La fama di
Bryan Lee O'Malley ormai precede l'autore:
Scott Pilgrim, tra fumetto e film, è già diventato un piccolo cult e ha permetto al fumettista di attraversare gli ultimi anni godendo di una certa celebrità negli ambienti di riferimento. Sull'onda di questo successo era stata pubblicata la sua opera prima,
Alla Deriva, che mostrava un'attitudine narrativa piuttosto diversa da quella nerd-oriented di
Scott Pilgrim ma ugualmente interessante e soprattutto con un certo amore per il nonsense e per le situazioni che escono dall'ordinario che tradiva la stessa paternità per le due opere.
Rizzoli-Lizard, che già aveva portato in Italia le due opere citate, in occasione della scorsa Lucca Comics pubblica
Seconds, il nuovo romanzo grafico di O'Malley, prima opera dell'autore dopo
Scott Pilgrim.
Siamo davanti a qualcosa più vicino a
Alla Deriva che alle avventure di Pilgrim, per tipo di storia raccontata, ma ritengo che quest'ultima fatica sia invece un buon compendio di quanto offre l'autore come filosofia narrativa. Vero che la storia parla di Katie, una ragazza quasi trentenne e della sua vita complessa, tra sogni di un ristorante tutto suo - quello attuale è in società con un'altra persona - e rimpianti per una relazione prematuramente finita, ma lo sviluppo fantasy che la storia conosce ad un certo punto trova una chiave di svolgimento che avvicina la trama a quella di un videogioco.
Infatti Katie avrà modo di poter rimediare ad alcuni errori commessi nel suo recente passato, dando svolte diverse alla propria vita potendo riscrivere alcuni punti focali con il senno di poi. Insomma, un po' come salvare un gioco ad un certo punto, al quale tornare in caso di game over e sapendo in questa seconda occasione quali sono le mosse corrette da attuare.
Seconds, quindi, oltre ad essere il nome dell'attuale ristorante di Katie e principale setting della storia, allude anche alle "seconde occasioni" che Katie ha modo di crearsi artificialmente, barando con la propria vita in preda all'egoismo più totale. È interessante l'atteggiamento quasi patologico con cui la protagonista si approccia a questa formidabile possibilità, senza pensare alle conseguenze, ed è impressionate fermarsi a riflettere sul fatto che... probabilmente faremmo così anche noi!
Il fumetto di O'Malley è così un'amara riflessione - per quanto raccontata con i toni anche leggeri e scanzonati che abbiamo imparato a conoscere - sul senso della vita, sull'importanza del prendersi le proprie responsabilità e della forza di volontà di impegnarsi a rimediare ai propri errori a posteriori, impegnandosi a correggere la rotta.
Attorno a Katie, un cast di personaggi azzeccati: lo spirito della casa è il motore di tutto, e la sua presenza eterea e incomprensibile serve alla componente magica della graphic novel; l'ex ragazzo di Katie serve come oggetto del desiderio; Hazel è una ragazza introversa ma piena di bellezza interiore (oltre che esteriore) caratterizzata molto bene, cosa non facile vista la particolarità dell'ideal-tipo.
Su tutti comunque capeggia proprio la protagonista: complessata, castrata da desideri che faticano a concretizzarsi nonostante il proprio impegno, determinata ma facile alla depressione, arrembante in modo incosciente, dotata di una sua certa ironia, a volte amara... è una persona tutt'altro che perfetta e ben distante dalla sicurezza che la società ci dice si dovrebbe avere alla soglia dei 30 anni. È un personaggio quindi molto umano e realistico, e proprio per questo mi piace molto.
Sul versante grafico ho letto che molti vedono un leggere distacco dallo stile usato in
Scott Pilgrim: certamente gli occhioni
deformed e alcune esagerazioni figlie dei manga sono assenti, ma rivedo comunque una certa influenza da quel tipo di estetica: alcune espressioni dei personaggi, per esempio, o il modo in cui una vignetta evidenzia un certo particolare importante.
Per il resto ritrovo quello stile fresco e particolare che ormai riconosco come tipico dell'autore: i personaggi sono realistici ma il tratto declina figure umane e ambientazioni seconda una sensibilità più cartoonosa e irrealistica, molto evocativa però e caratterizzata da un approccio minimalista, specie per gli sfondi, sempre essenziali.
Questa storia in particolare, con la sua componente magico-misteriosa, credo che debba buona parte del suo fascino proprio a questo modo di disegnare, che continua ad affascinarmi.