Capolavoro.
Uno dei più bei film Pixar, e uno dei migliori film animati degli ultimi anni. Inside Out è un film semplice e complesso al tempo stesso, che riesce anche a essere moooolto originale nonostante sia l'ennesimo road movie ambientato in un sottomondo con protagonisti due personaggi opposti, come vuole la tradizione Pixar. Una delle carte vincenti del film è sicuramente il setting, in cui gli artisti Pixar riversano tutta la loro genialità creando un micromondo credibile e molto sfaccettato, in cui ogni luogo riserva una sorpresa. Mi hanno colpito in particolar modo l'uso dei colori e le sperimentazioni grafiche della scena ambientata [spoiler]nella camera del pensiero astratto, in cui i personaggi vengono scomposti e deformati in un bellissimo tour de force artistico[/spoiler]. Riuscitissimi anche i personaggi, in particolare Gioia e Tristezza, i due grandi poli in cui si divide il film, in cui non mancano appunto momenti divertentissimi e scene toccanti (ammetto di essermi commossa in due punti), rendendolo molto completo. Non sfigurano inoltre le simpaticissime emozioni "minori" (Rabbia, Disgusto e Paura) e [spoiler]Bing Bong, l'amico immaginario di Riley[/spoiler]. Quest'ultimo personaggio incarna proprio uno dei messaggi del film, ovvero la necessità di crescere e cambiare, con le gioie, le paure e le perdite che questo difficile passaggio comporta. Il film parla inoltre dell'importanza della famiglia, dei ricordi e dell'accettazione della tristezza come parte integrante delle nostre vite, a complemento della gioia. Tematiche semplici ma d'effetto in cui tutti possiamo ritrovarci, provando così empatia per il destino della piccola Riley. Vorrei spendere inoltre due parole sul character design delle cinque emozioni principali che sfrutta ancora una volta lo stille geometrico tanto caro a Docter e che ho trovato davvero riuscito. Gioia sembra una luminosa scintilla dorata, Tristezza una lacrima (ovale) e non a caso è blu, Disgusto un broccoletto verde (triangolo), Paura non so bene cosa mi ricorda ma la sua posa tipica esprime molto bene stress e tensione, Rabbia ha la forma quadrata e spigolosa di Carl di Up che esprime benissimo un carattere difficile che prende fuoco facilmente. Bellissima anche la texture della pelle delle cinque emozioni, tutta sbrilluccicosa. Ora non vedo l'ora di approfondire l'argomento con l'art book del film comprato settimane addietro ma mai aperto, che mi aspetta al mio ritorno in Inghilterra (ora sono a Roma per qualche settimana).
[PIXAR #15] Inside Out
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A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
Ho avuto il piacere e l'onore di guardarlo all'anteprima Giffoni. E' perfetto.
Temo però che non farà molto successo vista la sua natura estremamente allegorica e la mancanza di musiche cantate, ma continuo a sperare. Non vedo l'ora che esca in Italia per poterlo guardare di nuovo. LOL
Temo però che non farà molto successo vista la sua natura estremamente allegorica e la mancanza di musiche cantate, ma continuo a sperare. Non vedo l'ora che esca in Italia per poterlo guardare di nuovo. LOL
Ok, esattamente ciò che mi aspettavo di vedere.
E mi aspettavo di vedere IL FILM PIXAR.
Che non significa che sia il mio Pixar preferito, e infatti è ancora Rat a stare in cima alla mia personale classifica. Rat infatti l'ho trovato più virtuoso, estetico e tutte quelle cose lì.
Però Rat con l'anima e l'identità dello studio centra davvero poco. Anzi, non c'entra proprio quasi nulla, per me sta in una cartella mentale a parte.
E' Inside Out che secondo me rappresenta al meglio la Pixar, dato che prende la sua tradizione narrativa e la esalta al massimo.
Si torna ad esplorare una realtà parallela alla nostra e, appunto, si innesca il solito giochetto dei parallelismi con la nostra realtà lavorativa. Questa volta però la realtà in questione è intelligente, potente, interessante come mai prima d'ora. E la costruzione del mondo non è mai stata così certosina, sensata, perfetta. Spunti a bizzeffe. Genialate a bizzeffe. Potenziale per settordicimila sequel. Nessuno dei quali apparirebbe forzato.
Al netto dei recenti sequel e di quella fiappata di Brave, penso che Inside Out sia la dimostrazione che, per quanto sia bello sperimentare, a volte tornare a fare quello che sai fare meglio ti può portare a fare grandi cose.
E mi aspettavo di vedere IL FILM PIXAR.
Che non significa che sia il mio Pixar preferito, e infatti è ancora Rat a stare in cima alla mia personale classifica. Rat infatti l'ho trovato più virtuoso, estetico e tutte quelle cose lì.
Però Rat con l'anima e l'identità dello studio centra davvero poco. Anzi, non c'entra proprio quasi nulla, per me sta in una cartella mentale a parte.
E' Inside Out che secondo me rappresenta al meglio la Pixar, dato che prende la sua tradizione narrativa e la esalta al massimo.
Si torna ad esplorare una realtà parallela alla nostra e, appunto, si innesca il solito giochetto dei parallelismi con la nostra realtà lavorativa. Questa volta però la realtà in questione è intelligente, potente, interessante come mai prima d'ora. E la costruzione del mondo non è mai stata così certosina, sensata, perfetta. Spunti a bizzeffe. Genialate a bizzeffe. Potenziale per settordicimila sequel. Nessuno dei quali apparirebbe forzato.
Al netto dei recenti sequel e di quella fiappata di Brave, penso che Inside Out sia la dimostrazione che, per quanto sia bello sperimentare, a volte tornare a fare quello che sai fare meglio ti può portare a fare grandi cose.
Visto ieri sera, ha soddisfatto davvero tutte le aspettative che avevo, siamo proprio tornati a quel tipo di film cui Pixar ci aveva abituati, non so ancora dire se lo considero un capolavoro, ho bisogno di rivederlo e far sedimentare le mie idee in merito, ma nel mio cuore si guadagnato un posticino vicino a Ralph, per me è cinema d'animazione ai livelli di Up, quasi! E' pieno di trovate assolutamente geniali, il modo in cui le menti si strutturano, come si differenziano da individuo a individuo e come interagiscono fra di loro, magnifico! Ho amato tutti i cinque personaggi, sopratutto nel design che ho trovato perfetto, ad ogni modo, però, nel character design ci ho trovato qualcosina anche delle ultime produzioni WDAS! Insomma spassoso, commuovente e in più punti si rivela una gioia per gli occhi, nonostante fossi un pochino scettico su quest'ultimo punto, ma si sa che i trailer non fanno il film!
Lava invece è stato una mezza delusione, non son proprio riuscito ad apprezzarlo, troppo didascalico e melenso. tolte alcune cose degl'inizi è forse uno dei corti Pixar che considero peggiori!
Lava invece è stato una mezza delusione, non son proprio riuscito ad apprezzarlo, troppo didascalico e melenso. tolte alcune cose degl'inizi è forse uno dei corti Pixar che considero peggiori!
L'ho visto anch'io ieri sera e mi sono emozionata tantissimo! Non saprei fare classifiche tra i film di questo studio onestamente, ma concordo sull'anima profondamente pixariana di questo. Vorrei rivederlo presto.
L'animazione di Gioia è spettacolare!
L'animazione di Gioia è spettacolare!
Visto mercoledí. Ed ero dell'idea che Pixar avesse esaurito il suo motivo di esistere, coi WDAS passati al 3D e la valanga di sequel.
E boh, no, forse Pixar non deve morire. Splendido film, bellissima animazione, ottime caratterizzazioni. Woah.
E boh, no, forse Pixar non deve morire. Splendido film, bellissima animazione, ottime caratterizzazioni. Woah.
Lorenzo Breda
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If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
Hobbes, Calvin&Hobbes
[No bit was mistreated or killed to send this message]
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Finalmente posso unirmi anch'io ai commenti per Inside Out, fresca fresca di visione al cinema e sopratutto al lontano da ogni spoiler Stranamente questa volta non sono partita prevenuta prima della visione nonostante dal trailer mi ricordasse parecchio il vecchio Esplorando il corpo umano della DeAgostini, con cui immagino siamo tutti un po' cresciuti, ma forse è stata proprio questa particolarità a darmi quella spinta in più per vederlo. Le mie aspettative che già erano alte sono state ampiamente superate e mi ci sono identificata molto, ed è divertente pensare che mi stia successo e succedendo qualcosa di analogo a Riley. Come ha scritto già qualcuno prima di me, è un film molto tenero, semplice ma allo stesso tempo complesso, che si divide equamente tra scene buffissime e commoventi con l'accettazione di qualcosa che prima si tenta in tutti i modi di reprimere ma che infine si rivela la salvatrice della situazione, venendo così finalmente accettata come parte integrante.
Per ora credo sia il Pixar che mi ha coinvolto di più
Per ora credo sia il Pixar che mi ha coinvolto di più
Finalmente visto anch'io!
Esco dal cinema soddisfatto, ma... non quanto mi aspettavo.
Colpa delle aspettative che tutto il mondo, la critica, i commenti degli amici ha riversato nelle ultime settimane, che hanno alzato incredibilmente le aspettative in me, facendole volteggiare ad un'altezza tale che non potevano essere davvero appagate.
Riconosco la validità delle tematiche del film: riflettere sulla crescita dell'essere umano, con tutti i cambiamenti di sensazioni e interessi che essa comporta, è sicuramente un elemento di grande peso e che è lodevole voler portare sullo schermo. L'idea stessa di voler osservare queste dinamiche immaginando una "base operativa di controllo" all'interno della testa delle persone, guidata dalle cinque emozioni principali, è simpatica e funzionale, anche perché è proprio il difficile equilibrio tra Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto il focus del film e il centro dell'evoluzione dello status quo.
Ma questi, che sono elementi veramente geniali, mi erano già noti da tutto quello che ho visto e letto. Quello che mi era nuovo era ovviamente lo sviluppo della trama, che però altro non è se non il solito road-movie di due personalità opposte e contrapposte, che devono percorrere il loro sottomondo di riferimento per conseguire un risultato. In questo non ci ho visto grandi novità rispetto ai precedenti film Pixar che trattassero questa situazione narrativa: è fatto a regola d'arte, ma pur sempre come "da copione".
Belli gli scenari, bella l'idea delle "isole" e in generale il funzionamento dei ricordi; divertenti tutte le gag di Rabbia e la scena in cui si cerca di svegliare Riley intervenendo sul sogno.
La risoluzione finale, con la "presa di coscienza" di Riley grazie all'intervento di Gioia e Tristezza e la conclusione secondo cui crescere vuol dire anche abbracciare la tristezza, è significativa e abbastanza ben gestita, anche se forse avviene in modo un po' troppo frettoloso.
Insomma, la Pixar fa quello che gli viene meglio, seguendone le regole base da lei stessa impostate e realizzando come sempre una realtà alternativa in cui tutto fila, perfettamente coerente con sé stessa. Ma non mi ha scaldato il cuore né commosso come mi aspettavo e come invece accaduto più volte in passato con altre pellicola degli studi di Emeryville.
Esco dal cinema soddisfatto, ma... non quanto mi aspettavo.
Colpa delle aspettative che tutto il mondo, la critica, i commenti degli amici ha riversato nelle ultime settimane, che hanno alzato incredibilmente le aspettative in me, facendole volteggiare ad un'altezza tale che non potevano essere davvero appagate.
Riconosco la validità delle tematiche del film: riflettere sulla crescita dell'essere umano, con tutti i cambiamenti di sensazioni e interessi che essa comporta, è sicuramente un elemento di grande peso e che è lodevole voler portare sullo schermo. L'idea stessa di voler osservare queste dinamiche immaginando una "base operativa di controllo" all'interno della testa delle persone, guidata dalle cinque emozioni principali, è simpatica e funzionale, anche perché è proprio il difficile equilibrio tra Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto il focus del film e il centro dell'evoluzione dello status quo.
Ma questi, che sono elementi veramente geniali, mi erano già noti da tutto quello che ho visto e letto. Quello che mi era nuovo era ovviamente lo sviluppo della trama, che però altro non è se non il solito road-movie di due personalità opposte e contrapposte, che devono percorrere il loro sottomondo di riferimento per conseguire un risultato. In questo non ci ho visto grandi novità rispetto ai precedenti film Pixar che trattassero questa situazione narrativa: è fatto a regola d'arte, ma pur sempre come "da copione".
Belli gli scenari, bella l'idea delle "isole" e in generale il funzionamento dei ricordi; divertenti tutte le gag di Rabbia e la scena in cui si cerca di svegliare Riley intervenendo sul sogno.
La risoluzione finale, con la "presa di coscienza" di Riley grazie all'intervento di Gioia e Tristezza e la conclusione secondo cui crescere vuol dire anche abbracciare la tristezza, è significativa e abbastanza ben gestita, anche se forse avviene in modo un po' troppo frettoloso.
Insomma, la Pixar fa quello che gli viene meglio, seguendone le regole base da lei stessa impostate e realizzando come sempre una realtà alternativa in cui tutto fila, perfettamente coerente con sé stessa. Ma non mi ha scaldato il cuore né commosso come mi aspettavo e come invece accaduto più volte in passato con altre pellicola degli studi di Emeryville.
Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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Qui stiamo leggermente perdendo di vista la differenza fra regole della buona narrazione e cliché effettivi.
E' chiaro che per essere autoriale uno studio deve avere uno stile, ovvero un'identità. Altrimenti si finisce come la Sony che ti produce tutto e il contrario di tutto, senza portare avanti un discorso continuativo. E' labile però il confine tra stile e formula. E' un attimo e le due cose possono essere confuse come niente fosse, e quindi avere prodotti che con la scusa della "tradizione" non si sforzano più o spettatori che non appena individuano un meccanismo narrativo ricorrente gridano alla ripetizione.
Per distinguere questi due concetti può essere utile cercare di stabilire cosa ha senso che rimanga costante e cosa invece ha senso che sia variabile.
La Pixar quello che sa fare meglio lo sappiamo, ovvero i sottomondi. Crea dei micromondi adiacenti/paralleli al nostro e ci mostra quello che succede, trasponendo il mondo dei giocattoli, della mente, dei mostri etc etc in modo da svelarcene le dinamiche "lavorative". Questo gioco di parallelismi funziona e offre sempre spunti nuovi, perché il senso di lavorare con la fantasia è proprio questo: inventarci una cosa impossibile e provare a ipotizzare che aspetto avrebbe se fosse plausibile. E' proprio la base, questa, e lo dimostrano le stesse Silly Symphony, che partivano da questo principio. Poi, dopo averci presentato queste dinamiche, ci mostra i protagonisti impegnati in una sorta di viaggio, che a volte è più riuscito, altre volte meno. In questo caso abbiamo forse il più riuscito di tutti, dal momento che non costituisce un accantonamento delle dinamiche in questione in favore di una svolta action, ma le amplia mostrandoci TUTTO, un'idea dopo l'altra.
Dunque, si può dire che la costante sia "l'approccio" Pixar e la sua poetica dei sottomondi. Mentre la variabile sono gli scenari che di volta in volta siamo chiamati ad esplorare, che sono molto diversi, con personaggi che sono "cose" diverse e quindi hanno una ragion d'essere diversa, obiettivi diversi che producono morali molto diverse. Ergo si tratta di film diversi.
Ed ecco perché non si tratta di una formuletta o un cliché, ma semplicemente di un SISTEMA. Che non si esaurisce mai e quindi è giusto perpetuare.
E' chiaro che per essere autoriale uno studio deve avere uno stile, ovvero un'identità. Altrimenti si finisce come la Sony che ti produce tutto e il contrario di tutto, senza portare avanti un discorso continuativo. E' labile però il confine tra stile e formula. E' un attimo e le due cose possono essere confuse come niente fosse, e quindi avere prodotti che con la scusa della "tradizione" non si sforzano più o spettatori che non appena individuano un meccanismo narrativo ricorrente gridano alla ripetizione.
Per distinguere questi due concetti può essere utile cercare di stabilire cosa ha senso che rimanga costante e cosa invece ha senso che sia variabile.
La Pixar quello che sa fare meglio lo sappiamo, ovvero i sottomondi. Crea dei micromondi adiacenti/paralleli al nostro e ci mostra quello che succede, trasponendo il mondo dei giocattoli, della mente, dei mostri etc etc in modo da svelarcene le dinamiche "lavorative". Questo gioco di parallelismi funziona e offre sempre spunti nuovi, perché il senso di lavorare con la fantasia è proprio questo: inventarci una cosa impossibile e provare a ipotizzare che aspetto avrebbe se fosse plausibile. E' proprio la base, questa, e lo dimostrano le stesse Silly Symphony, che partivano da questo principio. Poi, dopo averci presentato queste dinamiche, ci mostra i protagonisti impegnati in una sorta di viaggio, che a volte è più riuscito, altre volte meno. In questo caso abbiamo forse il più riuscito di tutti, dal momento che non costituisce un accantonamento delle dinamiche in questione in favore di una svolta action, ma le amplia mostrandoci TUTTO, un'idea dopo l'altra.
Dunque, si può dire che la costante sia "l'approccio" Pixar e la sua poetica dei sottomondi. Mentre la variabile sono gli scenari che di volta in volta siamo chiamati ad esplorare, che sono molto diversi, con personaggi che sono "cose" diverse e quindi hanno una ragion d'essere diversa, obiettivi diversi che producono morali molto diverse. Ergo si tratta di film diversi.
Ed ecco perché non si tratta di una formuletta o un cliché, ma semplicemente di un SISTEMA. Che non si esaurisce mai e quindi è giusto perpetuare.
Guarda, mi trovi abbastanza d'accordo con il tuo discorso, anche se - sistema o non sistema - in linea di massima coniugare la stessa formula per quasi tutta la tua filmografia, per quanto funzionale, non mi sembra comunque l'ideale. Solo perché non si esaurisce mai non vuol dire che occorra utilizzarla sempre.
Ma riconosco senz'altro che sia un sistema che funziona bene, e anche che in Inside Out funzioni particolarmente bene per i motivi che adduci tu... resta il fatto che a me personalmente il film non ha lasciato le emozioni che mi aspettavo di ricevere, per tutta una serie di fattori che probabilmente nemmeno sono da additare alla sceneggiatura, dato che riconosco tante cose positive in essa.
Ma riconosco senz'altro che sia un sistema che funziona bene, e anche che in Inside Out funzioni particolarmente bene per i motivi che adduci tu... resta il fatto che a me personalmente il film non ha lasciato le emozioni che mi aspettavo di ricevere, per tutta una serie di fattori che probabilmente nemmeno sono da additare alla sceneggiatura, dato che riconosco tante cose positive in essa.
Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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Tutta la filmografia no.
Di eccezioni ce ne sono state, stiamo parlando della MAGGIORANZA della filmografia, non di tutta.
E questo cambia un bel po' le cose, perché riconduce tale formula/sistema al "piatto forte" della loro offerta, alla loro specializzazione. E una specializzazione ci vuole, se ti vuoi distinguere. Soprattutto se non sei più uno studio indipendente ma parte di un macro-organismo con studi gemelli/concorrenti e branche variegate.
Inside Out, che esalta al massimo la loro politica creativa, è il film che in questo momento ci voleva per restituire allo studio un ruolo e un'identità.
Di eccezioni ce ne sono state, stiamo parlando della MAGGIORANZA della filmografia, non di tutta.
E questo cambia un bel po' le cose, perché riconduce tale formula/sistema al "piatto forte" della loro offerta, alla loro specializzazione. E una specializzazione ci vuole, se ti vuoi distinguere. Soprattutto se non sei più uno studio indipendente ma parte di un macro-organismo con studi gemelli/concorrenti e branche variegate.
Inside Out, che esalta al massimo la loro politica creativa, è il film che in questo momento ci voleva per restituire allo studio un ruolo e un'identità.
Finalmente l'ho visto anche io.
Concordo con Mr Myxplitz, è un bel film, ma l'ho trovato normale personalmente. Ho trovato molto buona la descrizione della mente umana e di come vengnao ordinati i ricordi, idem per i cinque aspetti della personalità di Riley. Gioia e Tristezza hanno il maggior spazio, ma anche le altre sono ben caratterizzate.
Ho trovato un po forzato il sacrificio di Bing Bong, non è che per crescere bisogna per forza di cose dimenticarsi del proprio amico di infanzia. La scena è comunque molto commovente.
In sostanza mi è piaciuto, ma meno di altri capolavori Pixar.
Concordo con Mr Myxplitz, è un bel film, ma l'ho trovato normale personalmente. Ho trovato molto buona la descrizione della mente umana e di come vengnao ordinati i ricordi, idem per i cinque aspetti della personalità di Riley. Gioia e Tristezza hanno il maggior spazio, ma anche le altre sono ben caratterizzate.
Ho trovato un po forzato il sacrificio di Bing Bong, non è che per crescere bisogna per forza di cose dimenticarsi del proprio amico di infanzia. La scena è comunque molto commovente.
In sostanza mi è piaciuto, ma meno di altri capolavori Pixar.
CVD.max brody ha scritto:Ma segue la crescita della bambina o quello è solo l'inizio?
Se è la prima, penso che piangerò molto e poi consegnerò al film la targa "Erede di Toy Story".
Se è la seconda... mah, forse uguale.
Mi ha colpito molto, dopo aver assistito a tutta la storia e morale ecc., scoprire che in [spoiler]Mamma "comanda" Tristezza[/spoiler].
Beh, questo film mi ha emotivamente distrutto, ma è colpa mia.
Carino anche il corto sul primo appuntamento. Ce ne sono altri?
Ottimo lavoro.