Cosa dire del
Fumettazzo?
Personalmente ritengo che il modo migliore per valutarlo sia partire da 2 premesse ben precise: prescindere dalla conoscenza dell'autore e ricordare, però, che si tratta di un esordiente come fumettista.
Proprio prendendo le mosse da quest'ultimo assunto, si può senz'altro guardare con una certa bonarietà il risultato finale di
Zerocalcare, titolo di questa prima storia del
webcomic sollazziano, anche se non mancano le note meno allegre: graficamente Valerio dimostra di avere uno stile peculiare, che pesca da diverse istanze estetiche che fanno dalla morbidezza del tratto, della dinamicità dei personaggi in scena e dell'immediatezza del disegno i propri baluardi peculiari. L'esito di questa sintesi è un tratto - appunto - sintetico, essenziale in alcune vignette.
Se in alcuni casi questo porta a pagine apprezzabili (la terza, la quinta), dall'altra genera anche vignette in cui emergono i limiti tecnici di questo stile, che tradiscono a volte anatomie carenti, altre personaggi dalle figure non molto azzeccate e in generale un approccio fin troppo amatoriale al disegno.
L'efficacia che l'autore voleva raggiungere tramite il disegno... c'è e non c'è, quindi, con esiti drammaticamente altalenanti.
A livello di scrittura, Valerio vince per quanto riguarda i dialoghi: a parte un paio di balloon che suonano meno naturali, per la maggior parte del fumetto i monologhi e i discorsi di Valerio sono scorrevoli e fluidi, chiaramente debitori di quella "parlata naturale" mutuata proprio da Zerocalcare e da Leo Ortolani.
Per quanto riguarda l'imbastimento della trama c'è invece da stare meno allegri: a parte l'idea della recensione a fumetti,
per niente nuova ma gestita comunque abbastanza bene, il fumetto è dilaniato al suo interno dalla veste "divulgativa" e quella personale dell'autore.
La divisione appare addirittura netta, con le prime tavole dedicate a raccontare il "fenomeno Zerocalcare" e la seconda metà eccessivamente sbilanciata sull'autobiografia, il che non aiuta a rendere il prodotto omogeneo, nonostante anche nella seconda parte si dedichi spazio alla recensione in sé... ma la scena è ormai così dominata dal Valerio-personaggio che quasi stona l'inserimento di quanto sarebbe legittimo leggere nel
Fumettazzo.
Arrivati alla fine vien da chiedersi: la recensione di
Kobane Calling era solo un pretesto per lanciare se stesso e un ipotetico/eventuale universo narrativo che popolerà futuri fumetti? Tutte e due le cose? In ogni caso quello che si percepisce è un fumetto incerto su cosa esattamente vuole proporre al pubblico, e che ha scelto una formula per certi versi originale per presentare un
pilot ma non molto chiara nell'esposizione e nel modo in cui porsi e proporsi.
I tre personaggi immaginari dell'infanzia paccagnellica, del resto, vengono sbattuti in scena in modo forse troppo veemente, precipitoso e disorientante: cosa dovrebbero comunicare a chi non conosce l'autore e il suo passato? Le loro personalità non hanno spazio per essere sufficientemente approfondite, il loro ruolo è risicato e il loro impiego come "controparte" nelle elucubrazioni mentali di Valerio appare quasi pretestuoso, messo giù così.
Il climax rappresentato dalle "mani avanti" è interessante e forse rappresenta il punto più alto della storia... ma trova il suo limite nell'essere una semplice giustificazione e autoassoluzione da parte dell'autore verso le proprie remore del passato. Uno stratagemma utile più che altro a legittimare gli episodi futuri e l'utilizzo dei tre animaletti fantastici che dovrebbero rappresentare gli aspetti caratteriali ed emotivi dell'autore.
Zerocalcare è quindi un'opera prima scricchiolante, probabilmente valutabile appieno solo alla luce degli sviluppi promessi in futuri nuovi fumetti ma che per ora presenta diversi limiti, chiaramente dettati dall'inesperienza e che potranno essere livellati con impegno e applicazione, e una dose eccessiva di autocompiacimento e di inserimento gratuito di sé che per essere efficace dovrebbe essere curato meglio nei dettagli e nelle motivazioni.
Le premesse sono buone, si può scorgere una certa vena affabulatoria e una buona propensione al racconto, oltre che una buona dose di fantasia: lavorando un bel po' sopra a queste radici acerbe in futuro potrebbero nascere frutti interessanti.