[WDTA] Il Ritorno di Jafar
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Un anno e mezzo dopo il successo raccolto da "Aladdin" nelle sale cinematografiche, la Disney decide di crearne un sequel; per fare questo non crea un nuovo lungometraggio per i cinema, ma inaugura una nuova linea che in futuro verrà sfruttata abbondantemente: i sequel riservati all'Home Video.
Con un budget ridotto rispetto ai film cinematografici (e quindi con disegni e animazioni di livello nettamente inferiore) si punta quindi al rapporto di fedeltà da parte dei fan, che per seguire le avventure dei personaggi che hanno imparato ad amare nei film cinematografici, compreranno le videocassette dei sequel.
E noi Sollazzevoli, succubi di mamma Disney, ovviamente ci caschiamo!
Questo primo sequel viene creato anche cn lo scopo di modificare lo status dei personaggi, così com'era alla fine del film "Aladdin", per cambiare i rapporti tra alcuni personaggi che volevano essere usati nella serie televisiva.
"Il ritorno di Jafar" comincia con un'irruzione di Aladdin e Abu, a bordo del Tappeto Magico, nel covo di Abismal, un ladruncolo da quattro soldi che si è appena impossessato assieme ai suoi scagnozzi di un bottino niente male. Aladdin, ormai diventato un vero e proprio Robin Hood si porta via il bottino che lascerà ai poveri di Agrabah, tranne un fiore di gioielli da regalare alla sua amata Jasmine.
Dopo questa prima scena, con l'unica utilità di farci vedere di quanto è bravo e di quanto è forte Aladdin, la scena si sposta nel deserto, dove Iago riesce ad uscire dalla lampada di Jafar. Dopo aver abbandonato Jafar in completa solitudine all'interno del "minuscolo spazio vitale", Iago se ne va in giro per Agrabah proprio quando Aladdin cade vittima di un agguato da parte della banda di Abismal, e riesce a salvare la vita al nostro eroe. Aladdin, in debito con Iago, lo porterà così di nascosto a corte.
Nel frattempo due geni ritornano in scena: il genio, di ritorno dal suo viaggio intorno al mondo, e Jafar, la cui lampada verrà sfregata proprio da Abismal.
Lo stregon si alleerà con il ladruncolo per iruscire ad uccidere il diamante allo stato grezzo.
Il film, dopo una prima parte piuttosto brillante (se escludiamo la scena iniziale) cambia improvvisamente tono, acquisendo atmosfere particolarmente cupe, decisamente insolite per un film Disney. La trama però fatica a decollare e più si procede con la visione del film e meno si è interessati a vedere come prosegue la storia.
Le 5 canzoni del film (4 delle quali si trovano nei primi 20 minuti di film) sono forse l'aspetto migliore de "Il ritorno di Jafar": anche se non all'altezza di quelle di "Aladdin" sono molto piacevoli.
"Arabian Nights" è la reprise del tema di apertura di "Aladdin, che cerca di introdurre con le stesse atmosfere il sequel; "I'm looking Out of Me", canzone cantata da Iago in giro per Agrabah è una mediocre canzoncina.
Le due canzoni migliori sono di sicuro "Nothing Like a Friend" canzone del Genio che riprende anche gli argomenti di "Friend Like Me", e "Forget About Love", canzone romantica tra Aladdin e Jasmine, con diverse simpatiche incursioni ciniche da parte di Iago.
Infine la canzone di jafar, "You're Only Second Rate", che visivamente può essere considerata l'opposto di "Friend Like Me", dato che Jafar mostra al Genio tutte le cose orribili che può fare.
In conclusione, il film si merita comunque una visione (soprattutto considerando la qualità media dei successivi sequel Disney direct-to-video). In Italia il film guadagna qualche punto rispetto alla versione americana perchè può comunque contare sul doppiaggio di Gigi Proietti (a mio parere la scelta di doppiaggio più fortunata della Disney Italia), mentre in America per divergenze interne alla Disney, Robin Williams non recitò nel ruolo del Genio, rimpiazzato da Dan Castellaneta (doppiatore originale di Homer Simpson)
E' il 1994 e la Disney consacra con Il Ritorno di Jafar la sua politica già da tempo incline alla realizzazione di "opere minori".
A cavallo tra gli 80' e i 90'infatti erano state realizzate le prime serie televisive, e un paio di esse (Duck Takes e Ecco Pippo) avevano preso la strada del cinema, con due lungometraggi realizzati dalla Movietoons, studio Disney francese adibito alla realizzazione di film economici. Questo studio aveva quindi realizzato - neanche troppo economicamente - Zio Paperone alla Ricerca della Lampada Perduta e In Viaggio con Pippo. In seguito all'alta qualità di quest'ultimo, però, la Disney Movietoons era stata assimilata dalla Feature Animation (e vedendo alcune sequenze di In Viaggio con Pippo, si capisce anche perchè), acquistando così definitivamente una propria dignità artistica. Contemporaneamente Michael Eisner aveva dato il via alla tradizione dei "cheapquels" facendo realizzare dalla grossolana Disney Television, una specie di puntatone pilota della serie televisiva di Aladdin allora in lavorazione. Una puntatona che sarebbe stata quindi distribuita SOLO in videocassetta, senza passare per il cinema.
Il Ritorno di Jafar fu realizzato quindi da una sottosezione della Television, che da quel momento in poi sarebbe stata adibita esclusivamente alla realizzazione dei lungometraggi e avrebbe formato il germe dei futuri Toon Studios.
Ma nel 1994 eravamo ancora lontani dai budget de Il Re Leone 3 o di Lilo & Stitch 2, e questo è graficamente evidentissimo. Animazioni semplicistiche, disegni in moltissimi punti assai scadenti, per non parlare dei colori, tinte unite tendenti al rosso o al violaceo che donano alla seconda parte del film un'atmosfera "febbricitante".
Nei momenti migliori i personaggi acquistano uno stile gommoso, non sgradevole a vedersi ma indice di una stilizzazione facilona del tutto fuori luogo e comoda da realizzare.
Il film, firmato da Tad Stones, veterano delle serie tv, ne reca l'inconfondibile impronta "avventurosa". Stones infatti ha uno stile narrativo piuttosto disincantato e poco "classico" che ben si adatta a un film che ha al proprio centro il ritorno del cattivo. E' Jafar infatti a reggere le fila del film, liberatosi dalla lampada grazie al ladruncolo Abis Mal, nuovo personaggio, "necessario" anche se poco simpatico e molto buffonesco. Un punto a favore del film, oltre ad avere una sceneggiatura ricca di pathos, è la redenzione di Jago, condotta in modo graduale e assai credibile. E' Jago infatti coi suoi ripensamenti, i rimorsi e la strafottente personalità ad essere la seconda colonna portante del film. La vicenda si cuce tutta intorno a lui, nobilitandone il personaggio.
Un peccato invece che il Genio cambi caratterizzazione. Sebbene Gigi Proietti faccia del suo meglio per far tornare il personaggio quello di sempre, si nota troppo che gli animatori non avevano voglia di creare la magia del primo film. Il Genio è infatti doppiato in originale da Dan Castellaneta, che rimpiazza Robin Williams nella serie tv con una recitazione più composta e meno intensa. Forse allora non è un caso che il colore della sua pelle tenda al biancastro e non sia blu come al solito, come a voler simboleggiare lo scolorimento del personaggio.
Le canzoni non sono niente affatto male, per essere un sequel. Si inizia con un reprise di Arabian Nights, che diverrà poi la sigla ufficiale della serie televisiva per procedere con I'm looking out of me e Nothing like a friend, cantate rispettivamente da Jago e dal Genio. E' assai gradevole Forget about love, il tema d'amore, cinico e leggero, mentre è pura dinamite You're only Second rate, umiliazione del Genio by Jafar, originale quanto graficamente uno degli spettacoli più obbrobriosi dei 66 minuti di durata del film. La qualità infatti va scadendo quanto più Jafar prende il sopravvento su Agrabah, fino a raggiungere picchi di orrore durante la battaglia finale, che sembra colorata a pennarello.
Questo fu anche il primo film disney ad adottare l'espediente della gag a fine titoli di coda, che avrebbe avuto largo seguito negli anni 90.
Il Ritorno di Jafar apre quindi la strada alla lunga serie dei lungometraggi disney direct-to-video: già dai due successivi film, Aladdin e il Re dei Ladri e Winnie the Pooh alla Ricerca di Christpher Robin si sarebbe intravisto un grosso miglioramento. Solo sette anni dopo nel sequel del Gobbo di Notre Dame si sarebbe rivista una così bassa qualità, tuttavia non si può colpevolizzare più di tanto un film che nel suo piccolo (budget) seppe offrire una storia quantomeno intrigante.
A cavallo tra gli 80' e i 90'infatti erano state realizzate le prime serie televisive, e un paio di esse (Duck Takes e Ecco Pippo) avevano preso la strada del cinema, con due lungometraggi realizzati dalla Movietoons, studio Disney francese adibito alla realizzazione di film economici. Questo studio aveva quindi realizzato - neanche troppo economicamente - Zio Paperone alla Ricerca della Lampada Perduta e In Viaggio con Pippo. In seguito all'alta qualità di quest'ultimo, però, la Disney Movietoons era stata assimilata dalla Feature Animation (e vedendo alcune sequenze di In Viaggio con Pippo, si capisce anche perchè), acquistando così definitivamente una propria dignità artistica. Contemporaneamente Michael Eisner aveva dato il via alla tradizione dei "cheapquels" facendo realizzare dalla grossolana Disney Television, una specie di puntatone pilota della serie televisiva di Aladdin allora in lavorazione. Una puntatona che sarebbe stata quindi distribuita SOLO in videocassetta, senza passare per il cinema.
Il Ritorno di Jafar fu realizzato quindi da una sottosezione della Television, che da quel momento in poi sarebbe stata adibita esclusivamente alla realizzazione dei lungometraggi e avrebbe formato il germe dei futuri Toon Studios.
Ma nel 1994 eravamo ancora lontani dai budget de Il Re Leone 3 o di Lilo & Stitch 2, e questo è graficamente evidentissimo. Animazioni semplicistiche, disegni in moltissimi punti assai scadenti, per non parlare dei colori, tinte unite tendenti al rosso o al violaceo che donano alla seconda parte del film un'atmosfera "febbricitante".
Nei momenti migliori i personaggi acquistano uno stile gommoso, non sgradevole a vedersi ma indice di una stilizzazione facilona del tutto fuori luogo e comoda da realizzare.
Il film, firmato da Tad Stones, veterano delle serie tv, ne reca l'inconfondibile impronta "avventurosa". Stones infatti ha uno stile narrativo piuttosto disincantato e poco "classico" che ben si adatta a un film che ha al proprio centro il ritorno del cattivo. E' Jafar infatti a reggere le fila del film, liberatosi dalla lampada grazie al ladruncolo Abis Mal, nuovo personaggio, "necessario" anche se poco simpatico e molto buffonesco. Un punto a favore del film, oltre ad avere una sceneggiatura ricca di pathos, è la redenzione di Jago, condotta in modo graduale e assai credibile. E' Jago infatti coi suoi ripensamenti, i rimorsi e la strafottente personalità ad essere la seconda colonna portante del film. La vicenda si cuce tutta intorno a lui, nobilitandone il personaggio.
Un peccato invece che il Genio cambi caratterizzazione. Sebbene Gigi Proietti faccia del suo meglio per far tornare il personaggio quello di sempre, si nota troppo che gli animatori non avevano voglia di creare la magia del primo film. Il Genio è infatti doppiato in originale da Dan Castellaneta, che rimpiazza Robin Williams nella serie tv con una recitazione più composta e meno intensa. Forse allora non è un caso che il colore della sua pelle tenda al biancastro e non sia blu come al solito, come a voler simboleggiare lo scolorimento del personaggio.
Le canzoni non sono niente affatto male, per essere un sequel. Si inizia con un reprise di Arabian Nights, che diverrà poi la sigla ufficiale della serie televisiva per procedere con I'm looking out of me e Nothing like a friend, cantate rispettivamente da Jago e dal Genio. E' assai gradevole Forget about love, il tema d'amore, cinico e leggero, mentre è pura dinamite You're only Second rate, umiliazione del Genio by Jafar, originale quanto graficamente uno degli spettacoli più obbrobriosi dei 66 minuti di durata del film. La qualità infatti va scadendo quanto più Jafar prende il sopravvento su Agrabah, fino a raggiungere picchi di orrore durante la battaglia finale, che sembra colorata a pennarello.
Questo fu anche il primo film disney ad adottare l'espediente della gag a fine titoli di coda, che avrebbe avuto largo seguito negli anni 90.
Il Ritorno di Jafar apre quindi la strada alla lunga serie dei lungometraggi disney direct-to-video: già dai due successivi film, Aladdin e il Re dei Ladri e Winnie the Pooh alla Ricerca di Christpher Robin si sarebbe intravisto un grosso miglioramento. Solo sette anni dopo nel sequel del Gobbo di Notre Dame si sarebbe rivista una così bassa qualità, tuttavia non si può colpevolizzare più di tanto un film che nel suo piccolo (budget) seppe offrire una storia quantomeno intrigante.
Dopo aver rivisto Jafar nei Cattivi Disney mi è venuto un attacco di nostalgia, così sono corso a recuperare quello che ho sempre considerato il mio Classico preferito. Ebbene, colpo di scena, è ancora il mio Classico preferito, anche se in realtà li devo rivedere, uhm, tutti, tipo, ma è obiettivamente perfetto e sentimentalmente lo amo. A dire il vero, quand'ero giovane e gagliardo più che il film amavo il brand, quindi amavo tutto, sequels e serie animata inclusi. E pure oggi non c'è niente da fare, le notti d'oriente mi sanno ancora eccitare, sedurre e stregare, tanto che ho messo tutti i videoclip delle canzoni sul tablet. Eppure quando poi sono andato a rivedere il Ritorno di Jafar mi sono fatto un po' male, lo ricordavo meglio, e non solo sul piano grafico (vabbè, è noto), ma anche a livello di sceneggiatura, ritmo e gestione dei personaggi. Aladdin è perfetto anche in queste cose (forse lo scontro finale con Jafar poteva durare un zinzino di più?), ma il sequel non lo ricordavo da meno. E invece Il ritorno di Jafar sembra proprio un pilot doppio della serie animata, ha un ritmo televisivo che purtroppo appartiene al ramo scadentuccio dei ritmi televisivi, fatto di sketch incollati un po' così, di cui alcuni ridondanti (vedi la rentréé del Genio, che sembra promettere mari e monti), pretesti inusitati (in Aladdin Jago non se lo fila nessuno e nel sequel appena torna ad Agrabah tutti gli parlano?), minacce goffolone (Jafar aggira divieti cosmici e fa quello che vuole con Abis Mal e non fa nulla con gli altri?) e, sì, un'animazione effettivamente scadentotta (non sempre, però). Tuttavia le canzoni sono belle, soprattutto la villain song, e perciò, anche in virtù del glorioso passato da me attribuitogli quando ero giovane e ingenuo, salvo Il ritorno di Jafar e ne conservo un buon ricordo. Ma sul tablet lascio Aladdin.
Ottimo lavoro.