[Topolino] Annata 2016

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
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    Dopo un mese di agosto che ho trovato piuttosto piatto per i miei interessi (eccezion fatta per la parentesi piombatoria), torno a interessarmi del Topo: il #3171 ospita infatti una promettente storia a puntate dal sapore estivo/avventuroso, la nuova di Vito e un Faccini, tanto basta per spingermi all'acquisto.
    Proprio quest'ultimo mi ha leggermente deluso: se la recente Superfrullato tonificante mi aveva dato grandi soddisfazioni, stavolta con questa Infusione di fortuna siamo di fronte ad una breve poco convincente, che si snoda in uno sviluppo piuttosto ripetitivo che sembra preparare ad un finale comico, che però non mi ha soddisfatto perché la trovata, pur simpatica, non riesce a giustificare tutta la tiritera che c'è stata prima. Sempre belli i disegni, invece.
    Più soddisfacente L'operazione cocomero di Vito: è il primo sceneggiatore che riesce a restituirmi le stesse sensazioni provate agli albori della serie di Paperino Paperotto grazie alle storie di Bruno Enna, e questo grazie alla giusta dose di elementi che rendevano quelle avventure così piacevoli. Qui troviamo infatti la missione dei ragazzini, gli imprevisti, l'innocenza dell'infanzia e i caratteri di Paperino e amici ben delineati. Il protagonista, specialmente, si presenta adeguatamente in tutte le sue sfaccettature, da entusiasta a preoccupato, da bugiardo a determinato nel risolvere il guaio che ha creato, fino ad essere particolarmente fantasioso. Degno corollario di una trama divertente e riuscita sono i bei dialoghi e i disegni morbidi di Ettore Gula.
    Per quanto riguarda la saga Topolino e le vacanze in fuga, è ancora tutta da leggere. Questo primo episodio è più che altro un prologo, ma già dimostra che siamo di fronte al Marco Bosco che mi piace, che non è quello che si perde nelle brevi comiche ma che investe energie nel creare una trama con un intrigo e credendo nei personaggi. Il terreno è preparato bene e mi aspetto begli sviluppi. Claudio Sciarrone alle matite (digitali) fa un gran bel lavoro, con tavole molto "widescreen" (la maggioranza sono costituite da vignette orizzontali) e comparse sullo sfondo esteticamente molto credibili come bagnanti e vacanzieri; molto bello anche l'aspetto di Mickey e Gamba, ma anche del trio Minni-Orazio-Clarabella.
    Che altro? La breve sportiva di Bosco che bof, due brevi su X-Mickey che mi hanno detto proprio pochino e la conclusiva Zio Paperone e i venti dell'ispirazione monetaria, che mi ha sorpreso: niente di che, sia chiaro, ma Giulio D'Antona riesce a mescolare insieme le istanze derivate da Cimino e Pezzin scrivendo una sceneggiatura che fila, che funziona senza particolari grinze e che si fa leggere piacevolmente nonostante ci sia ben poco di nuovo: ma gli elementi noti vengono comunque veicolati con una buona inventiva e con un plot che regge bene, senza scorciatoie. Lucio Leoni la disegna poi con il consueto tratto dinamico e veloce e la impreziosisce.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Il classico numero del dubbio: lo piglio o non lo piglio? C'è Enna ma X-Mickey non mi fa impazzire, c'è il proseguimento della storia di Bosco che però deve ancora dimostrare di saper mantenere le promesse del primo episodio... alla fine ho ceduto, e il mio coraggio è stato premiato... per metà :P
    La seconda puntata di Topolino e le vacanze in fuga inizia un decollo che promette davvero bene: la trama ideata da Marco Bosco si sta prendendo il giusto tempo per dipanarsi, potendo fruire di 5 parti, ma non si avverte mai perdita di tempo o lungaggini inutili. Ogni fronte (Topolino e Minni ricercati, Orazio e Clarabella che studiano il da farsi, Gamba e Trudy che devono capire come riottenere il proprio bottino) ha la giusta "finestra" entro la quale progredire al next step, e i personaggi sono supportati da dialoghi brillanti e credibili, messi in situazioni verosimili e che non suonano artefatte. Il Lupo, boss del crimine locale, appare come un asso nella manica dello sceneggiatore apprezzabile, perché è lontano dalle versioni caricaturali, buffonesche e poco adeguate che si vedono quasi sempre sul Topo: qui concorre molto l'aspetto grafico datogli da Claudio Sciarrone, che lo dipinge a metà tra un rocker trasandato e un motociclista bullo, dandogli così l'estetica adatta al ruolo e al contesto esotico in cui la storia è ambientata.
    Il tratto di Sciarrone è assai apprezzabile anche sui sei protagonisti standard, e soprattutto i due topi godono di uno stile morbido e dinamico veramente splendido, superiore anche alla già ottima incursione topolinese con Don Pipotte. Anche gli sfondi soddisfano l'occhio.
    La voglia di vedere come prosegue è davvero alta, e non mi accadeva da un bel po'.

    Anche Bruno Enna mi ha soddisfatto, celebrando il suo ritorno nel Mondo dell'Impossibile con... un bel giallo! Non mi sento contrariato, d'altronde La bella e la mummia non rinnega nessuno degli elementi cardine di X-Mickey e la storia scorre liscia e senza grinze. L'intreccio non è granché elaborato, in realtà, ma la sceneggiatura possiede alcune soluzioni niente male che permettono di godersi l'avventura al meglio, oltre che una co-protagonista creata per l'occasione capace di rimanere impressa. Giampaolo Soldati la rappresenta in modo molto femminile, una bionda fatale dagli occhi azzurri molto umana e poco animale antropomorfo; il disegnatore offre anche un buon Mickey (salvo qualche vignetta), mentre altri comprimari sembrano avere un aspetto meno ricercato.

    Il problema è il resto del numero: le quattro pagine su Ciccio sono l'esempio di come una breve non sia efficace, tra battute scontate, finale privo di mordente e un uso fin troppo stereotipato del personaggio; la storia con Gastone mostra chiaramente come il personaggio regga poco la parte da protagonista (per tacere del guazzabuglio che è la trama spaziale con piano criminale annesso e storia d'amore tra il fortunello e la bella aliena di turno, tutto pigiato assieme); infine l'avventura che Carlo Panaro scrive per Paperino e nipotini si rivela didascalica che più didascalica non si può: ogni passaggio narrativo viene esplicato a chiare lettere da qualcuno dei quattro personaggi, e ogni frase sembra essere messa per guidare il lettore passo a passo nello sviluppo della trama in modo fin troppo palese e scoperto. Il climax che vede introdotto il solito scienziato criminale con la solita invenzione dagli stupefacenti poteri non migliora molto la percezione generale di una storia piuttosto dimenticabile.
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    Torna Detective Donald, ed è un grande ritorno! Invito a cena con delizia è un secondo episodio molto buono per la serie creata da Vito Stabile, che riconferma qui la propria abilità nel plasmare questo universo narrativo da lui creato e la capacità di gestire una trama da giallo classico superiore alla media dei gialli che si vedono sul Topo, complessa al punto giusto e intrigante da seguire.
    Non è tutto perfetto, e nel complesso la storia è leggermente meno riuscita del primo episodio Mistero su tela: si potrebbe osservare che lo svolgimento segue fin troppo un andamento "da manuale", il che se da un lato contribuisce alla solidità di ferro della trama dall'altra riserva un paio di svolte un po' prevedibili. I dialoghi, inoltre, fiore all'occhiello della produzione di Vito, in un paio di occasioni risultano leggermente meno "vivi".
    Ma sono dettagli: la trama scorre via veloce ed efficace, il giallo è articolato e scritto bene, la volontà di inserire tre elementi che camminano paralleli e convergono nella risoluzione del caso è encomiabile perché rende di fatto più saporito e coinvolgente il tutto. Inoltre Donald e Oletta compongono una coppia ormai affiatata, perfettamente oliata, entrambi simpatici e ben descritti. Il protagonista è credibile come investigatore ma resta comunque il Paperino che ben conosciamo - applausi per il momento da corto animato in cui inciampa nel tappeto.
    Aggiungendo i disegni di Carlo Limido, il risultato è di gran lunga apprezzabile: Limido infatti sembra divertirsi un mondo a disegnare la serie, e lo si nota dal dinamismo che infonde ai personaggi e dalla passione con cui rappresenta sfondi e comprimari. Il tocco del disegnatore rappresenta un valore aggiunto per la serie, della quale spero di veder presto un nuovo episodio :)

    Altro motivo che spinge a comprare Topolino #3173 è la terza puntata di Topolino e le vacanze in fuga: in realtà questo episodio è quello meno interessante, e credo che rappresenti il classico tassello di "decompressione" che arriva sempre per questo storie a puntate. Marco Bosco fa il punto della situazione per i vari gruppo coinvolti, ricapitolando cosa stanno facendo e dove e facendo evolvere la trama quel tanto che basta a portare tutti i personaggi ad un punto di svolta che porta dritti al prossimo step. Utile a livello complessivo, preso a sé dice poco, per quanto lo sceneggiatore ne approfitti per fare un gran bel lavoro nella caratterizzazione dei personaggi (soprattutto Topolino e Minni, che vengono fatti recitare in maniera davvero credibile e viva, ma anche Gambadilegno e Trudy e Orazio e Clarabella ne escono molto bene) e Claudio Sciarrone faccia il solito gran bel lavoro, che stavolta si nota soprattutto sui personaggi e meno sugli sfondi.

    Anche il resto del numero non è male, eccezion fatta per la storiella su Alla ricerca di Dory che dice davvero poco e niente. Amelia e gli inutili spasimanti è una vera sorpresa: non mi aspettavo nulla da una storia del genere, e le prime tavole sembravano confermarmi il fatto di essere di fronte all'ennesima variazione sul tema di Amelia con pozioni strane. La trama di Monica Manzoni però subisce all'improvviso un'impennata e diventa una bomba di comicità genuina, una vera e propria commedia degli equivoci capace di farmi ridere di gusto per come il filtro d'amore di Amelia riesca a creare una catena di eventi così surreale. Anche Paperone, pur marginale, ricopre un ruolo divertente e azzeccato, senza essere sminuito. Complimenti davvero.
    La danese di turno, infine, sembra il ricalco della Cassa di rafano di Barks, così come di tante altre variazioni sul tema dell'amico di gioventù di Paperone che reclama la sua fortuna in base ad accordi del passato: poca originalità da quelle parti, ma l'avventura si fa comunque leggere senza problemi, è scritta bene, i passaggi sono ben narrati e anche interessanti e rispetto a tanti scempi d'importazione che abbiamo visto sul settimanale direi che non ci si può lamentare. Carucci i disegni di Fecchi :)
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    Era mia ferma intenzione commentare solo la quarta parte di Topolino e le vacanze in fuga, ma ho poi avuto la sventurata curiosità di leggere anche il resto del numero…
    La storia di Marco Bosco prosegue sui binari migliori possibili: come conseguenza della svolta alla fine dello scorso episodio, ecco che il gruppone di protagonisti torna a dividersi ma con formazioni diverse dalle precedenti. Abbiamo così le ragazze prigioniere del boss mafioso locale e i ragazzi che devono salvarle, cercando di venire in possesso dall’agendina che il criminale vuole indietro a tutti i costi.
    Non c’è che dire, questa trama è gestita davvero bene, matura, avvincente e ben scritta, anche in diversi dialoghi. Molto bello anche aver creato un terzetto operativo insolito come quello formato da Topolino, Orazio e Gambadilegno, muovendo tutti molto bene. E i disegni di Claudio Sciarrone non deludono, accompagnando in maniera cinetica la trama, e realizzando forse la sua miglior prova con Mickey dai tempi di MMMM.

    Ma cos’altro offre l’albo di questa settimana?
    Una storia piuttosto banale e ripetitiva su Paperina che vorrebbe il proprio fidanzato su modello dell’attore del momento, con un esito altrettanto moscio, ma graziata dai disegni fantastici e ricercati di Francesco Guerrini.
    La breve ironica sul team-up tra supereroi, con Paperinik e Paperbat, che cerca di far ridere giocando in modo metanarrativo con gli stilemi del genere senza accorgersi che era una cosa già vecchia 10 anni fa.
    La danese di turno, che non bissa la positività classica di quella proposta settimana scorsa ma che comunque presenta un nuovo personaggio descritto e rappresentato in modo assai interessante; poi la trama si perde in un susseguirsi da pilota automatico stanco e prevedibile, e la spiegazione sull’identità dell’individuo attinge a quel solito e un po’ abusato retroterra di miti e leggende, ma di primo acchito prometteva bene. Buoni i disegni del nostro Fecchi.

    E poi Papertotti, inevitabilmente.
    Voglio allontanarmi subito dalla retorica della vippata di turno: non seguo granché il calcio e nonostante non sia nemmeno un grande fan di Totti non avevo l’orticaria per la sua presenza paperizzata su Topolino (si potrebbe riflettere sull’opportunità di averlo ormai reso quasi un “regular” nel cast paperopolese, ma in fondo ci sono stati personaggi anche peggiori che hanno popolato queste pagine nel corso degli anni…).
    L’orticaria a me è venuta leggendo una storia sconclusionata, incoerente con se stessa e debole nello spunto di partenza: che il calciatore non possa più fare la sua celebre giocata, il “cucchiaio”, perché in pratica ha ripetuto la parola troppe volte impappinandosi durante uno spot per il ristorante di Paperone regge ben poco e non risulta affatto simpatica, mentre la soluzione del “ricreare le condizioni in cui il campione creò la sua mossa” è terribile non solo perché attinge ad uno dei cliché più abusati ma anche perché in questo contesto funziona anche male, scoprendo goffamente il modo forzoso con cui Riccardo Secchi pilota la trama per arrivare a quello che ha inteso come il clou della storia, cioè ripetere la partitella giovanile già vista nella prima storia di Papertotti.
    Il dolo, quindi, è pure quello di basare l’avventura su un “more of the same”, visto che il nocciolo è riproporre quanto già visto in altra sede.
    In questo contesto i personaggi si muovono senza verve, aderendo a comportamenti poco naturali (Paperone fortemente antipatico e arcigno, più del solito e più di quello che il contesto richiederebbe, secondo me, ma anche Archimede, Paperina e Paperoga sembrano recitare un copione abbastanza piatto) e tutti fanno sfoggio solo e unicamente dei propri stereotipi, quasi disposti in fila: l’inventore un po’ distratto, il pasticcione, il fortunato che non ne può più di ricevere premi…
    L’incoerenza sta nel fatto che tutti ripetano più volte che la partita deve svolgersi con le stesse modalità e persone di un tempo, e poi Rockerduck ottiene di inserire in campo due giocatori professionisti, nell’accettazione generale. Il bello è che poi questi sono in realtà due delinquenti presi dal carcere…
    Non mi soffermo sugli ipotetici messaggi che potrebbe dare Paperino che provoca un avversario per spingerlo a fare fallo su Papertotti (!!!) e mi concentro sul finale, il quale riconoscere contenere un lieve colpo di scena nell’esito della partita… peccato che nel momento in cui Papertotti deve accettare le condizioni di Rockerduck e reclamizzare il suo ristorante, non impappinandosi più fa pubblicità al locale di Paperone! Il quale ringrazia il rivale per avergli in pratica pagato lo spot. WTF?!? Il miliardario in bombetta non potrebbe semplicemente ribellarsi, visto che ha vinto la sfida e gli spettava la reclame? O lo spot andava in diretta, cosa un po' strana? E anche se fosse, e la frittata fosse stata fatta, perché dovrebbe limitarsi a mangiare la bombetta invece di richiedere i danni al rivale?
    E perché Paperone ha il lieto fine quando A) ha causato lui la debacle del calciatore e B) ha perso la sfida?
    I disegni di Marco Gervasio mi sono sembrati inferiori rispetto alle buone prove solitamente viste su Fantomius: tra la copertina con il braccio del protagonista in una proporzione piuttosto strana per un selfie, personaggi dalle fattezze spesso troppo squadrate e "costumi-forchetta" che sembrano guanti, il comparto grafico della storia è poco più che discreto, salvato da Papertotti che è sempre curato e da alcune vignette dove invece il disegnatore riesce a rendere meglio scene e personaggi.
    Papertotti e l’impresa del cucchiaio si dimostra quindi un fastidioso esempio di storia irritante, perché punta tutto sulla stereotipizzazione del cast e su una trama facile facile ma con alcune falle, a discapito di una narrazione coerente e di una trama logica. Forse il problema non sono i vip su Topolino, forse il problema è che per dare centralità alla celebrità di turno si realizzano fumetti che non si preoccupano di tutto il resto, quando invece sarebbero proprio le occasioni per dimostrare ai casual reader che accorreranno in massa all’acquisto che il fumetto Disney è di più di quell’allegro serraglio di caratteri preimpostati, scrivendo trame ricercate e ambiziose (anche senza raggiungere l’eccellenza, ma almeno provandoci, tendendo a) senza comunque sacrificare il personaggio famoso di turno.
    Ma mi rendo conto che quella attuata sia la via più facile.
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    Non bastasse l'ultimo episodio della lunga storia di Bosco/Sciarrone, questo numero mi allettava anche per la doppietta mica da ridere Artibani/Radice, e quindi non ci ho dovuto pensar molto per prenderlo.
    Il risultato è che Topolino e le vacanze in fuga scricchiola, in questo finale... Artibani scrive una buona storia con alcune pecche e Radice/Turconi fanno faville.
    Poteva andare peggio, via :P

    Con ordine: cosa c'è che non va nella sceneggiatura "boschiva"? A parte che non ci sono grandi sorprese nella sua conclusione (ma non era necessario ce ne fossero, per come era stata impostata), mi è parso che tutto si chiudesse troppo rapidamente. Nella prima parte dell'episodio le cose camminano col solito ritmo, poi però i personaggi prendono una decisione che mi lascia perplesso, così come lo sviluppo finale (scappare dalla polizia e spedir poi loro l'agendina? Col rischio che succeda qualcos'altro al materiale che scotta? Capisco essere ricercati, ma una volta costituitisi e con l'agendina avrebbero potuto risolvere la cosa... senza contare che quando vengono bloccati dal capitano Murieta questo aveva già capito, chissà come, che Topolino e amici erano innocenti) e tutto si chiude alla velocità della luce nel giro di 2 tavole, riservandone altre due per chiudere il cerchio.
    La cosa mi spiazza, anche perché avere 5 puntate e chiudere la trama in fretta e furia mi sembra un controsenso, specie perché finora Bosco aveva dimostrato di saper gestire molto bene il ritmo narrativo.
    La storia nel complesso resta una delle cose migliori uscite nel 2016 su Topolino, ma questo capitolo conclusivo ne mina la stabilità, e senza questa pecca sarebbe potuta essere migliore e più armonica. Sempre ottimi i disegni di Sciarrone, che ha mantenuto con questa avventura una media qualitativa ottima.

    Topolino e l'esperimento del Dottor Pi è una buona storia, ma Artibani ci ha abituato a ben di meglio. Lodevole l'intento di voler porre l'accento su argomenti scientifici e sull'amore per la scienza... ma in questo caso mi sembra ci si sia concentrati meno sugli argomenti e più sull'amore :P A parte un paio di nozioni sulle scoperte di Albert Einstein, per le quali dobbiamo senz'altro ringraziare anche la supervisione di Carlo Rovelli, per il resto si tratta di una robusta avventura con la macchina del tempo come ce ne sono state tante. Interessante e valido il tema per cui non sono solo le nozioni a fare un grande scienziato, ma tutte le esperienze e la vita che costituiscono la persona, ma di contro abbiamo un villain un po' troppo stereotipato e con un piano che sa di già visto. Anche Topolino espertone di fisica mi ha un po' stranito, ad essere sincero... ma poi il tutto si riscatta con un Einstein spettacolare, bellissimo non solo per i bei disegni di Alessandro Perina, ma anche per la caratterizzazione che gli dà lo sceneggiatore, che riesce a renderlo serafico, interessante, simpatico e arguto. Non conosco abbastanza bene la biografia dello scienziato, ma certamente la versione disneyana si rivela intrigante e regge buona parte dell'avventura.

    Il clou del numero è quindi Quo e Archimede in: Ballo col bullo. Teresa Radice mette in scena la sua innata sensibilità, già dimostrata in diverse occasioni, per scrivere di un argomento delicato come il bullisimo, su cui è facile essere didascalici o pedanti ma che la sceneggiatrice sa trasformare in un racconto delicato e riuscito, dove si invitano i lettori a scavare a fondo in se stessi, a non evitare di confidarsi con i genitori e a reagire senza traumi a brutte situazioni di quel tipo. L'idea vincente non è tanto usare Quo come bersaglio di un ragazzo più grande, quanto prendere Archimede e cucirgli addosso il ruolo di mentore, con un passato in cui ha subito anche lui atti di bullismo, cosa che suona molto plausibile considerando l'attitudine nerd che sicuramente avrò avuto fin da piccolo. Del resto, "ogni adulto di successo è stato impopolare da bambino".
    Il risvolto della medaglia è che la storia si configura in quell'universo molto emozionale tipico della scrittura radiciana, dove i buoni sentimenti funzionano davvero per risolvere le cose e dove chiunque si comporti male ha comunque un background che ne giustifica le azioni e che, una volta scoperto, si può scardinare per migliore la situazione. È un mondo narrativo che adoro e che mi piace ritrovare ogni volta nell'impostazione delle storie di Teresa e nelle corpose didascalie introspettive con cui costella lo sviluppo (emotivo, prima ancora che narrativo), ma che non so, onestamente, quanto all'atto pratico di certe situazioni possa funzionare. Sarà che ormai sono un po' disilluso... Ad ogni modo resta lo sprone a non chiudersi in se stessi e a confidarsi con gli adulti più vicini per superare certe brutte esperienze prima che diventino - ahimè - irreparabili, e questo resta un consiglio per niente scontato.. E chissà, magari si potrà concretizzare davvero un superamento così positivo di certi conflitti scolastici :)
    Sarò breve per quanto riguarda i disegni di Stefano: ottimi come sempre, con Paperi assolutamente vivi e vitali, che è un piacere vedersi animati su carta. Ottimi anche i character design dei personaggi inediti come il bullo e sua madre o come il nuovo bullo che arriva alla fine.

    Infine, due storie con Paperino e Paperoga: la breve firmata Moscato/Ermetti è simpatica e divertente con quella giusta dose di follia che ci sta in una 4-pages, l'avventura di Sarda/Del Conte non è niente di originale né memorabile, ma si fa leggere ed è innocua.
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  • è un nuovo filone quello della M.d.T. con EB?

    Il vecchio Albert simpaticuzzo come sempre.
    Con Pippo e il topo forma un bel trio.


    Una vacanza simpatica quella a Puerto Escondido. "Magari in estate piena era meglio", direi se fossi il nano Pignolo.


    Il ballo del bullo. Bello. Lo bollo come irrealistico, però.


    Aurora. Sarà, sarà. Mi è parsa un collage di belle immagini più che una storia. Stessa sensazione di Mondimontagne dodici mesi orsono.


    Storia dell'Arte sorprendente come di consueto (as usual, per i più giovani). Gagnor erede di Martina (e meglio).


    Il ciclo del commissariato, quello bello, si allunga di un altro episodio. "Hegel for cops" e battute assortite completano il divertimento.
    "C'è stato un tempo in cui non lavoravi qui a Topolinia! Sembrano passati mille anni...". Effettivamente chi se lo ricorda più. Rock ha cambiato tutto. E pensare che era un MacGuffin vivente (con quel nome... altro che [spoiler]torta[/spoiler]).
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    Ottimo lavoro.
  • Anteprima esclusiva su Lo Spazio Bianco di Topolino e il raggio di Atlantide, a nuova storia di Casty in edicola su Topolino della prossima settimana :)
    Qui: http://www.lospaziobianco.it/187981-ant ... ide-casty/
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  • Speciale Il Raggio di Atlantide
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    "Atlantide... io, un giorno, la troverò!" diceva Eurasia Tost dalle coste di Rodi e da quel giuramento sono passati -almeno per noi lettori- più di dieci anni. E sì, tanto Atlantide aspetta, chissà dove, da millenni e dieci anni in più o in meno non fanno la differenza... ma viene comunque da chiederselo: quel giorno è finalmente arrivato?

    Questo è il genere di domande che non potrete porre ad Andrea Castellan: niente spoiler, blooper o fanfaluche varie, ché poi si distrae e si scorda dove aveva messo Atlantide e finisce che è colpa nostra. Per tutto il resto invece c'è il nostro collaudato Botta&Risposta che vi permetterà di porre dubbi e chiarimenti o chiedere retroscena e curiosità riguardo la sua ultima fatica, Il Raggio di Atlantide.

    Come fare? Beh, se un'occhiata ai nostri precedenti "B&R" non vi chiarisce le idee non disperate, è facilissimo: basta postare le vostre domande qui in questo thread o, tramite il vostro account Facebook, sul nostro sito e noi le selezioneremo, le renderemo presentabili ove necessario e le spediremo direttamente all'attenzione di Casty, che darà il suo responso dopo il finale di questa avventura.

    Che aspettate? Non avete nè millenni nè tantomeno dieci anni a disposizione: postate le vostre domande entro e non oltre le 20:00 di domenica 23 ottobre!
  • Niente male la prima parte, per ora. Ci sono già molte trovate interessanti che spero avranno modo di essere sviluppate nella seconda parte. Ci sono già un paio di colpi di scena: il primo è carino, il secondo è prevedibilone :P. Pippo è bellissimo.

    Provo a buttare giù un po' di domande:
    -Da quali miti di Atlantide nello specifico hai preso ispirazione per questa storia? Quali sono state le tue fonti?
    -Ci sono alcune di queste informazioni che non hai potuto inserire nella versione definitiva della storia?
    -Ci sono alcuni riferimenti storici a fatti realmente avvenuti o sbaglio? :P
    -Come mai la scelta di sostituire il "voi" con un più colloquiale "tu"? L'hai già citato in parte nell'intervista, ma magari puoi essere più approfondito :P
    -Una critichina: [spoiler]Wanda, da anziana, è praticamente indistinguibile dalla sua versione giovanile: giusto per il colore dei capelli.. anche questo fa parte dei segreti di Demopolis? :P[/spoiler]
    -[spoiler]Forse prenderò una cantonata, ma l'idea di Demopolis stessa, una città di scienziati con lo scopo di rivoluzionare l'urbanistica (almeno questo è il succo, mi pare) mi ha ricordato vagamente il progetto EPCOT..[/spoiler]
  • Concordo con Topolino sbarazzino che mi ha pure fregato una domanda (:P) visto [spoiler]anch'io ho pensato ad Epcot[/spoiler]; io avrei una piccola domandina:

    - A che eventi allude quando vediamo alcuni scienziati preoccupati a tal punto da decidere di tornare nelle proprie patrie ?

    - Se nella realtà del fumetto sono passati pochi mesi fra una storia del 2005 ed una del 2016, quanto tempo è passato da quando Topolino ha incontrato Petrus Nefaustus sino a questa storia ? :P
    Ultima modifica di Capitano Amelia il sabato 15 ottobre 2016, 20:44, modificato 1 volta in totale.
  • Non commento (ancora, penso) niente, perché risulterei dire "storia intrigante; disegni da urlo; alcune gag particolarmente divertenti; stop".

    Piuttosto faccio qualche domanda:

    -La storia l'hai inchiostrata ancora tu come L'Impero Sottozero? Il tratto sembra essere migliorato ancora di più di prima, ed è minuzioso nei dettaglini piccoli proprio come l'Impero. Mi piace.
    -Chi è che colora le tue storie? Perché, insomma, girando pagina e andando alla storia di Zemelo e Baccinelli lo stacco si sente, lì i colori sono molto più piatti.
    -Atlantide, nelle storie di fantasia, è stata scoperta 18737319928373638191,523 volte. Cosa si può davvero ancora aggiungere a questo filone? La tua storia si legherà a qualcuna classica della Disney?
  • Bella prima puntata.
    - Tra le mille ipotesi su Atlantide, come mai ha scelto proprio questa sul lago interno africano?

    E una curiosità che non c'entra con la storia:
    - Come è avvenuta la scelta delle storie e delle tavole per la prossima mostra di Lucca?
    Assurancetourix
  • Ottima prima parte: fa piacere vedere un po' di più delle Lepri Viola (e rivedere quelle già conosciute), che sono villain un po' meh e hanno bisogno di queste piccole dimostrazioni "di forza" come le pressioni occulte sulle ricerche di Eurasia per essere un po' più credibili&temibili. Sul resto della trama ancora non mi esprimo e passo invece ad elogiare il piano grafico: la tavola sul Niger è mozzafiato e la scena con i [spoiler]bambini nella foresta[/spoiler] suggestivissima, il tutto aiutato dalla colorazione da grande evento. Casty lo si ama principalmente come storyteller, ma fa piacere vedere come non per questo si adagi ed anzi continui a migliorarsi anche per quanto riguarda i disegni.

    Due critiche piccine picciò, però, le ho: la prima è che ho trovato i testi un po' abbondanti, cosa anche inevitabile ma mi chiedo quante delle info storiche sia realmente rilevante ai fini della macrotrama. Perché si vede che Casty ci si è DIVERTITO ed una passione che traspare ed aiuta a costruire il mood della storia, ma è anche qualcosa che rischia di appesantire un po' l'avventura: per ora è una tendenza ancora sotto controllo, spero che il Castellan ci stia attento. E quasi quasi ci faccio scappare pure una domandina, su questo...

    La seconda critica riguarda il villain. Certo, non ha ancora avuto modo di combinare granché, ma già dal look mi pare parecchio dimenticabile e se anche le precedenti Lepri non è che fossero chissà cosa erano almeno un attimo più caratterizzate. Questo qui, inoltre, sembra un po' troppo simile [spoiler]al Conte delle Miniere di Fantametallo: entrambi ricchi, ridanciani, superficiali e finti tonti[/spoiler] e visto che le storie appartengono allo stesso ciclo è un po' ridondante... sempre che la seconda parte, come mi auguro, non riservi sorprese!
    (Inoltre spero che il [spoiler]suo maggiordomo[/spoiler] finisca per essere rilevante in qualche modo, perché se doveva essere un red herring era davvero poco convincente)


    Domande!

    -Sappiamo che per questa e le altre storie del filone ti sei documentato molto. Come si "trasforma" questa mole di informazioni dalla fase di ricerca al prodotto finito? Come riesci a trovare in fase di sceneggiatura l'equilibrio tra le info da includere e quelle invece da tagliare fuori?

    -Il Progetto Demopolis ricorda molto da vicino quello del Mondo Che Verrà: un pool di brillanti scienziati che collabora per un utopico futuro migliore, le cui intenzioni vengono sistematicamente distorte dagli avidi di turno. Non farò il nerdone che ti chiede se i due progetti sono in continuity (aaaaanche se tecnicamente qualche scienziato avrebbe potuto partecipare ad entrambi, dopotutto quello del Mondo nasceva "più di trent'anni fa" ed è chiaro come quello di Demopolis sia precedente... eh? eeeh?), piuttosto parlaci di come e perché questo tema "tecnologico" -come anche quello dell' "utopia ecologica"- ti sia tanto caro e di come tu riesca a declinarlo in modo diverso in tante altre tue storie.

    -Un grattacapo che era sorto ai tempi delle Miniere di Fantametallo era quello della lavorabilità dell'indistruttibile oricalco. E' vero che scopriamo che il materiale perde le sue qualità lontano dalle leyline, ma è possibile che l'occhio di fuoco servisse proprio a trattare il metallo e che le due tecnologie atlantidee siano speculari? Fa tutto parte del piano del diabolico Casty?

    -Ricollegandomi alla domanda precedente, parliamo un po' del piano del diabolico Casty per questo ciclo. Hai già in mente il punto di arrivo di questo lungo viaggio di Eurasia? Ovvero: hai già definito il "mistero" di Atlantide e le avventure che vi ci porteranno o vai più a braccio? Anche se la continuity tra le varie avventure è abbastanza lieve, o almeno non prevaricante, possiamo aspettarci che in un futuro gran finale vedremo convergere tutti gli "elementi" delle storie passate come Trevegean, l'oricalco, l'occhio di fuoco ecc.? Non chiedo spoiler, ovviamente, voglio solo sapere quanto hai già definito e se, quando pensi al tuo masterplan, esplodi in risate malvagie. :P

    -Ma se le Lepri Viola sono ovunque, hanno gli agganci e le risorse, possono permettersi corazzate ed altri gadget tecnologici... perché non smettono di cercare armi ancestrali e conquistano direttamente il mondo? :P
    Seriamente: puoi dirci se hai in mente qualcosa in più sulle origini di questa organizzazione ed i suoi moventi o se intendi lasciarli nel mistero, anche per non offuscare Eurasia e le sue ricerche?

    -La domanda che tiene i lettori con il fiato sospeso da più di dieci anni. Ebbene: che bestia è Eurasia? E dove ha le orecchie?

    -Ma è più forte il Raggio di Atlantide di Casty o il Raggio Nero di Moldrock? :P
  • Per il momento anche io sono più che soddisfatto della prima parte e incuriosito per la seconda parte. In attesa della sua attesa uscita in cui cercherò d'essere meno telegrafico, ecco le mie due domandine:
    - Leggendo la storia il cattivo mi ha un po' ricordato quello delle Miniere di Fantametallo, infatti entrambi sono[spoiler]dei mattacchioni che si fingono ingenui[/spoiler]. Scelta artistica consapevole o semplicemente il primo le era cosi tanto piaciuto che ne ha voluto ricreare un altro?
    - Facciamo un po' di conti: considerando che il progetto Demopolis risale probabilmente agli '20 o '30 (anzi, saprebbe dirci all'incirca la data di nascita del progetto?) e dato che in quel periodo Miss Wanda era all'incirca ventenne, bisogna quindi considerarla adesso ultracentenaria e uno dei personaggi Disney più vecchi insieme a Zio Paperone e Nonna Papera? :P
    Da Socrate a Paperone:
    "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta."
  • Bella la prima parte de il Raggio di Atalntide... problema: E' una prima parte... io avrei voluto godermela tutta di un fiato mannagg' chi ce la fa ad aspettare :P

    Eurasia è forse il mio preferito dei personaggi di Casty, questa Lara Croft in versione candida e fanciullesca (Non posso dire altro di una che definì Gambadilegno un bonaccione con le guanciotte) mi ha sempre fatto tenerezza, nonostante sia comunque intelligente, colta e dinamica. Purtroppo ai tempi mi sono perso "Topolino e le miniere del Fantametallo" mi dispiace parecchio anche se ciò non mi ha dato molti problemi nel seguire questa storia.
  • Letto il Raggio. Imho, l'atmosfera e la sceneggiatura sono i suoi punti di forza, con vignette azzeccatissime come [spoiler]I bambini in penombra[/spoiler] o [spoiler]la fine del flashback con il volto terrorizzato della giovane Wanda che si sfuma in quello della Wanda odierna che trema ancora al ricordo[/spoiler]. Una storia che riesce a raccontare argomenti anche ritriti (l'organizzazione cattivona che vuole rubare l'artefatto ultrapotente ad una società idilliaca, e poi Grrodon si lamenta di Stranger Things....) in una maniera così naturale che rinfresca il cuore.

    Due domande, una sui testi e l'altra sul lato grafico:
    - Perché Demopolis, una città fondata da scienziati che volevano far del bene a tutta l'umanità, si tiene nascosta? Per proteggere l'Occhio? Perché hanno effettivamente scoperto tecnologie potenzialmente troppo pericolose? O è puro misantropismo causato dalle esperienze passate?

    - Bellissimi i balloon "spontanei" con la forma irregolare e la calligrafia di Casty al posto del font classico della rivista; qui li hai usati solo per dialoghi particolari come urli o voci in lontananza, ma potresti (e vorresti) realizzare una storia dove tutti i balloon usano questo stile?
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
  • Non mi perderò, per ora, in chiacchiere e andrò subito al sodo con le domande:
    1. La città per la comunità, fondata da grandi menti e lontano dal mondo esterno, mi ha ricordato la fittizia RAPTURE della celebre trilogia di videogame Bioshock, soprattutto per le tecnologie all'avanguardia rispetto ai tempi, i metodi alternativi per immagazzinare energia, la politica etc etc. mi spingo forse troppo in la con la fantasia?
    • Domanda collegata alla precedente: che il celebre Castellan ogni tanto prenda il mano il joypad? Come è il tuo rapporto con la ludicità, che al Sollazzo piace tanto?
    • I riferimenti a cose e persone del nostro mondo NON sono casuali? Personalmente ho trovato alcuni punti in comune tra Abelard Monk III e un noto italico cavaliere del nord sotto il punto di vista imprenditoriale, ovviamente (forse forse l'erede, più che egli stesso, se ci concentriamo sulla fisionomia).
    • Lasciando perdere per un attimo la storia, concentriamoci sull'autore: prima di fine anno, quali altre tue storie potremmo leggere sul topo? Saranno disegnate da te, o appalterai nuovamente la matita a Faccini? Mi sembra che il terzo atto di Darkenblot (con la preziosa collaborazione di Pastrovicchio) sia ancora lontano dai nostri radar.
  • C'è un grande merito che va riconosciuto a Casty: la passione per la grande avventura fantastica e la capacità di raccontarla in modo avvincente e riuscito.
    Il filone "fanta-archeologico" che ha spesso visto la sua Eurasia Tost al centro dell'azione è uno degli esempi più felici di questo aspetto, e questa lunga strada verso Atlantide lo conferma sempre più. Il raggio di Atlantide in questa sua prima parte mette infatti in campo nel modo più felice elementi come antiche civiltà, manufatti dai poteri prodigiosi, il gusto per la ricerca e quella riflessione sempre piacevole e mai invadente sulla corruzione del mondo e il cattivo uso che l'umanità fa del proprio pianeta e delle proprie potenzialità.
    L'unico appunto che si può fare attualmente è quello espresso da Portamantello sull'eccessiva verbosità di alcuni balloon: le cose da spiegare erano tante e pure interessanti, ma in almeno un paio di passaggi ho avvertito anch'io un certo rallentamento della narrazione per via delle spiegazioni.
    Ottimo il comparto grafico: trovo che lo stile grafico dell'autore abbia qui toccato uno dei suoi punti più alti, regalando personaggi con silhouette classiche ma vive e morbide, e degli sfondi ricercati e suggestivi.
    Non ho domande che non siano già state poste da altri qui sopra, quindi per eventuali quesiti mi rifaccio vivo dopo la conclusione dell'avventura :)

    Topolino #3177 è però piacevole anche superata la prima storia, e non solo per la bella intervista che valorizza giustamente Casty o per il pezzo che inizia a scaldare per Lucca Comics, ma anche per storie sorprendentemente carine e divertenti. La castyana gioca in un altro campionato, d'accordo, ma le altre avventure si fanno leggere più che volentieri.
    Paperino in... l'ultima scorciatoia parte da uno spunto banale ma Fontana lo elabora in modo convincente e brioso, tale da farmi concludere la lettura dell'ultima tavola con una risata genuina. A Zio Paperone e lo shock aureo non avrei dato un soldo, e invece la catalessi inventata dalla Camerini viene gestita in modo divertentissimo, sfociando in alcuni punti in un demenziale che ho apprezzato molto. Anche la carrellata di personaggi secondari mi è piaciuta e ha contribuito al clima folle che spadroneggia in questa storia. Promossa, per quanto non scorra alla perfezione in ogni singola pagina.
    La storia di Paperino Paperotto non è nulla di eccezionale o innovativo come trama, ma ha il pregio di muovere molto bene i personaggi, di restituire un'atmosfera tipica delle prime storie del personaggio e di avere un bel comparto grafico grazie al lavoro di Alessia Martusciello.
    Fuga dall'infinito merita invece un discorso a parte: Zemelo sta dimostrando sempre più di essere un bravo sceneggiatore, che ha certamente ancora molto da imparare e approfondire nella sua professione ma che mostra un'attitudine concreta e incoraggiante. Questo si vede nel suo webcomic Magnifico e anche in diverse avventure disneyane, ma in alcuni casi manca l'obiettivo. Era il caso della retcon sul primo incontro tra Topolino ed Eta Beta e, in parte, è anche il caso di questa nuova storia. Un'idea di base molto forte e suggestiva come Mickey ed Eta persi nello spazio infinito del gonnellino dell'Uomo del 2000 ha potenzialità, sia di intrattenimento che di avventura pura "alla Verne" che vagamente orrorifiche (basti pensare al viaggio nel Tardis della settima stagione di Doctor Who), che vengono solo parzialmente portate avanti nello svolgimento. Tanti passaggi positivi alternati a qualche soluzione meno brillante rendono la riuscita della storia altalenante, e anche l'equilibrio tra la tensione e le battute non è sempre ben calibrato. Insomma, buona, ma poteva essere molto migliore con questo spunto.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Letta anche la seconda parte. Bellissima, ho amato le scelte grafiche, ho amato il cattivo, ho amato l'avventura, non vedo l'ora di leggere il seguito chissà quando.

    Domande, e badate che non segno gli SPOILAHS:

    - L'ultima metà è piena di scene di azione su larga scala come raramente se ne vedono sul Topo. Hai avuto problemi particolari nel rappresentare queste scene?

    -La "lavata di capo" è una semplice punizione o questa è l'ultima volta che la gente sentirà parlare del buon Abelard Monk III? :P

    -Il ciclo di Atlantide è ancora in pieno sviluppo ed Eurasia ne è la co-protagonista. Pensi di espandere il suo personaggio nei capitoli futuri o di lasciarla come semplice alleata di turno di Topolino e Pippo?

    -Sempre parlando di Eurasia, non hai paura che disegnandola con i capelli slegati i bambini si confondano e vedano due personaggi diversi?

    -Ma se sono le persone come Wanda che cambiano il mondo, significa che per cambiare il mondo dobbiamo scappare nella giungla e non condividere le nostre scoperte scientifiche con nessun altro?
    <Grrodon> Sì ma a 15 anni è troppo vecchia
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