[Topolino] Annata 2015

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Immagine

    Su Topolino #3095 troviamo il secondo tempo dell'Isola del Tesoro, trasposizione disneyana del romanzo di Robert Louis Stevenson realizzata dagli ottimi Teresa Radice e Stefano Turconi: siamo a metà del viaggio e l'avventura di Jim Topkins sta per complicarsi notevolmente...
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Censurata la prima tavola della seconda parte de L'Isola Del Tesoro.

    Così era sette giorni fa

    Immagine

    Così è diventata

    Immagine

    Il coltello è stato ricolorato di giallo, e le battute di Pete sono cambiate in "E bravo il nostro Jim! Ti piace tanto fare sculture di patate, eh?"
  • e anche "passami quel coltello" non c'è più. È buffo notarlo, ma l'unica cosa malata che ci vedo è che sono edit su materiale che già ebbe l'ok dalla redazione.
    Lorenzo Breda
    Website | Google+ | DisneyStats | deviantART

    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

    [No bit was mistreated or killed to send this message]
  • Tanto per cambiare, da come l'hanno censurata ora quella scena non vale una

    Immagine
  • Sul Topo #3095 giganteggia la seconda puntata dell’Isola del Tesoro turconiana, c’è poco da fare.
    La trasposizione disneyana ad opera dei coniugi prosegue in modo brillante, continuando a seguire piuttosto fedelmente la trama del romanzo. Long Pete Silver, che la scorsa settimana abbiamo visto poco in azione per ovvi motivi, qui ha modo di farsi ammirare appieno: molto buono è il lavoro che Teresa Radice compie nella caratterizzazione del pirata che, fedelmente all’opera originale, riesce ad essere assai credibile nel suo animo allegrone anche quando dimostra di essere un personaggio pericoloso.
    Stefano, dal canto suo, interviene su pose e sguardi di Silver per bilanciare adeguatamente questi aspetti della sua personalità, riuscendo ad essere calzante anche nelle espressioni di Jim Topkins, specie quando si rende conto del tradimento.
    In attesa di godersi il gran finale dell’avventura, una menzione la merita Ben Goof, vero elemento di novità dell’episodio: il Ben Gunn originale non poteva che essere interpretato da Pippo, e Teresa e Stefano mettono in pratica tutta la loro esperienza di caratterizzazione del personaggio per renderlo irresistibile, un folle selvaggio che soffre di sdoppiamento della personalità. I continui cambi di umore, la sua serafica filosofia di vita, la sua innata bontà lo rendono adorabile, e il disegno di Turconi completa il quadro visto che, tra l’abito che indossa e la folta capigliatura, il risultato finale è quello di un personaggio sopra le righe e memorabile.

    Il resto del numero, comunque, non è affatto male. Zemelo scrive una storia interessante, lo schema ricalca quello delle classiche sfide di appalti tra Paperone e Rockerduck, ma la sceneggiatura permette che un plot ormai usurato riesca a dire ancora qualcosa di interessante. È la prova meno convincente del giovane sceneggiatore, ma resta pur sempre una storia solida.
    Anche Jacopo Cirillo scrive un racconto a mio parere riuscito. La premessa da fare è che il microcosmo che l’autore ha creato è forzato, purtroppo: Paperino, Paperoga e Gastone che fanno le serate assieme nei pub regge poco. Non tanto per Paperoga (per quanto, anche lì), ma soprattutto per il cugino fortunato, con cui non so quanto Paperino possa aver piacere ad uscire, considerando tutto quello che gli ha fatto e i decenni di odio esistente tra i due. Dopo la premessa, però, devo ammettere che questa concezione mi affascina, e infatti tutte le storie precedenti che afferiscono a questo “filone” mi sono sempre piaciute. In questo caso, poi, si parla di un argomento molto reale e concreto, vicino all’esistenza dei ragazzini (e pure di persone più grandi, lol), mi ci sono ritrovato, mi sono divertito un sacco e mi è piaciuta la morale finale. Cioè, quella [spoiler]dell’uscire tutti assieme[/spoiler]; avrei invece reso più sfaccettato il giudizio sull’abitudine delle telefonate assillanti: Cirillo la difende una volta dimostrato che [spoiler]non è un’imposizione di un solo membro della coppia, ma in realtà anche se viene spontaneamente da entrambi[/spoiler] oltre certi limiti è patologica comunque :P
    I disegni di Luca Usai contribuiscono al clima fresco e giovanile della storia, con delle tavole veramente piacevoli :)
    Parlando di situazioni reali, la storia di Marco Bosco vede Paperino e Paperina che vorrebbero riuscire a mangiare una pizza in pizzeria ma non ci riescono. Niente di che, soprattutto lo spunto e la risoluzione finale sono banali, ma lo svolgimento intrattiene abbastanza.
    Sul Super Pippo di Mazzoleni c’è poco da dire: diciamo solo che se l’uso di Super Pippo in questo tipo di avventurette impedisce di farlo con Paperinik, ben venga il suo ripescaggio. La trama comunque è una variante (neanche tanto) di una dinamica già vista più e più volte in storielle di questo tipo.
    Chiude il numero un Macchetto che non è male: rendere protagonisti i comprimari è solitamente una pratica infausta, ma Battista è un personaggio così oppresso e umano che vederlo una volta tanto elogiato fa piacere . Si sbadiglia un po’ nelle scene in cui è al servizio della famiglia borghesotta, purtroppo, ma l’obiettivo del racconto si avverte e non è condannabile. È condannabile il tormentone dei “croccantini?” nei pensieri del cane, invece :P
    Sul finale, invece, non sono molto persuaso: ci sta che Battista sia legato a Paperone anche da un sentimento di affetto, ricambiato dal magnate, ma[spoiler]il bagno nelle monete[/spoiler] non mi pare molto in character.
    Marco Palazzi disegna la storia in modo efficace.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Immagine

    Su Topolino #3096 troviamo la terza parte dell'Isola del Tesoro by Radice&Turconi, che conclude la lunga trasposizione disneyana dell'ominimo romanzo di Robert Louis Stevenson.
    Inoltre l'albo ospita anche Zio Paperone e le Frottole da Un Dollaro, scritta dal nostro Vito Stabile e disegnata da Alessandro Perina!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Speciale L'Isola del Tesoro
    Immagine
    In concomitanza con la conclusione dell'Isola del Tesoro, la trasposizione disneyana del romanzo piratesco più famoso di tutti i tempi, La Tana del Sollazzo torna a regalare a tutti i suoi lettori un nuovo botta e risposta con gli autori!
    Come già fatto in occasione di altre importanti storie comparse negli scorsi anni su Topolino, e in particolare come accaduto con la Parodia di Ratkyll e Hyde, anche con L'Isola del Tesoro vi invitiamo ad esporre le vostre domande, ora che avete letto la storia nella sua interezza: curiosità, dubbi, perplessità... avete l'occasione di soddisfarle tutte grazie alla disponibilità offerta da Teresa Radice, sceneggiatrice della storia, e da Stefano Turconi, che ha disegnato le quasi 100 tavole complessive.
    Avete tempo da oggi fino a domenica per postare in questo topic le vostre domande, che verranno poi girate agli autori: come sempre, le risposte verranno poi riportate qui in modo ordinato non appena ci perverranno.
    Yo-ho!
  • E nel frattempo rifatevi gli occhi, qui:

    http://stefanoturconi.blogspot.it/2015/ ... esoro.html

    :D
  • Ehm, è la prima volta che interagisco direttamente con gli autori e spero di fare domande pertinenti e non banali e/o già poste.
    *) Mi ha colpito molto la scelta di aver ripescato Ser Lock: avete già accennato su "Topolino" che vi fu difficile trovare un corrispettivo topolinesco per il capitano Smollett, però avete pensato a qualche altro personaggio per questo ruolo prima di "assegnare la parte" a Lock o è stato lui l'unico che ha sbloccato la situazione ?
    *) Ho notato che Lockett ha la faccia bianca mentre nelle storie straniere pubblicate negli anni 80' era rosata. Come mai questo cambiamento ? Per uniformarlo a Jim, Livsey e Ben Goof o per altri motivi ?
    *) Oltre al romanzo originale, vi siete fatti ispirare anche da qualche trasposizione cinematografica o vi siete basati unicamente sul libro senza influenze filmiche ?

    Grazie in anticipo ! :ciao:
  • Oh, ottimo Vito. La bontà di Vito sa nel saper mescolare risate e vita dei personaggi con molto equilibrio, confezionando storie che sanno appunto far ridere, ma che sanno anche far entrare in empatia con i protagonisti, lasciando qualcosa dentro.

    E a questo giro l'equilibrio può davvero dirsi praticamente perfetto.


    Poi ci sono Radice e Turconi, che come sempre sono una meraviglia. Teresa riesce a fare un bellissimo adattamento del libro, pescando sapientemente anche dall'immaginario di altri autori che si son misurati con la stessa opera (ho la medesima curiosità di Capitano Amelia) e riuscendo perfettamente nella delicatissima operazione di non distruggere né i personaggi che ha in mano né quelli originali. E Stefano, beh, è Stefano. I disegni più animati di sempre. Stefano è maestro nel far immaginare tutto quello che avviene tra una vignetta e l'altra, e a trasmetterti emozioni o risate con cose che di fatto non ha mai disegnato. Vedo un Pippo che armeggia con delle gomene, e alla vignetta successiva me lo vedo appeso a testa in giù che continua a parlare come niente fosse, e scoppio a ridere per ciò che è successo tra le due scene. Spettacolare.

    E vedo che spesso chiedono se lavorino separati o no. La risposta è nelle storie, dai. Ci sono parti della trama che vivono solo nei disegni. E persino lo spazio bianco tra le vignette ha una trama.

    E la mia domanda è: Teresa, quali sono state le difficoltà nel sovrapporre a personaggi già esistenti altri personaggi già esistenti? Tra le varie parodie recenti, che vantano tutte il mancato uso di stratagemmi ormai banalotti come quello dello spettacolo teatrale, trovo che questa sia quella che riesce a snaturare meno tanto l'originale quanto i personaggi Disney.
    Lorenzo Breda
    Website | Google+ | DisneyStats | deviantART

    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

    [No bit was mistreated or killed to send this message]
  • La raffinatezza del tratto di Stefano Turconi accompagna il lettore verso il finale dell’Isola del Tesoro. Nessuna sorpresa, narrativamente parlando, per chi conosce l’opera originale, visto che la sceneggiatura di Teresa Radice ha deciso giustamente di mantenersi fedele al testo di Stevenson, ma è un gran piacere vedere le modalità della trasposizione fumettata, nella quale emerge ancora di più il rapporto tra Jim e Silver, specie durante l’episodio in cui gli salva la vita difendendolo dai cruenti intenti degli altri pirati.
    L’ambiguo carattere di Silver viene reso molto bene, cosa non facile visto il suo non essere né completamente buono né completamente cattivo. Gambadilegno, che negli anni è stato caratterizzato in entrambe le maniere, era l’interprete ideale, al di là del nome :P per questo iconico personaggio.
    Sempre buonissimo il Ben Goof, provvidenziale tanto nello svolgimento della trama quanto nella riuscita della parodia disneyana, dal momento che con il suo atteggiamento svagato e sulle nuvole risulta sempre simpaticissimo, lasciando poi meravigliati quando ci si accorge delle sue qualità nascoste e dei suoi assi nella manica. Uno spirito libero che appare naturale sia quando gli succedono cose buffe, sia quando è padrone della situazione... esattamente come il classico Pippo!
    Sempre ottime le tavole, dove i personaggi si muovono con rara grazia ed eleganza e nelle quali gli sfondi dell’isola non sfigurerebbero come illustrazioni ad accompagnamento del romanzo. Jim Topkins e il suo ciuffetto e Ben Goof col il suo… ciuffone sono già entrati nel mio cuore!
    La grande avventura termina dove era iniziata, alla locanda di Zia Topolinda, dove le onnipresenti didascalie di pensiero (che a me non dispiacciono affatto, visto che la mia testa è abituata a pensare così costantemente :P ma che posso capire stanchino dopo un po') tirano le fila di quanto accaduto. Il lieto fine c’è per tutti i protagonisti e, a sorpresa, anche per [spoiler]Plotty Bones[/spoiler]! Le critiche alla modalità con cui Teresa aveva scelto di toglierlo di mezzo si sciolgono come neve al sole di fronte all’ultima tavola, che dimostra come anche lui – personaggio spesso sottovalutato ma ottimo nell’economia del romanzo e in senso anche più ampio – abbia trovato il suo personale tesoro. :)
    L’Isola del Tesoro si conferma così un’ottima trasposizione del libro di partenza, che letta tutta d’un fiato rende ancora meglio la bellezza dell’intreccio e che richiede a gran voce una versione in volume di pregio!

    Approfitto della gentilezza degli autori e pongo le mie domande sulla storia:
    • Teresa. Il rapporto tra Jim e Silver va oltre il conflitto tra rivali, nel romanzo di Stevenson, e questo aspetto viene riportato anche nella vostra trasposizione. Trovi che sia un elemento valido anche per Topolino e Gambadilegno?
    • Stefano: avendo la possibilità di sbizzarrirti nella scelta della fauna che sarebbe andata a comporre la ciurma di pirati, hai fatto dei ragionamenti particolari che ti hanno portato a scegliere animali più “minacciosi” (per essere in parte) o ti sei fatti guidare da altri parametri?
    • Teresa. Ben Goof: l'originale Ben Gunn sembra cucito addosso al nostro Pippo! Che lavoro di adattamento hai dovuto fare per unire in un'unica incarnazione i due personaggi?
    • Stefano. L'aspetto di Ben Goof è straordinario: il buon Pippo è riconoscibilissimo, ma alcuni elementi come la barba e il ciuffone sono elementi creati per il ruolo. Come ti sei approcciato al look e all'estetica di Ben Goof?
    • Teresa. A Plotty Bones gli si vuol bene: da dove è nata l'idea di dargli quell'epilogo tutto per lui, unico vera “extra” rispetto alla fonte originale?
    • Stefano. Ho notato che in questa storia spesso ci sono tavole formate da 4 o 5 strisce, con le vignette lunghe ma basse: si è trattata di una scelta grafica e stilistica consapevole? Cosa volevi comunicare in quelle pagine?
    • Teresa. Terzo tempo, tavola 10: il giovane protagonista ottiene una vittoria personale mettendo a frutto le lezioni di navigazione apprese dal proprio ex-mentore. È uno snodo importante nell'ottica di un racconto di formazione: tu e Stefano avete ritenuto importante anche l'elemento del racconto di formazione nella vostra riduzione?
    • Teresa&Stefano. Quando avete capito che L'Isola del Tesoro sarebbe potuto essere un romanzo adatto per una trasposizione a fumetti disneyana? E quando siete giunti alla conclusione che la mossa vincente era quella di attenersi il più fedelmente possibile al testo?


    Il resto del numero offre cose buone e meno buone: tra queste ultime inserisco l’ennesima storia della PIA e Il Lago dei Paperi. La prima non fa che seguire pedissequamente lo svolgimento tipico di questo filone, e il finale era prevedibile da circa metà racconto; i bei disegni di Andrea Lucci la nobilitano, ma non basta per renderla interessante. La seconda mi ha un po’ annoiato, lo sviluppo non risulta molto chiaro e nemmeno il piano di Amelia pare costruito molto bene. Bellini i disegni di Gatto, che danno un che di classico ad una sceneggiatura che non riesco bene ad inquadrare, ma che a fine lettura non mi ha lasciato soddisfatto.
    La breve di Pippo tenta di recuperare la formula degli “How to…” animati, intento lodevole e anche abbastanza riuscito: forse con un altro disegnatore il risultato sarebbe stato migliore, ma la formula mi pare vincente.

    E poi c’è Vito. Zio Paperone e le frottole da un dollaro si concentra sui sentimenti del protagonista, incastrandolo in una situazione nella quale non può mentire, con la conseguenza che quando parla di Brigitta il lettore potrà capire istantaneamente la verità di quel che prova.
    Un’ottima idea, anche perché l’autore sceglie volontariamente di trattarla con grande ironia: la stregoneria di cui è vittima era foriera di gag e battute, che vengono puntualmente messe in scena con effetti comici apprezzabili. La mia unica riserva è sulla natura stessa del sortilegio (se la bacchetta non può produrre denaro per Amelia, cosa cambia nella situazione di Paperone? Anche se in modo “indiretto”, materializza pur sempre soldi), e stando alla base della trama mi ha stonato un po’.
    Menzione d’onore invece per aver finalmente dato una spiegazione ai due agenti che sorvegliano il Vesuvio, spesso visti nelle storie di Carl Barks e che si suppone continuino a lavorare lì, ma che dovrebbero avvertire lo Zione di attacchi della fattucchieria per la quale è spesso invece sorpreso. Renderli dei lavativi che incassano lo stipendio ma poi si fanno gli affari loro giustifica la cosa e fa ridere. In misura minore, ma sulla stessa falsariga, è anche l’ultima vignetta in cui Battista scrive sui cartelli della collina. Tocchi di stile che giocano su quello che è sempre presente e quindi mai indagato perché dato per acquisito, ma sui cui risulta invece intelligente e simpatico riflettere e giocare, con leggerezza ma acume.
    Alessandro Perina fa un ottimo lavoro, dotando i personaggi di grande dinamismo e contribuendo al giusto ritmo del racconto. Splendide certe espressioni di Paperone e bellissima la sua Amelia.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Pongo anch'io una domanda agli autori.
    * La vignetta in cui Long Pete, alla fine, si rivolge "idealmente" a Jim sarà un congedo definitivo dal personaggio oppure si può sperare che i personaggi torneranno in un sequel, che a questo punto avrebbe un soggetto originale e non sarebbe più una diretta parodia di un'opera letteraria?
  • Io avrei delle perplessità riguardo il terzo episodio che spero mi vengano chiarite:

    1) Il fatto che Lockett, Horatio e Basettowney hanno definito Jim "disertore", "che si arrangi da solo" eccetera... lo pensavano veramente, o è stato un gesto per proteggerlo dai pirati?
    Il dubbio mi viene perchè, se lo pensassero veramente, avrebbero dovuto cambiare idea dopo aver scoperto che Jim è riuscito a sabotare i pirati nascondendo la nave... invece dalle riflessioni di Jim (da pag 32 a pag 40) sembra che ce l'abbiano ancora con lui.

    2) Come mai i pirati, quando scoprono che al posto del tesoro c'è solo una buca vuota, se la prendono immediatamente con Silver e Jim (pag 31)? La mappa gliel'ha consegnata Lockett in cambio della libertà, avrebbero dovuto pensare che gli fosse stata data una mappa fasulla (o almeno, questo è quello che ho pensato io alla prima lettura)...

    3) Se lo ha slegato e gli ha anche dato una pistola per difendersi, perchè Jim (pag 34) continua a dubitare dell'affetto di Silver?

    4) Infine, perchè Lockett ha intenzione di arrestare Silver, definendolo addirittura un "inqualificabile bugiardo e mostruoso impostore" (pag 35) nonostante sia passato dalla loro parte, abbia tradito gli altri pirati e abbia salvato la vita a Jim?
  • Ma ti rendi conto che hai trasformato i tuoi DING in domande?

    Sulla terza e quarta comunque ti rispondo già io. E' il pirata che ha guidato l'ammutinamento, secondo te questa cosa viene dimenticata?
  • Valerio ha scritto:Ma ti rendi conto che hai trasformato i tuoi DING in domande?
    Cosa ho detto di male stavolta?
    Non ho mosso delle critiche, ho solo fatto delle domande.
  • FearTear ha scritto:2) Come mai i pirati, quando scoprono che al posto del tesoro c'è solo una buca vuota, se la prendono immediatamente con Silver e Jim (pag 31)? La mappa gliel'ha consegnata Lockett in cambio della libertà, avrebbero dovuto pensare che gli fosse stata data una mappa fasulla (o almeno, questo è quello che ho pensato io alla prima lettura)...
    Perchè sono pirati, rozzi uomini del mare che non brillano per acume, mai completamente sobri (si sa, la teina rende nervosi!) e, come ci viene detto e mostrato poche pagine prima, pronti ad azzuffarsi per un nonnulla.
    Magari l'idea che fosse una trappolona di Silver non è proprio la più naturale, ma alla fine agli uomini stessi poco importa: Pete è il capitano ed in quanto tale responsabile dell'esito della spedizione, che in quel momento si è dimostrata decisamente infruttuosa lasciando gli ammutinati con un pugno di mosche ed un paio di reati sul groppone.
    3) Se lo ha slegato e gli ha anche dato una pistola per difendersi, perchè Jim (pag 34) continua a dubitare dell'affetto di Silver?
    Perchè Silver è un opportunista che lo ha già tradito in precedenza? Sicuro, gli dà la pistola... ma in quel momento la cosa conveniva anche a lui, visto che era in palese inferiorità numerica.
    4) Infine, perchè Lockett ha intenzione di arrestare Silver, definendolo addirittura un "inqualificabile bugiardo e mostruoso impostore" (pag 35) nonostante sia passato dalla loro parte, abbia tradito gli altri pirati e abbia salvato la vita a Jim?
    Perché è un inqualificabile bugiardo e mostruoso impostore :P
    Ha tradito gli altri solo quando non aveva altra scelta e resta pur sempre ammutinato e pirata.
  • Tocca a me.

    Inizio dall'Isola del Tesoro. Che finalmente si è completata. Il risultato è ovvio: prendi i due autori più graphicnovellosi del Topo... e piazzali a fare una storia di un ciclo che è praticamente basato sulle graphic novel. Molto graphic e molto novel. C'è qualcuno di più graphic di Stefanoi? C'è qualcuno di più novel di Teresa? Potevamo avere meno di un capolavoro? Non era contemplato, chiaramente.

    Sì, c'è tanto testo. Con Teresa è così. Ma non mi si venga a dire che non funziona, perché funziona. E alla grande. Il lettore si immerge nel punto di vista di Mickey, ne coglie più sfumature, e ci si affeziona di più alla sua vicenda. Teresa (e Stevenson) avevano delle cose da dire e le hanno dette. Mentre Turconi ce le ha mostrate. Ho ripetuto fino alla nausea nei mesi scorsi che Stefano è un animatore a fumetti, e lo ripeto ancora, anche adesso che se ne sono accorti tutti quanti. Ma stavolta aggiungo anche che questa non è solo una particolarità del suo stile, ma è una caratteristica che andrebbe impiantata di serie a tutti i disegnatori che vogliono mettersi a fare fumetto Disney. Sì, ho la fissa dell'animazione e questo lo sanno tutti, ma sono sinceramente convinto che questi fumetti debbano colpire l'occhio del lettore, essere accattivanti e trasmettere qualcosa. E non c'è modo migliore di farlo che mettere in scena personaggi accattivanti, che sembrino vivi, che riescano a muoversi anche da fermi. E' questo il loro bello, è qui che sta la loro riconoscibilità, quello che gli permette di interpretare ruoli anche molto diversi rimanendo sempre loro stessi. Il significato di Disney è tutto qua, eh.

    E, beninteso, la chicca dell'ultima tavola l'ho trovata una finezza, ma proprio una finezza.


    Ecco le mie domande:

    Terefano: Ci fai una mappatura completa del pedigree animato alla base di quest'opera? Tutto ciò che di filmico avete assorbito, riversandosi poi nel prodotto finito in termini di ispirazione grafica e contenutistica. Domanda che in verità non vale solo per quest'opera, ma si estende a "qual è la pappa che bisogna mangiare per crescere sani, forti e turconici?"

    Tere: Dacci, nei limiti del possibile, un assaggio di cosa dovremo aspettarci di vostro sulle pagine del Topo, da qui in avanti. Ci sono altri romanzi che vi piacerebbe far entrare nel novero delle Nuove Parodie?

    Stefano: Ma parliamo un po' del tuo Calisota multietnico. Nel corso dei decenni si sono diffusi a Paperopoli e Topolinia quasi esclusivamente canidi e paperi. Con te però è diverso. Pensi che la cosa rimanga una tua bizzarria o possa diffondersi anche in futuro, fino a rendere le due città popolate effettivamente da animali antropomorfi?



    Passo a commentare anche altre storie che nel bene e nel male mi hanno colpito nelle ultime settimane.

    Tanto per cominciare Dylan Top. L'ho trovata una storia valida. Le critiche secondo me sono state ingiuste, perché dopotutto non mirava ad essere una parodia letteraria dal respiro ampio come i vari Ratkyll e Novecento, ma qualcosa di più contenuto, un omaggio simpatico e piuttosto riuscito. Mi sono piaciuti in particolare l'utilizzo di Topesio e la scena del sogno nel sogno, che mi ha ricordato il Faraci intimista del primo periodo. Dirò di più, vedrei bene la realizzazione di un altro paio di storie del ciclo, in modo da creare un trittico, perché come status quo mi è parso carino e non lo sprecherei per una storia one shot.

    E poi tocca a Vito. Le ultime storie tipo il Marsuplacante mi erano piaciute, sì, ma senza eccessi. Qui per quel che mi riguarda abbiamo fatto il salto di qualità definitivo. Le frottole da un dollaro non sarà un kolossal, non sarà una parodia, non sarà PK ma è una Storia con la S maiuscola, straordinaria nella sua spontanea classicità. Alla base di tutto c'è un'idea fantasiosa e bizzarra che cattura l'attenzione, c'è uno sviluppo curioso con un risvolto simpaticissimo, c'è una centratura del personaggio notevole, e c'è persino un ripescaggio barksiano che è tutt'altro che forzato o fine a sé stesso ma pieno di potenziale per sviluppi futuri. Insomma, ci ho visto tanta tecnica ma anche tanto cuore. Dove per cuore non mi riferisco alla melensaggine, ma alla cura e all'amore che traspare da ogni vignetta. E sono felice che sia stata disegnata da Perina, che dopo averci deliziati con le storie di Artibani, ha qui messo in scena un Paperone più animato che mai, capace di saltellare come un matto e rendere vivace ogni momento. Bravo Vito, ci hai fatto leggere una storia Disney.

    Infine, non posso fare a meno di esprimere le mie perplessità sul ciclo di storie firmate da Cirillo che imperversano nelle ultime settimane. Dell'autore apprezzai in passato le storie incentrate su Gambadilegno. Ma trovo che queste ultime storielle di paperi "quotidiani" siano concepite in modo sbagliato. Ben venga il presentare i personaggi come persone, ben venga il metterli di fronte a problemi reali che viviamo noi tutti i giorni, ben venga fare ironia sulle nuove mode come i selfie, whatsapp, ben venga cercare di sviluppare i rapporti tra di loro. Ma non dobbiamo mai perdere di vista la loro essenza. Non bisogna mai piegare le loro personalità ai nostri scopi, dimenticare la loro mimica, il loro modo di fare. Nell'ultima storia ho visto personaggi perfettamente intercambiabili, il loro rapporto trasformato forzatamente e persino il gruppo" giovane" di ragazzi e ragazze che si va a formare alla fine, con Brigitta dentro, l'ho trovato poco credibile. Per questo tipo di cose forse sarebbe bene utilizzare un'altra generazione di personaggi, più adatti al ruolo, come Paperetta e i suoi amici. Ma sinceramente decidere di punto in bianco che Gastone è così affiatato con Paperino da esserne geloso e dargli consigli sentimentali mi pare un fraintendimento e una snaturazione di un personaggio che di base avrebbe un significato ben preciso.
  • Speciale L'Isola del Tesoro
    Immagine
    Come ben sapete, su Topolino #3094, #3095 e #3096 sono state pubblicate le tre parti dell'Isola del Tesoro, trasposizione disneyana dell'omonimo romanzo di Robert Louis Stevenson ad opera di Teresa Radice e Stefano Turconi.
    Come promesso, abbiamo raccolto e inviato agli autori le domande nate in questo topic relative a curiosità e dietro le quinte del progetto.
    Siamo ora lieti di presentarvi le risposte che Teresa e Stefano ci hanno rilasciato, e cogliamo l'occasione per ringraziarli nuovamente della disponibilità e dell'affetto dimostrato.
    Immagine

    Capitano Amelia: Mi ha colpito molto la scelta di aver ripescato Ser Lock: avete già accennato su Topolino che vi fu difficile trovare un corrispettivo topolinesco per il capitano Smollett, però avete pensato a qualche altro personaggio per questo ruolo prima di "assegnare la parte" a Lock o è stato lui l'unico che ha sbloccato la situazione?
    Ste: Se non ricordo male siamo stati in dubbio se dare la parte a Orazio, che tra l’altro è un nome perfetto per un capitano della marina inglese (c’è Horatio Nelson, e Horatio Hornblower, un capitano protagonista di una serie di romanzi) ma poi sarebbe rimasto scoperto il ruolo del dottore, che invece era perfetto per il nostro Orazio. Io mi ricordavo di Ser Lock per qualche storia della mia infanzia: era inglese, compassato, pasticcione (questo lato l’abbiamo messo da parte per l’occasione) insomma, era perfetto! E, comunque, se avessi inventato da zero il personaggio, credo che l’avrei disegnato press’a poco nello stesso modo.

    Capitano Amelia: Ho notato che Lockett ha la faccia bianca mentre nelle storie straniere pubblicate negli anni '80 era rosata. Come mai questo cambiamento? Per uniformarlo a Jim, Livsey e Ben Goof o per altri motivi?
    Ste: Ops, a questo dettaglio credo di non aver fatto proprio caso, ora che ci penso, nelle copertine ho colorato di rosa anche le facce di Topolino e Pippo, mentre negli interni sono bianche, temo di avere le idee un po’ confuse in materia…

    Immagine


    Capitano Amelia: Oltre al romanzo originale, vi siete fatti ispirare anche da qualche trasposizione cinematografica o vi siete basati unicamente sul libro senza influenze filmiche?
    Tere: In casa andiamo tutti matti per Il Pianeta del Tesoro Disney, lo conosciamo a memoria. Sarebbe una bugia dire che quelle fantastiche atmosfere non ci hanno influenzato. Però la nostra scelta primaria, da subito, è stata quella di un adattamento il più possibile fedele al romanzo di Stevenson. Ecco perché ho voluto iniziare la storia con le parole dell’autore. Ed ecco perché il rapporto tra i “nostri” Jim Topkins e Long Pete rimane in un certo senso più ambiguo di quello – meraviglioso, peraltro, e irresistibile – che nasce nel cartone tra Jim e il Silver cyborg.

    Immagine


    LBreda: Teresa, quali sono state le difficoltà nel sovrapporre a personaggi già esistenti altri personaggi già esistenti? Tra le varie parodie recenti, che vantano tutte il mancato uso di stratagemmi ormai banalotti come quello dello spettacolo teatrale, trovo che questa sia quella che riesce a snaturare meno tanto l'originale quanto i personaggi Disney.
    Tere: Grazie. Ma sarò sincera: non ho trovato grandi difficoltà nell’amalgamare i due mondi. I personaggi Disney sono così fantasticamente malleabili da poter interpretare con naturalezza qualsiasi ruolo! Adoro Stevenson da sempre, e ovviamente adoro il mondo Disney e, come ho detto altrove, più che una difficoltà è stato un onore fare incontrare tra loro queste due realtà. Gamba è un Silver nato, dare al Topo la parte di Jim mi permetteva di renderlo finalmente spensierato, ragazzino, spettinato e avventuroso al limite dell’imprudenza, come piace a me. Pippo-Ben Goof è praticamente venuto fuori da solo e la “doppia personalità” non mi pare abbia snaturato la sua adorabile pipposità. Insomma, è stato un onore, davvero. E un gran divertimento!

    Immagine


    Bramo: Teresa. Il rapporto tra Jim e Silver va oltre il conflitto tra rivali, nel romanzo di Stevenson, e questo aspetto viene riportato anche nella vostra trasposizione. Trovi che sia un elemento valido anche per Topolino e Gambadilegno?
    Tere: Oh, sì, è così che mi piace immaginarli: nemici che però in un certo senso si stimano, che riconoscono comunque le cose buone dell’altro. Gamba non è il cattivo assoluto come Macchia Nera (io poi ci casco lo stesso, però… perché mi piace un sacco anche Macchia e finisco per trovare anche a lui i punti deboli, per infilargli un cuore tenero dietro la crosta croccante… come in Pippo Reporter – e non avete ancora visto tutto ;-) ). Certo, Gamba e il Topo non sono compagnoni, ma possono trovare momenti condivisi da cui trarre entrambi cose preziose. Poi ognuno per la sua strada, eh. Ma senza rancore.

    Bramo: Stefano: avendo la possibilità di sbizzarrirti nella scelta della fauna che sarebbe andata a comporre la ciurma di pirati, hai fatto dei ragionamenti particolari che ti hanno portato a scegliere animali più “minacciosi” (per essere in parte) o ti sei fatti guidare da altri parametri?
    Ste: Nella creazione dei pirati mi sono divertito un mondo, credo si veda. La scelta è stata, in effetti, di cercare animali dall’aspetto minaccioso: c’è un gorilla, un diavolo della Tasmania, una iena, un marabù (una grossa cicogna carnivora), un coccodrillo, e il mio preferito, un serpente corallino (un piccolo serpente sudamericano, velenosissimo). Sul serpente ero titubante, mi sono chiesto: “non sarà troppo?” poi ho provato a muoverlo, a farlo recitare, e funzionava alla perfezione! All’Accademia Disney, tanti anni fa (19, perbacco…) mi insegnarono una cosa, a questo proposito: si possono usare animali diversi dai soliti paperi e cani, l’importante è che la loro “animalità” non superi la loro “umanità”, vale a dire che non devono essere animali travestiti da persone, ma persone in forma di animali. È una distinzione sottile, e non sono sicuro di saperla spiegare in maniera comprensibile, diciamo che, vedendo l’equipaggio della Brasileira, la prima cosa cui bisogna pensare è: “è una ciurma di pirati” non “è uno zoo”. La sfida è ottenere questo effetto con animali sempre più insoliti.

    Immagine


    Bramo: Teresa. Ben Goof: l'originale Ben Gunn sembra cucito addosso al nostro Pippo! Che lavoro di adattamento hai dovuto fare per unire in un'unica incarnazione i due personaggi?
    Tere: Guarda, come ho detto poco sopra, il lavoro mi è venuto molto naturale. Pippo ha fatto tutto da solo! Ben Gunn è uno “strambo”, Pippo pure, e io personalmente sono un’accanita sostenitrice degli “strambi” e dei “controcorrente”, di chi persegue ostinatamente la propria strada – senza fare male a nessuno, sia chiaro – nonostante le dicerie degli altri. La naturale bontà di Pippo, poi, fa sì che Ben Goof sia più candido e naif del suo alter ego stevensoniano: non si è nemmeno accorto della vera fine che hanno fatto i sei compagni che, come lui, scesero dalla Walrus per sotterrare il tesoro, attenendosi agli ordini del capitano Blot! Eppure… avete contato il numero degli spari a pag. 30 del secondo tempo? Ben li scambia per “segnali d’adunata”, lui anima bella!

    Immagine


    Bramo: Stefano. L'aspetto di Ben Goof è straordinario: il buon Pippo è riconoscibilissimo, ma alcuni elementi come la barba e il ciuffone sono elementi creati per il ruolo. Come ti sei approcciato al look e all'estetica di Ben Goof?
    Ste: Nella mia mente Ben Gunn aveva un aspetto ben preciso: barba e capelli lunghi ispidi e scompigliati, abito di stracci, occhi un po’ spiritati. Era raffigurato così nell’edizione de L’isola del Tesoro che lessi da ragazzino, e così è sempre rimasto nella mia testa, non potrei immaginarlo in nessun’altra maniera. Gli ho giusto aggiunto il cappello di pelo, anche quello preso dalle illustrazioni di un altro naufrago della mia infanzia: Robinson Crusoe, (della stessa collana dell’Isola, tra l’altro).

    Bramo: Teresa. A Plotty Bones gli si vuol bene: da dove è nata l'idea di dargli quell'epilogo tutto per lui, unico vera “extra” rispetto alla fonte originale?
    Tere: Ti ringrazio davvero per questa bella domanda, che tocca un personaggio e dei passaggi della storia a me molto cari. La figura di Plotty, in effetti, è forse quella che più si discosta dall’originale, in primo luogo perché… non muore. E qui so bene di essermi attirata non poche smorfie di disapprovazione, ma ero e sono tuttora convinta che la strada del “nostro” Bones dovesse essere questa. Sarà che ho scoperto di avere un debole per gli omaccioni massicci e imbronciati che nascondono lati di un’umanità e una tenerezza impensabili (ok, per questo – scusate la pubblicità – vi rimando anche al mio folle innamoramento più recente, vale a dire – Ste a parte, eh eh – <strong>il ruvido capitano MacLeod de Il Porto Proibito), ma appena ho messo in scena Plotty Bones, con quel cappottone, il passo pesante e il baule, ho capito subito che… non ce l’avrei mai fatta a toglierlo di mezzo per sempre. Nel romanzo, Bones è un tramite, è colui che innesca la vicenda, che dà il via alla ricerca. Fatto questo, il suo compito è terminato e non serve più. Il nostro Bones, invece, è – dal momento in cui mette piede all’Admiral Benbow – un po’ il precursore di Silver nel suo rapporto con Jim. Topkins lo teme, ma ne è anche affascinato: l’alone di mistero che lo circonda lo rende irresistibilmente attraente e spaventoso al tempo stesso; Jim adora i suoi racconti, e in un certo senso lo protegge dall’arrivo del cieco Puah, finché gli è possibile. Così, essendo diventata io stessa Jim per buona parte della scrittura, come potevo pensare di disfarmi di Bones per fregargli la mappa? Gli ho dato un sogno più grande, un obiettivo “assurdo” per un pirata, qualcosa che ne facesse – e torniamo agli “strambi”, ai “controcorrente” – un “diverso”, ma convinto e contento di esserlo. Nonostante quello che ne pensano gli altri, nonostante le dicerie e i sentieri già fissati. Ed ecco il perché di quel finale “alternativo” tutto dedicato a lui, all’omone che va avanti nonostante tutto… e nonostante tutto ce la fa. “TU SEI… CHI SCEGLI E CERCHI DI ESSERE!” dice Dean a Hogarth nel meraviglioso Il Gigante di Ferro. E il gigante, nato per essere arma, [spoiler]s’immola per salvare gli umani, perché dentro al suo cuore (di ferro) desidera essere come Superman[/spoiler] (perdonate lo spoiler, vedetevi il film, è stupendo!). “NON HO VOLUTO UCCIDERE UN DRAGO, e allora?”, sbotta Hiccup con Astrid in Dragon Trainer. Qui è lo stesso: NON HO VOLUTO uccidere Plotty Bones, ok? E non perché avessi paura di farlo morire; e -checché se ne dica- la trasposizione non evita affatto i riferimenti alla morte. Ma non ci stava qui, la morte di Bones. Non per me, almeno. Mi aveva acceso dentro troppo affetto… per salutarlo così presto :) .

    Immagine


    Bramo: Stefano. Ho notato che in questa storia spesso ci sono tavole formate da 4 o 5 strisce, con le vignette lunghe ma basse: si è trattata di una scelta grafica e stilistica consapevole? Cosa volevi comunicare in quelle pagine?
    Ste: La gabbia di Topolino, così regolare, a volte devo ammettere che mi sta un po’ stretta, quindi, dove posso, ci “gioco” un po’, modificando la forma delle vignette, a seconda di quello che voglio raccontare o della sensazione che voglio trasmettere: vignette lunghe e strette danno un’idea cinematografica, con campi molto lunghi; una verticale “ardita” può dare un’idea dinamica; il tutto, però, senza esagerare. Giovan Battista Carpi mi disse: “Qualsiasi cosa tu voglia raccontare lo puoi fare in una normale vignetta rettangolare, al cinema lo schermo non cambia forma a seconda di quello che succede!”. Chiaramente il linguaggio del fumetto si evolve, la “gabbia” della tavola diventa più libera e dinamica, ma credo che tenere presente quel principio eviti, diciamo così, di “sbarellare”: la leggibilità è fondamentale: il fumettista non fa bei disegni, racconta una storia.

    Immagine


    Bramo: Teresa. Terzo tempo, tavola 10: il giovane protagonista ottiene una vittoria personale mettendo a frutto le lezioni di navigazione apprese dal proprio ex-mentore. È uno snodo importante nell'ottica di un racconto di formazione: tu e Stefano avete ritenuto importante anche l'elemento del racconto di formazione nella vostra riduzione?
    Tere: Be’, L’Isola del Tesoro in fondo È un romanzo di formazione, no? È l’iniziazione di Jim alla vita adulta, il suo partire dai luoghi che gli fanno da nido per esplorare l’ignoto, capire qual è la sua strada, tracciare la sua personale rotta nella vita. Sono affezionata al passaggio che citi, perché ti dice come l’incontro con qualsiasi persona – anche un malvivente truffaldino come Silver – possa lasciarti qualcosa di buono, qualcosa che è il vero tesoro, che ti porti dentro e nessuno ti potrà mai rubare.

    Bramo: Teresa&Stefano. Quando avete capito che L'Isola del Tesoro sarebbe potuto essere un romanzo adatto per una trasposizione a fumetti disneyana? E quando siete giunti alla conclusione che la mossa vincente era quella di attenersi il più fedelmente possibile al testo?
    Tere & Ste: Capito subito. Sperato fortemente di poterlo realizzare. E gioito immensamente per averlo potuto fare. Non sappiamo se si possa parlare di “mossa vincente”, ma di certo ci abbiamo goduto un mondo, ci siamo divertiti, abbiamo voluto bene a questi personaggi, a questa storia. Speriamo si sia sentito.

    Immagine


    Giona: La vignetta in cui Long Pete, alla fine, si rivolge "idealmente" a Jim sarà un congedo definitivo dal personaggio oppure si può sperare che i personaggi torneranno in un sequel, che a questo punto avrebbe un soggetto originale e non sarebbe più una diretta parodia di un'opera letteraria?
    Tere & Ste: Ci spiace deluderti, ma non abbiamo mai pensato a un seguito. Quella vignetta sta a significare che Silver non ha dimenticato il piccolo Jim e, a modo suo, gli ha voluto bene, anche se poi ha preso una strada tutta diversa.

    Fear Tear: Io avrei delle perplessità riguardo il terzo episodio che spero mi vengano chiarite.
    Il fatto che Lockett, Horatio e Basettowney hanno definito Jim "disertore", "che si arrangi da solo" eccetera... lo pensavano veramente, o è stato un gesto per proteggerlo dai pirati?
    Il dubbio mi viene perché, se lo pensassero veramente, avrebbero dovuto cambiare idea dopo aver scoperto che Jim è riuscito a sabotare i pirati nascondendo la nave... invece dalle riflessioni di Jim (da pag. 32 a pag. 40) sembra che ce l'abbiano ancora con lui.

    Tere: Il passaggio a cui ti riferisci è in realtà la bugia che i pirati raccontano a Jim dopo averlo catturato. Una bugia astuta e crudele, che infatti tortura il ragazzino per un bel po’, poi; tant’è che, anche mentre cammina legato verso il luogo del tesoro, non riesce a non continuare a pensare a quelle accuse. È Jim che “si fa un film” sull’astio che capitano, conte e dottore provano nei suoi confronti. Un film innescato dalla calunnia di quel furfante di Silver.

    Immagine


    Fear Tear: Come mai i pirati, quando scoprono che al posto del tesoro c'è solo una buca vuota, se la prendono immediatamente con Silver e Jim (pag. 31)? La mappa gliel'ha consegnata Lockett in cambio della libertà, avrebbero dovuto pensare che gli fosse stata data una mappa fasulla (o almeno, questo è quello che ho pensato io alla prima lettura)...
    Tere: Perché è stato Silver a guidare la spedizione, a radunare l’equipaggio e trascinare tutti verso l’Isola del Tesoro. È stato Silver a promettere ai suoi il bottino, e quelli son pirati, mica vanno per il sottile: Silver un attimo prima è osannato e un attimo dopo è il capro espiatorio (il che non è molto diverso da quel che succede nella vita di tutti i giorni nei confronti di chi ha qualche responsabilità…).

    Fear Tear: Se lo ha slegato e gli ha anche dato una pistola per difendersi, perché Jim (pag. 34) continua a dubitare dell'affetto di Silver?
    Tere: Magari perché poco prima ha detto ai suoi di tenerlo ben stretto e ha promesso di dargli quel che si merita, una volta trovato il tesoro? O magari perché si era presentato come un onesto cuoco menomato in battaglia, e poi è saltato fuori che è un pirata che mira solo al bottino? O magari, ancora, perché Jim ha sentito con le sue orecchie (e non sono neanche tanto piccole!) Silver promettere ai suoi di far fuori lui, il dottore, il capitano e il conte, una volta sull’isola? Jim ha un’infinità di motivi per non fidarsi di Silver. Il suo cuore vorrebbe fidarsi, vorrebbe credere all’assoluta buona fede del pirata, ma i fatti dicono il contrario, ed è questo che fa star male Jim e lo amareggia. L’ambiguità di Silver è la vera forza del personaggio, è quel che in assoluto più ci affascina di lui.

    Fear Tear: Infine, perché Lockett ha intenzione di arrestare Silver, definendolo addirittura un "inqualificabile bugiardo e mostruoso impostore" (pag. 35) nonostante sia passato dalla loro parte, abbia tradito gli altri pirati e abbia salvato la vita a Jim?
    Tere: Perché resta comunque un fuorilegge, che probabilmente è “passato dalla loro parte” per opportunismo. Lockett è un capitano, si suppone ne abbia viste di cose, ne abbia conosciuta di gente, si suppone sappia farsi un’idea di chi ha di fronte. E non si sbaglia su Silver: è un lestofante e appena può, infatti, poi taglia la corda.

    Immagine


    Valerio: Terefano. Ci fate una mappatura completa del pedigree animato alla base di quest'opera? Tutto ciò che di filmico avete assorbito, riversandosi poi nel prodotto finito in termini di ispirazione grafica e contenutistica. Domanda che in verità non vale solo per quest'opera, ma si estende a "qual è la pappa che bisogna mangiare per crescere sani, forti e turconici?"
    Tere & Ste: Mamma mia! Ci stai chiedendo cosa sta dietro la nostra Isola? Il pedigree non è soltanto animato, è l’infinito materiale marinaresco di cui ci siamo nutriti negli ultimi anni, e che serviva primariamente – perdonate di nuovo il piccolo spazio pubblicitario, ma è la verità – a tuffarci nelle giuste atmosfere per raccontare l’altra nostra grande (in termini di mole, oltre 300 pagine!) avventura di mare, in arrivo a fine aprile per Bao Publishing: Il Porto Proibito.
    L’Isola del Tesoro ha beneficiato a grandi mani di questo sovrabbondante lavoro di documentazione: due viaggi in Inghilterra, tra navi, porti e musei, su e giù per fari e scogliere a scattare foto, annusare l’aria, scribacchiare pagine fitte di “appunti emozionali”. Valigie stracariche di libri acquistati in loco, il ciclo completo dei romanzi di O’Brian, e poi Il Pianeta del Tesoro e Sinbad visti e rivisti e rivisti insieme a Dragon Trainer e a Master And Commander, le cui colonne sonore si sono consumate a furia di ascoltarle… e continuano a darci i brividi.
    Dietro L’Isola e Il Porto (citiamo insieme queste due storie, perché la Tere le ha scritte in successione: prima il soggettone infinito del Porto, poi il primo viaggio tra Devon & Cornwall, poi L’Isola del Tesoro sceneggiatura completa, poi di nuovo il Porto, da tavola 1 alla 300; e Ste le ha disegnate contemporaneamente: dal brigantino Brasileira alla fregata Explorer, dal bottino della Cartagena al tesoro della Walrus) ci sono decine di sea shanties (canti marinareschi che aiutavano a scandire i tempi del lavoro sulle navi mercantili) cantati a tavola insieme ai bambini, ci sono le maglie a righe comprate ai mercatini, c’è un vecchio cappello da carabiniere trasformato in cappello da ufficiale di Marina inglese con tanto di bottone con lo stemma giusto del Re, e c’è una nave ancora in costruzione, un modellino naturalmente, che sta crescendo tra le mani di Ste e diventerà la copia della fregata Last Chance del capitano MacLeod (sì, quello di cui la Tere è follemente innamorata, non gliene voglia Rebecca). Non solo film, quindi, ma anche viaggi, scoperte, letture, musica, emozioni. Tutto questo c’è, dietro L’Isola del Tesoro, dietro Il Porto Proibito. E forse la “ricetta” che cerchi ha un solo ingrediente, semplice semplice: chiamalo entusiasmo, chiamala passione, chiamala follia.
    Amare quello che fai, quello che racconti. Essere grati dell’immensa fortuna di fare questo mestiere. Sentirne il piacevole peso, e l’opportunità. Godere di ogni nuova scoperta, desiderare andare sempre un po’ più in là. Vivere in simbiosi coi personaggi: gioire con loro, piangere con loro, attendere, sperare, arrabbiarsi, esultare con loro. Fino alla fine. Che ti lascia sempre un po’ stranito, perché è una specie di addio. È affidarli al mondo, e non sai mai il mondo cosa ne farà, di loro. Vorrà loro bene? Li strapazzerà? Li ignorerà? Non è più nelle tue mani, questo. E tu che sei stato per mesi – o per anni – loro compagno di navigazione, ora torni a terra, in attesa struggente di poter salpare di nuovo. Altre avventure, altre storie, altri incontri: altre partenze, e poi altri addii. Non è così anche la vita?

    Immagine


    Valerio: Tere. Dacci, nei limiti del possibile, un assaggio di cosa dovremo aspettarci di vostro sulle pagine del Topo, da qui in avanti. Ci sono altri romanzi che vi piacerebbe far entrare nel novero delle Nuove Parodie?
    Tere: Tanto per cominciare, ci sono in giro ancora due episodi di Pippo Reporter, gli ultimi.
    Poi arriverà una miniserie “paperesca” ed itinerante in cinque episodi, ambientata negli Stati Uniti di metà anni ’70 e ispirata dalla musica dell’epoca, Ducks on the Road: Stefano sta disegnando la prima puntata, io sto per iniziare a sceneggiare la quinta. Non avrà l’epicità dell’Isola, ti avverto, ma sarà totalmente folle, insolita, sperimentale. Ci piace rischiare cose nuove.
    Quindi, abbiamo avuto l’ok da Valentina [De Poli, n.d.r.] per un secondo adattamento, sempre di un romanzo ottocentesco, sempre dal Regno Unito (ebbene sì, sono patita di “inglesume ottocentesco”, in poesia e in prosa: e qui mi tocca tirare di nuovo in ballo il Porto, perché anche lì…); questa sarà un po’ una sfida, perché non si tratta di un romanzo d’avventura, e avrà come protagonisti i paperi.
    Guardando ancora più lontano, stiamo cominciando a “macchinare” qualcosa che in un certo senso “prenda il posto” di Pippo Reporter: c’è un embrione d’idea che appassiona entrambi, ed è un’idea topesca. Può bastare? :)


    Valerio: TStefano. Ma parliamo un po' del tuo Calisota multietnico. Nel corso dei decenni si sono diffusi a Paperopoli e Topolinia quasi esclusivamente canidi e paperi. Con te però è diverso. Pensi che la cosa rimanga una tua bizzarria o possa diffondersi anche in futuro, fino a rendere le due città popolate effettivamente da animali antropomorfi?
    Tere: La multietnicità è una delle cose che più mi piacciono del nostro tempo, credo sia un enorme arricchimento per le nostre stanche società occidentali. In questo caso però non parlerei di multietnicità, gli animali diversi non rappresentano gruppi etnici ma caratteri, personalità differenti. Se tra i pirati c’è un gorilla io non penso: “quello è un gorilla, del popolo dei gorilla, che abitano in un quartiere di gorilla” ma “quello è un bestione minaccioso, meglio girare al largo”. Come dicevo prima, l’animalità non deve superare l’umanità. Per citare un film (Kung Fu Panda), ho sempre trovato geniale il fatto che il padre del panda Po sia un’oca! E che nessuno si ponga minimante il problema (nel brutto seguito del film la cosa viene spiegata, ma tant’è, i seguiti in genere son così…). Sul fatto che possa o no diffondersi questa tendenza non saprei, a me personalmente piace molto. In generale, sin da piccolo, ho sempre amato disegnare gli animali, magari capirne anche qualcosa (ho sempre letto molto sull’argomento) e un giorno mi piacerebbe cimentarmi nell’illustrazione naturalistica, anche se è un genere, purtroppo, in via d’estinzione.

    Immagine


  • Immagine Immagine

    Su Topolino #3098 troviamo Minni, Topolino e l'Impeccabile Mary Lou, la nuova storia del nostro Vito Stabile (con i disegni di Marco Mazzarello), seconda della sua produzione con protagonista il cast di Topolinia!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

    LoSpazioBianco.it: nel cuore del fumetto!

    SEGUI LOSPAZIOBIANCO SU:
    Twitter | Facebook
  • Torna a “Fumetto Disney”