Da giugno, Panini ha iniziato a pubblicare a cadenza mensile questo seinen pubblicato tra il 1998 ed il 2001 in 10 volumi.
Uno yakuza manipola il giovane Ichi, giovane prodigio delle arti marziali psicologicamente ed emotivamente instabile, per eliminare la concorrenza. Mentre il trauma di Ichi affronta fasi alterne, portandolo ora a masturbarsi davanti alle sue vittime per poi farle a pezzi, ora ad agire come un bambino, il boss Kakihara, sadomasochista ossessionato dal dolore e dalla tortura, si mette proprio sulle tracce del killer e del suo gruppo.
Una storia concisa, fatta di atrocità assortite, in cui quello mafioso è solo un pretesto che Yamamoto adotta per indagare, come farà poi con
Homunculus, le devianze e le inclinazioni più disgustose della psiche umana. Il trauma di Ichi, ben più sfaccettato di quanto possa sembrare a prima vista, viene analizzato e sviscerato tra un eccidio e l'altro e se il climax risolutorio pare un po' troppo facile nel porre fine al suo turbamento psichico così all'improvviso, tutta la sua evoluzione è invece analizzata benissimo ed anche il finale getta una luce diversa sul decorso del ragazzo.
Il rapporto di Kakihara con il dolore è l'altra faccia della medaglia: non si tratta però di una contrapposizione, ma di un accostamento nel raccontare due modi, diversi nelle modalità e nella consapevolezza ma affini nei risultati, del contenere l'insondabile ed aberrante miscela di perversioni che l'uomo è capace di generare per darsi una risposta.
Abbiamo poi il sostrato, tutta la trama fatta di gang, mafia, affari e vendette: stesa bene e con efficacia, interessa il giusto in un buon equilibrio con le tematiche introspettive, pecca giusto nella gestione del personaggio di Kaneko, che pare cambiata in corsa, e nel mancato approfondimento del mastermind finale e dei suoi moventi.