[Topolino] Annata 2013

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Koizumi6456 ha scritto:
    Bramo ha scritto:[...]dal sapore fortemente castyano per uso dei personaggi, ambientazione e gusto dell'avventura.

    Posso chiederti di spiegare maggiormente questo punto?
    Ho letto poco di Casty su Topolino -anzi di Casty in generale, mea culpa- e mi interesserebbe.
    Casty è uno sceneggiatore dai molti pregi, tra i quali spiccano l'attenzione per il passato e il gusto dell'avventura. Queste due attitudini portano l'autore a guardare direttamente alle storie di Gottfredson e di Romano Scarpa quando deve pensare alle sfaccettature di carattere da assegnare a Topolino, Pippo, Minni, Orazio ecc. e a riscoprire che in quei gloriosi anni Mickey si ritrovava al centro delle avventure più mozzafiato e dei gialli più intricati, senza uscirne come un antipatico perfettino ma piuttosto come l'uomo comune che si trova nel luogo giusto al momento giusto, e decide di fare la cosa giusta.
    Le storie di stampo avventuroso di Casty (soprattutto quelle dei primi anni, ma è una cosa presente anche in tempi recenti) hanno un sapore particolare, presentando Topolino e Pippo fondamentalmente tranquilli che si ritrovano tutto ad un tratto immischiati in qualche situazione anomala in cui decidono di vederci più chiaro e per la quale si impegnano in prima persona. Che è in parte il plot tipico di molte avventure topolinesche, ma Casty dirige la cosa con grande rispetto e amore per i personaggi, trattati come persone e quindi immersi in un contesto realistico e avvincente.
    Figus in questa storia sceglie di approcciarsi proprio in questa maniera alla sceneggiatura, a mio avviso: prende i due amici e li mette in un posto marittimo, mentre sono in vacanza. L'atmosfera è distesa, normale, in qualche modo realistica. Poi all'improvviso succede qualcosa che spinge Topolino a indagare e a venire a capo di un mistero. In particolare, per il setting dell'avventura, ho istintivamente pensato a Topolino e l'eremita degli abissi.

    Il risultato finale della storia di Figus non è qualitativamente quello della storia citata o delle altre di Casty, ma l'approccio tenuto dall'autore e il modo con cui viene condotta la trama mi sono comunque sembrati tentativi da parte dello sceneggiatore di avvicinarsi ad uno stile del genere, realistico nella presentazione e del muovere i personaggi e con un certo gusto per l'avventura, specie se dotata di qualche mistero con punte di soprannaturale, vero o presunto che sia ;)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Chiaro e conciso.
    Grazie mille! =3
  • E posso esimermi dal commentare la quadrilogia Artibanica? Riporto pari pari il mio commento sul papersera:

    La tridimensionalità che ho visto nella trattazione dei personaggi mi ha lasciato a bocca aperta.

    Senza parlare poi del modo in cui Artibani ha fuso insieme citazioni, contenuti, caratterizzazioni, materiale narrativo vario in un affresco di Paperopoli tanto vario quanto credibile.

    Insomma, ci ho creduto. E grazie anche a Perina il cui stile morbido, carezzevole si è adattato bene ad una storia del genere, che ha lo scopo di ricordarci che una storia è bella quando ci si dimentica di avere a che fare con personaggi e ci convinciamo che sono persone.

    Insomma: Perina, Artibani. Non siete stati solo bravi. Siete stati POLIGONALI.
  • Topolino #2988

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    Il plauso generale che sta raccogliendo Francesco Artibani per Zio Paperone e l'Ultima Avventura, disegnata da Alessandro Perina e arrivata questa settimana alla sua conclusione, è assolutamente e completamente meritato. Il finale della lunga storia non delude le alte aspettative che si erano venute a creare nel corso dei precedenti episodi, infatti, regalando al lettore una resa dei conti tra Paperone e gli avversari che riesce a mettere in luce il carattere astuto e volitivo dello Zione e, al contempo, le caratteristiche che contraddistinguono Cuordipietra e Rockerduck. Non fosse già impegnativo risolvere la faccenda in questi termini, l'autore trova il tempo anche per continuare il gioco delle citazioni (il Maragià del Verdestan, i due autori-padri di Paperone nell'ultima vignetta) e soprattutto di raccontare una bella storia in cui quello che conta non è soprattutto la forza di volontà e il carisma di Scrooge, ma l'aiuto e il supporto che parenti e amici sono in grado di dargli nel momento più critico.
    Tra travestimenti di Filo Sganga e disastri "pilotati" di Paperoga, tra TerryFermy e paperopolesi che riconosco in Paperone una persona a cui la città deve tanto, Artibani riesce brillantemente a sfruttare le peculiarità e le caratteristiche del cast senza farle diventare vuoti stereotipi ma al contrario rendendo questi personaggi credibili e realistici. E ci ha regalato una storia che fin d'ora si attesta come una delle migliori con Paperone protagonista, e una delle migliori storie a fumetti degli ultimi anni. No, non solo Disney.
    Tanti complimenti vanno anche ad Alessandro Perina: mi spiace leggere di alcuni che sospirano pensando a come sarebbe stato se questa storia l'avesse disegnata Cavazzano, se ci fosse stato Pastrovicchio, se De Vita tornasse a disegnare i paperi... Perina se l'è cavata egregiamente, ha dimostrato di essere consapevole dell'importanza di quello che stava rappresentando ed è andato alla fonte brksiana per ritrarre Cuordipietra in modo fedele. Stessa cosa vale per lo sguardo di Amelia nel primo episodio, o per i Terrini e i Fermini. Al di là di queste dimostrazioni "extra", mantiene il suo stile pulito e piacevole che ha sempre dimostrato di avere per tutta l'avventura, realizzando un lavoro perfettamente all'altezza della sceneggiatura, il che non era facile né scontato. Certo, Cavazzano, Pastrovicchio, De Vita e altri avrebbero disegnato sicuramente benissimo questa storia, ma sono discorsi che avrebbe senso fare in presenza di un lavoro non soddisfacente. Qui abbiamo tavole molto molto buone, con pochissime sbavature, e per questo un grosso applauso va al buon Perina.

    Il resto del numero fatica a tenere testa alla storia d'apertura. Artibani sforna una storia che sembra un po' sulla falsariga di quelle che realizzava negli anni '90 quando collaborava con continuità sul settimanale: Zio Paperone e la Bolla Immobiliare, disegnata da un Ettore Gula leggermente meno in forma rispetto ai suoi standard, diverte e intrattiene in modo simpatico, e solo il titolo è tutto un programma (lol!), ma ci attestiamo comunque su una buona media, senza particolari picchi. Divertente Il Film Mitologico, della serie Andiamo al Cinema?, scritta come sempre con grande e riuscita ironia da Marco Bosco e illustrata stavolta dal bravo Gigi Piras, mentre invece non mi ha affatto entusiasmato Paperino e lo Spirito Olimpico, la danese di turno, che oltre ad avere una trama abbastanza scialbetta è disegnata da un Massimiliano Fecchi assolutamente sottotono! Me lo ricordavo molto migliore, il nostro italiano all'estero, invece qui realizza delle tavole buone ma con scarso appeal, piatte, senza niente di memorabile.
    Il secondo episodio della saga del Trofeo Topolino, scritta da Carlo Panaro e disegnata da Giampaolo Soldati, è una storia che definirei indolore: si legge e si scorda subito, questo per un "concorso di colpa" tra una sceneggiatura non entusiasmante e i disegni di Soldati, che in realtà se la cava meglio che in altre performance ma sfoggia un tratto piuttosto anonimo.
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  • Quotissimo su Perina. E' bravo, bravissimo, secondo me. Perché è morbido e carezzevole, restituisce molto bene l'idea di mondo Disney a tutto tondo e sentimentale. Ma soprattutto, non si dimentica una cosa che molti disegnatori invece paiono lasciar perdere: le pose dei personaggi. La recitazione dei personaggi in molte vignette è magistrale, divertente, caratterizzata e nel contempo credibile.

    Il mio commento sul poligonale riguarda entrambi gli autori proprio perché mi pare che abbiano ragionato all'unisono.
  • A giudicare dalla data (e anche dalla ambientazione) la danese dovrebbe essere stata fatta per le olimpiadi di Atene......
  • Mio personale commento alla saga di Artibani, tratto dal mio blog ( http://kforkaos.blogspot.it/ )

    Fu così che cominciai a riconsiderare l'idea di sottoscrivere un abbonamento a Topolino, dopo quattro anni di astensione a causa di ripetute delusioni legate al livello qualitativo dei numeri.
    Apparsa in quattro puntate su altrettanti numeri di Topolino (2985/2988), "Zio Paperone e l'ultima avventura" (Francesco Artibani/ Alessandro Perina) è una saga splendida, che restituisce dignità al personaggio del ricco magnate nato a Glasgow e che si erge a simbolo stesso della rapida ripresa che sta interessando il settimanale, testata ammiraglia della Disney italiana, in questi ultimi, stupefacenti mesi.
    In questo periodo di (ottima, se mi chiedete a me) gestione De Poli, abbiamo visto campeggiare sulle pagine della rivista roba del calibro di Dracula di Bram Topker (Enna/Celoni), Zio Paperone e l'isola senza prezzo (Radice/Turconi) e Topolino e gli Ombronauti (Casty): "L'ultima avventura" paperoniana sembra proprio voler rappresentare la situazione del recente passato del Topo, caratterizzato dalla "caduta" e dalla "rinascita", dal "crollo" e dalla "ripresa", dal "capitombolo" e dalla "resurrezione".

    "Zio Paperone e l'ultima avventura" parla proprio di questo, ed è un compito decisamente semplice illustrarne la trama: i più grandi nemici di Paperon de' Paperoni (John D. Rockerduck, la Banda Bassotti, Amelia e, con un magistrale e attesissimo ritorno sulle pagine di Topolino, il miliardario sudafricano privo di scrupoli Cuordipietra Famedoro) si coalizzano per far precipitare nel baratro della più assoluta miseria il povero Paperone e questa volta, inaspettatamente, ci riescono sul serio. Il fu Terrore del Transvaal dovrà quindi cercare di riappropriarsi delle sue sostanze, sconfiggendo la disperazione e potendo contare sull'affetto e sul sostegno dell'ormai mitologico clan dei Paperi e sugli amici di sempre. Riuscirà a risorgere dalle ceneri?
    La trama, come si può notare, non è particolarmente complessa da riportare: decisamente più difficile, invece, è analizzare il titanico lavoro svolto da Artibani per dare quelle pennellate sufficienti a trasformare una storia che saprebbe di già visto (vedi alla donrosiana voce "Qualcosa di veramente speciale") in un autentico gioiello, forse addirittura il più splendente nella recente produzione Disney italiana.
    Innanzitutto, com'è intuibile dalla sinossi della saga, sono presenti numerose analogie concettuali con il capolavoro di Frank Miller "Devil: Rinascita" e con il capitolo conclusivo della trilogia cinematografica di Chris Nolan "The Dark Knight Rises". Anche qui la parola, anzi, il grande significato su cui ruota tutto è proprio quel suggestivo "RISE" che compariva a caratteri cubitali sulle locandine del succitato film; quattro lettere che, messe assieme, restituiscono una forte connotazione evocativa. Paperone dovrà resuscitare, rialzarsi, sollevarsi, scalare l'abisso e tornare a vedere la luce del sole; e no, senza potersi avvalere di una manciata di detenuti che gli sbraita dietro slogan incoraggianti ma, bensì, della propria determinazione e del calore e della complicità della sua famiglia.

    Palesemente, l'analisi non termina qui, o non si parlerebbe tanto bene di questa storia. Artibani è abilissimo, ma abilissimo sul serio, nel tratteggiare la città di Paperopoli come viva, tridimensionale, pulsante; raramente, prima d'ora, s'erano visti interagire così bene e così realisticamente tutta la moltitudine di personaggi che affolla le strade della metropoli del Calisota, che si comporta (o meglio, che lo sceneggiatore romano fa comportare) esattamente come se esistesse sul serio. C'è spazio per Paperinik (Paperino è consapevole di avere una seconda identità e la sfrutta nel momento del bisogno, non come accade in altre storie in cui pare essersi completamente scordato di maschera e mantello), i personaggi formulano e vagliano ogni tipo di ipotesi, dialogano con piglio decisamente realistico e la caratterizzazione di tutti loro, di TUTTI (la triade Paperone, Cuordipietra e Rockerduck in primis) è superba, complessa e sfaccettata; ma ancora non mi produco nel plauso definitivo ad Artibani, perchè non è finita qui: lo sceneggiatore gestisce benissimo il ritmo della storia, si lancia in frecciatine che hanno del geniale alla nostra classe dirigente e dona un'incredibile connotazione d'attualità alla storia spiegando, brevemente e semplicemente, le dinamiche dell'alta finanza e di come si possa cadere nella crisi economica più facilmente di quel che si possa pensare.
    Certo, qualcuno potrebbe obiettare che l'impero PdP crolli troppo rapidamente, ma ho da controbattere alcune argomentazioni in merito: innanzitutto, la licenza poetica su una cosa così iniqua ai fini degli sviluppi della saga è d'obbligo, soprattutto visto lo splendido lavoro effettuato da Artibani nella sua completezza e dato che si sta comunque parlando di una storia Disney; in secondo luogo, è palesemente ovvio come lo sceneggiatore non voglia tanto soffermarsi su come Paperone perda tutti i suoi averi, ma bensì vuole sottolineare come riuscirà a risalire il baratro della miseria e a sconfiggere i fautori della sua rovina.

    Il tocco di classe che contribuisce a rendere, a mio avviso, "Zio Paperone e l'ultima avventura" tranquillamente equiparabile alle storie dei grandi autori del passato è proprio il fatto di richiamarne le invenzioni narrative e citarle finemente e senza alcuna forzatura. In primis, il più che gradito ritorno di Cuordipietra in Italia, che attendevo da molto, troppo tempo; poi, non si può non citare l'incursione dei Terrini e dei Fermini barksiani nella storia, il riferimento all'altrettanto barksiano Maraja del Verdestan, il mezzo ciminiano costruito prontamente dall'immancabile Archimede, la caratterizzazione di Paperone che rispecchia fedelmente le direttive del suo creatore poi fatte proprie e ampliate dal suo epigono più accorto, Don Rosa, e i camei di Barks e Cimino nella quadrupla conclusiva.
    In questo fiume di citazioni e omaggi, non poteva essere da meno il disegnatore, Alessandro Perina, che si rifà fedelmente agli schemi barksiani per quanto riguarda Famedoro e lo sguardo famelico di Amelia. Perina, inoltre, si dimostra un valente illustratore che, con linee morbide ed espressioni particolarmente accattivanti, coadiuva bene una grande, grande sceneggiatura; peccato solo per alcune sbavature qui e lì, ma su cui si passa senza dubbio sopra. Io, per mio gusto personale, avrei gradito maggiormente un Cavazzano, un Pastrovicchio, uno Sciarrone, un De Vita; ma è fuor di dubbio come Perina sia stato decisamente all'altezza della situazione, dimostrando impegno e dedizione a quella che è un'opera da recuperare e leggere a ogni costo, che piacerà indubbiamente sia ai lettori veterani che ai neofiti.
    Grazie, Francesco e Alessandro.

    "Non m'importa dell'edificio, ma non permetterò loro di cancellare la Collina Ammazzamotori. E' un simbolo per Paperopoli. E' la prova che per arrivare in alto bisogna affrontare sempre una salita, perché non si ottengono risultati senza sacrifici..." (Paperone, 2° puntata)

    Per quanto riguarda il resto del numero, ho gradito moltissimo l'altra di Artibani, che si lascia leggere molto volentieri e che in più punti ho trovato molto divertente, e la breve di Bosco, che con una manciata di pagine sembra quasi voler schernire l'abbastanza noiosa epopea di Pippercole e riesce laddove quest'ultima fallisce in ogni episodio: far ridere. E copiosamente, anche.
    "Furfanti di più nobile stirpe di te mi hanno reso cauto, ingegnoso e litigioso! Ma tu... TU MI HAI FATTO ARRABBIARE!"

    Blog: http://kforkaos.blogspot.it/
    YouTube: http://www.youtube.com/user/KforKaos?feature=mhee
  • Topolino #2989

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    Dopo quattro settimane di Artibani, arriva Faraci a dare il cambio! Sono tornati gli anni '90 di qualità, quando spesso le pagine del settimanale vedevano le firme dei due autori?
    Ad ogni modo, Topolino e lo Strano Caso di Jack Due di Cuori è una storia che ci voleva. Perché ritorna la coppia Faraci/Cavazzano, perché ritorna in scena un Rock Sassi in formissima, perché si ritorna a riassaporare quell'atmosfera tipica dell'impostazione che Faraci dà alle sue sceneggiature topolinesche. Certo, stavolta non si tratta di un giallo o di un noir in senso stretto, ma elementi di quel tipo non mancano pur innestati in una trama da commedia romantica. Inoltre un grande peso lo assume la cornice, dove Mickey è seduto in un bar, con tanto di giacca e cravatta alla Anderville, e rompe la quarta parete raccontando direttamente ai lettori questo suo aneddoto. È una cosa semplice, ma al contempo affascinante, cinematografica e poco sfruttata. La storia poi ha quei soliti marchi di fabbrica, che sono citazioni (criceti, ocarine) e quell'opera, forse infinita, di decostruzione del personaggio di Topolino, che qui avviene col costume (lol!) e con il rendere Topolino tutto sommato una spalla, e non il protagonista.
    Una storia che non cambierà il modo di intendere il fumetto Disney, intendiamoci, né da assurgere a capolavoro, né in assoluto, né nella carriera dello sceneggiatore, ma sicuramente mantiene la media qualitativa altra a cui Tito ci ha sempre abituati. E Cavazzano gli va dietro, visto che ne approfitta per dimostrare di trovarsi sempre in sintonia con l'amico, realizzando tavole eccellenti e incantevoli, con soluzioni visive interessanti e una gran cura per volti ed espressioni.

    E poi c'è Gagnor che, be', gagnoreggia :P Clamoroso a Paperopoli!, disegnata da Alessandro del Conte, è una storia che rientra nei meccanismi tipici della narrazione dell'autore: prende una consuetudine sociale o, in particolare, un un programma televisivo e ne mette in risalto le storture, le assurdità, le devianze. E se in passato era toccato ai programmi di cucina, stavolta è il turno delle trasmissioni sul calcio, argomento già toccato un annetto fa in Paperina, Brigitta e la controestate antisportiva ma che qui si focalizza in particolare su quelle reti locali che non avendo i diritti per mostrare le dirette delle partite commentano in studio le azioni. O dovrebbero, visto che invece la cosa degenera spesso in insulti, trollate e caciara da bar di paese, in cui la cronaca va spesso a ramengo. Gagnor mostra la demenzialità di queste dinamiche, e le mette alla berlina creando un teatro dell'assurdo ancora più assurdo della realtà televisiva, con esiti assolutamente divertenti. Una bella prova dell'autore, supportato da un Del Conte che pare aver ritrovato i fasti di due decenni fa.

    Per il resto abbiamo una straniera migliore del previsto (Amelia e il Penny Portasfortuna) dove la sceneggiatura non è malaccio e Fecchi ai disegni offre una prova decisamente migliore di quella della scorsa settimana, Pippercole che bof, e la particolarmente irritante Ciccio e la Torta Spaziale, di Secchi e Held, su cui non ho nemmeno voglia di spendere troppe parole, visto che è una storia che non lo chiede e non lo vuole, è pensata per non essere commentata criticamente, per non essere considerata alla stregua di un'opera su cui ragionare, osservare, fare paralleli. È banale, insensata, debole, offensiva per qualunque lettore dai 3 anni in su.
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  • particolarmente irritante Ciccio e la Torta Spaziale, di Secchi e Held, su cui non ho nemmeno voglia di spendere troppe parole, visto che è una storia che non lo chiede e non lo vuole, è pensata per non essere commentata criticamente, per non essere considerata alla stregua di un'opera su cui ragionare, osservare, fare paralleli. È banale, insensata, debole, offensiva per qualunque lettore dai 3 anni in su.
    Meno male che non volevi spenderci troppe parole :omg: :asd:

    Per la mia opinione sul numero, ribadisco quello che ho detto sul Paper: riusciamo ad avere due-tre storie leggibili su 160 pagine di rivista, come da copione.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • Dupin ha scritto: Meno male che non volevi spenderci troppe parole :omg: :asd:
    Per i miei standard, non sono troppe parole :P
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  • Topolino #2990

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    Un Casty divertente e divertito è lo stimolo a comprare il numero odierno del "Topo".Topolino e l'Operazione A.S.S.O. è infatti una storia che si allontana dai toni di grande avventura, di indagini intriganti o da esperimenti particolari, per creare invece un'atmosfera quasi da storia classica dei decenni scorsi, un'avventura in cui Topolino e Pippo devono affrontare una missione con molte gag e senza particolari pretese. Casty ne approfitta per tratteggiare un Pippo in (sgangherata) versione di 007 e con gli aggeggi di uno dei suoi bis-bis e per scrivere una storia leggera, molto movimentata e on the road, senza rinunciare comunque ad una piccola sorpresa finale che spiazza chi si aspettava il colpo di scena telefonatissimo. I disegni di Massimo De Vita sono particolarmente adatti al tenore della trama, visto che il tratto dinamica del Maestro si confà perfettamente a quanto vivono i due protagonisti.
    Non è certo uno dei migliori lavori castyani, ma abbiamo comunque per le mani una simpatica avventura che ne approfitta per prendere anche bonariamente in giro i cliché delle spy-story.

    Zio Paperone e l'Inarrestabile Avanzata Monetaria (Petrucha/Fecchi) chiude l'albo, ed è la straniera di turno, ancora una volta disegnata dalla nostra "matita in fuga". Dal punto di vista grafico niente da eccepire, sono lontane le performance non entusiasmanti della storia olimpica di un paio di settimane fa e abbiamo tavole di tutto rispetto. E la trama, per quanto un pelino assurda, si fa gustare con un certo interesse, e devo dire che pur avendo un'idea di base un po' sgangherata riesce a gestirla bene nel suo sviluppo.

    Sul resto, ben poco da dire: la storia di Umperio Bogarto e Paperino è carina, ma niente più, quella di Ciccio è non classificabile per durata e inconcludenza mentre quella di Gastone ad opera di Panaro è ibrida, contenendo idee buone miste a cose poco originali o ad altre gestite non proprio ottimamente. A peggiorare le cose i disegni della Migheli, che continua un'involuzione nel suo stile iniziata ormai da tempo, che ha trasformato un tratto curioso e interessante per l'approccio usato in un tipo di disegno troppo deformed e poco attirevole.
    Tra le rubriche spicca quella interessantissima sulla stampa in 3D! Bello il nuovo pezzo su Oz, mentre l'intervista doppia alle due spie Pippo/DoubleDuck non è niente di che.
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  • Topolino #2992

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    Dai, un numero con Faraci lo si compra sempre! Specie considerando che le sue incursioni disneyane recenti sono limitatissime.
    Con Topolino e Gambadilegno in: La Lunga Fuga, disegnata dal bravo Marco Gervasio, l'esito finale l'ho trovato meno brillante e convincente di quanto avvenuto poche settimane fa con la storia di Jack Due Di Cuori. Ciò non toglie il fatto che la storia è comunque valida, trasportando i protagonisti in un setting differente da solito per farli vivere come novelli Ulisse. L'avventura si presenta simpatica, non priva di quell'impronta deliziosamente faraciana che si riscontra in alcuni dialoghi e in certe situazioni, ma forse i riferimenti ai temi dell'Odissea come il ritorno e l'inganno non colpiscono come potrebbero fare, e la storia intrattiene senza sfondare davvero. La presenza di Giuseppe Tubi e della sua banda, ad ogni modo, è un tocco di stile non indifferente, di cui l'autore non abusa ma utilizza in favore della trama imbastita. Proprio per Tubi e compari Gervasio sfoggia uno stile aderente a quello di Gottfredson, restituendoci un'ottima prova che va a toccare anche gli altri personaggi della storia e gli ambienti, in una nuova dimostrazione del suo talento.
    A impreziosire la storia-timone del numero, l'introduzione filosofica del competente Prof. Giulio Giorello e l'articolo sullo spettacolo teatrale Odyssey, che alzano in maniera interessante il livello qualitativo del "Topo".

    Un'altra storia che sulla carta poteva essere definita "di peso" non raggiunge le vette che poteva invece violare: Le Giovani Marmotte e l'Oasi Contesa (Gagnor/Gottardo) è una storia che parla di guerra, di paesi orientali che lottano per il possesso di una terra, di bieco giornalismo di guerra e di "assurdità da adulti" piuttosto gravi. Ottima idea usare le GM per parlare di questi temi, e apprezzo anche l'utilizzo dell'ironia gagnoresca pure in un contesto del genere, utile per far risaltare certe cose in modo incisivo... ma qualcosa si ingrippa nel meccanismo, e al netto delle risatone che mi sono fatto per il dialetto lombardo/torinese sfoggiato dai leader dei paesi belligeranti, mi è restato poco di una storia che, per il tema affrontato, avrebbe dovuto invece incidere maggiormente nella mente del lettore. Ne è risultata invece una storia abbastanza buona e poco altro. Peccato. Molto buoni di disegni di Gottardo.

    Il resto del numero offre il terzo episodio della saga dei trofei di Panaro, che prosegue con i suoi alti e bassi già rilevati nelle precedente puntate, una storia alquanto trascurabile con Gastone protagonista e una storia con Minni e Clarabella dalle venature assurde e poco coinvolgente.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Oggi in edicola c'è Paperman, comunque. Sì, di Valerio.

    Celebratelo come si deve, ché lo vuole.

    :re:
  • Dai, su, non fate mica gli stronzi proprio voi.

    Loro sì che mi vogliono bene. Sniff.
  • Vito ha scritto:Oggi in edicola c'è Paperman, comunque. Sì, di Valerio.

    Celebratelo come si deve, ché lo vuole.

    :re:

    :clap: :clap: :clap:


    Ho comprato il topo solo per quello (e per Montalbano. E Fantomius. E i mini-schizzi/studi di Cavazzano v.v).
  • Topolino #2994

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    C'è un "Topolino" bello, in edicola.
    Bello e importante. Per diversi motivi.
    C'è la storia di apertura, cui è anche dedicata la copertina. Sto parlando di Topolino e la Promessa del Gatto (Camilleri/Artibani/Cavazzano/Andolfo), che mi ha fatto pensare a quando giustificavo alcune scelte "strategiche" operate dalla redazione negli scorsi anni, in cui si paperizzava o topolinizzava qualunque vip, discutibile o meno che fosse. I risultati spesso erano modesti, poco entusiasmanti, e il tutto aveva il sapore di una marchetta e poco altro. Ma il fatto di aver realizzato una storia con la versione disneyana di quel cantante/calciatore/attore/personaggio televisivo avrebbe portato pubblicità al settimanale, si sarebbe parlato di quella storia al telegiornale, sui quotidiani, e la fama dei Topolino ne avrebbe guadagnato.
    Francesco Artibani, oggi, mi ha dimostrato che si può realizzare una storia Disney a fumetti capace di far parlare di sé al di fuori del soliti circolino ristretto andando a toccare un "vip" di un certo livello e prendendo in prestito una sua creatura per realizzare una storia dalla qualità davvero alta e significativa. Ecco il grande segreto, che segreto in fondo non era, ecco l'errore di valutazione che facevo, da pseudo-comunicatore: andare a pescare nel "basso", nel commerciale-a-tutti-i-costi con un fumetto al servizio del vip di turno non è l'unica via, si può decidere anche di ricercare "testimonial" di un certo spessore, non per questo meno amati e celebri nel nostro Paese, realizzando un'avventura che sia valida di per sé, dotata di un quid in più e di qualche strizzatina d'occhi grazie alla contaminazione pop.
    Artibani l'ha capito e l'ha dimostrato con Topalbano e con tutto l'universo dei romanzi di Camilleri trasposto in "Topolino": La Promessa del Gatto è un giallo ben congegnato, ma è anche una storia non priva della classica e sottile ironia dello sceneggiatore romano, una sceneggiatura che funziona benissimo, un raffinato lavoro di ricerca curiosa applicato alla cultura siciliana e alla scrittura di Camilleri e un omaggio di classe alla narrativa italiana. Tutti pregi che vengono confermati dagli ottimi disegni di un grande Giorgio Cavazzano e dai colori, adeguati, caldi e ricercati di Mirka Andolfo.

    C'è il ritorno di Fantomius, dopo il breve ciclo di storie di qualche mese fa, un'ottima idea di quel fan del Paperinik vendicatore che è Marco Gervasio. Silenzio in Sala (Gervasio) forse è la meno convincente delle storie finora apparse delle Strabilianti Imprese di Fantomius, ma ciò non toglie che rimanga un'avventura affascinante per l'atmosfera e sopra la media per l'utilizzo dei personaggi e l'idea di fondo. Impostare quest'avventura come se fosse un film muto degli anni '20, omaggiando nel contempo icone di quell'ambiente, rende la storia assai gustosa.

    C'è l'articolo su Paperman, scritto dal nostro Valerio, che dopo le prime collaborazioni con la redazione per l'ambito online e per "Paperinik AppGrade", sbarca sulla testata ammiraglia. Il fu Grrodon realizza un pezzo che in pochi paragrafi riesce a descrivere in modo preciso e chiaro i due aspetti positivi e importanti del corto animato: la sensibilità che scaturisce dalla trama e l'innovazione nel campo dell'animazione. Un contributo utile e approfondito su un tema di grande interesse.

    Basterebbero questi tre elementi a giustificare l'acquisto di uno dei numeri migliori degli ultimi mesi: ma poi c'è anche un lungo pezzo-intervista a Camilleri, collegato alla storia d'apertura ovviamente, c'è una simpatica breve di Bosco e Faccini e l'ennesimo, godibilissimo capitolo di Andiamo al Cinema? (Bosco/Marini) che stavolta si concentra sui film catastrofici. Perfino la storia danese (Paperino e la Ricetta del Coraggio) non è malaccio, per quanto risenta sempre dei problemi narrativi tipici di questa produzione egmontiana (nei vari "Mega 2000" e "3000" che uscivano negli anni addietro, quante volte Paperino e co. sono capitati indietro nel tempo per un motivo o un altro?) risulta una lettura tutt'altro che spiacevole, al netto di alcune ingenuità, e i disegni di Massimo Fecchi aiutano a renderla ancora migliore.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Preso ieri e per ora letto solo la prima storia (il resto sfogliato in fretta e furia)

    Beh, da NON lettore di Camilleri, e NON spettatore del serial TV su Montalbano, di cui non conosco nulla nemmeno per sentito dire, devo proprio dire che la storia di Artibani e Cavazzano è qualcosa di straordinario.

    In primo luogo tutta l'atmosfera è pesantemente realistica, cosa che fino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile sulla rivista che aveva fatto del politically-correct e della sdrammatizzazione scioccherella la sua bandiera.

    E poi perchè avete notato che si parla apertamente di Mafia e mafiosi?
    SU TOPOLINO!!!!

    Mi ha fatto pensare alla mitica storia di Gottfredson "Topolino giornalista" dove si parla di racket, mafia, politica corrotta e connivente ecc. ... senza alcun filtro.

    Nota di merito al Maestro cavazzano, la sua caratterizzazione grafica della fidanzata di Montalbano è qualcosa di incredibile.
    Solo apparentemente è semplice e lineare, in realtà le orecchie della "gattina" sono disegnate in modo da sembrare un fiocco come quello di Minni (di cui è infatti un contraltare assoluto).
    Questo per tacere degli scorci del paese, roba da mozzare il fiato.

    Piccola nota su "Fantomius": aspetto di leggerla, ma solo a me ha fatto pensare un omaggio non troppo velato al film, premio Oscar, "The Artist"?

    Cosa di cui sono doppiamente felice, visto che è un film citazionista, nerd e da amante del cinema mi è piaciuto un sacco ^^
    La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
  • Questo numero mi commuove.

    La promessa del gatto è una storia che si può definire perfetta, di quelle che vanno ricordate e che vanno prese a modello; vi dirò, a leggerla mi sono emozionato, il che è tutto dire;

    Silenzio in sala del ciclo di Fantomius, è carina ed è originale oltre che nella trovata della storia "muta" anche nella grafica e nella sceneggiatura in generale;

    Paperi senza parole, niente di speciale;

    Andiamo al cinema? mi attirava tanto perché parodia di un genere che godo a vedere preso in giro, ma purtroppo è riuscita non abbastanza articolata e penalizzata dai disegni di Marini, disegnatore non adatto alle storie comiche;

    La ricetta del coraggio è discreta per una danese, e Fecchi ha un' occasione in più per dare sfoggio della sua abilità.

    Per finire, faccio anch'io gli auguri a Valerio, e aggiungo che un po' di informazione in campo di animazione era d'obbligo sul Topo. Bello bello.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • La promessa del gatto è una storia bellissima. Sceneggiatura di ottimo livello, Artibani è pur sempre Artibani, ma senza particolari guizzi. Storia davvero graziosa. Tutto ciò viene poi reso perfetto da Cavazzano, che sfodera un character design che ricorda molto, anche grazie al setting poliziesco, il meraviglioso Jungle Town. Aggiungiamo poi che si parla di mafia senza troppi giri di parole, e abbiamo la perfezione. Mi aspettavo la solita storia vip, e mi ritrovo una cosa che voglio in volume accanto a Pippo Novecento, che poi in libreria è assieme ai BVLab, con anche Jungle Town. Goduria pura.

    L'articolo di Grrodon, ottimo, coniuga la levatura qualitativa alla quale ci ha abituato qui sul Sollazzo con lo stile che richiede il format. Una cosa che spero di vedere di nuovo.
    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

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