseguenza, spigliati, brillanti e sagaci, desiderosi di raccontare la vicenda, prediligendo la caratterizzazione di quel serraglio di strane creature che ne costituiscono il cast. Un prologo e un epilogo scritti nella finzione da uno psicologo elfico incorniciano i nove capitoli di cui si compone il libro, che contiene in sé anche una sorta di minigioco, una profezia in lingua gnomica scritta in calce, che percorre tutte le pagine, e che è possibile decifrare prestando attenzione al secondo capitolo che fornisce la chiave per decifrarne ogni geroglifico.
Tra i tanti fenomeni leggendari e misteriosi a cui questo libro cerca di dare una spiegazione fanta-razionale infine c'è pure Babbo Natale, unico elemento tagliato poi nella versione a fumetto. Un elemento stilistico da segnalare inoltre è la continua variazione del punto di vista, con uno stesso fatto raccontato diversamente a seconda del personaggio protagonista del paragrafo. Una scelta interessante che permette di fare confronti e che verrà usata in dosi massicce specialmente verso la fine dove gli eventi si susseguono freneticamente puntando ad un intelligentissimo e per niente banale climax, che conterrà alcune rivelazioni non da poco e una nota di speranza che nel finale getterà una luce leggermente diversa sullo schifosetto dodicenne protagonista di questo divertentissimo intreccio.Valerio nella recensione del fumetto ha scritto: La storia è interessante, fantasiosa, umoristica e molto tattica. Fonde alla perfezione poliziesco, fantasy e fantascienza e narra di una sorta di "partita a scacchi" tra Artemis Fowl, rampollo di un impero criminale, e il Popolo di creature magiche di cui Artemis ha rapito un'esponente, chiedendo un grosso riscatto. Uno spunto semplice ma reso interessante in ogni dettaglio, visto che, come aveva fatto la Rowling col suo Harry Potter, prende stereotipi del fantasy (e qui anche della fantascienza e dei misteri archeologici) e li debanalizza, fondendoli tra loro, e aggiungendo elementi nuovi e regolamentazioni magiche per avere un quadro razionale della cosa. Ecco quindi i Leprecauni della tradizione irlandese essere in realtà una crasi che designa un corpo speciale della polizia elfica, Atlantide essere una delle città sotterranee in cui si è rifugiato il Popolo, l'alfabeto egizio essere una derivazione di quello gnomico e via dicendo. Fusione tra generi e stili che paga sempre in termini di interesse e figaggine, rendendo la saga intelligente.
Il fatto poi che la maggior parte della storia si svolga in un un unico luogo, vicino al maniero dei Fowl con la polizia elfica intenta a fermare il tempo e a contrattare a suon di trabocchetti e regole magiche col protagonista, rende la storia adatta anche ad altri media, come il cinema. E infatti corre voce che si stia già girando il primo film. Ma lo humor riversato in ogni momento della storia, la caricaturizzazione di personaggi come Tubero, il capo della polizia elfica, o Leale, il gigantesco assistente del protagonista, per non parlare di Artemis stesso, rendono il tutto ancora più adatto a diventare un fumetto.
E nel libro ovviamente c'è poco più di quanto ci fosse nel fumetto, giusto un paio di cenni che nella graphic novel sono stati messi nelle schede personali dei personaggi collocate tra un capitolo e l'altro a mo' di file, come quelli visti in MM, in Wondercity o in Watchmen.