[Topolino] Annata 2014

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Minchia!
  • Allora niente Fatiche di Pippercole 2? :( :(
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
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    Occhebelnumero, il #3033!
    E non perché ci sia la storia-capolavoro, il grande autore all'opera, l'avventura-evento o chissà quale occasione speciale.
    Questo è un numero nella media.
    Senza picchi, né positivi né negativi.
    Medio, proprio.
    Ma il fatto che un numero assolutamente ordinario di Topolino abbia una qualità del genere, rendendo questo albo un volume piacevole da leggere tutto, da ogni storia ad ogni articolo, significa che il settimanale sta vivendo un periodo davvero roseo e meritato, figlio del lavoro della De Poli, della redazione, degli autori e del passaggio a Panini, che al di là delle azioni concrete (ne parlo qui), secondo me ha fatto bene proprio agli animi di chi lavora per Topolino.

    Buono il Masta, quindi, con la sua Vendetta di Mad Ducktor: non eccelle, perché la trama non fila proprio perfetta e l'inserimento dell'alter ego mascherato di Bum Bum è pretestuoso, ai fini della storia. Ma è una piacevole avventura da supereroi, con idee carine (il gruppo di supercattivi che Paperinik sconfigge all'inizio, l'inquietante ultima tavola) e con disegni molto buoni, specialmente nel ritrarre Paperinik, un figo vero sotto la matita di Mastantuono.
    Topolino e l'Uomo del Giorno è un giallo classico con Mickey: Panaro scrive un primo tempo in cui mette in campo tutta la sua maestria nel creare il mistero e le reazioni della gente, peccato che la soluzione dell'intrigo non sia proprio entusiasmante, ma ciò non toglie all'avventura una certa potenza e anche una nota di speranza, nelle ultime tavole, che mi ha fatto piacere trovare, che non ho trovato retorica come rischiava di essere e che di fatto mi fa perdonare una conclusione un po' inaspettata. Il Pastro ai disegni è fenomenale, adoro l'atmosfera grafica che sa infondere ai gialli e qui non si smentisce: ogni tavola è curatissima, le prime con Topolino disfatto dal viaggio sono stupende, ma anche il look con cui lo veste (elegante in camicia, col giacchino al porto) è sempre affascinante, così come i suoi sguardi. Non da meno è Pippo, e anche a Minni viene riservata una certa attenzione estetica. Nota di merito al personaggio misterioso della storia, il cui aspetto mi ricorda qualcosa o qualcuno, ma non riesco a focalizzare... ad ogni modo, riuscito ;)
    La breve di Cirillo/Fiorillo è... intervention!!! :P Caruccia, dai. Leggibilissima anche la straniera, per quanto nella didascalia della prima tavola lo sceneggiatore se la tiri troppo :P Peccato per i soliti disegni anonimi di Pujadas.

    A margine, come dicevo, anche il resto è molto interessante: la Ziche, dopo aver detto la sua "a fumetti" su Lucca, fa lo stesso anche per le figurine, in occasione dell'album dei calciatori allegato al numero. Ed è sempre una festa per gli occhi, oltre che di umorismo ("dovresti protestare con l'editore" :P :P :P).
    Mi è piaciuto molto, infine, lo spazio dedicato alle poesie: in un colpo solo si dà una sferzata culturale al giornale con un genere non certo facilmente accessibile, si mostra la magia dell'inverno e si dà importanza ai disegnatori Disney accompagnando ciascuno poesia coi bellissimi disegni di Intini. Gradito molto.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Segnalo agli interessati che sul Topo di domani c'è una mia storia lunga dedicata a Zio Paperone e Amelia. Ci sono piuttosto affezionato perché ho avuto l'opportunità di realizzarla esattamente come volevo, sbizzarrendomi a metterci avventura, oggetti magici, mostroni nei dungeon e un po' di introspezione che non fa mai male. :)

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  • Vito ha scritto:Segnalo agli interessati che sul Topo di domani c'è una mia storia lunga dedicata a Zio Paperone e Amelia. Ci sono piuttosto affezionato perché ho avuto l'opportunità di realizzarla esattamente come volevo, sbizzarrendomi a metterci avventura, oggetti magici, mostroni nei dungeon e un po' di introspezione che non fa mai male. :)
    Ho notato, sembra un episodio di Duck Tales, doppiaggio incluso. Complimenz.
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    Ottimo lavoro.
  • Vito, due cose.

    Primo.

    VAH-VAH-TINNE?!?!?!?!


    Secondo.

    2,40 Euro per 32 tavole di storia buona su 150. Costi caro.

    :asd:


    Ah, e la storia è bellissima, l'ho letta alle otto e un quarto di mattina, quando sono a mente piùchelimpida, ed è bellissima. L'atmosfera, la CONTINUITY!!!!111!!!!, i disegni (Lo sapevo che Guerrini avrebbe fatto un buon lavoro, è il tipo di storia per cui il suo stile è perfetto), vedere Amelia fusa con Will ( :P ), e poi quella roba sull'usare bene i personaggi e arricchirli e non usarli come macchiette e metterci del proprio eccetera eccetera. Bella. :)


    (Riguardo il restante 120 pagine, avete notato che Doubleduck sembra nettamente migliorato da quando ha cominciato a occuparsi della storia di Kay? Più o meno la stessa cosa che dicevo sul sondaggio :asd: )

    (E... la storia di Mazzoleni. No, ma la storia di Mazzoleni. MazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleniMazzoleni.......................)
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • Dopo sette anni di lurkaggio più o meno costante, m’iscrivo oggi al forum perché voglio essere la prima a gridare “Capolavoro!” di questa bellissima storia (vedo che gli utenti Max Brody e Mason mi hanno preceduta nel commentare, ma non hanno gridato, quindi facciamo che conta).

    Ho sempre avuto un debole per Amelia; ho amato la terribile, spietata fattucchiera degli esordi, una Strega a tutti gli effetti, un monolito di pura malvagità privo di qualunque sfaccettatura, e ho amato la goffa, ridicola, spesso addirittura incompetente mascherina dei giorni nostri, sempre sul filo della macchietta umoristica, sempre a un passo – e sovente anche oltre – dall’essere ridotta ad un mero tormentone.

    Compiendo un’operazione di rara delicatezza, Vito Stabile non rigetta nessuna di queste interpretazioni, ma prende la penna e unisce i puntini, regalandole nello spazio di poche battute una straordinaria vivacità e pienezza di caratterizzazione. L’Amelia che esce dalle pagine di questa storia è un personaggio di uno spessore e di una tridimensionalità singolari. Persino l’abusatissimo e incredibilmente melenso ‘Amelia deve compiere un’azione sufficientemente nefanda a dare prova di Estrema Cattiveria, pena la retrocessione a Fatina’ viene qui contestualizzato e sfruttato in modo da servire la storia e la caratterizzazione, anziché schiacciarle e banalizzarle come di solito accade.

    Ad un livello più personale, mi è molto piaciuto, e trovo in un certo senso molto realistico, che nonostante l’Amelia di oggi abbia finito per essere da molti punti di vista l’opposto della persona che forse avrebbe potuto e voluto diventare, lei non sembri avere rimpianti. In questo mi pare d’intravedere un parallelo (non so quanto voluto) tra Amelia e Paperone: anche lui tratteggiato splendidamente – seppure in sordina, trovandosi per una volta a fare da spalla in una storia non sua – con tutte le sue incongruenze e contraddizioni. Anche lui, forse, ha intrapreso una via azzardata e rischiosa inseguendo l’ambizione e l’amore per l’avventura, e il viaggio lo ha cambiato lungo la strada. Ma questo non è necessariamente un male. Infine, siamo la somma delle scelte e delle esperienze che abbiamo fatto, questa storia sembra dire; per tanti versi peggiori, ma a volte anche migliori, di quanto osassimo sperare apprestandoci a partire.

    Complimenti vivissimi all'Autore, e un grazie di cuore.
  • I personaggi Disney sono maschere universali, il che vuol dire che è facilissimo sgarrare e passare dall'universalità alla macchietta, fossilizzando personaggi in canovacci e relazioni assurde. Molti gli autori che provano a svecchiare questi ingranaggi, non tutti ci riescono; nessuno ci aveva mai provato con Paperone ed Amelia.
    Vito lo fa e ne esce una gran bella storia. Ma "bella" è un aggettivo generico e piuttosto comodo da affibbiare, specie se conosci l'autore: quindi rischiamo un po' di più e definiamola una storia fine.

    Innanzitutto, per la trama. Una trama semplice, lineare, intervallata dai flashback che la rendono meno ritmata del Crollo di Zio Paperone ma non meno riuscita in fatto di storytelling. Una trama con molte scelte di comodo, facilonate per passare a quello che Vito ci vuole veramente raccontare... e qui parte la prima finezza: i pretesti narrativi non sono facilonate ma indizi e il finale li riscatta, mostrandoci una grande furbizia e una piacevole attenzione al filo logico, che non viene sacrificato ma anzi rafforza l'esposizione del pezzo forte.
    Il pezzo forte è ovviamente Amelia. I flashback singolarmente dicono poco ed è difficile leggervi qualcosa di più che il semplice "making of" della sua carriera da strega, ma è mettendoli insieme che si arriva alla seconda finezza: una caratterizzazione nuova e pure abbastanza innovativa, ma sottilissima, quasi sibillina nel suo reinterpretare tutto il mondo delle buffate stregonesche che, specie in Italia, sono state associate alla Fattucchiera fino a diventarne lo stucchevole background, utilizzato qui con tutta la sua carica farsesca per trasformarlo però in un ambiente malato, cui Amelia si adegua suo malgrado, diventando l'antagonista che conosciamo. Il che a pensarci bene è terribile ed è sicuramente una visione rivoluzionaria del personaggio, ma il bello è che, come già detto, tutto il meccanismo è implicito, mostrato più che spiegato od analizzato e forse proprio per questo più efficace. Verrebbe da volerne vedere un approfondimento, un'espansione... ma dopotutto questa non è la storia di Amelia ma di Paperone ed Amelia, quindi ci sta che non si scenda nel dettaglio e si usino queste scene per raffrontare Amelia allo Zione. Uno Zione in gran forma, che non teme espressioni dure ma anche molto più onesto ed aperto di quanto siamo abituato a vederlo, con tanto di ammissioni esplicite che richiamano il Paperone giocoso ed avventuroso che DuckTales mutuò dall'originale barksiano.

    Una storia fine, appunto. Ecco, forse addirittura *troppo* fine? Ho paura che non tutti riescano a cogliere appieno la silenziosa potenza di certi passaggi. Magari a dispetto delle apparenze non è una storia per tutti, il che è paradossale per una storia che cerca di ristabilire la credibilità dei personaggi. La ricerca del discrimine tra la superficialità del lettore e le responsabilità dell'autore è effettivamente un processo difficile e magari anche sterile. Qui il messaggio è arrivato forte e chiaro ed è stato apprezzato molto.


    Belli i disegni di Guerrini, il bestio un po' troppo grottesco ma compensa un'Amelia affascinante come non si vedeva da tempo.





    Mason ha scritto:2,40 Euro per 32 tavole di storia buona su 150. Costi caro.
    Quoto, dai, il resto è molto dimenticabile. La storia di Mazzoleni mi ha messo a disagio.
  • Ho paura che non tutti riescano a cogliere appieno la silenziosa potenza di certi passaggi. Magari a dispetto delle apparenze non è una storia per tutti.
    "Tutti" possono sempre leggere la settecentesima storia su Topolino che porta un cavernicolo dal passato, dieci pagine prima. A me piace questa qui. Ché piccoli capolavori come questo potrebbero essere la media della rivista, con un po' di impegno.
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • No, dai, stavolta poche chiacchiere tecniche che non ci riesco. Occhi lucidi a fine storia, tutto qui.
    Lorenzo Breda
    Website | Google+ | DisneyStats | deviantART

    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

    [No bit was mistreated or killed to send this message]
  • Mason ha scritto:"Tutti" possono sempre leggere la settecentesima storia su Topolino che porta un cavernicolo dal passato, dieci pagine prima. A me piace questa qui. Ché piccoli capolavori come questo potrebbero essere la media della rivista, con un po' di impegno.
    C'è una gamma infinita tra il piattume ed una storia che non tutti possono cogliere appieno perché potrebbero non averne gli strumenti. Non che questa sia una storia INTELLETTUALE o poco godibile dal chimerico "uomo qualcunque", ma ho il dubbio che sia molto più apprezzabile a chi invece fa caso e conosce certe dinamiche... ma come ho detto, è un discorso ipotetico, che lascia il tempo che trova.

    Magari leggi anche tutte le parole intorno a quelle che hai quotato e avrai un quadro migliore del mio grado di apprezzamento eh :P
  • Lea ha scritto:Ho sempre avuto un debole per Amelia; ho amato la terribile, spietata fattucchiera degli esordi, una Strega a tutti gli effetti, un monolito di pura malvagità privo di qualunque sfaccettatura, e ho amato la goffa, ridicola, spesso addirittura incompetente mascherina dei giorni nostri, sempre sul filo della macchietta umoristica, sempre a un passo – e sovente anche oltre – dall’essere ridotta ad un mero tormentone.
    Quoto. Vito ha spiegato perché ho votato Amelia al sondaggio sulle femmine Disney. Citando Minima, poi, ha dimostrato di essersi innestato subito dopo Artibani fra coloro che hanno capito il personaggio.

    Comunque, solo io all'inizio ho pensato al corto La luna, che all'autore era piaciuto molto?


    Per il resto, DD a me non fa affatto schifo, l'ho detto in passato e lo ribadisco. Bosco potrebbe pure avere la fantasia di Artibani, ogni tanto, ma diciamo che anche così mi va bene. La storia della macchina del tempo è *quello che è* ed è anche un mezzo doppione.
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    Ottimo lavoro.
  • "Non fare questa storia, Vito! Non è mai una buona idea fare storie in cui i nemici si alleano temporaneamente! Mini la loro credibilità! E poi devi ripristinare lo status quo con amnesie e roba del genere!

    Ricordo ancora quando gliel'avevo sconsigliata, l'estate scorsa, e direi che ha fatto bene a non ascoltarmi, perché questa è sicuramente la sua storia più importante! Certo, considero ancora il Crollo e lo Sclero dell'Acqua un perfetto manifesto programmatico in due step, ma non si può negare che qui Vito abbia tolto il freno a mano e si sia scatenato, mettendoci tutto quello che poteva metterci e prendendosi dei rischi notevoli.

    E com'è riuscito a dribblarli questi rischi? Con la finezza, appunto. E un notevole uso dei dialoghi.

    Perché gli sono usciti proprio bene i dialoghi, accidenti. Paperone fa i predicozzi, cosa assolutamente credibile e in character, ma li fa con brio. Amelia dal canto suo ne esce in modo certamente inaspettato, ma umano. Sì, la rivelazione finale può sconcertare molti. Amelia voleva farsi una vacanza e ha scelto Paperone. No, non vengono date ulteriori spiegazioni, sarebbe stato ridondante e forse - questo sì - un po' out of character. Il tutto viene lasciato vago, accennato, e Amelia, da papera maliarda e misteriosa qual è ci fa pure un figurone, volandosene via. E questo ci dimostra che puoi esplorare, setacciare, persino deformare a volte le caratteristiche dei personaggi. Ma se saprai farli "recitare" nel modo giusto, fedele e più autentico possibile, queste variazioni diventeranno non forzature, bensì sfaccettature di uno stesso carattere. Lo sapeva bene Barks che è riuscito a farci trangugiare con naturalezza nell'arco della sua carriera Paperoni dal temperamento anche molto diverso da una storia all'altra.

    E questo inoltre è il miglior Guerrini dai tempi di Pk! Lo Zio Gianni, La Luna, le streghe artibaniche, le pose di Amelia. Atmosfere veramente suggestive.
  • PORTAMANTELLO ha scritto: C'è una gamma infinita tra il piattume ed una storia che non tutti possono cogliere appieno perché potrebbero non averne gli strumenti. Non che questa sia una storia INTELLETTUALE o poco godibile dal chimerico "uomo qualcunque", ma ho il dubbio che sia molto più apprezzabile a chi invece fa caso e conosce certe dinamiche... ma come ho detto, è un discorso ipotetico, che lascia il tempo che trova.

    Magari leggi anche tutte le parole intorno a quelle che hai quotato e avrai un quadro migliore del mio grado di apprezzamento eh :P
    Lol? Ma guarda che ho capito quello che intendi dire, eh :P
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • La storia di Vito e Guerrini a Barks sarebbe piaciuta.
  • Topolino #3035

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    Questo numero mi ha fatto capire una cosa precisa: in questo momento ho bisogno di bellezza. Fortunatamente ritengo che nella mia vita, negli ultimi tempi, di bellezza ne abbia, ma il punto è che la ricerco in quello di cui mi nutro: letture e visioni.
    Bellezza è un concetto tanto vago quanto astratto, e difatti non sono in grado di spiegarlo: è un'atmosfera, un complesso di cose, di sensazioni che vengono trasmesse in un insieme tanto armonico da essere piacevole in modo profondo, e di colpirti senza preavviso.
    Bene, io la bellezza l'ho trovata in Zio Paperone, Amelia e il Patto della Luna. Una storia che ha tanto, tantissimo da trasmettere, su vari livelli non tanto di lettura, quanto di percezione. A seconda delle diverse sensibilità ed età si potranno raccogliere umori e gusti diversi. In questo senso condivido molto il discorso che faceva Portamantello, dunque. Vito scrive una storia davvero degna di questo nome, davvero completa e davvero portatrice di quella bellezza che vado cercando.
    Paperone, come il buon Vito ha già dimostrato nelle sue precedenti prove, è sfaccettato, credibile, fedelissimo alla linea barksiana senza essere pedante e nerd, ma semplicemente ripescando in modo naturale i caratteri originari del personaggio e restituendoli dopo averli fatti propri, stratificandoli insieme alle tante altre versioni di cui l'autore ha fruito nel corso degli anni.
    Ma non è Paperone il focus della storia, quanto piuttosto Amelia. Se il vecchio Scrooge, infatti, in passato ha goduto comunque di altri sceneggiatori capaci di metterne in risalto le sue migliori potenzialità (basti Artibani come esempio generale), il discorso è più complesso per Amelia, che come tutti i villain disneyani dopo tanti anni di militanza è sempre passabile di appiattimento banaloide. Sempre Artibani, in coppia con Lello Arena, aveva lavorato un po' sul personaggio tra gli anni '90 e 2000, regalandole anche comprimari ad hoc, ma il risultato che ha raggiunto Vito è speciale. Perché ha preso il personaggio, le ha infuso quella sensibilità napoletana che appartiene a lui quanto alla fattucchiera, ne ha studiato i caratteri salienti e ha scavato nel background di Amelia. I flashback che intervallano la vicenda, e che si riveleranno tutt'altro che secondari rispetto allo svolgimento della trama, servono proprio a dare tridimensionalità al personaggio, mostrandone l'iter che l'ha portata ad essere quella che è ma che non è sempre stata.
    "Ci sono sfumature che spesso non vengono colte finché non si ha modo di conoscersi meglio", dice Paperone, ed è probabilmente il perno di tutta la vicenda: basta approfondire le cose, la conoscenza di una persona, per capire le buone ragioni di tutti. Ed essere più indulgenti verso gli altri, attori come noi dello stesso dramma/commedia che è la vita. Non a caso Amelia dice "Ci sono occasioni in cui bisogna decidere se ribellarsi al proprio destino o lasciarsi totalmente coinvolgere".

    La parte di caratterizzazione dei due protagonisti, e quindi di approfondimento di tematiche che afferiscono alla sensibilità umana, sono sicuramente il cuore della storia. Ma il giudizio più che positivo deriva anche da una sceneggiatura che tecnicamente funziona alla grande: nulla viene lasciato al caso, così che tanto il Fiutatesori che vediamo all'inizio, quanto il riferimento al funzionamento dei Trasluna, per non parlare ovviamente del prologo e di tutti i flashback, tutto dicevo concorre alla direzione che la storia prende. Ogni elemento è lì per un motivo, che viene ripreso e portato a compimento nel giusto punto della narrazione.
    Posso dire senza ombra di dubbio che siamo di fronte alla migliore storia di Vito, tra quelle pubblicate finora: per completezza di temi, capacità di utilizzare i meccanismi di sceneggiatura e per comprensione dei personaggi utilizzati, l'avventura di Paperone e Amelia su un'isola deserta rappresenterà, in una futura ottica di riflessione sulla carriera dell'autore, uno spartiacque nella produzione dello sceneggiatore, un po' come il Guazzabù fu per Casty.

    Altro merito della storia è anche da riconoscere a Francesco Guerrini: non ho mai amato particolarmente questo disegnatore, che non mi piaceva affatto su PK e che nelle sue prove sul Topolino degli anni '90 giudicavo discontinuo, colpendomi positivamente in alcune occasioni e risultandomi indigesto in altre.
    Stavolta invece offre un comparto grafico ottimo, forse il migliore tra quanto capitato sinora a Vito (rivaleggia seriamente con Faccini e Lucci, tutti e tre parimerito visto che hanno stili differenti), che si può notare negli ambienti - le stanza dei trofei nel deposito, l'isola - quanto, e soprattutto, nel lavoro sui due paperi: alcune pose di Paperone, e alcune sue espressioni, sono veramente azzeccate, per dirne una. Ma anche graficamente, il lavoro migliore è fatto su Amelia, che risulta veramente quella papera del fascino maliardo che le aveva dato Barks nelle prime storie in cui compariva. Guerrini la fa dolce e adorabile da bambina, giovanile e sarcastica da adolescente e fascinosa e provocante nel suo aspetto attuale, come si può notare da numerosi sguardi che lancia nelle vignette. La miglior Amelia grafica che ricordi da almeno 20 anni, insieme a quella di Barbucci e a quella di Cavazzano.

    Ricerca delle bellezza in quello che si fruisce, dicevo.
    Ma che bellezza si può trovare in una storia in cui Topolino si deve accollare un cavernicolo in mezzo ad una festa di ricconi? Mazzoleni prova a mettere Mickey in una trama adatta a Paperino, con gag che solitamente subisce Paperino e che mostra una situazione un po' stramba che non sa bene in che direzione andare. Petrossi, solitamente matita di prim'ordine, qui non morde offrendo un lavoro poco più che sufficiente.
    Si può trovare un po' di quella bellezza nella storia di Pesce/Palazzi: un manifesto sui genitori che vedranno sempre i propri figli come eterni bambini, incapaci o riluttanti a vedere la loro crescita e conseguente cambio di abitudini, interessi e atteggiamenti. Simpatica l'idea della tavola prologo (lol, in un numero 3 storie che non hanno il titolo nella prima tavola! Non è più una cosa una tantum!), peccato che la trama ad un certo punto diventi un po' inverosimile. Ma rimane una buona storia.
    Poca bellezza nel nuovo capitolo di Amazing Papers, con una storia che si attesta sul mood già visto nei precedenti episodi, risultando un prodotto piacevole ma senza spiccare il volo.
    Infine la nuova avventura di DoubleDuck soffre dei soliti problemi, essendo scritta come sempre da Bosco. Le storie con DD sono quelle dove l'atmosfera spionistica consente di osare di più, tanto nelle tematiche che diventano maggiormente realistiche nei pericoli mondiali e negli equilibri socio-politici messi in campo, quanto nella parte grafica, in cui le tavole diventano dinamiche e dove il colore è sempre curato particolarmente. Peccato che a queste "libertà" non corrispondano trame altrettanto riuscite, quasi come se il canovaccio spionistico obbligasse l'autore a seguire determinati step dai quali è difficile variare più di tanto. Ormai c'è la "missione della settimana", vista anche la frequenza con cui compaiono le avventure della versione 007 di Paperino. E il tentativo di creare una sottotrama incentrata su Kay K e sui suoi genitori, iniziata pesantemente con la storia di Natale e proseguita ora, finora non sta fornendo quella variazione sul tema che si auspicherebbe. Ma vediamo se l'approfondimento della sexy agente segreta avrà ulteriori sviluppi.
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  • Direi che abbiamo la prima candidata ai MDS 2014! :solly:

    Del resto non è un caso se è stata posizionata in fondo al fascicolo. La storia si rivela originalissima, introspettiva e poetica. I flashback che intelligentemente intervallano la trama principale (isola + flashback = Lost? :P) sono praticamente un sunto della vita della fattucchiera (a proposito, immagino che quel caschetto che ha da giovane sia un segno inconfondibile delle direttive di Vito ;D), con tanto di perfetto inserimento del concilio delle streghe, visto in Zio Paperone e l'ultima avventura (Guerrini se l'è cavata egregiamente nel riproporle fedelmente, così come con tutto il resto), e la coerente e non forzata citazione di Minima nel discorso di una riflessiva Amelia, che anche in questa storia dell'autore campano non nasconde le proprie origini (le parole magiche ;D). Finale da appalusi, e chapeau anche da parte mia! :adore:
  • Sta a vedere che mi tocca comprare il Topo di questa settimana (cosa che faccio assai raramente) dopo tutte queste lodi per fortuna non spoiler?
    Timido postatore e finto nerd.

    Pure su YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCBsX4Y ... LjrjN8JvEQ.
  • Quello di questa settimana è stato un buon numero, con Doubleduck, tre storie "minori" in mezzo che non mi sono dispiaciute e quella di chiusura che è probabilmente la migliore.
    Complimenti a Vito, che ha saputo utilizzare ottimamente i personaggi...certo il passato di Amelia forse è un po' troppo melenso, ma del resto fa da contrasto ad un concetto di "strega", un po' troppo stereotipato come sono le sue due compagne di scuola. Ne esce fuori quindi un personaggio credibile e più profondo della solita strega con in testa la Numero 1. Anche Paperone appare più variegato del solito vecchio che caccia la fattucchiera sparando aglio. Bella la struttura della trama intervallata dai flashback.
    E poi c'è Guerrini...che dire? Uno dei miei disegnatori preferiti, perfetto per realizzare soprattutto un Amelia molto sexy, anche con quel suo caschetto di gioventù.

    E la prossima settimana ritorna Casty con una storia di più puntate (non ho capito se due o più) di cui si è parlato molto, grande curiosità di leggerla.
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