[WDAS #53] Frozen - Il Regno di Ghiaccio

E' lo studio d'animazione più antico ma anche il più vitale. Tutto comincia da qui, e continua ancora oggi portando l'arte dell'animazione verso nuove frontiere. La mancanza di un nome riconoscibile ha portato per anni il grande pubblico a confonderne le opere con quelle delle altre filiali Disney, ma adesso tutto è cambiato. Benvenuti nel Canone Disney.
  • Non lo metto in dubbio, ma credo che sarebbe un processo fattibile anche su DVD con buoni risultati. Che non prescinde il fatto di necessitare per forza il 1080p, insomma. Del FullHD ne percepisci i benefici quando hai immagini davvero iper-dettagliate. Solitamente ne percepisci i benefici su sfondi naturali. Non è un caso che gran parte dei filmati promozionali in FHD (e dei futuri 4K) siano riprese di aree naturali, le riprese che si farebbero per un documentario. I prodotti d'animazione non arriveranno mai a quel livello effettivo di risoluzione perché è fisicamente impossibile disegnare tutto quel dettaglio. Con la CGI è già meglio, ma il live action è inarrivabile. Anzi, faccio una previsione: se e quando uscirà il 4K, la differenza fra un Classico in 1080p e uno in 4K sarà pressoché impercettibile.

    Lorenzo, ma sei sicuro che non stiano studiando un formato per l'UHD? Ne avevo letto recentemente, qualcosa riguardo l'HVD. Infatti leggo su Wikipedia che esiste ed è in lavorazione (sempre che ci si possa fidare di Wikipedia).
    For now I've lost everything,
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    (Genesis, Afterglow)
  • L Vertighel ha scritto:Non lo metto in dubbio, ma credo che sarebbe un processo fattibile anche su DVD con buoni risultati. Che non prescinde il fatto di necessitare per forza il 1080p, insomma. Del FullHD ne percepisci i benefici quando hai immagini davvero iper-dettagliate. Solitamente ne percepisci i benefici su sfondi naturali. Non è un caso che gran parte dei filmati promozionali in FHD (e dei futuri 4K) siano riprese di aree naturali, le riprese che si farebbero per un documentario. I prodotti d'animazione non arriveranno mai a quel livello effettivo di risoluzione perché è fisicamente impossibile disegnare tutto quel dettaglio. Con la CGI è già meglio, ma il live action è inarrivabile. Anzi, faccio una previsione: se e quando uscirà il 4K, la differenza fra un Classico in 1080p e uno in 4K sarà pressoché impercettibile.
    Continui a tralasciare la crescita di dimensione dei monitor. La definizione è una grandezza relativa. Uno schermo piccolo 480 ha la stessa definizione di uno schermo grande 1080, che ha la stessa definizione di uno schermo ancora più grande 4K. E sullo schermo 4K, col cavolo che riesci a fare un resampling software decente del DVD in 480. Il 480 si vedrà semplicemente da schifo.

    Lorenzo, ma sei sicuro che non stiano studiando un formato per l'UHD? Ne avevo letto recentemente, qualcosa riguardo l'HVD. Infatti leggo su Wikipedia che esiste ed è in lavorazione (sempre che ci si possa fidare di Wikipedia).
    L'HVD è già sviluppatissimo, ed è del 2007. Nessuno si è ancora mai degnato di costruire mezzo disco, nemmeno per pura demo. Il Bluray venne prodotto quasi immediatamente, e venne immesso in una guerra tra formati da cui uscì vincitore dopo sei anni scarsi (ovvero meno del tempo intercorso tra la standardizzazione dell'HVD e oggi). Non c'è interesse alcuno a distribuire contenuti multimediali in modo diverso dallo streaming digitale. E ciò vale in tutti i campi, eh, dove si è anche più avanti (vedi il successo enorme di Steam).
    Lorenzo Breda
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  • LBreda ha scritto:
    L Vertighel ha scritto: Continui a tralasciare la crescita di dimensione dei monitor. La definizione è una grandezza relativa. Uno schermo piccolo 480 ha la stessa definizione di uno schermo grande 1080, che ha la stessa definizione di uno schermo ancora più grande 4K. E sullo schermo 4K, col cavolo che riesci a fare un resampling software decente del DVD in 480. Il 480 si vedrà semplicemente da schifo.
    Parlavo ovviamente a parità di diagonale. È davvero così alta la necessità di mettersi in salotto un pannello da 85"?
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  • No, ti dico, io ho ancora il tubo catodico. Ma il mercato questo fa. Fa crescere gli schermi e convince la gente che servano. Samsung sta parlando in questi giorni dei suoi progetti futuri, e in questo senso vanno.

    Del resto, altrimenti, il 4K è idiozia. Mentre invece si tratta di una realtà tanto importante che YouTube si è sbrigato a supportarla (e non è poco, in termini di tecnologia e costi, se non vuoi uccidere i server).
    Lorenzo Breda
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  • E va bene. Ma stiamo parlando di quello che è giusto per Samsung & Co. o per quello che è giusto per noi? No, perché non penso che uscito il 4K chiunque si getti ad acquistare pannelli dai 60" in su. Quindi, ripeto, a parità di diagonale, se il confronto potrà essere fatto, io non penso che si potrà apprezzare chissà quale miglioramento fra una Biancaneve in FHD e una in 4K.
    Siamo anche un po' OT.
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  • Parole sante, ma proprio parole sante.

    Non c'è bisogno di fare sequel dei Classici, perché i sequel si fanno per sfruttare un brand e i Classici sono un concetto abbastanza forte da far brand a sé.
  • La trama di “Frozen – il regno di ghiaccio”, come si può leggere dai titoli di coda, si ispira alla fiaba “The Snow Queen” scritta da Hans Christian Andersen nel 1845.

    Nella storia del cinema d’animazione, i suggestivi e poetici racconti di Andersen non hanno mai smesso di esercitare il proprio fascino.
    Nel 1934, dopo aver intrapreso la carriera autonoma, Ub Iwerks realizza il cortometraggio animato a colori “The brave tin soldier”, per la serie Comicolor, basato su Den standhaftige tinsoldat (Il soldatino di stagno) .
    Nel 1937 Charles Mintz produce il notevole, seppur tecnicamente imperfetto, “The little matchgirl”, adattamento di Den lille pige med svovlstikkerne (La bambina dei fiammiferi), per la serie Color Rhapsody Cartoon, che si aggiudica la nomination agli Oscar nel 1937. Anche l’italiano Romano Scarpa nel 1951 inizia la lavorazione del cortometraggio “La piccola fiammiferaia”, basato sul medesimo soggetto, con colonna sonora del Quartetto Cetra e distribuito qualche anno dopo.
    Nel 1948, l’animatore francese Paul Grimault, in collaborazione col poeta Jacques Prévert, si ispira alla fiaba Hyrdinden og Skorstensfejeren (La pastorella e lo spazzacamino) per il suo lungometraggio “Le Roi et l’oyseaux” distribuito dapprima in una versione incompleta e infine completato 30 anni più tardi.
    Nel 1949, il ceco Jiří Trnka realizza il lungometraggio in stop-motion “Cisaruv Slavik”, basandosi su Nattergalen (L’usignolo dell’imperatore).
    Nel 1994 esce il lungometraggio “Thumbelina”(Pollicina) , tratto da Tommelise (Mignolina) per la regia di Don Bluth e Gary Goldman.

    Il rapporto tra Walt Disney e Hans Christian Andersen è tuttavia sempre stato qualcosa di speciale, non solo per le analogie che accomunano le biografie dei due autori: gli umili inizi, la passione per la recitazione, le notevoli abilità nel raccontare storie .
    Nel 1955 Walt Disney, realizza una puntata dello show televisivo Disneyland dal titolo “From Aesop to Hans Christian Andersen” che contiene una breve biografia animata del celebre autore danese narrata in prima persona :

    “Sono nato nel 1805 nella piccola città di Odense, in Danimarca, in un’umile casetta figlio di un ciabattino e di una lavandaia. Vivevamo nella più grande indigenza, ma nemmeno l’ombra della povertà poteva oscurare la luce del mio piccolo mondo perché io vivevo in un mondo di fantasia creato dalla magia della mia straordinaria immaginazione. Dovunque io guardassi c’era una storia da raccontare. Nel mio mondo ogni cosa acquistava vita. Le candele erano nobili, disinteressate creature che sacrificavano se stesse per dare luce. Le vecchie scarpe erano logori esausti viandanti che si scambiavano racconti sui loro lunghissimi viaggi, I vecchi cappotti si vergognavano delle loro toppe. E la vecchia teiera ripiangeva tempi migliori .
    Con tale abbondanza di ispirazioni ho scritto innumerevoli storie, favole, poemi e commedie dove io ero sempre il protagonista. Creai grandi castelli dove vivevo nello splendore come principe o gentiluomo, vestito elegantemente. Ma tutto ciò era più di un sogno. Io ero veramente convinto di essere destinato ad un grosso successo e che un glorioso futuro mi attendesse e, all’età di 14 anni, con in tasca 13 corone (circa 5 dollari), mi recai a Copenaghen in cerca di fama e di fortuna. Una volta nella grande città fui preso completamente dal fascino e dalla magia del teatro. Ecco la possibilità per una gloriosa carriera. Ma presto mi accorsi di aver un ben scarso talento come attore, le mie lunghe gambe affusolate erano troppo goffe per la danza e, sebbene la mia voce fosse abbastanza buon, improvvisamente cambiò. E i miei sforzi per diventare una grande stella del palcoscenico finirono in un completo fallimento”


    Lo stesso Walt continua:

    Ma il fallimento di Hans Christian Andersen in teatro si rivelò una fortuna perché egli ritornò al suo mondo di fantasia scrivendo favole che gli portarono il grosso successo che aveva sempre sognato. Fu onorato da re e regine e acclamato da tutti i suoi compatrioti. La storia del successo di Andersen è contenuta in una delle sue fiabe. I suoi goffi inizi e la sua ascesa sono chiaramente rappresentati nella storia “Il brutto anatroccolo”.

    [Viene mostrato un libro contenente le fiabe “The fir-tree”, “The little sea-maid” “The red shoes” “The constant tin soldier” “The emperor’s New Clothes”, “The Ugly Duckling”. Quindi viene mostrato l’adattamento disneyano di quest’ultimo (versione 1939) con una nuova introduzione animata.]

    Il primo adattamento di una fiaba di Andersen da parte di Disney risale al 1931, è effettivamente “The Ugly Duckling”, una Silly Symphony in bianco e nero che rielabora e modernizza la storia originale Den grimme ælling (Il brutto anatroccolo). Non è questa però la versione mostrata nell’episodio di Disneyland appena descritto. Un adattamento omonimo della fiaba, più fedele alle intenzioni dell’autore, viene infatti realizzato nel 1939. Il cortometraggio a colori, ultima Silly Symphony, dimostra un’eccellente padronanza non solo sul piano tecnico ma anche e soprattutto sul piano della recitazione in una scena indimenticabile in cui la disperazione dell’anatroccolo si concretizza in un pianto straziante e commovente. Gustamente si aggiudica l’Oscar per il miglior cortometraggio animato nell’anno della sua uscita.
    Sebbene sia uno dei più riusciti, questo non è l’unico adattamento di un racconto di H.C. Andersen preso in considerazione o prodotto negli studi Disney.
    La fiaba Hyrdinden og Skorstensfejeren (La pastorella e lo spazzacamino), viene rielaborata nella Silly Symphony “The China Shop”(1934) . “The Little Mermaid”, basato su Den lille havfrue (La sirenetta) e “The steadfast tin soldier”, basato sul già citato Den standhaftige tinsoldat (Il soldatino di stagno), entrambi originariamente concepiti come Silly Symphonies negli anni 30, diventeranno rispettivamente il celebre lungometraggio animato del 1989 e una sequenza di Fantasia 2000. Den lille pige med svovlstikkerne (La bambina dei fiammiferi) ispirerà “The little match girl” nel 2006, cortometraggio con uno stile affine a quello dei segmenti di Fantasia.
    Durante il viaggio che lo porta a visitare l’Europa nel 1935, Walt Disney acquista numerosi libri, tra i quali:
    - H.C.Andersen, 40 Novelle (Ulrico Hoepli, Milano), illustrato da Franca Pascolato;
    - H.C. Andersen, Hans Andersen’s Fairy Tales (Hodder and Stoughton London), illustrato da W. Heath Robinson;
    - Contes D’Andersen, adattati da Marguerite Reynier (flammarion, 1932, Paris), illustrato da Pierre Noury.
    Negli anni seguenti, diverse fiabe di Andersen sono prese in considerazione, sviluppate anche a più riprese, senza superare le prime fasi di lavorazione:
    - “The Emperor’s New Clothes”, basato su Kejserens nye klæder (I vestiti nuovi dell’imperatore), nel 1936 come Silly Symphony, nel 1938 come mediometraggio con Topolino, Paperino e Pippo;
    - “The Emperor’s Nightingale”, basato su Nattergalen (L’usignolo dell’imperatore), alla fine degli anni 30 in animazione tradizionale, nei primi anni 60 in stop motion, negli anni 80 con Topolino come sequenza del film musicale “Musicana”
    - “Through the Picture Frame”, basato su Ole Lukøje (Ole Chiudigliocchi)
    - “The Little Fir Tree”, basato su Grantræet (L’abete)
    Alcune delle storie sono elaborate come parte di un lungometraggio che dovrebbe narrare la storia di H. C. Andersen prendendo spunto dai suoi racconti più significativi. Walt Disney nel 1939 registra preventivamente i due titoli “The Story of Hans Christian Andersen” e “Tales of Hans Christian Andersen”. Venuto a sapere che nel frattempo Samuel Goldwyn ha depositato il titolo “The Life of Hans Christian Andersen”, pensa ad una coproduzione: i Disney Studios realizzeranno le parti animate, le fiabe, e Goldwyn la parte dal vivo, la biografia. Il progetto viene accantonato nel 1943 a causa della guerra e mai più ripreso .
    Nel 1944 viene pubblicato il libro “Through the Picture Frame” adattato da Rovert Edmunds e illustrato dai Disney Studios. Nello stesso anno il libro illustrato “Walt Disney’s Surprise Package” contiene adattamenti di “Through the Picture Frame”, “The Little Fir Tree”, “The Emperor’s New Clothes” ad opera di H. Marion Palmer. Alla fine Goldwyn produce autonomamente il film musicale “Hans Christian Andersen” (1952, Il favoloso Andersen).

    La fiaba “The Snow Queen” è oggetto di interesse per gli artisti di Disney sin dagli anni trenta. Negli archivi esistono documenti in cui il tema centrale della fiaba viene così riassunto: “rinnovamento attraverso la fede” (Mary Goodrich, ricercatrice, 1938) e i limiti della trama così evidenziati:
    “Questa storia sviluppa piacevolmente ogni cosa e alla fine ricollega tutto, ma è poco interessante e sfuma nel nulla, o peggio, nella banalità. Sarà difficile trarne buona animazione.” (Karl Berggrav, ricercatore, 1940)
    Nella fiaba originale, Snedronningen (La regina delle nevi), la narrazione è articolata in sei parti, precedute da un prologo.
    Un troll malvagio - nelle traduzioni spesso identificato col diavolo - crea uno specchio capace di assorbire il riflesso di tutto ciò che è buono, facendo risplendere solo le cose negative e malvagie. Un giorno lo specchio si frantuma in mille pezzi sparpagliandosi su tutto il creato.
    La profonda amicizia che lega due bambini, Kai e Gerda, viene turbata da un evento sfortunato: due schegge dello specchio si conficcano negli occhi e nel cuore di Kai, facendogli perdere rispettivamente la capacità di riconoscere il bene e di amare il prossimo.
    Un giorno Kai incontra la Regina delle Nevi che per renderlo immune al freddo che si sta impossessando del suo corpo, con un bacio, provoca la perdita della sua memoria. Kai, diventato ormai una persona insensibile, segue allora la regina nel suo castello separandosi da Gerda.
    Decisa a ritrovare il suo amico, Gerda intraprende un lungo viaggio, durante il quale incontra diversi personaggi, tra cui una renna che la condurrà a destinazione.
    Raggiunto il castello della regina, Gerda abbraccia l’amico perduto e scioglie così il ghiaccio presente nel cuore di Kai, che si commuove e, piangendo, spezza ogni incantesimo.
    Un lungometraggio d’animazione viene tratto dalla fiaba originale nel 1957. Il film di origine sovietica, intitolato “Снежная королева” e diretto da Lev Atamanov, si aggiudica tra l’altro il Leone d’oro come miglior film d’animazione al festival di Venezia e il primo premio come miglior film d’animazione al festival di Cannes. L’adattamento in questo caso è abbastanza fedele all’originale pur con qualche semplificazione. Il prologo viene tagliato. E’ la regina a rompere lo specchio stregato in suo possesso in seguito ad un momento d’ira. La storia è presentata da un narratore in miniatura (reminiscente del Grillo Saggio del lungometraggio disneyano Pinocchio) che vive nella casa dello stesso H. C. Andersen. Quest’ultimo fa una breve comparsa all’inizio del film. La struttura episodica della trama risulta in un tour de force che poco si presta allo sviluppo dei personaggi e delle loro interazioni. L’animazione fa largo uso del rotoscopio.

    Tra il 2000 e il 2002 la Disney decide di riprendere in mano “The Snow Queen”. Vengono eliminati da subito il Troll malvagio e lo specchio.
    Sembra questa una scelta naturale, visto che già in “Snow White and the seven dwarfs” e “Beauty and the Beast” la Disney aveva avuto modo di cimentarsi con il concetto dello specchio incantato.

    L’idea del Troll viene rielaborata. Nella versione disneyana definitiva i Trolls costituiscono una comunità di esserini magici con una funzione profondamente diversa rispetto alla fiaba originale. Rappresentano senza dubbio il bene e guidano i protagonisti aiutandoli a prendere le decisioni più giuste.
    In una stesura, ambientata in Islanda, Kai parte a bordo di una baleniera per fare colpo su Erica (il nome scelto per Gerda) e la regina cavalca un’orca in lontananza. In un’altra, Greta (altro nome scelto per Gerda) è una cercatrice d’oro e Kai sposa la regina. Vengono presi in considerazione pinguini, orsi polari, trichechi, gufi e pupazzi di neve come personaggi comici e ci si interroga sull’incantesimo, o la maledizione, che condurrà Kai dalla regina.

    Uno storyboard mostra una scena comica in cui la regina è esasperata dal suo seguito di pupazzi di neve e di trolls.

    Il progetto inizialmente destinato ai fratelli Brizzi (Il gobbo di Notredame, Fantasia 2000), dopo essere passato nelle mani di Dick Zondag (Dinosauri) e Dave Goetz (Il gobbo di Notredame, Atlantis) viene bloccato dalla dirigenza Disney, decisa ad abbandonare il filone fiabesco .
    Qualche anno dopo il compositore Alan Menken e il paroliere Glen Slater iniziano a lavorare ad un musical ispirato alla fiaba, destinato al parco Tokyo Disneyland. Una delle canzoni, “Love can’t be denied”, viene presentata in anteprima durante un concerto dedicato al compositore tenutosi il 26 settembre 2005 presso il Kaufman Center’s Merkin Hall:
    Love can’t be denied
    Love must have it’s way
    Once it gets inside
    Love is there to stay
    Once you let your heart awaken
    Love can’t be denied

    Try to run and hyde
    Try to slam the door
    Love can’t be denied
    Love keeps wanting more
    Love won’t let itself be shaken
    No matter what I’ve tried

    It flows my veins
    It burns beneath my skin
    It calls my name
    And says “You fool! Give in!”

    Tear inside the doubt
    Cast away your pride
    Love can’t be kept out
    Love can’t be denied
    Let yourself be overtaken
    And swept before the tide

    Love’s the only thing
    No one is above
    I can love that love can’t be denied
    La ballata è incentrata sul tema dell’amore come forza superiore alla quale è impossibile, anzi folle, opporsi. L’amore non può essere negato. Una volta che ha sfiorato il nostro cuore, anche se non lo vogliamo, vi rimane nascosto e aspetta che ci lasciamo andare per essere libero di sopraffarci.
    Il concetto esposto dalla canzone sembra adattarsi perfettamente alla fiaba di Andersen. L’incantesimo che imprigiona Kai può essere spezzato solo dall’amore che è rimasto imprigionato nel suo stesso cuore congelato. Non importa che Kai abbia perso la memoeria perché, se riuscirà con l’aiuto di Gerda a lasciarsi andare, l’amore sarà libero di agire e compiere la sua missione salvifica.

    Con l’arrivo di John Lasseter ai Walt Disney Animation Studios (all’epoca Disney Feature Animation), il musical viene cancellato e nel settembre 2008 ricominciano i lavori sulla versione cinematografica di “The Snow Queen”. Viene scelto come regista Chris Buck, affiancato successivamente da Jennifer Lee. Alan Menken è coinvolto nel progetto almeno fino alla prima metà del 2009, come emerge dall’intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa il 5 Giugno 2009, in cui alla domanda “Nel suo futuro ancora Disney?”, Alan Menken risponde
    Ancora. Sto preparando le colonne sonore di due cartoon, Rapunzel e Snow Queen, e di un film musicale live tratto da La bella e la bestia. Contemporaneamente sto anche lavorando a un musical che debutterà nell’autunno 2010, Leap of Faith.
    Verrà sostituito da Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, già autori, per Disney, delle canzoni del lungometraggio “Winnie the Pooh” (2011).
    Diverse sono le modifiche apportate alla storia immaginata da Andersen per trasformare la fiaba originale in “Frozen”.
    Il primo punto su cui i realizzatori sono d’accordo è quello di spostare l’attenzione dal viaggio di Gerda al personaggio della regina. Il viaggio pur se presente sarà più lineare e meno episodico.
    Il vero elemento di novità è rappresentato dalla decisione di trasformare i due protagonisti originali, due amici di infanzia, in due sorelle Elsa e Anna. Il tema dell’amore, inteso non in maniera convezionale e stereotipata come legame affettivo di una coppia uomo-donna, ma nella sua accezione più universale, resta così ancora cruciale.
    Nella fiaba originale i due bambini, tornati a casa dopo il viaggio scoprono di essere nel frattempo diventati adulti. Nel film la storia affonda ancora le radici nell’infanzia delle protagoniste, ma si sviluppa quando esse sono ormai adulte.
    In prima approssimazione, Elsa ricopre il ruolo di Kai, che ad un certo punto si allontana per rinchiudersi in un castello di ghiaccio, mentre Anna ricopre il ruolo di Gerda, che decide di mettersi in viaggio per recuperare un rapporto perduto.
    Il produttore Peter Del Vecho spiega:

    “Solo nel momento in cui abbiamo concepito l’idea che i personaggi dell’eroe e del cattivo fossero due sorelle con un passato condiviso la storia si è sbloccata. Avevamo fatto una versione in cui la regina delle nevi era il personaggio cattivo, ma volevamo concludere con un riavvicinamento, ed era davvero difficile redimerla alla fine. Optammo per una avventura su due persone che all’inizio non si comprendono; questo rende possibile la riappacificazione”

    La regista Jennifer Lee aggiunge:
    “Quando sono stata coinvolta, avevano già preso le distanze da “La regina delle nevi” […] Al centro della nuova storia c’erano due sorelle: c’è qualcosa di interessante nell’idea di una sorella che ha un superpotere – o una maledizione – e una che è ignorata perché sua sorella assorbe tutte le energie della stanza”.
    Ed infatti un ulteriore elemento di novità è rappresentato dalla fusione di due personaggi in uno: Kai e la regina diventano Elsa. Viene così risolto il problema della marginalità che la regina ha nella storia originale, dandole qui un ruolo più partecipe.
    Resta almeno un elemento chiave della storia originale da ricollocare nella nuova versione: la maledizione su Kai che causerà la separazione dei protagonisti.
    Nonostante la vita di Elsa sia destinata ad essere condizionata dal suo misterioso potere, è Anna a subirne gli effetti in maniera cruciale per lo sviluppo della vicenda. I giochi di infanzia delle sorelle vengono turbate, come nella fiaba, da uno sfortunato evento: a colpire Anna non sono però le schegge di vetro liberate da uno specchio rotto, ma gli acuminati frammenti di ghiaccio che Elsa emana dalle sue mani quando non riesce a gestire le proprie emozioni. Così come nella fiaba, l’incantesimo colpisce gli occhi e il cuore; nel film accade lo stesso anche se in due momenti temporalmente distanti. La perdita di memoria di Kai necessaria per sopportare il freddo che si impadronisce del corpo del bambino, qui diventa la perdita di memoria indotta in Anna dai buoni Trolls per salvarla dopo l’incidente provocato involontariamente da Elsa.
    La perdita di memoria è un aspetto importante: si può cancellare il ricordo di oggetti, luoghi, avvenimenti, ma non è possibile rimuovere il bagaglio di emozioni che queste hanno suscitato, lasciando un segno profondo. I due simboli degli occhi e del cuore rappresentano rispettivamente il conscio, la razionalità, la percezione delle cose tangibili e l’inconscio, l’irrazionalità, l’istinto, le emozioni. Una delle tesi della fiaba e del film è che per quanto ci si sforzi di rimuovere i ricordi superficiali legati ai primi, non è possibile cancellare quelli intimi legati ai secondi. Nonostante Anna non ricordi i giochi con Elsa, la cerca con immutato entusiasmo fino all’età adulta come se intuisse un legame che va al di là del semplice vincolo parentale o della mera condivisione di spazi.
    La separazione tra le sorelle è di fatto condizionata dai genitori, che spaventati dall’incidente, ritengono sia meglio limitare il più possibile le interazioni tra le due. Questa avviene prima a livello emotivo e solo dopo, a livello fisico. Le due sorelle di fatto abitano nello stesso castello, separate al massimo da una porta. Un disegno preliminare di Victoria Ying mostra un camerino che mette in comunicazione le stanze di Elsa e Anna, reinterpretazione del piccolo giardino che separa le case di Kai e Gerda. Questo concetto è stato abbandonato e alla fine è rimasto solo il simbolo della porta chiusa. L’impossibilità di condividere esperienze ed emozioni rischia di tradursi in una distanza incolmabile, specialmente dopo la fuga di Elsa. L’allontanamento fisico tuttavia non impedisce ad Anna di sentirsi ancora vicina alla sorella, tanto da indurla a mettersi in viaggio per cercarla e non perderla. Risulta così evidente che nelle relazioni umane ciò che conta è il modo in cui il rapporto viene vissuto e non tanto l’essere vicini fisicamente. E l’essenza del rapporto tra le due sorelle, come spiegato dai Troll, non viene cancellato dalla perdita di memoria.
    Kai, a causa del suo cinismo e della sua insensibilità, comincia a ignorare l’affetto di Gerda, respingendola e creando una barriera, un muro emotivo, simboleggiato a posteriori dal castello di ghiaccio nel quale si troverà rinchiuso. Similmente Elsa rinuncia alla propria emotività reprimendo i suoi sentimenti per paura che questi, trasformati in ghiaccio dal suo potere incontrollato, facciano del male agli altri, Anna per prima. Il castello di ghiaccio che si costruisce attorno, quando ormai esausta non ce la fa più a reprimere i suoi sentimenti, le permette di essere finalmente se stessa. Durante la sua edificazione può sfogarsi liberamente cosicchè il suo potere, finalmente, non si manifesta più tramite ammassi di ghiaccio e neve dalle forme minacciose e dai colori freddi, ma al contrario esplode in un’armoniosa combinazione di cristalli dai riflessi multicromatici.
    Per Kai il castello ad un certo punto diventa una prigione. La regina gli preannuncia che sarà libero se riuscirà a formare con un disordinato mucchio di cristalli, la parola “Eternità”. Nonostante i tentativi, il ragazzino, non riesce nell’impresa. Tuttavia, quando l’incantesimo viene spezzato dall’amore, i cristalli magicamente si dispongono in modo da formare la parola “Eternità”. Non c’è spazio per questo elemento nella versione disneyana poichè per Elsa – Regina delle Nevi il castello non è una prigione, ma la sua garanzia di libertà (almeno fino a quando non scopre che il suo potere è talmente intenso da avere comunque congelato tutto il regno).
    L’atteggiamento dei sovrani, che per paura operano la scelta che in qualche modo terrà le figlie prigioniere di una situazione difficile da sostenere, riecheggia un po’ la vicenda di Re Stefano e della regina che allontanano Aurora dal castello, affidandola alle tre buone fate, per permetterle di vivere una infanzia serena e proteggerla dalla profezia di Malefica in “Sleeping Beauty”. La differenza profonda è però che nel film del 1959, la scelta dei genitori comporta un sacrificio personale, ovvero la rinuncia alla possibilitò di vedere crescere la loro figlia. Per i genitori di Elsa e Anna, la decisione, per quanto sofferta, poiché si sa che i genitori vogliono sempre il bene dei figli e in fondo ciò che preme qui è l’incolumità di Anna, ha come conseguenza principale la sacrificazione del rapporto tra le sorelle. La sfortuna, poi, vuole che i sovrani scompaiano per sempre durante un viaggio in mare lasciando le figlie sole col loro destino e Elsa con un segreto troppo difficile da tenere nascosto.
    I nuovi personaggi di cui si arricchisce la vicenda completano la metamorfosi di “The Snow Queen” in “Frozen”.
    Anna ha ben due pretendenti dai caratteri opposti: Hans è più che consapevole di quello che vuole, di nobili origini, raffinato, romantico; Kristoff, mostra quasi indifferenza nei confronti di Anna, si mantiene commerciando ghiaccio, è rozzo ed ha come unico amico la renna Sven.
    Era stata sviluppata la figura di un precettore che si sarebbe occupato di Anna ed Elsa dopo la perdita dei genitori. L’aspetto fisico di questo personaggio bonario è stato riciclato per dare vita ad una figura completamente diversa: il duca di Weselton, interessato solo ai vantaggi economici correlati a eventuali accordi commerciali con la regina Elsa. Non rappresenta una vera minaccia, è odioso ma buffo e non incide mai in modo determinante sullo sviluppo della storia; con i suoi interventi permette di staccare occasionalmente la spina dalla vicenda principale. E’ una sorta di finto antagonista fino ad un certo punto della storia, quando un colpo di scena trasferirà tale ruolo ad un personaggio insospettabile. Nel film non c’è un personaggio che incarni il ruolo classico del cattivo e per i primi tre quarti della sua durata l’unica minaccia concreta sembra essere il potere di Elsa. Anche quando Elsa si scaglia contro Anna, non si pensa ad un gesto di crudeltà ma piuttosto di disperazione, una disperazione indotta appunto da questo potere misterioso e sovrannaturale.
    In un film in cui il tema del ghiaccio è centrale, l’introduzione di un pupazzo di neve sarà sembrato pressocchè logico e irrinunciabile: è nato così Olaf. Gli interventi comici di Olaf sono ben misurati e grazie ad una caratterizzazione ingenua e naive del personaggio non sono mai invadenti o di disturbo. L’impronta infantile data al personaggio non è casuale. Esso infatti viene creato la prima volta durante i giochi di Elsa e Anna bambine, facendo una fugace apparizione. Ricompare nuovamente quando Elsa adulta congela tutto il regno e stavolta prende vita. La sua funzione è quella di stabilire una sorta di connessione emotiva tra il presente e il passato. Il personaggio non è essenziale per gli sviluppi della trama, ma è il tentativo di tenere fede a uno dei principi di Walt Disney:

    “Non realizzo film soltanto per i bambini. Li realizzo per il bambino che è in ognuno di noi, sia di sei anni che di sessant’anni. Chiamamo quel bambino innocenza. Il peggiore di noi non è privo di innocenza, per quanto questa possa essere nascosta nel profondo. Provo a raggiungere e a parlare all’innocenza, mostrandole il divertimento e la gioia della vita; mostrandole quanto sia salutare una risata; mostrandole che l’uomo, per quanto felicemente ridicolo a volte, può ancora toccare le stelle”

    Olaf sogna l’estate ignaro delle disastrose e fatali conseguenze che i raggi solari potrebbero avere su di lui. Questa idea bizzarra e paradossale viene sviluppata in una sequenza fantasiosa, accompagnata dalla canzone “In Summer” e riecheggia il cortometraggio tedesco “Der Schneeman” (1943) di Hans Fischerkoesen . Curiosamente, tra le fiabe di Andersen, ce n’è una, Sneemanden (1861, L’uomo di neve), che espone un concetto simile: un pupazzo di neve che si strugge d’amore per una stufa.
    Un secondo pupazzone di neve è presente nel film: Marshmallow, creato da Elsa per tenere lontano dal castello l’ostinata sorella e tutti gli ospiti indesiderati. Dovendo rappresentare una reale minaccia, uno degli obiettivi è stato di renderlo sufficientemente aggressivo nel design contrapponendolo alle forme più tondeggianti e rassicuranti di Olaf : “Modellare personaggi alla Disney ha da sempre rappresentato una sfida. Non ha fatto eccezione la creazione di un mostro di neve in Frozen. In che modo i ghiaccioli penetrano la neve? Quanto dobbiamo esasperare gli spigoli e le fratture delle superfici così che interagiscano correttamente con la luce? Come evitiamo che sembri indossare un gorsso costume di gomma? Abbiamo modellato almeno quattro diversi tipi di mostri” spiega il supervisore alla modellizzazione dei personaggi, Chad Stubblefield. Marshmallow è protagonista di una sequenza isolata che chiude i titoli di coda.
    La rappresentazione della neve è stata progettata tenendo conto delle sue proprietà fisiche. Gli artisti hanno visitato un vero albergo di ghiaccio in Quebec per analizzarne più da vicino le caratteristiche e riproporle nel castello. Le caratteristiche meccaniche derivanti dal fatto che la neve non è una massa compatta ma contiene al suo interno una certa percentuale di vuoto, il modo in cui gli oggetti affondano o lasciano il segno del loro passaggio, il modo in cui le masse di neve si frantumano con una certa farinosità, la deformazione degli alberi sotto il peso della neve, sono stati ricostruiti in modo attento e dettagliato con l’ausilio di software sviluppati appositamente sulla base di sofisticati modelli matematici messi a punto dai Walt Disney Animation Studios in collaborazione con la University of California .
    Tuttavia i realizzatori non si sono limitati a ricreare alla lettera il realismo della neve, ma ne hanno fatto al contrario un uso espressionistico.
    La rifrazione del ghiaccio è stata reinterpretata e sfruttata per introdurre variazioni cromatiche nel castello di ghiaccio che in qualche modo rispecchiassero lo stato d’animo di Elsa. Nel film ci sono due tipi di ghiaccio, come spiega l’artista Cory Loftis “Abbiamo il ghiaccio normale, come quello del mondo reale, e il ghiaccio magico di Elsa. Ci sono due diverse combinazioni di forme e colori. Il ghiaccio spesso possiede dei blu intensi, diversamente dal ghiaccio sottile su cui predominano le tonalità grigio e bianco. Mi concentro sulle forme e sui colori più che sulle proprietà fisiche del ghiaccio” .
    La tendenza espressionistica è ben consolidata nel cinema disneyano . Spesso quando le cose cominciano ad andare per il peggio, l’ambiente circostante si modifica e reagisce assecondando il mutamento negativo. La momentanea vittoria della strega in “SnowWhite and the seven dwarfs”, Geppetto alla ricerca del burattino in “Pinocchio”, l’arrivo del Tyrannosaurus Rex in “Fantasia”, la cattura di Biagio in “Lilli e il vagabondo”, l’uccisione della bestia in “La bella e la bestia” sono tutti accompagnati da una tempesta. L’improvviso evento atmosferico non è correlato all’evento, ma ne esalta comunque la drammaticità. Analogamente in “Frozen” la bufera di neve racconta il tormento dell’anima di Elsa: esplode all’improvviso quando Elsa perde il controllo, si placa quando Elsa sembra aver raggiunto l’equilibrio, si intensifica quando la disperazione di Elsa si fa viva di nuovo, cessa bruscamente quando Elsa sente di aver perso Anna sottolineando il senso di vuoto che spesso si accompagna ad un lutto.
    Una differenza va comunque sottolineata. Lo scatenarsi della natura non è un evento accindentale, semplicemente sfruttato per creare l’atmosfera giusta; esiste infatti una precisa correlazione di causa-effetto tra esso e lo stato d’animo di Elsa, mediata dal suo potere. A tal proposito l’addetto agli effetti speciali Marlon West precisa “C’è stata la polvere di fata di “Pinocchio”; c’è stato un personaggio come Siberius in “The Incredibles” che sprigionava neve dalle sue mani; non vogliamo imitare qualcosa che è stato già fatto ma dobbiamo essere in linea con l’operato degli animatori. Elsa non sprigiona ghiaccio dalle sue mani. Crea cose dalle particelle presenti nell’aria. Quello che vedi sullo schermo è il prodotto della sua magia e non la sua magia” . Insomma se Elsa è turbata anche la natura deve esserlo perché è così che funziona il suo potere.
    Gli artisti hanno dovuto anche tenere conto dell’impatto scenico. Il fenomeno dell’albedo, per cui la neve riflettendo la luce fa apparire tutto l’ambiente più luminoso, è stato dosato cercando di non abbagliare lo spettatore. Si è giocato sulla tonalità di Olaf e dei fondali per far si che il pupazzo di neve risaltasse nonostante il paesaggio fosse prevalentemente bianco. Tuttavia si è badato a non esagerare col contrasto per evitare che la neve degli sfondi sembrasse sporca o che Olaf sembrasse costituito da un materiale differente da quello che ricopre il paesaggio, pregiudicando la sua credibilità.

    La vicenda è ambientata in Norvegia, nel regno di Arendelle, e diversi elementi stilistici contribuiscono a sottolinearlo. Il bunad, costume tradizionale norvegese dal design molto elaborato, ha fornito l’ispirazione per l’abito della regina.

    Il rosemaling, stile decorativo tipico del folklore norvegese, ricco di schemi floreali, è stato utilizzato per la caratterizzazione dei costumi e degli ambienti. Il simbolo di Arendelle è il croco, fiore che nelle regioni fredde inizia a comparire quando la neve non si è ancora sciolta ed è considerato simbolo di rinascita. La cultura Sami, popolazione nordica, è presente nel costume di Kristoff e nel brano corale di apertura.

    La colonna sonora del film è firmata da Christophe Beck (Paperman), che ha composto i brani strumentali, e dai già citati Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, autori della canzoni. La Disney ha puntato molto sulla musica in fase di promozione pubblicando alcune sequenze musicali in anteprima sul web e distribuendo una versione De Luxe della colonna sonora che, oltre a contenere le canzoni e brani strumentali della colonna sonora, ospita i demo di un paio di canzoni e di alcune canzoni eliminate, la colonna sonora del Teaser Trailer, e l’arrangiamento orchestrale originale delle canzoni (alcune sono disponibili solo in versione mp3).
    Di seguito la tracklist delle versione De Luxe:

    1. "Frozen Heart" - Cast
    2. "Do You Want to Build a Snowman?"
    3. "For the First Time in Forever"
    4. "Love is an Open Door"
    5. "Let It Go"
    6. "Reindeer(s) Are Better Than People"
    7. "In Summer"
    8. "For the First Time in Forever (Reprise)" -
    9. "Fixer Upper"
    10. "Let It Go (Single Version)"
    11. "Vuelie"
    12. "Elsa and Anna"
    13. "The Trolls"
    14. "Coronation Day"
    15. "Heimr Àrnadalr"
    16. "Winter's Waltz"
    17. "Sorcery"
    18. "Royal Pursuit"
    19. "Onward and Upward"
    20. "Wolves"
    21. "The North Mountain"
    22. "We Were So Close"
    23. "Marshmallow Attack!"
    24. "Conceal, Don't Feel"
    25. "Only an Act of True Love"
    26. "Summit Siege"
    27. "Return to Arendelle"
    28. "Treason"
    29. "Some People Are Worth Melting For"
    30. "Whiteout"
    31. "The Great Thaw (Vuelie Reprise)"
    32. "Epilogue"

    1. "For the First Time in Forever (Demo)"
    2. "Love Is an Open Door (Demo)"
    3. "We Know Better (Outtake)"
    4. “Spring Pageant (Outtake)"
    5. "More Than Just the Spare (Outtake)"
    6. "You're You (Outtake)"
    7. "Life's Too Short (Outtake)"
    8. "Life's Too Short (Reprise) (Outtake)"
    9. "Reindeer(s) Remix (Outtake)"
    10. .“The Ballad of Olaf & Sven (Teaser Trailer)"
    11. "Queen Elsa of Arendelle"
    12. "Hans"
    13. "It Had to Be Snow"
    14. "Meet Olaf"
    15. "Hands for Hans”
    16. "Oaken's Sauna"
    17. "Thin Air"
    18. "Cliff Diving"
    19. "The Love Experts"
    20. "Elsa Imprisoned"
    21. "Hans' Kiss"
    22. "Coronation Band Suite"
    23. "Let It Go (Instrumental)"
    24. "For the First Time in Forever (Instrumental)" [solo mp3]
    25. "Love Is an Open Door (Instrumental)" [solo mp3]
    26. "In Summer (Instrumental)" [solo mp3]
    27. "Let It Go (Instrumental — Demi Lovato Version)" [solo mp3]


    Il film è introdotto da “Eatnemen Vuelie", eseguito dal coro femminile norvegese Cantus e diretto da Tove Ramlo-Ystad. Composto da Frode Fjellheim, il brano è una combinazione dello stile yoik, forma musicale tipica della cultura Sami, che caratterizza l’ostinato ritmico introduttivo e di accompagnamento, e dell’inno natalizio danese “Dejlig er jorden” di B.S.Ingemann (1850) ,
    Deilig er jorden,
    prektig er Guds himmel,
    Skjønn er sjelenes pilgrimsgang!
    Gjennom de fagre
    riker på jorden
    Går vi til paradis med sang.

    Tider skal komme,
    tider skal henrulle,
    slekt skal følge slekters gang,
    aldri forstummer
    tonen fra himlen
    i sjelens glade pilgrimssang.

    Englene sang den
    først for markens hyrder;
    skjønt fra sjel til sjel det lød:
    Fred over jorden,
    menneske, fryd deg!
    Oss er en evig frelser født!
    da cui è tratta la parte melodica e di cui incorpora la prima strofa.
    In “Frozen” è stata utilizzata una versione accorciata, non contenente la strofa dell’inno e la coda finale; nella colonna sonora questa versione è intitolata semplicemente “Vuelie” e dura circa la metà del brano originale . La scena dell’incoronazione è preceduta da un altro brano corale, “Heimr Árnadalr” composto dall’autore della colonna sonora Christopher Beck su testo in antico islandese di Christine Hals:
    Verðug dróttning stór
    Hjarta af gulli skina
    Krónum þik með vánum, ást og trú
    Fagra, grýttur land, heimr Árnadalr
    Fylgið dróttningu ljósins
    Dróttningu
    Fylgið ljósins
    Verðug dróttning stór
    Várr dróttning
    Verðug dróttning ljósins
    ljósins
    E è un vero e proprio inno ad Arendelle e alla sua regina come si comprende più facilmente dalla versione inglese del testo:
    Worthy queen of greatness
    The heart of gold shines
    We crown you with hope, love and faith
    Beaut’ful stoney land Home Arendelle
    Follow queen (of) light
    Queen (of)
    Follow the light
    Worthy queen of greatness
    Our queen
    Worthy queen (of) light
    (of) light
    Stilisticamente si nota uno stacco tra il carattere molto americano delle canzoni e il tentativo della colonna sonora di riprodurre sonorità del floklore norvegese. Gli arrangiamenti, le orchestrazioni, l’inclusione di temi melodici ripresi dalla canzoni accanto a temi strumentali originali, cercano di creare una qualche omogeneità tra i vari ingredienti musicali. Tuttavia sul piano dell’unitarietà non si raggiungono i livelli dei lavori di Frank Churchill e Alan Menken, in cui l’autore delle canzoni e della colonna sonora coincidevano, o di Irwin Kostal che nei suoi commenti musicali faceva riferimento continuamente alle melodie degli Sherman.
    Il brano dei rompighiaccio “Frozen Heart”, col suo arrangiamento vagamente country, sembra riportarci al Klondike piuttosto che alle montagne innevate della Norvegia; ciò non è un bene se si considera lo sforzo con cui la colonna sonora tenta di dare al film una forte connotazione etnica grazie al brano iniziale “Vuelie”. E se anche bisogna accettare, come elemento di modernità e precisa scelta stilistica, il modo in cui lo stile americano delle canzoni fa da contrappunto per tutto il film alla caratterizzazione norvegese sottolineata da musica, scenografia e costumi, credo che sarebbe stato più efficace aprire con “Frozen Heart” che suggerisce metaforicamente il tema del cuore di ghiaccio, per proseguire con “Vuelie” che invece ci trasporta nell’inverno norvegese in maniera più autentica e coinvolgente. Sarebbe stata preferibile forse una struttura più simile a quella di “The Little Mermaid”, con la canzone dei marinai “Fathoms Below” che suggerisce il mito del popolo del mare, seguita dal “Main Title” che ci trasporta effettivamente nel regno di Tritone, o a quella di “Pocahontas” in cui “The Virginia Company” introduce il mito del Nuovo Mondo seguita da “Steady as the beating drum” che contribuisce a trasportarci effettivamente nella foreste della Virginia. Qui si è invece scelto un incipit di impatto, con un approccio più simile a quello di “The Lion King” che però si differenziava per un aspetto non secondario: l’elemento etnico dei cori africani non si limitava a qualche intervento isolato ma veniva incorporato negli arrangiamenti delle canzoni, oltre che nei brani strumentali, creando una stupefacente coesione.
    Le protagoniste vengono presentate con due canzoni molto ravvicinate all’inizio del film: “Do you want to build a snowman?”, sul rapporto di Elsa e Anna dopo la separazione forzata, e “For the first time in forever”, la I want-song di una Anna elettrizzata all’idea che le porte del castello vengano aperte dopo tanti anni, sono quelli che più rimandano allo stile dei classici anni novanta. Beck attinge da entrambe nell’epilogo. In particolare le note di “Do you know to build a snowman?”, sicuramente uno dei brani melodicamente più riusciti, che con semplicità e leggerezza, senza mai risultare melodrammatico, esprime il disagio e la solitudine di Anna, chiudono il film.
    Sebbene Beck scriva per Hans un tema originale presentato in “Wintery Waltz”, conclude quest’ultimo con una pulsazione che anticipa il ritmo della canzone seguente “Love is an open door”. La canzone col suo stile moderno e il suo intento quasi parodistico vuole essere spiazzante, come spiazzante è la storia d’amore nata in maniera così repentina e incredibile tra Hans e Anna a poche ore dal loro primo incontro. Il tema di Hans si può ascoltare anche in “Hans” e “Hans’ kiss”.
    La sequenza di “Let it go”, brano con cui Elsa si libera da ogni costrizione e canta la libertà delle proprie emozioni, inizia con un campo lungo e una introduzione pianistica che danno, in principio, la sensazione di videoclip. Se questo sia da intendere come un elemento di modernità o come un difetto dipende dai gusti personali. Probabilmente il pianoforte è predominante in tutto l’arrangiamento poiché il suo suono metallico è assunto come equivalente acustico dei cristalli di ghiaccio. La canzone “Let it go”, nobilitata da una sequenza animata mozzafiato e da una interpretazione eccellente, sembra essere stata concepita soprattuto per far risaltare le doti canore della voce originale di Elsa, Idina Menzel. Non è caratterizzata da una melodia memorabile e non si presta perciò ad essere ripresa nella colonna sonora. E infatti Beck scrive un tema specifico per Elsa, riconoscibile nelle tracce “Elsa and Anna”, “Queen Elsa of Arendelle”, “Sorcery”, “Thin air”, “Elsa imprisoned”, “Whiteout”.
    Kristoff, nel doppio ruolo di se stesso e di Sven e accompagnato dalla sola chitarra, accenna “Reinder(s) are better than people” che strizza l’occhio al rapporto speciale ed esclusivo tra il montanaro e la renna Sven. Una breve citazione del brano si può ascoltare in “The north mountain”, ma il tema strumentale che Beck concepisce specificamente per Kristoff è svincolato da questa canzone ed è inserito in “Onward and upward” “Wolves”, “The north mountain”, “It had to be snow”, “Thin air”, “Whiteout”.
    La canzone “In summer” è un numero di puro intrattenimento che presenta il personaggio Olaf. La contrapposizione tra i campanelli da slitta, in sottofondo, e i raggi cocenti del sole d’estate, sullo schermo, rappresenta perfettamente il paradosso di un pupazzo di neve che prende la tintarella sulla spiaggia o nuota nell’acqua tiepida del mare senza subirne nessuna conseguenza. Il numero musicale è simpatico ma ha il difetto di interrompere bruscamente il ritmo della narrazione. Il ritornello è citato nel commento musicale, come tema di Olaf, nelle tracce “Meet Olaf”, “The love experts”, “Some people are worth melting for”.
    I Trolls sono caratterizzati da un tema musicale aulico, intitolato appunto “The Trolls”, dal sapore quasi celtico, il cui arrangiamento ricorre anche a strumenti etnici. Tuttavia graficamente sono rappresentati in maniera tondeggiante e fumettistica. “Fixer Upper”, canzone che strizza l’occhio ad uno dei primi lavori di Lopez in “Avenue Q”, amplifica questa loro caratterizzazione grafica. I Trolls spiegano il loro punto di vista sull’amore nella speranza di influenzare positivamente la storia tra Kristoff e Anna; questa loro ostinazione è un po’ straniante per lo spettatore che, all’oscuro degli sviluppi successivi della storia, è rimasto alla love story tra Anna e Hans, il quale tra l’altro si sta facendo in quattro per gestire l’emergenza freddo nel regno di Arendelle.
    Per Elsa e Anna i Lopez hanno pensato a due temi musicali che sono ripettivamente la strofa di “Let it go” e il ritornello di “For the first time is forever”. Questi vengono combinati in “For the first time is forever (Reprise)” per descrivere la contrapposizione tra le due sorelle nella scena in cui si confrontano nel castello di ghiaccio, creando un impatto drammaturgico estremamente efficace. Il climax del film è sottolineato dal silenzio assoluto seguito da una ripresa di “Vuelie” la cui efficacia, secondo me, sarebbe risultata amplificata se, negli istanti immediatamente precedenti alla rottura dell’incantesimo, Elsa avesse avuto la possibilità di esprimere con la propria voce i suoi sentimenti. In altre parole, una breve “ripresa” cantata in questo punto del film avrebbe potuto amplificare l’impatto emotivo della scena dando maggior carattere al concetto classico ma inflazionato de “l’amore che spezza l’incantesimo”. La musica avrebbe certamente permesso di rendere il finale meno implicito e concettuale.
    Una rapida esplorazione delle canzoni eliminate permette di scovare altri elementi presi in considerazione durante la lavorazione e poi eventualmente scartati o rielaborati. I titoli sono:
    - “We know better”, in cui Elsa insegna ad Anna come si comporta una principessa
    - “More than just the spare”, in cui Anna si lamenta si essere solo la secondogenita, una sorta di riserva, destinata a vivere all’ombra dell’erede al trono, la sorella Elsa
    - “Life’s too short” in cui Anna prova a riportare Elsa nel regno di Arendelle; le due sorelle tentano di essere amiche ora che il segreto è stato svelato, ma rimane comunqeu l’ostacolo rappresentatato dalla diversità dei loto caratteri
    - “Life’s too short (reprise)”, in cui Elsa chiusa in prigione vorrebbe non avere congelato il cuore di Anna e quest’ultima si rassegna all’idea che nessuno la amerà per romperel’incantesimo
    - “Spring Pageant”, in cui dei bambini mentre preparano uno spettacolo parlano della profezia secondo la quale una regina col cuore di ghiaccio avrebbe governato Arendelle gettando il regno in un inverno eterno
    - “You’re you”, una canzone d’amore alternativa per Hans e Anna
    - “Reindeer(s) remix”, una versione ritmata della canzone accennata da Kristoff alla renna Sven, pensata per i titoli di coda come parodia del brano ascoltato nel film.

    Dopo una performance al botteghino sorprendente (io stesso mi sono recato due volte al cinema non pienamente convinto dalla prima visione e desideroso di rivalutarlo), il film si è aggiudicato il Golden Globe come miglior film d’animazione e concorre per l’Oscar nella medesima categoria e per la miglior canzone “Let it go”. Attendiamo l’uscita del Blu-Ray per scoprire altri aspetti della lavorazione del film e per confrontare la versione italiana con quella originale.

    [P.S. Inserirò negli spazi qualche illustrazione non appena avrò tempo di caricare le immagini]
  • Da qui:
    Ironically, the first trailers downplayed the music. Were you concealing that Frozen is a musical?

    In the first presentation of the film through our marketing, we wanted to appeal to as broad an audience as possible. We love to set our films up so audiences discover something new in the film, something they weren't expecting.

    Iger said in January that there will be a Broadway musical version of Frozen. What about a sequel?

    At the moment, there's not a sequel on the drawing boards. Could there be? Sure. But we're not engineered around the predetermination of that.
    Insomma Sconferma i rumor, ma non esclude neanche.
  • Ecco!

    Immagine
  • Oh, ci vorrei tanto andare, mi chiedo se alla fine canterei davvero però...
  • Io cantavo pure le altre volte. :D
    For now I've lost everything,
    I give to you my soul.
    The meaning of all that I believed before
    escapes me in this world of none.
    I miss you more

    (Genesis, Afterglow)
  • Avete visto che sono stati annunciati data d'uscita e prezzi?
    For now I've lost everything,
    I give to you my soul.
    The meaning of all that I believed before
    escapes me in this world of none.
    I miss you more

    (Genesis, Afterglow)
  • L Vertighel ha scritto:Avete visto che sono stati annunciati data d'uscita e prezzi?
    Link!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

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  • Qui. Li ho postati una settimana fa, marrano! :P
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    (Genesis, Afterglow)
  • Jennifer Lee says that she and Chris Buck will stay together to work on future projects. Lee and Buck teamed up for the first time last year to direct Disney's Frozen - a movie that has gone on to be a critical and commercial hit. And it looks like it could be as early as this summer when they start thinking about a new project.

    Speaking at their post-winning Bafta press conference, Lee said: "We are going to say together, I think." Buck continued, "Yeah we make a good team. We will probably go back into development in the summer time, and start thinking about some new ideas."
    Da qui.

    Parrebbe insomma essersi formata una nuova coppia artistica "fissa"! :D
  • Dopo Musker&Clements, Trousdale&Wise, ora il nuovo "brand" con Buck&Lee! :P
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    (Genesis, Afterglow)
  • Ecco un assaggio del making of musicale che vedremo nel BD :D

  • Io continuo a dire che Josh Gad è Lbreda.
    For now I've lost everything,
    I give to you my soul.
    The meaning of all that I believed before
    escapes me in this world of none.
    I miss you more

    (Genesis, Afterglow)
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