
Un altro numero perfettamente nella media, non imperdibile ma con i suoi alti (Casty, PP8) e bassi (WoM, la danese) ben bilanciati. La copertina è molto bella, tra l'altro sembrerebbe che con la gestione Panini si sia inaugurato un nuovo stile per le copertine: semplici e pulite, con sfondo monocromatico e del tutto prive di occhielli e "strilli" vari. Anche la prossima sarà così, speriamo che questa diventi la regola perché come stile mi piace veramente moltissimo. Ma veniamo al contenuto:
Topolino e gli incontenibili Squee (Casty): Una storia tipicamente castyana, che ha in sé tutti caratteri tipici e distintivi dello stile dell'autore. E questo vuol dire due cose: da una parte, che la storia è costruita benissimo e sceneggiata magistralmente, con un ottimo uso dei personaggi e una sapiente regia degli avvenimenti che "magnetizza" il lettore sulla storia; dall'altra, però, che il lettore castyano più smaliziato già conoscerà i cliché dell'autore e quindi intuirà fin dall'inizio dove la storia andrà a parare e su che tono sarà lo svolgimento. Ed è ciò che accade qui: la storia è ben costruita ma troppo simile ad altre di Casty, ricca di elementi topici (la minaccia aliena, lo sconvolgimento creato dalle "copie" dei protagonisti, Topolino che è casualmente l'unico non contagiato dalla minaccia di turno, Eta Beta come deus ex machina) che rendono la vicenda prevedibile e poco memorabile. Da qui la lieve delusione del lettore che da Casty si aspetta sempre il meglio. Ma al di là di queste minuzie, resta il fatto che la storia è veramente ben fatta, e si fa ricordare per il clima deliziosamente inquietante e angoscioso che Casty riesce a creare sfruttando questa minaccia rappresentata da creaturine tenere e innocenti e per questo ancora più terrificante. Non troppo originale ma comunque calzante l'uso di Eta Beta come deus ex machina, cosa che tra l'altro offre all'autore la possibilità di inserire gustose citazioni alla storia d'esordio del personaggio (Eta Beta l'uomo del 2000): anche l'atmosfera della vicenda ricorda le mitiche avventure di Walsh e Gottfredson, principale fonte di ispirazione per Casty insieme a Romano Scarpa.
Molto ben fatti come al solito i disegni: morbidi, tondeggianti ed espressivi, riescono ad essere rassicuranti e al tempo stesso inquietanti dove serve. Nota di merito per Eta Beta, che Casty continua imperterrito a disegnare privo di ombra come aveva stabilito Gottfredson e come dopo Floyd, credo, non aveva mai fatto nessuno.
Wizards of Mickey Legacy - Il padrone della magia (Venerus/Perina): Alè, anche questa serie di WoM è finita. Per il gran finale, Venerus prova a inserire qualche elemento di maggior pathos e drammaticità, e in parte ci riesce visto che le scene con gli scheletri dei mostri preistorici sono molto affascinanti. Per il resto la storia offre ben poco, per quanto la vicenda risulti più interessante del solito è tutto molto stereotipato e banalotto. Seppur la trama offra qualche appiglio per un futuro ritorno dei Wizards (la Cometa delle Onde è destinata a riapparire ogni cinque anni), il vignettone finale corale con la festosa riunione di tutti i personaggi della saga lascia intendere che si tratti stavolta di un finale definitivo. E speriamo che sia veramente così, visto che la saga ormai tutto quello che aveva da dire l'ha già detto da tempo. L'ha detto maluccio, ma questo è un altro discorso. Molto bravo Perina, ma Pastrovicchio con i WoM era molto più a suo agio.
Amazing Papers - La pattuglia spaziale e il lunatico apatico (Savini/Intini): Il mondo di PP8 e i suoi amici, se usato bene, sa essere molto poetico e affascinante, permettendo al lettore di tornare bambino e ritrovarsi in un coloratissimo mondo di fantasia. Non sono molti gli autori che riescono a usare bene questo universo narrativo: Sisti ci riesce, inaugurando questa serie che ci mostra le fantasie dei paperotti di Quacktown alle prese con avventure immaginarie negli spazi siderali. L'episodio è molto introduttivo ma nel complesso la serie parte benissimo, con belle gag e una deliziosa spolveratina di umorismo demenziale e nonsense che ci sta benissimo visto che, in un mondo di fantasia infantile, la razionalità lascia il tempo che trova. Bellissima e quasi poetica la frase "Facciamo finta che noi eravamo loro", che è proprio quello che direbbero dei bambini accingendosi a giocare agli astronauti. Intini è perfettamente a suo agio nell'atmosfera surreale e stralunata della storia e illustra molto bene. Esperimento riuscito, aspetto altri episodi.
Qui Quo Qua e il campeggio estremo (Halas/Fecchi): Tipica storia danese che offre ben poco. La trama è scontata e banalotta, e per di più è infarcita di forzature e ingenuità assortite (Paperino che si fa consegnare un camion di elettrodomestici, i nipotini che in poche ore e con mezzi di fortuna costruiscono una fortezza principesca, i soliti stereotipatissimi evasi col pigiama a righe, la retromarcia sullo yacht...). Non ci siamo, decisamente: bocciata. Si salvano però i bei disegni di Fecchi, che mi piacerebbe poter (ri)vedere all'opere su una sceneggiatura italiana.