Rimediamo subito alla mancanza del topic su quella che probabilmente è l'opera più celebrata di Urasawa, comunicandovi che hanno appena ristampato i volumi della deluxe andati esauriti tempo fa, per cui la collezione dei nove volumi che compongono questo capolavoro è finalmente alla portata di chiunque. Tasche permettendo.
Personalmente me lo sono recuperato tutto d'un fiato, dopo aver lasciato in sospeso la lettura per mesi e mesi dovuta alla totale mancanza del numero due, volatilizzatosi pressocché ovunque. E cosa ne penso?
Bé, ne penso che è veramente dura trovare autori raffinati come Urasawa, narratori capaci di tenere desta l'attenzione con una regia sconvolgente e una caratterizzazione del cast tale da farti empatizzare subito con qualsiasi personaggio salti fuori, capitolo dopo capitolo. Ma questi, ebbi modo di vedere, sono pregi comuni un po' a tutte le opere di Naoki (avevo iniziato anche 20th Century Boys, Happy e Yawara, anche se al momento sono fermo). Ma non è solo l'Urasawa regista ad aver lasciato un'impronta indelebile su di me, una bella fetta di merito se la prende anche l'Urasawa disegnatore, i cui personaggi sfoggiano una recitazione facciale così complessa, credibile e comunicativa da distaccarsi completamente dalla gran parte degli stilemi grafici tipicamente nipponici. Uno stile così sarebbe capace di farmi trangugiare anche la storia più distante dalle mie corde, quale avrebbe potuto essere quella di Monster, macroscopica indagine condotta da un neurochirurgo sul passato di un serial killer, della cui buona salute lui si sente amaramente responsabile.
L'indagine in questione si snoda tra la Germania e la Repubblica Ceca, in un Europa che ha visto cadere da poco il muro di Berlino, e ha tutte le caratteristiche del più sottile thriller psicologico. Perché è così che ti appassiona Monster, portandoti assieme a Kenzo sulle tracce del folle e carismatico Joahn, tanto diabolico quanto angelico, e presentando nel corso del viaggio un campionario di umanità variegato e irresistibile. Si ride, si piange, ci si emoziona in ogni modo possibile, lungo i nove volumi che compongono l'opera, e nel frattempo si gioca. Con la testa dei personaggi, e poi anche con la testa del lettore. Urasawa infatti si diverte un mondo a portarci qua e là, presentandoci di continuo personaggi nuovi e differenti, apparentemente slegati dalla trama principale, ma alla quale poi verranno ricondotti, in un continuo rilancio e con uno spropositato aumento di carne al fuoco. Urasawa si dilunga, mette alla prova la pazienza del lettore imprigionandolo in una marea di sottotrame che vanno a formare un reticolo complesso di relazioni tra personaggi, che però man mano che si arriva al gran finale, trova immancabilmente il suo compimento.
O quasi.
Perché, è vero che ogni tassello dell'aspetto più concreto dell'indagine va al suo posto. Avvocati, funzionari, psicopatici, psichiatri, deviati, politici e complottisti trovano tutti la loro collocazione nel quadro generale che racconta di come una situazione particolarmente negativa possa aver portato alla "creazione" del mostro che è Johan.
Ma sul piano metafisico rimangono molte cose in sospeso o comunque non del tutto chiare. E' come se Urasawa avesse perso tempo a infiorettare la sua trama, complicandola all'inverosimile con elementi esterni a Johan, ma si sia dimenticato di riordinare i fatti interni, e di spiegarci per benino il percorso compiuto dalla sua psiche, lasciando al lettore l'ingrato compito di riordinare i pezzi da solo.
[spoiler]E il puzzle psichiatrico di Johan è assai difficile da ricomporre in maniera fluida e convincente. Tanti sono gli step che l'hanno portato a diventare un Mostro, però la storia non ci dice come queste reazioni siano state effettivamente indotte. Si parla di esperimenti psicologici di continuo, ma niente che effettivamente spieghi cosa abbia prodotto cosa. L'unico riferimento chiaro a un "innesco" si ha quando per puro caso a Johan viene dato questo nome ispirandosi ad una favola che lui aveva con sé quando fu ritrovato, spingendolo più tardi a ripercorrere i passi del mostro che ne era protagonista, ma a quel punto del suo percorso lui aveva già iniziato ad uccidere, per cui la causa di tutto andrebbe ricercata ancora prima. E prima tutto quello che effettivamente succede è poca cosa, e consiste in un transfer di ricordi appartenuti alla gemellina, il cui ruolo e condizione psicologica non vengono mai del tutto chiarite. Non viene neanche chiarito bene come avvenga e perché questo transfer, e paradossalmente è strano constatare come questi ricordi riguardino un massacro e una lunga permanenza in una stanza buia alla Villa delle Rose Rosse, e non certo i famosi "incontri di lettura" di cui si parla in precedenza, e che avrebbero davvero potuto dare un'origine convincente al Mostro.
Non è chiaro neanche quale sia l'effettivo modus operandi di Joahn. Viene detto che ha causato già due volte un massacro collettivo, semplicemente manipolando le menti, come se avesse conoscenza di ogni futuro possibile. Viene detto che ha avvelenato con delle caramelle dei bersagli mirati...mentre era agonizzante in un letto d'ospedale, e soprattutto senza spiegare come possa esserci riuscito, dove possa aver trovato il materiale. Viene mostrata la sua capacità di azzerare la volontà delle persone che si imbattono in lui unicamente con due parole e lo sguardo. Viene suggerita una connessione di natura quasi telepatica con la sorella, eppure Urasawa non si sbilancia mai tirando in ballo il soprannaturale. Difatto Johan non ha poteri magici, ma la trama procede come se invece li avesse.
Infine, non si può certo dire che sia del tutto chiaro il suo piano. Si parla di dominio del mondo, poi di fine del mondo, poi di trasformarsi in un personaggio di fantasia tramite cancellazione dalla faccia della terra di tutti quelli che lo conoscono. Sembra che voglia riprodurre uno scenario analogo al libro che lo ha ispirato, in cui lui è l'unico rimasto in vita, ma poi si cambia e parla invece di suicidio perfetto, dicendo che è Kenzo Tenma quello che dovrà rimanere in piedi da solo. Non si capisce bene come questo suo piano evolva, modificandosi di situazione in situazione, dove voglia andare precisamente a parare e perché, e come questo si relazioni ai piani dei vari gruppi terroristici che nel corso della storia cercando di entrare in contatto con lui (la storyline del discepolo del demonio rimane fumosa).[/spoiler]
Ecco, l'idea che ne deriva è che Johan, quello che è, quello che vuole fare e quello che fa, siano il fulcro di tutto, ma una sorta di fulcro mai pienamente conoscibile, la cui enigmaticità fa comodo ad Urasawa per portarci di volta in volta nelle direzioni narrative che desidera esplorare, collegando i pezzi delle sue azioni in modo appena accennato. Una sorta di fusione tra un deus ex machina e un mcguffin, espediente in tutto e per tutto simile alla cara vecchia isola di Lost, di abramsiana memoria.
[Naoki Urasawa] Monster
Ehi, ehi, frena. Tieniti queste frasi per quando continuerai 20th Century BoysValerio ha scritto:..quella che probabilmente è l'opera più celebrata di Urasawa...
Una sorta di fusione tra un deus ex machina e un mcguffin, espediente in tutto e per tutto simile alla cara vecchia isola di Lost, di abramsiana memoria.
Monster è davvero impressionante come serie, come dici tu per la recitazione dei personaggi, per la serie di mostruose umanità che spuntano fuori nei corsi dei numeri e per l'atmosfera angosciante che spesso riesce a creare.
Ma.
A mio parere, per un fumetto che viene serializzato la trama viene tirata troppo per le lunghe, e questa eccessiva lunghezza soffre un po' anche in una rilettura consecutiva. Ricordo che riuscivo a starci dietro a fatica con la pubblicazione di un volume al mese, non oso immaginare la frustrazione dei giapponesi che leggevano un capitolo ogni due settimane. Comunque questo giallo/noir/thriller è evidentemente il genere più congegnale per Urasawa, e a mio parere è riuscito ad evolverlo inserendolo in universi fantastici con 20th Century World e con Pluto.
Apperò, mica lo sapevo che ci avevano fatto pure il parco a temaDeborohWalker ha scritto:20th Century World
Quanto alla serializzazione, è vero che è tirato per le lunghe, ma non tanto più di altre serie nipponiche, visto che il numero di volumi totali si aggira sempre su questa media (18, poi accorpati in 9). Certo, trattandosi di una gigantesca indagine, l'espansione equivale ad una strutturazione sempre più complessa, stratificata al massimo e questo può mandare in pappa il cervello. Ma penso che su questo se la sia cavata egregiamente, è su altre questioni, persino più semplici, che bisognava lavorare meglio, cioé la mitologia di Johan stesso.
Ecco, una cosa che ritengo avrebbe giovato sarebbe stato dare una struttura più decisa agli archi interni e ai volumi. Nove volumi al ritmo di diciotto capitoli l'uno sono belli e compatti, ma spesso avevamo una narrazione continuativa che riguardava un set di personaggi in un determinato luogo, per alcuni capitoli, dopodiché si saltava altrove per altri capitoli ancora, e spesso questi salti non coincidevano con la fine di un volume e si avevano magari dei pessimi cliffanger, come quello tra l'ottavo e il nono volume con la storyline di Eva innestata in modo superfluo e ridondante all'interno del climax di fine serie. Oppure il continuo passaggio a nuovi scenari e personaggi a volte era snervante, e poco adatto ad una lettura continuativa tutta d'un fiato. Ma sono finezze, e immagino che la suddivisione in archi compatti, con marcati punti d'arrivo della trama che suggeriscono quando è consigliabile fare una pausa dalla fruizione, sia qualcosa che è possibile ottenere in altri medium o magari in altre tipologie di fumetto.
Ho sempre pensato che la trama di base non sia esattamente brillantissima e sia viziata da un paio di passaggi un po' dubbi: ma anche per questo Urasawa è un grande scrittore, è riuscito a impreziosire uno spunto degno di un polpettone cinematografico e lo ha trasformato in un serial avvincente e d'atmosfera. Merito dell'ottimo storytelling ed anche della caratterizzazione eccezionale di certi personaggi, magari non tutti memorabilissimi ma molto ben definiti a prescindere dal ruolo effettivo.
Le uniche cose che mi hanno veramente infastidito sono
Le uniche cose che mi hanno veramente infastidito sono
e il solito finale anticlimatico e un po' inconcludente, tipico dell'autore.Valerio ha scritto:la storyline di Eva innestata in modo superfluo e ridondante
Eva è comunque un personaggio che mi è piaciuto moltissimo, parlavo proprio di quell'ultima parentesi in cui deve indicare Johan, a cui Urasawa attacca in modo abbastanza gratuito tutta la parte di Martin.
Quanto al finale, non l'ho trovato anticlimatico ma ben gestito nei tempi. Per finale io intendo tutto il climax nella cittadina montana, a cui si attaccano quei due capitoletti epilogativi con gli esiti dei vari personaggi. Ecco magari io avrei ulteriormente allungato l'anticlimax aggiungendone un altro paio di capitoli epilogativi per chiarire più punti in sospeso e per dare epilogo pure a Karl e Lotte (e forse anche all'ex poliziotto assassino con la villa che Nina incontrava a metà serie quando conoscevamo Roberto). Ritengo che per abituare il lettore all'idea che tutto stia finendo non si debba lesinare sugli epiloghi e sugli anticlimax, appunto.
[spoiler]Ecco, magari avrei evitato la conclusione con Johan che si sveglia, anzi no, è un allucinazione, anzi sì, è scappato di nuovo etc etc[/spoiler]
Quanto al finale, non l'ho trovato anticlimatico ma ben gestito nei tempi. Per finale io intendo tutto il climax nella cittadina montana, a cui si attaccano quei due capitoletti epilogativi con gli esiti dei vari personaggi. Ecco magari io avrei ulteriormente allungato l'anticlimax aggiungendone un altro paio di capitoli epilogativi per chiarire più punti in sospeso e per dare epilogo pure a Karl e Lotte (e forse anche all'ex poliziotto assassino con la villa che Nina incontrava a metà serie quando conoscevamo Roberto). Ritengo che per abituare il lettore all'idea che tutto stia finendo non si debba lesinare sugli epiloghi e sugli anticlimax, appunto.
[spoiler]Ecco, magari avrei evitato la conclusione con Johan che si sveglia, anzi no, è un allucinazione, anzi sì, è scappato di nuovo etc etc[/spoiler]
Il punto è che la maggior parte dei manga è diviso in serie, cicli, saghe... qui invece è una storia unica, come dici un'unica indagine e quindi sbrodola troppo. È l'equivalente di un giallo con un caso da risolvere al cinema, ma per la risoluzione invece che un film solo decidono di fare una trilogia. Arduo...Valerio ha scritto:Quanto alla serializzazione, è vero che è tirato per le lunghe, ma non tanto più di altre serie nipponiche, visto che il numero di volumi totali si aggira sempre su questa media (18, poi accorpati in 9).
Uhm. Allora forse è meglio che 20th Century Planet nemmeno lo cominci, questi elementi sono molto più presentiValerio ha scritto: ...spesso avevamo una narrazione continuativa che riguardava un set di personaggi in un determinato luogo, per alcuni capitoli, dopodiché si saltava altrove per altri capitoli ancora...
Oppure il continuo passaggio a nuovi scenari e personaggi a volte era snervante, e poco adatto ad una lettura continuativa tutta d'un fiato.
...però dai, lì c'è prorpio una struttura differente, essendo una storia più corale e ambientata in tanti diversi mondi nello spazio e nel tempo, questa frammentarietà è più giustificabile.
Appunto, non è un'indagine di cui annotarsi ogni particolare (lo cominciai eccome, e non trovai più di che proseguire oltre la prima manciata d'albi), ma una supersaga che ci sta bene che si estenda in lungo e in largo. Sicuramente un prodotto più affine alle mie corde.
Almeno a livello concettuale.
Perché a conti fatti ho trovato recitazioni e caratterizzazioni grafiche persino più raffinate in Monster. Ci sono alcuni momenti che non scorderò mai, come la sera del party in cui Tenma si accorge di essere decaduto, narrata con un brutale realismo che non pensavo di riuscire a provare. Oppure i falsi e nel contempo genuini sorrisi di Grimmer, una sorta di miracolo grafico. E poi Lunge, una figura che mi ha letteralmente fatto sbavare.
Almeno a livello concettuale.
Perché a conti fatti ho trovato recitazioni e caratterizzazioni grafiche persino più raffinate in Monster. Ci sono alcuni momenti che non scorderò mai, come la sera del party in cui Tenma si accorge di essere decaduto, narrata con un brutale realismo che non pensavo di riuscire a provare. Oppure i falsi e nel contempo genuini sorrisi di Grimmer, una sorta di miracolo grafico. E poi Lunge, una figura che mi ha letteralmente fatto sbavare.